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“Educare oggi: educatori di qualità e servizi di qualità

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Presentazione sul tema: "“Educare oggi: educatori di qualità e servizi di qualità"— Transcript della presentazione:

1 “Educare oggi: educatori di qualità e servizi di qualità
“Educare oggi: educatori di qualità e servizi di qualità. Innovazione e professionalità nei Servizi all’Infanzia per l’età 0-6 anni” Nidi-Nidi Integrati-Scuole dell’Infanzia ROVIGO gennaio 2009 “La relazione con la famiglia nella continuità tra nido e scuola dell’infanzia” “Garantire continuità all’esperienza del bambino consentendogli di elaborare il senso della persistenza personale, intesa non come assenza di mutamenti, ma come mantenimento del collegamento tra eventi che mutano” Sharmad N., La relazione tra educatrici e genitori al Nido. Aspettative e percezioni reciproche, Del Cerro, Pisa, 2007, p. 94. Ombretta Zanon gennaio 2009

2 DISTACCHI, PASSAGGI, EVOLUZIONI…
“C’è una capacità senza la quale è difficile imparare a vivere per davvero ed è quella di accettare il dolore dei distacchi e delle separazioni, soffrendolo, dandogli tutto il tempo che gli serve, ma senza farsene travolgere. (…) Un bambino che cresce, proprio perché è vivo, è una fonte continua di passaggi e di distacchi da elaborare: la nascita, lo svezzamento, la deambulazione autonoma, l’andata al nido, alla scuola materna e così via. E il distacco, per ogni genitore, non è solo dalla fase precedente del bambino, è anche dalle emozioni conseguenti vissute, dal proprio equilibrio mentale raggiunto, che deve essere riaggiustato e riadattato ogni volta. (…) La capacità di elaborare i passaggi, di accettare il distacco da qualcosa che cambia per trovare un nuovo adattamento alla realtà che muta è quindi patrimonio essenziale al processo stesso della vita, sia per i bambini che per gli adulti. Non ci può essere una vera vita mentale senza questa capacità fondamentale di accettare che qualcosa finisca perché qualcos’altro possa nascere”. Marcoli A., Il bambino perduto e ritrovato. Favole per far la pace col bambino che siamo stati, Mondadori, Milano, 1999, pp

3 L’ambientamento alla scuola dell’infanzia: attese e trepidazioni di tutta la famiglia
Per molti bambini e per i loro genitori l’inserimento alla scuola dell’infanzia rappresenta la prima occasione di ingresso nel mondo, il transito dal contesto affettivamente protetto della famiglia all’ambiente pubblico dell’istituzione. Anche per i bambini e le famiglie che hanno l’esperienza pregressa della frequenza del nido – compreso il nido integrato che può far fisicamente parte dello stessa struttura educativa - l’ambientamento alla scuola dell’infanzia costituisce comunque un passaggio emotivamente connotato da aspetti di novità e di ambivalenza, che possono oscillare dalla trepidazione per l’approccio ad una realtà non familiare in cui lasciare il proprio bambino, alla positiva constatazione che il figlio “sta diventando grande” ed è in grado di affrontare delle nuove esperienze senza la presenza della mamma e del papà.

4 Ambientamento e riferimenti teorici: la fase di separazione-individuazione
Secondo il concetto di “separazione-individuazione” teorizzato da Margaret Malher, la nascita biologica del bambino e la “nascita psicologica” non coincidono nel tempo, perché la seconda è un processo intrapsichico che si svolge lentamente lungo tutto il ciclo vitale. “Ma le principali conquiste di questo processo hanno luogo nel periodo che va dal quarto-quinto mese circa al trentesimo-trentaseiesimo mese, periodo che chiameremo di separazione-individuazione. Separazione e individuazione rappresentano due sviluppi complementari: la separazione consiste nell’emergenza di un bambino da una fusione simbiotica con la madre e l’individuazione consiste in quelle conquiste che denotano l’assunzione da parte del bambino delle proprie caratteristiche individuali”. Mahler M., La nascita psicologica del bambino,Bollati-Boringhieri, Torino, 1978.

5 Ambientamento e riferimenti teorici: la teoria dell’attaccamento
La “teoria dell’attaccamento” , introdotta da J. Bowlby, postula che il bambino sia geneticamente predisposto a ricercare e a mantenere la vicinanza di almeno un adulto di riferimento, generalmente la madre o un altro care giver, che possa offrire accudimento e fiducia in una relazione che si struttura come “base sicura” per il suo sviluppo psicologico.

