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La corsa della Parola II
Gli Atti come “racconto”: definizione, implicazioni, costruzione
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Gli Atti come “racconto”: definizione 1
L’evidenza: Lc-At racconto senza soluzione di continuità con coordinate spazio-temporali sottolineate e investite di valore (cf. Lc 1,1-4 e At 1,1-2; Lc 24,50ss e At 1,8.9-12) e con riferimenti topografici.biografici, cronologici, socio-economici (cf. 16,16.19; 18,1-3; 19,23-27), culturali-religiosi (cf. 16,19-21; 18,12-16) e politici (17,5-9) verificabili che danno ad esso un chiaro “carattere di realtà”. Il suo racconto ha la qualità di un’opera o di un progetto “storiografico”. La comprensione del dato: ma che tipo di racconto o di storiografia rappresenta? Qual è l’obiettivo storiografico di Luca? Storia documentaria (facta bruta riportati con l’obiettivo di accertare fatti costatabili e verificabili, di fare cronaca)? Storia esplicativa che valuta gli eventi che racconta in un orizzonte sociale, economico o politico al fine di esprimere un giudizio su di essi descrivendone gli effetti e l’impatto sugli uomni? Storia poetica con funzione identitaria, che rilegge e ricostruisce cioè il passato (atto di memoria) interpretandolo a beneficio di un popolo (una comunità) che può riconoscervi nel suo presente se stessa, la propria origine e le proprie note caratteristiche, ovvero la propria identità (racconto fondatore)?
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Gli Atti come “racconto”: definizione 2
Definizione: una monografia storica di tipo ellenistico ma in funzione dell’annuncio (Hengel, Fitzmyer)….sulla scia della storiografia biblica: gli Atti sono una “storia confessante” (Marguerat), una ”storia di salvezza” o, se si vuole, una “autobiografia” credente (un racconto in prima persona plurale, cf. il “noi” di Lc 1,1-4) in cui i dati storici e la loro interpretazione sensata alla luce della fede risultano distinguibili ma non separabili tra loro (incarnazione!). Ecco la “trama” geografico-teologica del testo….(es. 8,1-4 oppure introduzione schema giudei – pagani discorso Paolo cap. 13)
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Gli Atti come “racconto”: implicazioni
M. Dibelius: Luca ha “tentato di collegare in un contesto significativo ciò che era trasmesso nella comunità e ciò che aveva sperimentato di persona…delle storie ha fatto una storia” (Der erste christlicher Historiker, 1948). Negli Atti, imponendo una trama unitaria alle singole storie, Lc ”inventa” una storia di salvezza, costruisce un percorso. È testimone e teologo J. Fitzmyer: ”Da storico antico, appartenente al periodo ellenistico, negli Atti Luca racconta l’origine apostolica della comunità cristiana e il diffondersi della testimonianza apostolica sulla Parola di Dio per un obiettivo ben preciso: edificare la comunità e conquistare ad essa i pagani. Il racconto degli Atti è inteso in tal modo come la continuazione della vicenda storica di Gesù che si diffonde <fino ai confini della terra>. Essa ora è diventata la Parola sul Cristo risorto, sulla sua opera salvifica e sull’attività del suo Spirito”. Lc è storico ma intende annunciare, edificare, consolidare nella fede i credenti e raggiungere i non credenti [solo i pagani? O non anche i Giudei?]. La costruzione del percorso storico-narrativo ha un obiettivo
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Gli Atti come “racconto”: costruzione 1
Luca racconta 1) Perché ci sia un racconto è necessaria: Una successione temporale di azioni/avvenimenti (sequenza cronologica) la presenza di un agente/eroe animato da una intenzione che muove il racconto verso la sua fine (protagonisti e obiettivo in gioco) Una trama che domina la catena delle peripezie e le integra nell’unità di una stessa azione: “l’insieme delle combinazioni mediante le quali certi eventi vengono trasformati in storia o, correlativamente, una storia è ricavata da eventi” (Ricoeur) L’instaurazione di un rapporto di causalità-conseguenzialità che struttura la trama mediante un gioco di cause e di effetti
