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Attività motoria e rieducazione psicosociale

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Presentazione sul tema: "Attività motoria e rieducazione psicosociale"— Transcript della presentazione:

1 Attività motoria e rieducazione psicosociale
Prima di morire, rabbi Zusya disse: Nel mondo che verrà non mi chiederanno “Perché non sei stato Mosé?”, ma mi chiederanno “Perché non sei stato Zusya?” Martin Buber, I racconti di Chassadim

2 Di cosa ci occuperemo… Cosa significa “Attività motoria e rieducazione psicosociale”? Rieducazione – Tutti quei processi di addestramento e di riabilitazione svolti nei confronti di soggetti handicappati, disadattati, disturbati, tossicomani, allo scopo di riportarli ad un livello di aggiustamento sociale e di formazione personale in cui possano esprimere al livello più alto le loro competenze e capacità. (Umberto Galimberti, Dizionario di Psicologia – UTET)

3 Di cosa ci occuperemo… Riabilitazione – Scopo è quello di togliere il paziente dallo stato di emarginazione in cui si trova per effetto della sua minorazione, per inserirlo in una condizione occupazionale e sociale il più possibile identica a quella degli altri soggetti sociali. Le tappe sono: 1. Riconoscimento delle difficoltà del soggetto 2. Integrazione sociale attraverso la rieducazione delle facoltà minorate, accompagnata dall’attivazione di quelle residue 3. Accettazione sociale dei membri della comunità a livello psicologico e pratico (Umberto Galimberti, Dizionario di Psicologia – UTET)

4 Di cosa ci occuperemo… L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la riabilitazione come “l’uso di tutti i mezzi volti alla riduzione dell’impatto della disabilità e della condizione di handicap allo scopo di permettere a persone disabili di ottenere una integrazione sociale” L’accesso alla riabilitazione è un diritto fondamentale dell’uomo, come affermato dalla Carta dei Diritti delle Nazioni Unite attraverso gli Standard (1993), dall’Anno Europeo delle Persone con Disabilità (2003) e dalla Risoluzione n°58 dell’Assemblea Mondiale della Salute (2005)

5 Di cosa ci occuperemo… Rieducazione: insieme di programmi terapeutici specificatamente diretti alle diverse componenti della disabilità (neuromotoria, cognitiva, respiratoria, funzionale, ...) Il principale obiettivo della riabilitazione psicosociale è garantire la persona affetta da una disabilità psichica possa utilizzare quelle abilità “fisiche, emotive, sociale ed intellettuali”, indispensabili per vivere, apprendere e lavorare nella comunità. ( modificato da W. A. Anthony e R. P. Liberman)

6 Di cosa ci occuperemo… Lo scopo fondamentale della riabilitazione è quello di invertire il processo di desocializzazione aiutando in prima istanza il soggetto a sviluppare e riapprendere competenze sociali. Il soggetto costruisce intorno a sé delle barriere che gli fanno perdere la capacità di articolarsi in modo armonico con gli altri e con l’ambiente, di esprimere i suoi bisogni e di rispondere ai bisogni, alle richieste e alle aspettative degli altri. Questa incapacità lo espone ad una serie di fallimenti che vanno a rinforzare la tendenza all’isolamento ed innescano meccanismi emarginanti anche da parte dell’ambiente. Proprio in queste situazioni in cui prevale il ripiegamento su se stessi e il disinvestimento affettivo verso ciò che appartiene al mondo esterno, la riabilitazione riveste un’importanza fondamentale e diviene una e a volte l’unica modalità possibile di intervento terapeutico

7 Di cosa ci occuperemo… Chi sono dunque i destinatari?
Soggetti a rischio di emarginazione psicosociale o con una sintomatologia già conclamata in tal senso Per esempio: anziani, adolescenti, ex tossicodipendenti, disabili fisici, pazienti psichiatrici, soggetti con disagio psichico, pazienti oncologici, pazienti affetti da altre patologie, ex detenuti, ecc.

