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Gabriele D'Annunzio introduzione Non enciclopedia –
Gabriele D'Annunzio o GABRIELE D'ANNVNZIO o, come soleva chiamarlo il suo migliore amico Benito Mussolini, Water d'Italia (* Pescara, 12 marzo 1863 – † Favelas di Gardone riviera, 1 marzo 1938) fu uno dei più grandi pervertiti che la storia d'Italia ricordi, se non il più grande. Eroe di guerra, fu anche il simbolo del decadentismo della mano sulla coscia delle ragazzine in minigonna. Si impicciò per quarant'anni nella politica italiana tentando di far valere i propri ideali sopra quelli degli altri scoprendo ben presto di aver sbagliato in principio, infatti non facendo parte del clero la sua presenza godette sempre di una attenzione pari allo zero da parte dei gerarchi fascisti. Gabriele d’Annunzio nasce a Pescara nel 1863, fu poeta, scrittore, combattente. Personaggio imprevedibile, uomo di vizi e virtù. D’Annuzio dominò per circa cinquant’anni, la sua fama divenne immensa a tal punto da riuscire ad infiammare le masse ed essere osannato quasi quanto un dio. introduzione
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Nasce a Pescara nel 1863 Si chiama in realtà Gabriele Rapagnetta ma il nome viene presto cambiato nel più nobile D’Annunzio. E’ già poeta a sedici anni con la pubblicazione di un’opera Primo vere il successo del libro venne aumentato dallo stesso D'Annunzio con un espediente: fece diffondere la falsa notizia della propria morte per una caduta da cavallo. La notizia ebbe l'effetto di richiamare l'attenzione del pubblico romano sul romantico studente abruzzese, facendone un personaggio molto discusso. Intermezzo di rime Narra dei suoi primi amori e viene giudicata cosa indecentissima da Carducci, massimo poeta dell’epoca
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La sua vita viene costruita in vista dell’effetto sul pubblico; agisce come i personaggi di un’opera d’arte: si spiegano così molti colpi di testa della sua esistenza, come le improvvise prese di posizione politica, gli eroismi di guerra, lo scandalo di alcuni amori vissuti pubblicamente e trascritti nei suoi libri. Non agisce mai spontaneamente, nulla è lasciato al caso ma tutto è accuratamente progettato per stupire e restare sulla cresta dell’onda, e infatti fu un vero divo dell’epoca, conosciuto in tutta Europa.
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Nel 1881 è a Roma dove dovrebbe frequentare l’università ma si fa conoscere come scrittore diventa giornalista di cronaca mondana “una miserabile fatica quotidiana” per sostentarsi è un cronista acuto e l’arbitro delle mode scriveva di donne e per le donne video Frequenta i migliori salotti e conduce una vita dispendiosa ed eccentrica Era spesso inseguito dai creditori e cercava vari mezzi per sfuggirgli divenuto famoso erano nati collezionisti di suoi manoscritti, spesso apocrifi perché il vate ne produceva più copie per trarne più soldi
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Non enciclopedia Arrivato a Roma Gabriele, da buon borghesotto di provincia, si fece in poco tempo risucchiare in una spirale di sesso, droga e rock & roll ma venne salvato da questa situazione da quella che diventerà sua moglie. Le sue conoscenze lo faranno poi parlare di una Roma Bizantina per via dei toga party a cui era costretto a partecipare dalle sue allegre amichette. Grazie alle sue donne infatti D'Annunzio riuscì a uscire dai ghetti di Roma e dalle viuzzule malfamate piene di senegalesi spacciatori di bamba per accedere alla Roma bene del lusso e degli sfarzi ma soprattutto dei vestiti attillati. Gabriele e le sue amiche portavano all'interno di Roma un nuovo messaggio di trasgressione che schifava e allo stesso tempo incuriosiva ed eccitava i signorotti locali. Da quel momento le denunce ai danni del povero Gabriele cominciarono a fioccare costringendo D'Annunzio a fare la cosa che odiava più al mondo: lavorare, visto che suo padre si era rifiutato di sobbarcarsi per l'ennesima volta tutte le spese legali e le mazzette al giudice. Gabriele D'Annunzio cominciò allora la sua esperienza lavorativa provando come prima occupazione quella del gigolò.