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Gli Atti come “racconto”: costruzione 2
2) Luca costruisce il suo <discorso> storico, costruisce il suo racconto. Una cosa, infatti, è ciò che è raccontato (la storia), un’altra è il modo in cui è raccontato (il come della storia). La storia raccontata = “gli avvenimenti narrati estrapolati dalla loro disposizione nel racconto e ricostruiti nel loro ordine cronologico” (Marguerat) La costruzione del racconto = “la forma conferita al racconto dal narratore, il che implica da parte sua la scelta di una struttura, uno stile, una disposizione” (Id.). Gli avvenimenti in una storia vengono trasformati in trama dal discorso, cioè dal modo in cui sono presentati
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Gli Atti come “racconto”: costruzione 3
Come racconta Luca? A questa domanda possono rispondere tanto la critica formale (che forme letterarie utilizza Luca? Dipendono o meno dalla tradizione e/o da fonti scritte?) quanto l’analisi narrativa (a che servono, come sono intrecciate tra loro, cosa veicolano e che effetto producono nella trama del racconto e sul lettore?) Le forme della composizione lucana del racconto (punto di vista della critica formale): Narrazioni Sommari Discorsi Sezioni-noi
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Gli Atti come “racconto”: le narrazioni
Storie particolari o episodi (micro-racconti): di miracoli (guarigione, liberazione dal carcere, esorcismi, atti di giudizio profetico, resurrezioni da morte); di vocazione e incarico ministeriale o invio in missione; dell’attività missionaria della comunità e dei suoi singoli membri; delle esperienze di vita comunitaria; dei rapporti tra le diverse comunità e le diverse esperienze del Vangelo (cf. Gerusalemme - Antiochia); dell’accoglienza o del rifiuto dell’annunzio da parte di giudei e pagani
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Gli Atti come “racconto”: i sommari
Sono caratterizzati (escluso quelli minori) dall’uso del verbo all’imperfetto, dalla generalizzazione delle azioni e situazioni che l’uso dell’imperfetto induce (continuità e ripetizione). Hanno la funzione di sintetizzare quanto precede e di introdurre quanto segue. Negli Atti, “assumono la fisionomia di resoconti generalizzati e intesi a descrivere la crescita e lo sviluppo della comunità cristiana primitiva. Essi fungono da segnali ai lettori per far loro notare il progresso compiuto dalla Parola di Dio” (Fitzmyer) Sommari maggiori (2,42-47; 4,32-35; 5,12-16): “si tratta di affermazioni della lunghezza di alcuni versetti che si trovano nei primi capitoli degli Atti e che sono in qualche modo rapportate l’una all’altra. Queste affermazioni sommarie dipingono in maniera idillica la primavera della chiesa cristiana in Gerusalemme” Sommari minori (1,14; 5,42; 6,7; 9,31; 12,24; 13,49 16,5; 19,20; 28,30c-31): “si tratta di sette sommari della lunghezza di non più di un versetto” che attraversano e accompagnano tutto il racconto di Atti scandendone le tappe fino al suo termine. Sommari numerici (2,41; 4,4; 5,14; 6,1.7; 9,31; 11,21.24; 14,1; 19,20): sono caratterizzati dall’uso di numeri che servono per esprimere in termini quantitativi, matematici, il fatto innegabile della crescita numerica della chiesa
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Gli Atti come “racconto”: i discorsi (a)
Una delle differenze maggiori di Atti rispetto al Vangelo è proprio il ricorso allo strumento retorico del “discorso”: parole rivolte “in modo continuo e unitario” a un singolo o a un gruppo ma non in contesto privato (che implicano quindi un ascolto e una ricezione collettiva, coinvolgente il lettore). In bocca ai protagonisti degli Atti, ricorrono almeno 24 discorsi (calcolo variabile), perfettamente intrecciati e connessi al loro contesto narrativo al punto da costituire una parte fondamentale e necessaria allo sviluppo del racconto. Un terzo del testo (295 vv. circa su 1000) è occupato da “discorsi”!
