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Niccolò Machiavelli Il Principe 1513
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..la Vita.. 1469: Nasce a Firenze da una famiglia borghese, ha un’educazione umanistica basata sui classici latini ed è un oppositore di Savonarola. 1498: Assume la carica di segretario della Seconda cancelleria della repubblica e dei Dieci di libertà e di pace. : Missioni diplomatiche in Francia e presso Cesare Borgia. 1506: Viene eletto segretario della magistratura dei Nove ufficiali dell’ordinanza e della milizia fiorentina. : Missioni diplomatiche presso l’imperatore e in Francia. 1512: Caduta la repubblica, viene licenziato dagli incarichi pubblici. 1513: Viene incarcerato con il sospetto di complotto contro i Medici e rilasciato. Si ritira all’Albergaccio dove compone il Principe. : lavora ai “Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio”. 1518: Scrive la commedia ‘La Mandragola’. 1519: ottiene l’incarico di scrivere la storia di Firenze 1525: Ricomincia a ottenere incarichi pubblici. 1527: Cade in disgrazia per il riavvicinamento ai Medici. Muore il 21 giugno.
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I precedenti di Machiavelli
Nel medio Evo erano diffusi i trattati intesi a tracciare il modello del principe e a indicare le virtù che egli doveva possedere Erano gli “specula principis”, gli “specchi del principe”, perché dovevano fornirgli lo “specchio” in cui riflettersi e conoscersi, apprendendo quali dovevano essere i suoi comportamenti Questi trattati mirano a fornire un’immagine ideale ed esemplare del principe, consigliando di praticare tutte le più lodevoli virtù: clemenza, mitezza, giustizia, liberalità etc. (politica subordinata alla morale) M., invece, proclama di voler guardare alla “verità effettuale della cosa” e non all’ideale
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Struttura e contenuti del Principe
Capitoli I-XI Varie specie di principati Vari tipi di principato e i mezzi per conquistarlo e mantenerlo Distinzione tra principe e tiranno Principato civile Come rafforzare un esercito I principati ecclesiatici Capitoli XII-XIV Esercito deve essere composto da cittadini professionisti Pericolosità degli eserciti ausiliari Principe deve essere sempre pronto alla guerra
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Struttura e contenuti del Principe
Capitoli XV-XXI I comportamenti che deve tenere un principe nuovo Le doti del principe: liberalità/parsimonia, pietà/crudeltà L’etica del principe non deve coincidere con la morale politica. L’uomo è come un centauro Comportamenti per evitare odio e disprezzo dei sudditi Utilità o meno delle fortezze Promuovere arte e cultura Capitoli XXII-XXVI Qualità che devono avere i ministri dei principi Come difendersi dagli adulatori La fortuna Appassionata esortazione a Lorenzo II de Medici
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“La verità effettuale della cosa”
Le concezioni di M. scaturiscono dal rapporto diretto con la realtà storica (la verità effettuale) In lui vi è la coscienza lucida e sofferta della crisi che l’Italia sta attraversando Gli stati italiani perdono la loro indipendenza politica e divengono satelliti delle potenze europee (Francia, Spagna) che si disputano il territorio della penisola
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“La crisi politica, militare e morale”
Gli Stati regionali italiani: Frammentazione politica Realtà deboli e instabili Utilizzo di truppe mercenarie Gli stati europei: Francia, Spagna Unità politica Centralizzazione dei poteri Eserciti nazionali
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“La crisi politica, militare e morale”
Regno di Napoli: conquistato dai Francesi nel 1494, poi definitivamente dagli Spagnoli nel 1503 Ducato di Milano: sottomesso ai Francesi nel 1500 Venezia: salva a stento la propria indipendenza nel 1509 Gli Stati italiani rischiano di subire l’egemonia delle potenze straniere E’ necessario dunque un Principe che possegga la virtù politica (non necessariamente coincidente con quella morale) per costituire in Italia uno Stato forte e ben ordinato, garantendo il perseguimento del bene comune
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Un metodo scientifico Partire dall’osservazione diretta della realtà,
dai dati empirici offerti dall’esperienza è l’aspetto che caratterizza il metodo scientifico moderno quello che sarà poi di Galileo e delle scienze fisico-naturali Machiavelli, prima ancora di Galileo, applica questo metodo alle scienze dell’uomo, le scienze che studiano il suo operare politico
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“Esperienza delle cose moderne e lezione delle antique”