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Sperimentò tutte le forme e i generi letterari per star dietro ai desideri del pubblico e alle tendenze letterarie del momento, assimilando le novità provenienti dall’Europa (fu spesso accusato di plagio). “o reinventarsi, o morire” E’ stato il nostro autore più aperto alla modernità perché ha voluto conoscere e provare nelle sue opere le teorie delle correnti culturali a lui contemporanee Ogn’ora desto Motto che serviva al Poeta da sprone al suo lavoro letterario. Lo usò per i suoi ex libris accompagnato dall'immagine di un gallo che canta ritto su una pila di libri.
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opere letterarie Romanzi principali
- Il piacere (1889) massima espressione dell’estetismo - L’innocente sul modello della letteratura russa di Dostoevskij Trionfo della morte e Le vergini delle rocce con tematica superoministica su ispirazione di Nietzsche Il fuoco racconto del suo amore con la Duse Raccolte poetiche Primo vere Canto novo Laudi costituito da 4 libri di cui il più famoso è Alcyone - Notturno prosa autobiografica scritta su striscioline di carta durante la convalescenza al buio per la ferita ad un occhio subita in guerra Opere teatrali e cinematografiche
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Il Piacere massimo esempio
dell’ estetismo italiano E’ il primo romanzo di D’annunzio pubblicato nel 1889, che richiama A rebours (Controcorrente) , un romanzo decadente francese di Huysmans e Il ritratto di Doria Gray di Oscar Wilde E’ un romanzo anti-naturalista: la trama è molto esile e privilegia la descrizione degli stati d’animo e dei comportamenti dei protagonista e le rappresentazioni di luoghi e oggetti. Lo stile è ricco e prezioso, sente gli influssi dell’esperienza di giornalista mondano soprattutto nelle lussuose descrizioni della Roma salottiera (usa pezzi già scritti per i giornali).
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TRAMA Lettura 1 Lettura 2 E’ un romanzo anti-manzoniano:
secondo l’idea dell’arte per l’arte l’autore non si preoccupa che l’opera trasmetta un messaggio o dei valori positivi. Ad esempio il protagonista è un individuo amorale che pensa solo a soddisfare i suoi istinti non si sofferma sui fatti della trama ma privilegia la descrizione di stati psicologici o di particolari di ambienti e atmosfere TRAMA La vicenda propone un eroe contemporaneo, un esteta aristocratico e colto, Andrea Sperelli, diviso tra la passione per Elena, l’amante di un tempo ricomparsa in città ormai sposata, e il fascino di Maria, una donna pura e fedele. Andrea finisce per mescolare i due amori tentando di crearne un terzo, immaginario e perfetto. Nell’ultimo incontro amoroso con Maria prima che la donna sia costretta a lasciare Roma, Andrea si lascia scappare il nome della rivale. Lettura 1 Lettura 2
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superuomo tale concetto è stato trattato in filosofia da Nietzsche;
ma D’annunzio ne fa proprio solo alcuni elementi Superficiali. D’Annunzio conobbe questa teoria negli anni ’90. Si tratta di protagonisti di alcuni romanzi che si ritengono individui eccezionali, superiori rispetto alla massa. Sono persone amorali, al di là del bene del male, seguono solo i propri istinti e impulsi. Già prima di conoscere le teorie di Nietzche i personaggi di D’Annunzio avevano caratteristiche superoministiche: Andrea Sperelli era già un individuo che si sentiva superiore alle masse, era amorale e seguiva solo i suoi impulsi. Non enciclopedia - Credevo che almeno dopo la morte mi avrebbero lasciato in pace. Mi sbagliavo. ~ Un ormai rassegnato Friedrich Nietzsche che, dopo essersi rivoltato parecchie volte nel suo loculo, commenta l'idea del superuomo dannunziano.