8 Alcune testimonianze…
Sull'Arno contro il tumore al seno Domenica 14 febbraio presso la sede dei Canottieri Comunali di Firenze il primo equipaggio fiorentino al femminile di Dragon Boat compie  4 anni di attività. Si chiamano Dragon boat lady, sono donne operate di cancro al seno che hanno deciso di darsi al canottaggio per dare a tutti un messaggio di speranza: dal tumore al seno si può guarire e tornare a vivere. La dragon boat è una disciplina sportiva di origine orientale che prevede gare su imbarcazioni particolari lunghe 12,66 metri che hanno la testa e la coda a forma di dragone. La barca viene sospinta da 20 atleti che vogano a ritmo di un tamburino.

9 Alcune testimonianze…
La pratica di questo sport per le donne operate al seno nasce nel 1996 in Canada in seguito ad un esperimento condotto da un equipe di medici sportivi. Contrariamente a quanto sostenuto in precedenza si evidenziò che la pratica di un attività fisica stancante e ripetitiva come il canottaggio non produceva conseguenze negative sulla salute delle donne. Da allora il dragon boat è divenuto in tutto il mondo uno sport simbolo per far capire che è possibile vivere una vita piena e attiva nonostante la malattia. Informazioni: A.S.D. Canottieri Comunali Firenze Servizio Donna come Prima Lilt

10 Alcune testimonianze…
Dal gennaio 2010 i campioni dello sport fanno da “motivatori” e insegnano a lottare contro il cancro, una volta al mese in reparto. “I parallelismi tra mondo dello sport e lotta alla malattia tumorale sono evidenti: l’allenatore (oncologo) valuta le capacità specifiche dello sportivo (paziente), e al tempo stesso lo mette alla prova su obiettivi sfidanti che implicano il ricorso a potenzialità ancora non pienamente espresse” spiega la dott. Diana Bianchedi, campionessa olimpica, Presidente della Commissione nazionale atleti del CONI. Essere motivati, nella malattia come nello sport, è un ingrediente fondamentale per sconfiggere la malattia e, quindi, vincere la gara della vita. A dirlo sono gli stessi dati: i malati di tumore depressi, a parità di condizioni cliniche, muoiono il 40% in più di chi mantiene un atteggiamento combattivo.

11 Alcune testimonianze…
Così, per combattere il cancro, gli oncologi prestano sempre più attenzione all’aspetto motivazionale e vanno a lezione dai grandi campioni per trasformarsi in trainer efficaci. Da gennaio 2010 alcuni sportivi d’eccezione si recheranno, una volta al mese, nel reparto dell’Istituto dei Tumori di Milano e del Regina Elena di Roma, per incontrare i malati e insegnare agli oncologi a costruire il game plan. “Si tratta di un insieme di tattiche psicologiche e fisiche per aumentare la capacità di combattere le avversità. Deve essere attivato insieme al team curante, garantire l’affiatamento tra lo staff e il paziente e prevedere anche la figura di riferimento all’interno della famiglia” spiega il professor Emilio Bajetta presidente della Fondazione Giacinto. Tutto per aiutare il paziente a trovare in se stesso le risorse per contribuire a una maggiore efficacia delle terapie.

12 Sport e tossicodipendenza
Maledetta portatrice di nulla. Ora rivoglio il mio dolore. L’aspetterò tutta la notte per montarlo fino alla rabbia. Maledetti ladri del mio tempo che avete avuto quello che volevate, ma che non sapete nulla di ciò che avete rubato. (Due maledizioni – Poesia di una tossicomane in trattamento)

13 Sport e tossicodipendenza
L'incontro con la sostanza è radicalmente trasformativo: il soggetto fa una esperienza che lo cambia in profondità, in quanto coinvolge le dimensioni biologiche e psicologiche più profonde. Questo cambiamento diventa una esperienza di riferimento per il soggetto e non è più cancellabile dalla sua memoria; ogni altra esperienza verrà confrontata con quella e, senza una adeguata elaborazione, ne uscirà perdente (che cos'altro può dare simili gratificazioni, un simile piacere, un simile desiderio? E perché ci si dovrebbe rinunciare? Il premio è talmente grande, o la tensione del desiderio talmente insopportabile, che la stessa vita sembra niente, pur di ottenerlo o di liberarsene). Anche quando tutto sembra rovinato dalla droga, l'abitudine è talmente radicata da non poter essere scambiata con altro.