L’esperienza è ricavabile anche dalla lettura degli autori antichi oltre che dalla “verità effettuale” Nei libri dei classici è accumulata una ricca esperienza diretta del reale
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La concezione naturalistica dell’uomo
Per M. l’uomo è un fenomeno di natura al pari di altri I suoi comportamenti non variano nel tempo, come non variano il corso del sole e delle stelle o i cicli delle stagioni Per questo è convinto che, studiando il comportamento umano attraverso le fonti storiche e l’esperienza diretta, si possa arrivare a formulare delle vere e proprie LEGGI di validità universale, applicabili infallibilmente ad ogni situazione (teoria razionale dell’agire politico) Se il comportamento dell’uomo non varia, l’agire degli antichi, in particolare, può offrire un modello e una lezione al nostro agire di oggi (principio rinascimentale dell’imitazione)
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Il giudizio pessimistico sulla natura umana
Per M. gli uomini sono malvagi Le leggi della convivenza umana sono dure e spietate Perciò il Principe non può seguire sempre l’ideale e la virtù “non può fare in tutte le parti la professione di buono” perché andrebbe incontro alla rovina Deve sapere anche essere “non buono”, “saper entrare nel male”, dove lo richiedano le esigenze dello stato
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La figura del centauro Il Principe deve essere umano oppure feroce come una bestia, a seconda delle circostanze M. propone per il politico l’immagine del centauro, che è appunto mezzo uomo e mezzo bestia Non bisogna per questo credere che M. sia un diabolico consigliere di atti immorali e perversi In M. c’è un sofferto travaglio morale.
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L’autonomia della politica dalla morale
M sa che certi comportamenti del Principe (venir meno alla parola data, uccidere senza pietà i nemici etc.) sono moralmente ripugnanti Ma ha il coraggio di andare sino in fondo Questi comportamenti che sono “malvagi” secondo la morale, sono “buoni”, cioè efficaci e produttivi, in politica perché assicurano il bene dello stato Viceversa altri comportamenti che sarebbero “buoni” moralmente, risultano “cattivi” in politica perché indeboliscono lo stato La politica dunque deve essere a-morale.
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Il fine giustifica il mezzo?
E’ stato detto che il principio basilare sistema di M. è “il fine giustifica i mezzi”, ma l’affermazione è inesatta E’ inesatta, perché il verbo “giustificare” introdurrebbe proprio quel criterio morale che M. vuole escludere dal giudizio politico M. non consiglia la spregiudicatezza dei mezzi all’uomo in genere, e in ogni caso Certi comportamenti immorali e crudeli sono adottabili solo dal politico, solo per il bene dello stato e solo quando sono strettamente necessari M. non “giustifica”, constata solo che certi comportamenti, buoni o cattivi che siano, sono indispensabili per conquistare e mantenere lo stato
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Principi e Tiranni Principe è chi opera a vantaggio dello stato e, se usa metodi riprovevoli, lo fa per il bene pubblico Tiranno è chi è crudele senza necessità e solo a suo vantaggio Il principe è dunque uno strumento al servizio dei sudditi, in quanto costruisce uno stato ben ordinato, pacifico e sicuro garantendo ai cittadini tranquillità e benessere
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Lo Stato e il bene comune
Solo lo stato può costituire un rimedio alla malvagità dell’uomo, al suo egoismo che disgregherebbe ogni comunità in un caos di spinte individualistiche Per mantenere lo stato sono necessarie precise istituzioni La religione, le leggi, le milizie
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Religio instrumentum regni
A M. non interessa, nella prospettiva del discorso politico, la religione nella sua dimensione spirituale Gli interessa come “strumento di governo” La religione obbliga i cittadini a rispettarsi gli uni con gli altri, a mantenere la parola data. Tiene salda la compagine sociale, dà stabilità allo stato
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Le leggi e le milizie Le buone leggi sono il fondamento del vivere civile perché disciplinano il comportamento dei cittadini e li indirizzano a fini superiori Le milizie sono il fondamento della forza dello stato Le milizie devono però essere composte di cittadini perché solo così si possono avere truppe fedeli e valorose e perché assumere le armi rafforza i legami del cittadino con la sua patria, contribuendo a stimolare in lui le virtù civili
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Principato e Repubblica