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Gli Atti come “racconto”: i discorsi (b)
Soggetti: ci sono discorsi di Pietro (8), Stefano (1), Paolo (10), Giacomo (1) e di altri personaggi minori (Gamaliele al sinedrio in 5,35b-39; il governatore di Corinto Gallione in 18,14s; Demetrio ai colleghi argentieri in 19,25-27; gli ufficiali della città agli efesini in rivolta in 19,35-40; l’avvocato Tertullo al procuratore Felice in 24,2b-8 ecc.). Sul piano retorico, attraverso i discorsi Lc mostra come gli apostoli abbiano sfruttato ogni situazione per annunziare il Vangelo! Contenuti: sono di carattere diverso a seconda dei contesti narrativi e dei destinatari: annunzio ai giudei, annunzio ai pagani, contestazione profetica, discorsi didattici, apologie, dibattimenti processuali Scopo: effetto drammatico (tipico della storiografia); funzione ermeneutica e di sintesi rispetto alla storia e alle sue singole tappe (funzione al livello intradieghetico); funzione kerygmatica e teologica (ermeneutica a livello extra-dieghetico come strumento di annunzio e di comunicazione del narratore con il lettore). In particolare: “con l’introduzine sistematica di discorsi formalmente ripetitivi, Luca ha unificato il suo racconto; e, dato ancor più importante, ha unificato l’immagine di un cristianesimo primitivo altrimenti diverso sia sul piano dei personaggi che su quello etnico e geografico” (Soards) Narrativamente parlando, “il discorso stabilisce una specie di metaracconto (racconto sul racconto), dal momento che permette ai personaggi della storia raccontata di interpretare gli eventi narrati”. I discorsi alimentano così e accelerano il processo di unificazione del racconto, al livello intradieghetico, e di interpretazione del racconto nel lettore al livello extradieghetico (Marguerat)
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Gli Atti come “racconto”: le “sezioni noi”
Si tratta di quattro sezioni degli Atti, presenti soltanto all’interno del racconto dei viaggi paolini, in cui il narratore inizia ad usare improvvisamente la prima persona plurale (“noi”) dando evidentemente ad intendere di essere stato lui stesso presente agli eventi (16,10-17; 20,5-15; 21,1-18; 27,1-28,16). Dal punto di vista critico-formale si è ipotizzato che fossero o “fonti” a disposizione di Luca (una fonte paolina o una fonte di itinerario di viaggio) o un “diario di viaggio” dello stesso Luca, compagno di Paolo secondo la tradizione (itineris studiosum secondo il canone muratoriano). Dal punto di vista narrativo, il ricorso al “noi” è per alcuni soltanto un espediente letterario con la funzione di rendere più vivace il racconto oppure di far sentire ai lettori la forza della prossimità del narratore-testimone al principale dei protagonisti del suo racconto (Paolo). In ogni modo, quel che è certo è che il ricorso alla prima plurale rafforza il racconto lucano e l’attendibilità della sua testimonianza (cf. il “in noi” di Lc 1,1: “noi” autoriale ma anche “noi” testimoniale).
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Gli Atti come “racconto”: costruzione 4a
Come diventano “storia” le storie (punto di vista analisi narrativa)? 1) Narrativamente: Attraverso l’intreccio degli episodi tra loro ovvero la “trama imbricata” che salda tra loro i singoli episodi (cf. 7,57-8,4 Stefano e Paolo; 9,36-10,8 Pietro e Cornelio; 18,24-19,7 Apollo e Paolo); attraverso la creazione di “sequenze miste” in cui si mescolano narrazioni e discorsi o sommari (cf. capp. 2,42-5,42): “l’eterogeneità del tessuto narrativo è lo strumento di un intento didattico raffinato” (Marguerat, La Bible, p. 61); il significato del racconto viene costruito mediante questa interazione di generi letterari attraverso la creazione delle sezioni lunghe dei viaggi paolini; mediante la valutazione degli eventi e del loro sviluppo da parte del narratore che guida il lettore alla comprensione dei fatti raccontati, per esempio con i sommari oppure evidenziando i punti di vista dei suoi personaggi (cf. 12,1-3; 16,19) oppure con le prolessi (9,16; 13,2; 20, ; 21,11) e analessi interne al racconto (cf. 13,13s e 15,36-40 sulla vicenda di Giovanni Marco; 10 e 15,7-11 sul senso della storia di Cornelio; 17,11 rispetto a 17,5; 21,25 rimanda a 15,19s.28s) oppure ancora ri-raccontando gli episodi narrativi mediante i discorsi (cf. I due racconti della “conversione” di Saulo dei capp. 22 e 26; il racconto petrino della conversione di Cornelio nel cap. 11 e nel cap. 15,7ss. Effetto eco – ridondanza che implica anche una progressione e uno sviluppo, accrescimento, diversificazione della prospettiva su un unico e medesimo evento); oppure ancora attraverso il confronto (syncrisis) tra due personaggi e/o situazioni (cf. Pietro e Paolo e rispettive situazioni analoghe)