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Tra le raccolte poetiche la più famosa è Laudi,
costituito da quattro libri, dei quali Alcyone è artisticamente il migliore. Il titolo Laudi fa riferimento al testo di San Francesco che tesseva le lodi di Dio attraverso la natura. Alcyone racconta attraverso le poesie un’estate trascorsa dal poeta in Versilia con la Duse; viene celebrata l’estate e il suo progressivo esaurirsi nell’autunno. Caratteristiche fondamentali: attenzione all’ aspetto sonoro del testo: le parole sono scelte per il loro valore fonico, per i significati che i suoni suggeriscono piuttosto che per il significato preciso del termine; molte poesie non hanno sviluppo narrativo, non raccontano qualcosa ma rappresentano sensazioni
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Altra caratteristica è il panismo:
fusione dell’uomo con la natura, metamorfosi e passaggi dall’umano al naturale e viceversa (es. Pioggia nel pineto); la natura viene descritta con caratteristiche umane e viceversa. La pioggia nel pineto Nonencicopedoa - La pioggia nel pineto è l'ultimo singolo del noto cantautore e puttaniere italiano Gabriele D'Annunzio. Composta nel Gebbraio del millantanove, fu inserita nella sua più importante raccolta di poesie, l'Alcyone, storia in versi sulle abitudini quotidiane di un pennuto La pioggia nel pineto è uno dei più importanti componimenti della letteratura itagliana del '900, infatti molti studenti ne strappano le pagine e le danno da mangiare al cane. Come ben desumiamo dal testo, la poesia è dedicata nientepopodimeno che a Hermione Granger, ennesima fiamma del poeta.
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D'Annunzio fu un grande pubblicitario e coniatore di neologismi e motti pubblicitari.
* Anche il nome de La Rinascente, per gli omonimi attuali grandi magazzini di Milano, fu suggerito da Gabriele d'Annunzio. I magazzini, originariamente chiamati " magazzini Bocconi" furono distrutti da un incendio che ne bloccò per un certo periodo l'attività. In occasione della riapertura, l'esercizio commerciale venne ribattezzato La Rinascente. * Per la famiglia di industriali Caproni, pionieri del volo, coniò il motto, scritto sopra a un caprone rampante: "Senza cozzar dirocco". * Fu testimonial dell'Amaro Montenegro e dell' Amaretto di Saronno. * D'Annunzio lanciò una propria linea di profumi, l'Acqua Nunzia. * Coniò il nome Saiwa per l'azienda di biscotti
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Gli amori L’amore, stando alle sue affermazioni, era per lui la molla del mondo. Il sesso, in particolare, era il vero «levame della sua arte», cioè, alla lettera, il lievito che faceva fermentare in lui l’aspirazione artistica. A soli 20 anni sposa a Roma Maria Altemps Hardouin, duchessa di Gallese. Un mese prima era fuggito con la diciottenne duchessina già incinta. Nonostante lo scandalo il duca di Altemps non diede il consenso alle nozze. I fuggitivi si sposarono comunque. Dei familiari fu presente solo la duchessa madre che quel giorno stesso si separò dal marito. Il matrimonio non è felice e Maria tenta pure il suicidio gettandosi da una finestra.
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Nel 1887 conosce Barbara Leoni la musa ispiratrice del Trionfo della morte. A lei resterà legato fino al 1891. Lui sposato da quattro anni e in attesa del terzo figlio, gran frequentatore di donne; lei già delusa da un matrimonio finito male a 25 anni: che cosa c’era di meglio di un intellettuale per una donna che amava la musica, l’arte e la letteratura, e soprattutto amava sentirsi al centro di un’attenzione che non poteva non apparirle esclusiva? Bella - bruna, con due occhi grandi neri, magra e pallida -, era anche colta e sensibile e, quel che per un uomo come D’Annunzio contava forse non meno, disponibile a ogni avventura e a ogni esperienza sessuale, anche la più folle. Puntualmente rievocava i giochi erotici D’Annunzio nelle lettere allo scopo di tenere alta la tensione sentimentale dell’amica, suggerendole l’idea che anche in virtù di essi il loro amore era unico ed eccezionale, questi giochi in cui la «rosa» e l’«amico della rosa» sono in varia guisa i protagonisti, rivelano insieme la sensualità esasperata del rapportoe l’inesauribile fantasia erotica del poeta. Non è certo un caso, a questo riguardo, se quello che tutti, una volta che ne ebbero anche solo una parziale conoscenza, consideravano «il più meraviglioso epistolario d’amore» fu spesso censurato nelle sue parti più spinte.
