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PubblicatoPaolina Zanetti Modificato 11 anni fa
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Coesione sociale e sviluppo: dalla scatola nera ai meccanismi
Filippo Barbera Dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Torino
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Relazione (spesso) data per scontata:
“Il mercato consente il pieno utilizzo dei fattori produttivi, massimizzando lo sviluppo”;
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Una complicazione non scontata:
I contesti di qualità (coesione) hanno un effetto sulla relazione tra fattori produttivi e sviluppo economico; Domanda: che tipo di politiche pubbliche sono necessarie per migliorare i contesti di qualità?
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Qualità sociale dei contesti
Ovvero: Investimenti in capitale umano e in fattori produttivi Risorse (es: talenti, reddito di famiglie e imprese) Sviluppo economico Qualità sociale dei contesti
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Esclusione e disuguaglianze (bassa qualità sociale)
Primo esempio - Offerta di lavoro Talenti individuali, reddito delle famiglie e investimento in capitale umano Talenti individuali e reddito delle famiglie Investimenti in capitale umano Esclusione e disuguaglianze (bassa qualità sociale)
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Come l’inclusione sociale e le disuguaglianze economiche possono pregiudicare gli investimenti in capitale umano Un esempio dagli Stati Uniti (“e domani in Italia?”): Il reddito dipende dal capitale umano; Le disuguaglianze economiche generano esclusione sociale: es. processi di gentrification residenziale e scolastica (i poveri sono così esclusi dalle scuole migliori); Per i ceti medi gli investimenti in capitale umano dei figli diventano sempre più costosi (per una buona scuola occorre abitare in un quartiere ricco, dove la casa costa cara);
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Alcune conseguenze negli Stati Uniti
Il ceto medio non investe in capitale umano e i talenti dei figli vanno sprecati, con esiti negativi sulla meritocrazia; Il ceto medio si indebita e perde potere d’acquisto; Entrambi i meccanismi frenano lo sviluppo economico
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E in Italia? (ancora sull’offerta di lavoro)
In Italia la carriera è fortemente condizionata dal primo ingresso nel mercato del lavoro; Da cosa dipende il “primo ingresso”? (ii) La probabilità di inserirsi in un “buon posto” con prospettive di carriera è condizionata dai legami personali che la famiglia di origine ha con individui di status elevato; (iii) Conta la possibilità dei figli di inserirsi sin dall’inizio in un posto di lavoro coerente con il titolo di studio e non, al contrario, di accettare un qualsiasi lavoro. Ciò chiama in causa le disponibilità di reddito della famiglia origine (non tutti possono aspettare “l’occasione buona”!!).
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Talenti individuali, reddito delle famiglie e investimento in capitale umano: un esempio empirico
Investimenti in capitale umano Sviluppo economico Disuguaglianze e segregazione di classe delle reti sociali (bassa qualità sociale)
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Probabilità di un figlio di talento di entrare nel mercato con un “buon posto” di lavoro (coerente con il titolo di studio) Probabilità Alta borghesia Ceto medio Classe operaia Tempo di ricerca
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Dunque: La mancanza di due dimensioni fondamentali della qualità sociale, cioè reti segregate per classe sociale e disuguaglianze economiche fra le famiglie, condizionano la valorizzazione dei talenti, quindi la meritocrazia e la crescita economica.
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Qualità dell’azione burocratica
Secondo esempio – domanda di lavoro Non il reddito, ma come il reddito si traduce in investimenti Reddito d’impresa Investimenti delle imprese Qualità dell’azione burocratica
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L’efficienza della burocrazia
Selezione del personale e meccanismi di carriera su base meritocratica; 2) Presenza di mercati interni e posti vacanti che garantiscono carriere “lunghe” (con numerosi gradini);
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Coefficiente di correlazione = 0.67
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Primo meccanismo: carriere e motivazione intrinseca
In questo tipo di strutture burocratiche, la lunghezza delle linee di carriera (“tanti gradini”) influenza la presenza di interazioni guidate dalla motivazione intrinseca (spirito di corpo dei burocrati). Gli episodi di carriera in ambienti meritocratici sono eventi (le promozioni) che generano valori e stati emozionali connessi. Le carriere, le posizioni e le regole formali acquisiscono così un’aura che le trasforma in elementi di soddisfazione intrinseca per le persone: non mezzi per fini estrinseci ma veicoli di omofilia (voglio fare carriera per “essere come gli altri” – spirito di corpo).