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Gli Atti come “racconto”: costruzione 4b
2) Teologicamente: Attraverso il protagonismo sovrano e radicale sulla storia e sui suoi episodi riconosciuto a Dio: al Padre di Gesù Cristo, a Gesù risorto, allo Spirito. Dunque, attraverso il rimando continuo alla trascendenza (visioni, estasi, profezie, interventi attribuiti direttamente allo Spirito, apparizioni angeliche, terremoti e altri prodigi) che “crea l’inatteso” (Pentecoste, vocazione di Saulo, successo della Parola presso i non giudei), “forza la storia” nonostante le sue condizioni di partenza (es.: visione di Anania su Paolo; visione di Pietro su Cornelio e precedenza dello Spirito sul battesimo; i cambiamenti di itinerari in 8,26ss.39s; 16,6-7.9s), la governa provvidenzialmente nonostante la lotta continua tra bene e male che l’attraversa (cf. a proposito della persecuzione, Lavatori – Sole p. 105). Attraverso il rimando continuo e costante alla matrice di senso costituita dalla storia veterotestamentaria di cui quella apostolica è la continuazione e il coronamento escatologico; e, dunque, attraverso le citazioni dirette o indirette dell’AT e la riproposizione dei suoi schemi (per es.: lo schema della vocazione profetica applicato alla “conversione” di Paolo) Attraverso i discorsi che interpretano, seguono o provocano gli eventi Attraverso l’enunciazione del programma narrativo nel prologo del testo (1,1-8) che espone la posta in gioco del racconto (la testimonianza del Cristo fino ai confini del mondo) e dice chi ne sono i protagonisti (lo Spirito del Risorto e i suoi testimoni)
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Gli Atti come “racconto”: costruzione 5
Storia dalle storie (oppure: storie di una storia sola) Atti è per intero una narrazione continuativa che “esponendo una selezione di episodi drammatici, narra la diffusione della Parola di Dio da Gerusalemme fino ai confini della terra .… L’intreccio drammatico degli episodi, mira a mettere in risalto il diffondersi progressivo della Parola e d’altro canto ne dipinge anche gli ostacoli e i fallimenti, giacché a volte la Parola non viene accettata. La narrazione non è di tono trionfalistico e non nasconde i problemi. La testimonianza che i discepoli recano al Cristo risorto a volte ha successo, ma incontra anche l’opposizione, il rifiuto e la persecuzione. È questa la funzione principale svolta dagli episodi narrativi..Queste narrazioni non vanno intese semplicemente come storie edificanti esposte da Luca, ma sono rapportate alla consolidata tradizione della storiografia ellenistica e sono state trasformate dalla penna di Luca in una nuova forma cherigmatica di storiografia” (Fitmyer)
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Gruppi di lavoro II 1) Studiare la costruzione della sequenza mista di 2,42-5,42 individuandovi i tipi di narrazione, i tipi di sommari, i tipi di discorso; verificando che tipo di connessione è stabilita tra essi, ovvero che tipo di evento e di sequenza di eventi (“storia”) il racconto presenta e in che modo lo presenta (“configurazione del racconto” e trama. Per es.: ci sono trame imbricate? A che livello? Cronologico, geografico?) e quale significato questa connessione veicola al lettore 2) Paragonare le tre versioni del racconto dell’incontro tra Pietro e Cornelio in 10,9-48; 11,5-18; 15,7-11 studiandone la tipologia (quale forma letteraria?), le somiglianze e le divergenze nei particolari, l’effetto e la finalità al livello intradieghetico e extradieghetico 3) Studiare in che modo viene “implicata la trascendenza” nel racconto del primo viaggio missionario di Paolo (13,1-14,28), in che tipo di racconto (narrazioni, discorsi, sommari…), e in che modo la trascendenza e la storia si incontrano (cioè in che modo si intrecciano il protagonismo umano e il governo divino della storia). Verficare poi l’impatto che l’implicazione della trascendenza così realizzata ha sul lettore 4) Rilevare e mettere a confronto tra loro, in ogni singola sezione e nel rapporto tra le diverse sezioni, i sommari e i ritornelli emergenti per capire dove si collocano nel racconto, se hanno legami di qualche tipo con il contesto in cui sono inseriti e che ampiezza hanno in proporzione ad esso (Sommari e/o ritornelli maggiori e minori: 1,14; 2,42-47; 4,32-35; 5,12-16; 5,42; 6,7; 9,31; 12,24; 13,49; 16,5; 19,10.20; 28,30s; sommari numerici: 2,41; 4,4; 5,14; 6,1.7; 9,31; 11,21.24; 12,24; 14,1; 19,20 )
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