6 Ambientamento e riferimenti teorici: la teoria dell’attaccamento
Tra gli stili di attaccamento, precocemente acquisiti a partire dal primo anno di vita, l’”attaccamento sicuro” è testimoniato proprio dai bambini che piangono e protestano anche vivacemente quando vengono lasciati soli in alcuni momenti dalle figure affettive di riferimento e costituisce la condizione interna che maggiormente attiva dei comportamenti infantili di curiosità ed esplorazione di stimoli extrafamiliari. Revisioni successive della teoria dell’attaccamento formulata da Bowlby hanno messo in luce come il bambino sia in grado, fin dalla nascita, di stabilire un legame di attaccamento con più figure adulte, come può essere naturalmente il padre, la nonna, la baby sitter e, successivamente, le insegnanti della scuola dell’infanzia. E’ quindi possibile che un attaccamento insicuro con le figure affettive primarie venga riparato dalla relazione di fiducia stabilita con altri adulti in momenti e contesti differenti dall’ambiente abituale di crescita. .

7 Ambientamento e riferimenti teorici: la teoria dei temperamenti
La teoria del temperamento, elaborata da S. Chess e A. Thomas, ipotizza che ci siano nei bambini delle differenze individuali fin dalla nascita nel modo di affrontare la realtà fisica e sociale (livello di attività, ritmicità-regolarità, avvicinamento/ritiro, adattabilità, soglia di risposta, intensità di reazione, qualità dell’umore, distraibilità, span di attenzione-persistenza) In particolare, di fronte alla situazioni nuove le reazioni possono essere diverse per un atteggiamento di avvicinamento immediato o di ritiro e di gradualità nell’approccio.

8 Ambientamento e riferimenti teorici: lo sviluppo sociale nella seconda infanzia
I riferimenti allo sviluppo affettivo e sociale nella seconda infanzia mettono in evidenza come, a partire dei tre anni, compaiano già delle abilità che facilitano la relazione all’interno del gruppo dei pari. L’osservazione ha permesso infatti di verificare un graduale passaggio dalle cosiddette interazioni speculari o parallele tipiche delle forme precedenti di gioco ad interazioni sempre più complementari e reciproche, con l’iniziale capacità di partecipare ad attività collettive e cooperative e di mettere in atto anche dei comportamenti di aiuto a favore dei compagni, se supportati da un adeguato intervento educativo.

9 Ambientamento e riferimenti teorici: la co-educazione
L’approccio della co-educazione nella comunità adulta che si prende cura in maniera congiuntamente responsabile della crescita fisica e psicologica dei bambini attraverso la sensibilità di una “genitorialità diffusa”. “Voglio anche sottolineare che, nonostante pareri contrari, occuparsi di neonati e di bambini non è un lavoro per una persona singola”. Bowlby J., Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Cortina, Milano, 1987, p. 2. “Per educare un bambino non basta il lavoro a scuola, per costruire percorsi educativi per i bambini bisogna lavorare con i genitori. Né la scuola, né la famiglia, possono farcela da sole oggi. Educare è troppo difficile, è un compito che non sopporta la solitudine”. Milani P., Co-educare i bambini, PensaMultimedia, Lecce, 208, p. 9.

10 L’ambientamento alla scuola dell’infanzia: attese e trepidazioni di tutta la famiglia
L’ambientamento nella scuola dell’infanzia è quindi un passaggio nel ciclo di vita dell’intera famiglia che suggerisce di sostenere i legami affettivi tra il bambino e i suoi caregivers attraverso pratiche intenzionali di graduale connessione e riconnessione e l’attenta pianificazione di atteggiamenti, tempi e spazi per la mediazione tra le relazioni familiari e i riferimenti ancora sconosciuti. Alba Marcoli descrive efficacemente questa esperienza: “la perdita della sicurezza data dalla familiarità, dal conoscere le cose e poterle quindi controllare e prevedere, un distacco che deve essere mediato dai bambini ed elaborato mentalmente dagli adulti. In un ambiente nuovo non si sa ancora cosa succederà, ci vuole molto tempo, prima di poter acquisire questa familiarità, ed ecco perché è così utile che la prima esperienza possa essere fatta alla presenza di uno dei genitori. Sarà proprio questo inserimento accompagnato che faciliterà l’adattamento e resterà a sua volta come esperienza positiva di una difficoltà di distacco superata”. Marcoli A., Passaggi di vita, Mondadori, Milano, 2003, p. 30.