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Nel 1897 iniziò una relazione con la celebre attrice Eleonora Duse, con la quale ebbe inizio la stagione centrale della sua vita. Più grande di lui di 5 anni lo chiama figlio in privato. Per vivere accanto a lei , D'Annunzio si trasferì a Firenze, dove affittò la villa "La Capponcina", trasformandola in un monumento del gusto estetico decadente; resterà famosa per il lusso sfrenato e per i levrieri ed i cavalli che acquista senza badare a spese. L’ attrice occupa una villetta attigua, definita «Porziuncola» dal D’Annunzio. Sentendosi gia coinvolto nell’atmosfera delle Laudi il poeta esprime la suggestione francescana con atteggiamenti mistici puramente esteriori, mettendo anche in scena un “teatrino” francescano chiamandosi fratello sole e sorella luna. È in questo periodo che si situa gran parte della drammaturgia dannunziana. Solo saltuariamente seguiva la Duse in tournee e si consolava con altre amanti mentre lei era assente. La relazione con Eleonora Duse si incrinò nel 1904, dopo la pubblicazione del romanzo Il fuoco, in cui il poeta aveva descritto impietosamente la loro relazione
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Filmato L'antipatia iniziale di Alessandra Rudinì per
«Sandra di Rudinì è diventata l'amante di d'Annunzio: non poteva accaderle nulla di peggio. La notizia è in possesso di alcuni giornalisti che hanno preso le parti di Eleonora Duse contro la rivale e ne hanno parlato anche col fratello e col padre di quella poveretta, i quali sono entrambi furiosi. La povera Sandra è esaltatissima. Dichiara che non lascerà mai il suo poeta e, se dovesse avvenire uno scandalo, minaccia perfino il suicidio. È una cosa molto dolorosa». L'antipatia iniziale di Alessandra Rudinì per Gabriele, chiacchierato dongiovanni nell'ambiente mondano, pronto ad appropriarsi delle donne, sfruttandole a suo vantaggio come stava facendo con la Duse, si trasformò in ammirazione e quindi in amore devoto. Alessandra è allegra e mondana, ama cavalcare e divertirsi e subito si trasferisce alla Capponcina, dove aumentano a dismisura il numero dei cavalli, dei cani, e del personale di servizio. Termina la sua vita nel convento delle carmelitane di Firenze con il nome di suor Maria di Gesù. Nel 1919, conosce a Venezia la pianista Luisa Baccara. Sarà accanto a lui durante l’impresa di Fiume, quando a capo di un gruppo di Arditi, entra a Fiume il 12 settembre del 1919. Filmato
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Parigi video In fuga dai creditori che gli stanno per mettere all’asta gli arredi della Capponcina, nel 1910 Gabriele d’Annunzio torna a Parigi dove trova un’accoglienza calorosa e si gode la sua notorietà riprendendo la solita vita brillante tra la società più esclusiva Video 1 Video 2 In quell’anno a Parigi furoreggiavano i Balletti Russi, ancora una relativa novità, e d’Annunzio assiste a una rappresentazione di ‘Cleopatra’ con Ida Rubinstein e ne resta folgorato. Lui stesso racconta il primo incontro nei camerini della ballerina. La Rubinstein frequenta quanto offre di meglio la cultura parigina e non tarda a dimostrarsi donna coltissima, oltre che molto determinata e apertamente omosessuale. Dai primi di dicembre 1910 al marzo 1911 d’Annunzio stende il testo di una rappresentazione “San Sebastiano”, che è in forma di sacra rappresentazione medioevale, per una durata di cinque ore. Debussy si occupa della parte musicale. Viene molto criticato perché una donna interpreta in modo lascivo un santo. Quando l’opera debutta c’è la messa all’ Indice di tutta la produzione di D’annunzio
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D’Annunzio si occupò anche di Cinema Nel 1914 Giovanni
Pastrone girò la prima versione del film Cabiria, il primo grande kolossal del cinema delle origini. Con un’astuta strategia promozionale egli ingaggiò il famosissimo d’Annunzio il quale redasse le cosiddette “didascalie vergate”, supervisionò soggetto e sceneggiatura (già in parte abbozzati da Pastrone). Per la collaborazione a Cabiria d'Annunzio percepì l’ingente somma di cinquantamila lire (1914).Normalmente la sua retribuzione era di circa quattromila lire a film, importo più che consistente all’epoca. film fu presentato in sala così: CABIRIA / Visione storica del III secolo a.C. / Film di Gabriele d’Annunzio.
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La guerra Alle soglie della Grande Guerra tiene infiammati discorsi a favore dell’interventismo. Si arruola come volontario all’età di 52 anni e partecipa a imprese rischiose ed esemplari Si inventa le sue famose gesta La guerra si fa spettacolo Pilota finalmente gli aerei che tanto aveva ammirato ma a causa di un incidente perde un occhio e durante la degenza scrive Il notturno su sottile strisce di carta nella più completa oscurità assistito solo dalla figlia Renata. PIU’ ALTO E PIU’ OLTRE Inciso in un tondo che porta al centro il motivo di una grande ala, è il motto destinato da D’Annunzio al Primo gruppo di squadriglia aerea. E’ contenuto nella “esortazione” agli aviatori che il Poeta scrisse il 24 maggio 1917 per incitarli a compiere sempre più vaste e ardue imprese.
