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PubblicatoCristiano Bernardini Modificato 11 anni fa
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Le narrazioni di sé nelle conversazioni ordinarie
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Una conversazione è una sequenza di atti comunicativi che si svolge tra due o più interlocutori in modo tale che questi si scambiano a turno la possibilità di parola.
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Lautobiografia è « un racconto retrospettivo in prosa che una persona reale fa della propria esistenza, quando mette laccento sulla sua vita individuale, in particolare sulla storia della sua personalità». ( Ph. Lejeune, Il patto autobiografico, tr. it. Bologna, Il Mulino, 1986, p. 12).
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O più semplicemente: un racconto in prima persona in cui il soggetto di cui si racconta la storia è lo stesso che proferisce il racconto.
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«… non si può separare il narrare dalla relazione in cui si situa. Le narrazioni sono sempre dei racconti che le persone […] fanno a qualcuno e per qualcuno, delle attività comunicative che hanno luogo in un certo contesto relazionale». (A. Melucci, Costruzione di sé, narrazione, riconoscimento, in D. della Porta et al. (a cura di), Identità, riconoscimento, scambio, Laterza, Roma-Bari, 2000, p. 40.
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A narrare si è in due. E ciò che si racconta dipende anche dallinterlocutore.
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La condizione minimale perché unenunciazione possa essere qualificata come narrativa è che qualcuno dica ad un altro che è successo qualcosa.
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Si noti che «racconto» e «narrazione» non sono sinonimi. Il racconto è un testo (orale, scritto o figurato che sia: linsieme di segni che evoca una certa storia); la narrazione è unazione (quella di chi proferisce - o comunque produce - il racconto).
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Si noti anche raccontare è diverso da esprimere unopinione o una preferenza. Questo a prescindere dal fatto che ogni enunciazione comporta una dimensione espressiva, tale per cui anche parlando daltro non possiamo fare a meno di «dire» qualche cosa di noi stessi.
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Raccontare di sé comporta certi rischi.
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… sono soprattutto le donne a parlare di sé ?
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I
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Narrazione autobiografica racconto autobiografico io io destinatario destinatario empirico modello modello empirico
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.. A prescindere da quanto si è vissuto il curriculum dovrebbe essere breve. E dobbligo concisione e selezione dei fatti. Cambiare paesaggi in indirizzi e ricordi incerti in date fisse. Di tutti gli amori basta quello coniugale, e dei bambini solo quelli nati […]. Scrivi come se non parlassi mai con te stesso. W. Szymborska, Scrivere il curriculum, tr. it. in Gente sul ponte, Scheiwiller, Milano, 1996, p. 69.
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... dietro la dama che ama il ballo e dietro il signore che beve come un matto, sotto laspetto affaticato, l'attacco di emicrania e il sospiro cè sempre un'altra storia. (W. H. Auden, Alla fine il segreto vien fuori, tr. it. in La verità, vi prego, sull'amore, Milano, Adelphi, 1994, p. 47).
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Ante-narratives (o «quasi-narrazioni») (D. M. Boje, Narrative Methods for Organizational and Communication Research, Sage, 2001; A. L. Musacchio, Storytelling in Organizations, MacMillan, 2009)
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«Lesperienza è incompleta, a meno che uno dei suoi momenti non sia un atto creativo di retrospezione, nel quale agli eventi e alle parti dellesperienza viene attribuito un significato». (V. Turner, Dal rito al teatro, tr. it. Bologna, Il Mulino, 1986, pp. 43-44).
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«… noi tutti non abbiamo il tempo di vivere i veri drammi dellesistenza che ci è destinata. Per questo invecchiamo - non per altro. Le rughe e le grinze sul nostro volto sono i biglietti da visita delle grandi passioni, dei vizi, delle conoscenze che passarono in noi - ma noi, i padroni di casa, non ceravamo». (W. Benjamin, Per un ritratto di Proust, tr. it. in Avanguardia e rivoluzione, Torino, Einaudi, 1973, p. 37).
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«Vi è un sapere non-ancora-cosciente di ciò che è stato, la cui estrazione alla superficie ha la struttura di un risveglio». (W. Benjamin, Parigi capitale del XIX secolo, tr. it. Torino, Einaudi, 1983, p. 508).
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«E adesso, eccomi qui».
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