11 L’ambientamento alla scuola dell’infanzia: attese e trepidazioni di tutta la famiglia
E’ necessario “che il bambino e il care giver riescano ad affrontare con serenità il processo della separazione: entrambi si devono inserire a scuola, non solo il bambino come erroneamente si potrebbe ritenere, occorre che entrambi siano disponibili a lasciar entrare all’interno della diade il nuovo sistema: la scuola, le nuove figure di riferimento, la nuova organizzazione logistica”. Milani P., Pegoraro E., Il tempo dell’inserimento, in Milani P., Co-educare i bambini, PensaMultimedia, Lecce, 2008, pp “Il bambino ce la farà se ce la faranno i suoi genitori”, sostiene efficacemente B.T. Brazelton. Brazelton B.T., Il bambino a zero a tre anni. Guida allo sviluppo fisico, emotivo e comportamentale del bambino, Fabbri, Milano, 2003, p. 411.

12 Tra nido e scuola dell’infanzia: la continuità pedagogico-culturale
“La discontinuità tra asilo nido e scuola dell’infanzia è soprattutto culturale. E’ una discontinuità tra idee di bambino, di apprendimento, di relazione educativa, che in definitiva è una discontinuità nei progetti di uomo per cui, come educatori e insegnanti, ci si adopera: da parte del nido, si potrebbe dire che il riferimento sia un progetto di uomo concentrato sul riverbero che le relazioni col mondo esterno hanno nel suo mondo interno, impegnato a costruirsi come uomo affettivamente ricco e equilibrato; da parte della scuola dell’infanzia, forse il riferimento è a un progetto di uomo più proiettato all’esterno, nel sociale, con il compito di accogliere il patrimonio simbolico culturale della comunità cui appartiene per proseguirne l’arricchimento.

13 D’altra parte, mi sento di affermare che il bambino è uno solo: è sempre sia affettivo che cognitivo e sociale, spaventato e incuriosito dal nuovo, bisognoso di contenimento affettivo in un rapporto personalizzato ma anche di essere lasciato andare e spinto verso l’esterno, pronto a attivare percorsi autonomi e originali di esplorazione del mondo ma bisognoso insieme di essere accompagnato, e a volte orientato in questi percorsi perchè siano davvero significativi e soddisfacenti. Sono gli adulti, educatori e insegnanti in questo caso, che indossano occhiali culturali diversi e perciò evidenziano, riescono a vedere certi aspetti ma altri no”. Savio D, Guardare un po’ di più “verso il basso”. La continuità nido-scuola dell’infanzia: elementi psicologici e prospettive didattiche, “Bambini”, aprile 2006, pp

14 LA PROSPETTIVA ECOLOGICA DELLO SVILUPPO UMANO DI U.BRONFENBRENNER
Un bambino non cresce bene solo perchè le relazioni sono positive dentro la situazione micro-sistemica (il bambino ha una buona relazione con I genitori, il bambino ha una buona relazione con le educatrici), ma anche perchè esiste comunicazione e collaborazione tra i diversi sistemi. “Una scuola e una scuola dell’infanzia in particolare non può che essere oggi inteso come servizio per la famiglia nella comunità locale, in quanto un operatore che si occupa di bambini non può non occuparso anche dei loro genitori, un educatore che sta nella relazione con dei bambini non può non preoccuparsi anche della relazione tra educatori e genitori stessi e delle reti sociali in cui questi vivono.” P. Milani, Co-educare I bambini, PensaMultiMedia, Lecce, 2008, p. 77.

15 La famiglia nella continuità tra il nido e la scuola dell’infanzia
Azioni con i genitori per la continuità: L’informazione La partecipazione La formazione

16 L’INFORMAZIONE Incontro collettivo con le famiglie, con consegna del “Vademecum”, per la prima accoglienza, la conoscenza reciproca e la condivisione delle finalità, dell’organizzazione e delle regole del nuovo contesto educativo, sottolineando comunanze e specificità in relazione alla pregressa esperienza del nido; colloquio individuale con utilizzo della “Scheda di presentazione” del bambino (i genitori sono i primi “esperti” del bambino e titolari del progetto educativo di crescita); coinvolgimento diretto nella presentazione del bambino (contributo nel “Portfolio”).