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Svariate sono le imprese cui partecipa,
che non hanno valore tanto ai fini della guerra quanto per mantenere alto il morale del popolo e dei soldati al fronte. beffa di Buccari volo su Vienna impresa di Fiume contro la vittoria mutilata Filmato rai video Non enciclopedia Gabriele insieme alla sua squadra cominciò a fare delle dimostrazioni aeree e navali, famoso il volo su Vienna del 9 agosto 1918, una trasvolata compiuta dalla 87° squadriglia detta anche La serenissima che però tanto tranquilla non era visto che essere capitanati da un poeta mezzo pazzo e fissato con le donne non è proprio il massimo. Un primo tentativo di volo si ebbe il 2 agosto, però D'Annunzio dovette rinunciare per colpa della nebbia; una seconda volta provarono il 4 agosto, però a dire di Gabriele la tinta del cielo quel giorno era troppo smunta per una impresa così epica; il 7 riprovarono ma purtroppo stavolta era il colore degli aeroplani: un grigiettino a non soddisfare il vate, l'8 invece era l'inclinazione di una mitragliatrice a renderlo scettico. Finalmente il 9 i compagni di plotone di D'Annunzio lo zittirono promettendogli una notte da solo con la figlia di un caporale e l'impresa poté cominciare. Gli 11 aviatori partirono e dopo 10 ore di viaggio e dopo aver tentato di sganciare le bombe scoprirono che non avevano bombe e che erano state abilmente sostituite da un volantino da parte del vate. Potete immaginarvi la faccia che fecero tutti quegli aviatori dopo aver scoperto di aver percorso millanta miglia solamente per sganciare degli stupidi volantini.
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Me ne frego Il motto è ricamato in oro al centro del gagliardetto azzurro dei legionari fiumani. Un motto "crudo", come lo definì il Poeta, tratto dal dialetto romanesco, ma a Fiume -disse il Comandante - "la mia gente non ha paura di nulla nemmeno delle parole". Non ducor, duco Non sono guidato, guido. Motto dei legionari fiumani. E' scritto in un cartiglio posto alla base di una ghirlanda di rami di quercia. Al centro campeggia un braccio di un guerriero che impugna la lancia.
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Il Vittoriale Dopo la guerra con l’ascesa del Fascismo D’Annunzio si ritira presso il Vittoriale sul Garda fino alla morte nel ‘38 Nel ventennio fascista rimase lontano dai centri del potere anche se il Fascismo si fregiava del prestigio del suo nome. Del Fascismo aveva anticipato molti aspetti: ideologia anti-democratica, adunate con orazioni infiammate, mito della guerra. Mussolini non ha mai sottovalutato D’Annunzio e lo pose sotto un controllo strettissimo Una prigioni dorata durata 17 anni, infatti era sempre controllato dalla polizia fascista con la scusa della scorta. Io ho quello che ho donato Inciso sul frontone all'ingresso del Vittoriale, è questo il più celebre dei motti dannunziani. Alla affermazione è legata l'idea della generosità e della munificenza a cui il Poeta si ispirò sopratutto negli ultimi anni trascorsi al Vittoriale. Il motto si trova impresso anche sui sigilli, sulla carta da lettere e su tutte le opere di Gabriele d'Annunzio pubblicate dall'Istituto Nazionale e dall' Oleandro. Il Poeta affermò di aver trovato la frase incisa su una pietra di focolare appartenente a un camino del Quattrocento. In realtà è la traduzione di un emistichio del poeta latino Rabirio, contemporaneo di Augusto, citato da Seneca “Hoc habeo quadcumque dedi".
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Gli fanno visita molti personaggi della cultura dell’epoca.
D’Annunzio trascorre gli anni al Vittoriale con la compagna pianista Luisa Baccara. Gli fanno visita molti personaggi della cultura dell’epoca. Mussolini si reca da lui quattro volte. Filmato D’annunzio fa del Vittoriale uno scrigno di oggetti ricercati e preziosi e lo rende un luogo del ricordo della storia italiana.
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Vivere ardendo E non bruciarsi mai
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