La forma di governo che meglio riassume in sé l’idea di Stato per M. è quella repubblicana (res publica = comunità in cui il fine delle azioni e la “cosa pubblica”) Il principato dunque è una forma di governo d’eccezione e transitoria, indispensabile solo in determinate circostanze, come quella che l’Italia sta vivendo, per costruire uno stato sufficientemente saldo Lo stato creato dalla “virtù” eccezionale del singolo, per mantenersi, deve evolversi dando vita a un ordinamento repubblicano La forma repubblicana è quella che meglio può garantire la continuità, perché non si fonda sulle doti di uno solo, che può venire meno in ogni momento, ma su istituzioni stabili
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Virtù e Fortuna La Fortuna è un insieme di forze puramente casuali, accidentali, svincolate da ogni finalità trascendente. E’ una serie di fattori esterni all’uomo, che non dipendono dalla sua volontà. La Fortuna è l’oscuro e l’indeterminabile Quella di M. è una concezione laica e immanentistica che mette tra parentesi la presenza nel mondo della Provvidenza, cioè di un disegno divino indirizzato a un fine (cfr. Medio Evo) Dalla tradizione umanistica, tuttavia,M. eredita la convinzione che l’uomo può fronteggiare vittoriosamente la fortuna. Egli ritiene infatti che la Fortuna sia arbitra solo della metà delle cose umane, e lasci regolare l’altra metà agli uomini
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I modi di opporsi alla Fortuna
In primo luogo la Fortuna può costituire “l’occasione” dell’agire del Principe, la “materia” su cui egli può imprimere la “forma” da lui voluta Sfruttando “l’occasione”, la “virtù” del Principe si afferma e costruisce il proprio successo, piegando la Fortuna ai propri fini
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I modi di opporsi alla Fortuna
In secondo luogo la Virtù umana si impone alla Fortuna attraverso la capacità di previsione, il calcolo accorto Nei momenti quieti l’abile politico deve pre-vedere i futuri rovesci e predisporre i necessari ripari, come si costruiscono gli argini per contenere i fiumi in piena In questo modo la Virtù umana può imbrigliare la Fortuna impedendole di fare danno o limitandone gli effetti negativi
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I modi di opporsi alla Fortuna
Vi è infine un terzo modo teorizzato da M. per opporsi alla fortuna Il “riscontrarsi” con i tempi Cioè la duttilità nell’adattare il proprio comportamento alle varie esigenze oggettive che via via si presentano, alle varie situazioni, ai vari contesti in cui si è obbligati ad operare In certi casi occorre l’astuzia della volpe, in altri la forza del leone Questa duttilità è una dote auspicabile, ma quasi mai si ritrova negli uomini (nota pessimistica)
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Virtù e Fortuna La Virtù è l’insieme delle doti e delle capacità dell’individuo (non virtus cristiana, qualità moralmente positiva, ma virtus romana). Nel principe la virtù è: a) la perfetta conoscenza delle leggi generali dell’agire politico (ricavabili sia dall’esperienza diretta, sia dalla “lezione” della storia passata) b) la capacità di applicare queste leggi ai casi concreti e particolari c) la decisione, l’energia, il coraggio nel mettere in pratica ciò che si è designato La Virtù del politico è quindi una sintesi di doti intellettuali e pratiche (fusione di teoria e prassi)
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La sfasatura tra il pensiero di Machiavelli e il contesto storico
M. costruisce le fondamenta teoriche di uno Stato moderno, unito e forte, libero dalle spinte disgregatrici del particolarismo feudale e municipale Ma le condizioni per dar vita a tutto questo In Italia non esistevano più Le idee di M. troveranno invece applicazione fuori d’Italia, in contesti più avanzati, e contribuiranno a creare i fondamenti teorici dei grandi Stati moderni
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La lingua e lo stile M rifiuta lo stile alto, aulico
Si serve di una prosa agile, chiara, di immediata presa (funzionale allo stretto rapporto che l’opera vuole avere con la prassi, con la realtà politica effettuale, per incidere sul reale e per fornire uno strumento da applicare immediatamente) Il lessico è fatto di latinismi tecnici e letterari, ma anche di parole comuni e quotidiane, addirittura di termini plebei (poliglottismo di M.) Il linguaggio di M. rifugge dall’astratto e dal vago e ama le immagini corpose, concrete, materiali (fortuna = fiume, principe = centauro, volpe e leone etc.) M. non è solo il fondatore della scienza politica, ma anche del moderno linguaggio della prosa scientifica
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