17 LA PARTECIPAZIONE Presenza a scuola con il figlio in compresenza con le insegnanti: Gradualità nel distacco; Personalizzazione dei tempi e delle modalità di separazione bambino-genitore; Gruppalità tra mamme e papà nell’esperienza dell’ambientamento; Collegialità: “sistema di riferimento” e non solo “insegnante di riferimento”; Mediazione di spazi, tempi, materiali e attività; Osservazione della relazione genitore-figlio e genitori-figlio ambiente esterno per la conoscenza di entrambi e del “sapere dell’intimità”; Documentazione per verifica e restituzione del processo di ambientamento.

18 LA FORMAZIONE Spazio e tempo “transizionali” specificamente dedicati ai genitori per: l’espressione e la condivisione in gruppo di emozioni e pensieri legati al distacco dal proprio figlio; la condivisione di atteggiamenti che possono facilitare la separazione; la riflessione sulla relazione educativa e sul ruolo genitoriale; la “normalizzazione” di alcuni comportamenti dei bambini (pianti e proteste anche prolungati; crisi “rimandate”; regressioni momentanee; assenza di racconti sulla giornata scolastica; litigi con i compagni).

19 Distacchi, passaggi, cambiamenti
IL GRILLO TROPPO “ATTACCATO” AI GENITORI “Nell’orchestra del bosco delle Sette Querce un posto importante l’avevano i grilli che erano tra i concertisti più apprezzati e riempivano di note e di canti i cespugli e i prati, soprattutto dal momento in cui una nuova primavera arrivava nel bosco. (…) Ci fu però un’estate in cui successe una cosa un po’ strana. Quella stagione la voce più bella in assoluto nel coro dei piccoli era quella di Trillino e il direttore d’orchestra, il signor Bacchetta d’Oro, era molto contento della fortuna che gli era capitata nell’avere un allievo così bravo e dotato come da tante stagioni non gli succedeva. (…) Ma c’era un punto su cui il signor Bacchetta d’Oro non riusciva mai a spuntarla con lui ed erano i viaggi e le trasferte nel bosco. Ogni volta che il coro veniva invitato in un angolo un po’ lontano e doveva allontanarsi da casa per uno o più giorni, ecco che all’ultimo momento doveva partire senza di lui perché a Trillino venivano sempre degli strani mali.

20 ‘Il fatto è che capita spesso che i cuccioli troppo attaccati ai genitori pensino che tutta la loro sicurezza stia solo dentro al papà e alla mamma e non si fidino degli altri perché non hanno avuto altre esperienze, come se il mondo esterno fosse pericoloso’ disse il signor Bacchetta d’Oro. (…) ‘E un problema comune a tutti i piccoli. Agli inizi si sentono completamente insicuri se non ci sono i loro genitori, poi un giorno vanno fuori a giocare con gli altri e si sentono così così, un po’ insicuri perché sono lontani dal nido, un po’ sicuri perché ci sono anche gli altri cuccioli che hano il loro stesso problema, finchè man mano che i giorni passano e i giochi aumentano stanno sempre di più fuori casa. Alla fine, quando non hanno più paura di stare lontano dai genitori, vuol dire che la sicurezza si è spostata e i cuccioli l’hanno ormai conquistata dentro di loro!’”. A. Marcoli, Il bambino perduto e ritrovato. Favole per fa la pace col bambino che siamo stati, Mondadori, Milano, 1999, pp

21 I figli sono come gli aquiloni
“I figli sono come gli aquiloni, passi la vita a cercare di farli alzare da terra. Corri e corri con loro fino a restare tutti e due senza fiato… Come gli aquiloni, essi finiscono a terra… e tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni. Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri che presto impareranno a volare. Infine sono in aria: gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne. E a ogni metro di corda che sfugge dalla tua mano il cuore ti si riempie di gioia e di tristezza insieme. Giorno dopo giorno l’aquilone si allontana sempre più e tu senti che non passerà molto tempo prima che quella bella creatura spezzi il filo che vi unisce e si innalzi, come è giusto che sia, libera e sola. Allora soltanto saprai di avere assolto il tuo compito”. Erna Bombeck


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