14 La personalità del tossicodipendente
Il temperamento dei tossicomani presenta alcuni aspetti comuni, 1983): Tendenza a mentire, l'iperdifesa, l'arroganza, contraddistinguono tutto lo stile di vita del tossicomane dando un'immagine di sè del tutto negativa e una diffidenza verso il mondo esterno che viene rappresentato come ostile. Diritto di ricevere: in partenza il tossicomane è già (ma non sempre) un individuo debole, emotivamente a livello infantile. La dipendenza lo fa ulteriormente regredire e lo conduce ad elaborare un tipo di richiesta analoga al "pianto cattivo", con cui nell'infanzia si esige l'osservanza di una promessa non mantenuta. La vita come finzione eroica gli impone la recitazione di una superiorità emarginata e un disprezzo per i "cosiddetti normali”

15 La personalità del tossicodipendente
4. Irritabilità, rabbia, aggressività, impazienza, spacconeria, ambizione, disobbedienza, tendenza criminale, come espressione di un'aspirazione alla superiorità' derivante da una compensazione verso un sentimento d'inferiorità 5. Alta presenza di disturbi di personalità (in particolare, disturbo borderline; narcisistico; antisociale) 6. Manipolatività, debolezza dell’io, bassa autostima, incapacità di essere autonomi e totale dipendenza dagli altri 7. Compulsività legata, in termini freudiani, ai concetti di “pulsione di morte” e di autodistruttività 8. Estrema mobilità psichica: capacità di imprimere accelerazioni e decelerazioni prodigiose a tutti quei processi che nelle altre strutture di personalità impiegano anni a strutturarsi o a destrutturarsi. Veloce passaggio da un meccanismo psichico ad un altro (ciclo o rottura)

16 La personalità del tossicodipendente
E ancora: impulsività, ansia anticipatoria, pessimismo; i tossicodipendenti risultano spesso essere emotivamente più inibiti, spiccatamente sensibili, e con tratti alexitimici marcati Avidità: la pulsione orale divoratrice, il bisogno di introdurre in se', di ingoiare, il tutto e subito Lutto per l'oggetto perduto: l'oggetto-droga lascia un vuoto profondo nella vita del paziente, vuoto difficilmente colmabile da altri oggetti, meno totalizzanti e gratificanti Discontinuita' del Se': c’è un prima (della tossicodipendenza), un durante e un dopo, per cui l’ex cerca di ricongiungersi al suo ricordo di come era prima della tossicodipendenza, tentando di eliminare, oltre alla sostanza, anche il periodo di vita ad essa connesso come se fosse una "non vita", un tempo "fermo" e sradicato, durante il quale non era veramente se stesso

17 La personalità del tossicodipendente
La rinuncia nei confronti della droga non cancella il ricordo, la memoria dell'esperienza, che subisce, nel tempo, una trasformazione che cancella gli aspetti negativi (che motivano al cambiamento) e trattiene quelli positivi (che amplificano il rischio di ricadute). La vita senza droga offre spesso panorami spenti e grigi, depressivi, nei quali non vi è traccia di grandiosità: il processo di adattamento ad una vita "normale" non procede spontaneo e lineare. L'omogeneità che sembra essere suggerita dalle discussioni teoriche si infrange e si disperde nella frammentazione dei casi clinici, così diversi tra loro e dalla teoria

18 Sport e tumore: donne operate al seno
LA STORIA DI MAURA Il cancro è "quel genere di malattia che ti lascia il tempo di toglierti le scarpe e di fare bilanci". Non avrei mai pensato di ammalarmi di cancro al seno. Non avrei mai pensato di presiedere un'associazione di volontariato per donne operate al seno. Quando sentivo che qualcuno aveva un tumore, lo immaginavo senza nessuna speranza di guarigione e con poco tempo da vivere. Ma nell'estate del 1999, ero io uno dei numeri di cui parlano le statistiche. Ho provato solitudine, panico, smarrimento. Il dover lottare contro una malattia che annullava le risorse fisiche e psicologiche mi ossessionava. Mille interrogativi sull'oggi e sul domani !