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Secondo meccanismo: strutture burocratiche weberiane e legittimità degli ordini/potere
Le burocrazie meritocratiche sono ambienti che generano potere legittimo e ubbidienza efficace, entrambi elementi chiave per il buon funzionamento delle strutture amministrative preposte all’implementazione delle politiche. In queste strutture la promozione non implica solo maggior potere di dominazione (premi e punizioni), ma accresce anche la “reputazione di eccellenza” delle persone. Far carriera in un’organizzazione meritocratica significa essere il migliore nel gruppo dei pari. Ciò crea uno specifico status e permette l’azione di meccanismi di riconoscimento sociale all’interno di gruppi i cui confini sono definiti dall’abilità e dal merito. In queste condizioni chi fa carriera esercita anche una specifica “influenza”: reputazione di eccellenza e capacità di influenza costituiscono le basi per la legittimazione del potere, che non si può solo basare sulla “forza”, cioè sulla possibilità di punire e premiare.
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Per questi meccanismi le burocrazie meritocratiche generano:
Minor opportunismo; Maggiore velocità nei processi decisionali; Più fiducia interna ed esterna; Più beni collettivi; Maggiori investimenti privati.
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E le politiche pubbliche?
La chiave analitica dei “contesti di qualità” mette in risalto le politiche di capacitazione individuale e collettiva: ovvero non pensare solo o tanto alle risorse, ma ai meccanismi che trasformano le risorse in effetti.
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1) Garantire gli individui per favorire robusti inserimenti lavorativi
Per aiutare le persone svantaggiate per origine sociale ad aspettare l'occasione giusta sul mercato del lavoro, evitando le trappole dei cattivi lavori, occorre generalizzare le condizioni di cui fruiscono i figli delle classi medie–alte, reintroducendo nelle agende politiche proposte di misure volte garantire, indipendentemente dalla posizione contingente e pregressa sul mercato: 1) un’adeguata disponibilità di reddito; 2) sostegno ai bisogni abitativi; Queste politiche sono definibili come: politiche di capacitazione individuale Superamento delle logiche occupazionali e assistenziali (residuali) che regolano le misure di sostegno individuale
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2) Regolare il mercato del lavoro per favorire i robusti inserimenti lavorativi
Garantire equivalenti funzionali, meno socialmente discriminanti, del capitale sociale delle famiglie di origine attraverso Queste politiche fanno parte del sistema di politiche di capacitazione collettiva, cioè non rivolte agli individui ma ai contesti in cui gli individui operano.. una ri-regolazione dei meccanismi sociali (reti "di classe") attraverso cui circolano le informazioni e la fiducia fra domanda e offerta di lavoro. A questo fine occorrono: collegamenti organici fra mondo della istruzione, formazione professionale e lavoro; incentivi per la mobilitazione della responsabilità delle imprese nella strutturazione di percorsi di carriera lavorativi infra-aziendali (scoraggiamento del uso dei contratti atipici secondo il modello “usa e getta”)
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E per la domanda di lavoro:
La qualità e la coesione sociale di una società locale dipendono anche dalla qualità delle sue strutture burocratiche Lo sviluppo di valori funzionali allo “spirito di corpo” non si ottiene appiattendo le carriere, ma creando lunghe linee di carriera in ambienti meritocratici (più organizzazione e più meritocrazia)
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In conclusione: La problematica della qualità/coesione sociale ci costringe a ripensare la stessa idea di mercato. Questo non è più il luogo astratto di incontro tra domanda ed offerta di lavoro, ma diventa un “CAMPO ORGANIZZATIVO” concreto, strutturato da relazioni di potere e da asimmetrie informative, così come da disuguaglianze di risorse materiali e simboliche. Solo intervenendo su queste asimmetrie attraverso politiche di capacitazione individuale e collettiva è possibile mettere al lavoro i meccanismi grazie ai quali la qualità/coesione sociale diventa motore dello sviluppo economico.
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GRAZIE PER L’ATTENZIONE
Filippo Barbera Dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Torino
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