19 Sport e tumore: donne operate al seno
Dopo il tumore nessuno è più come prima, perché cambiano le prospettive di vita, si trasformano le relazioni, cambia il valore che si dà a se stessi ed agli altri. Ci si rende conto che non c'è tempo da perdere in convenevoli inutili e sopportazioni da crocerossina, perché la vita è una e può essere molto più breve di quanto si pensi. Quando ho cercato di organizzare l'associazione, l'ho fatto ricordandomi di quando mi trovai, sperduta con le mie paure, ad affrontare una malattia grave; l'ho fatto ricordandomi anche di tutte quelle donne che come me avevano fatto grande fatica a risollevarsi per ritrovare la via della speranza. Cosa mi ha dato ilcesto? Tendo ad essere individualista e ilcestodiciliege, con le sue sollecitazioni, mi ha costretto ad alzare lo sguardo dal mio ombelico e a posarlo sul prossimo. Un prossimo tanto più vicino in quanto condivide con me il tumore al seno. Maura

20 Sport e tumore: donne operate al seno
Emozioni e immagine corporea Il trattamento chirurgico del tumore al seno, che sia conservativo o  demolitivo, è un’esperienza critica per la donna. Il seno è una parte del corpo che rappresenta la femminilità e, qualsiasi intervento che ne modifichi l’aspetto, altera la percezione che la donna ha di sé, con evidenti ricadute anche sul piano psicologico. Il trattamento chirurgico del carcinoma mammario implica comunque una perdita, che viene vissuta ed elaborata diversamente da ogni donna. In generale, i primi mesi sono i più difficili da affrontare, in quanto il visibile cambiamento richiede la progressiva attivazione di risorse individuali per ristabilire pian piano un graduale equilibrio psico-fisico. Qualunque cambiamento corporeo, quindi, modifica l’immagine di sé e le emozioni ad essa correlate.

21 Sport e tumore: donne operate al seno
Effetti sulla vita sessuale Lo sconvolgimento emotivo legato alle trasformazioni che coinvolgono una parte così importante del corpo femminile, spesso provoca delle difficoltà nel vivere la sessualità. La paura di mostrarsi e il timore di non piacere possono influire sul desiderio sessuale e sulla vita di coppia. La vita quotidiana dopo l’intervento Abituarsi all’idea di aver avuto un tumore può richiedere molto tempo, talvolta anche diversi anni. L’ansia e la paura possono ripresentarsi ogni volta che occorre sottoporsi ai controlli di routine oppure quando si sente parlare di tumore. C’è paura che il tumore possa ripresentarsi ed è frequente vivere qualunque dolore o sintomo come un segnale di ricaduta.

22 Donne operate al seno: alcune iniziative post-intervento
Meditazione per le donne operate al seno 4 incontri di gruppo di 2 ore ciascuno per imparare una tecnica meditativa con una visualizzazione specifica per il tumore mammario, derivata dalla tradizione della medicina tibetana e in uso presso il Dipartimento Oncologico dell’Ospedale Bellaria di Bologna. Con la meditazione si acquisisce uno strumento personale che, secondo un’esperienza scientifica ormai consolidata, non solo aiuta l’equilibrio psicologico/emotivo, la gestione dello stress, il tono dell’umore e la risposta alle cure, ma anche la bilancia immunitaria e l’equilibrio neurovegetativo. .

23 Donne operate al seno: alcune iniziative post-intervento
La specifica meditazione per le donne operate al seno ha avuto come risultati: · riduzione dello stress e migliore capacità di gestirlo · riduzione della depressione reattiva alla malattia · aiuto a fronteggiare paura e solitudine · aumento di autostima e di atteggiamenti mentali positivi · miglioramento del sonno · migliori reazioni nei confronti degli effetti collaterali di radioterapia e chemioterapia (soprattutto nausea, vomito, stanchezza e instabilità umorale) · maggiore sensazione di essere protagoniste della cura e del processo di guarigione.

24 Incontri di auto aiuto: corso di benessere psicofisico teorico e pratico il mercoledì mattina: le donne confrontano i loro vissuti e le loro esperienze con la guida dello psicologo I nostri corsi : Corso di danzaterapia con la psicoterapeuta … Corso di cucina presso … Corso di Yoga con l'insegnante … Corso di ginanstica dolce PRESSO …. Corso di base per la formazione delle volontarie  Attività : Convegno annuale, sfilate di moda e corsetteria, gite ricreative, Festa della donna, mercatino della solidarietà


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