La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

IL PROBLEMA Il problema può essere individuale, sociale o formale a seconda di chi lo guarda, qui interessano i problemi sociali , ogni problema richiede.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "IL PROBLEMA Il problema può essere individuale, sociale o formale a seconda di chi lo guarda, qui interessano i problemi sociali , ogni problema richiede."— Transcript della presentazione:

1 IL PROBLEMA Il problema può essere individuale, sociale o formale a seconda di chi lo guarda, qui interessano i problemi sociali , ogni problema richiede consapevolezza e capacità di agire per poter essere affrontabile

2 Il problema sociale.. È un fronteggiamento insufficiente
Una realtà negativa da sciogliere in qualche modo Una condizione negativa socialmente rilevante

3 Il fronteggiamento Il fronteggiamento( coping) è una forza di contrasto, anche se non sempre risolutiva, di un problema…è l’impulso a contrastare un problema.. Centra l’attenzione dell’operatore non tanto sul problema della persona quanto su come quella persona sente il problema e su quanto è disposta a lavorare per la soluzione, il miglioramento etc. di esso. Percepire, dedurre, attivarsi….

4 Il fronteggiamento Per come appare in natura, pura intenzione o azione precaria verso il problema….non potrà mai portare all’efficiente soppressione del problema originario,ma ad una “gestione alla buona” dello stesso, ad un accomodamento , che risulti accettabile per chi con o accanto al problema ci vive.

5 Il problema sociale Il problema sociale è quel tipo di problema che non dispone di un iter codificato o di un trattamento in grado di risolverlo radicalmente . Il problema sociale è tale perché non possiede alcuna soluzione a priori, non è risolvibile da parte dell’utente ma neppure dalla parte del tecnico sociale, la sua “soluzione” è frutto di un assemblamento originale di diversi elementi non prevedibili a priori durante un percorso.

6 Il problema sociale Non è prevedibile a priori
Non ha soluzioni programmabili prima che il problema si presenti Se utilizza soluzioni standard non è detto che esse siano veramente rispondenti ad un fronteggiamento ad hoc di quel problema, semmai rappresentano un trattamento obbligato Se scoppia viene incanalato in genere in canali di intervento standardizzati, ma questa modalità “contiene” il problema, di fatto non lo “affronta”.

7 Il problema sociale è… ….Un problema del vivere, inerente l’esistenza umana individuale , intriso di soggettività e di percezione soggettiva, pertanto non affrontabile od esauribile con la sola tecnica che non può dominare, cioè “RISOLVERE” il mondo della vita. …è sociale perché incrocia le persone e i loro punti di vista sulla “care” di quel problema. A B

8 Di fronte al problema sociale….
Il fronteggiamento naturale dell’individuo è il primo step, quello tecnico arriva in seconda battuta, con la coscienza di non poter essere anch’esso altro che spontaneo e precario, ma con la consapevolezza dell’operatore che questa è la strategia migliore,probabilmente l’unica, per navigare “ confrontiamo tutto ciò con un avventuriero…tre o quattro secoli fa….pur essendo l’esperto egli aveva una idea molto vaga della meta del suo viaggio…i pericoli abbondavano e vi era un elevato rischio di andare incontro ad un disastro o alla morte…” (Giddens)

9 La “soluzione” di un problema sociale
Non è altro dal problema sociale E’ un’altra sfaccettatura del problema sociale che lo rende più accettabile E’ fatta dunque della stessa “pasta” del problema Può essere anche un adattamento ad uno status quo se avviene senza eccessivo dispendio di energie è riconoscibile come soluzione perché vede il declino dell’azione di fronteggiamento e la vita sembra riprendere a scorrere “ senza problema” anche laddove il problema permanga in senso oggettivo.

10 L’iter del fronteggiamento
Ogni persona fronteggia una situazione negativa, ma può non arrivare ad un contrasto accettabile con il suo solo fronteggiamento. Il problema allora Arriva all’operatore sociale Che prende atto non tanto del problema in sé ma del suo carente tamponamento in atto

11 L’iter del fronteggiamento
L’operatore deve a questo punto scovare,comprendere e sentire, anche se nascosta, la consapevolezza del proprio stato da parte della persona e le tracce di una possibile azione contrastante. Questo atteggiamento richiede all’operatore di entrare certamente nel negativo che il problema e la persona porta con sé, ma di entrarvi al punto tale di non vederlo più o vederlo meno, lasciando invece emergere il buono che c’è in filigrana. ATTENZIONE AL LINGUAGGIO: QUEL GIOVANE è SEMPRE AL BAR A BERE… QUEL GIOVANE RIMANE A CASA A STUDIARE SOLO MEZZ’ORA AL GIORNO…

12 Non è facile…. Perché molti comportamenti fuori controllo producono danni seri alle persone e non c’è tempo da perdere! Alcune volte l’agente agisce al puro scopo di fare il male... Allora…. SI DEVE FAR NASCERE QUALCOSA DI BUONO DA UN VOLONTA’ CONTRARIA RADICATA!

13 Chi fronteggia? La relazione sociale= azione umana relata ad un’altra
Anche se tra due individui produce sempre un terzo, un qualcos’altro, che può essere o portare: - ad un rafforzamento del/dei legami interpersonali - ad una azione congiunta

14 Azione congiunta L’interazione produce qualcosa che si proietta all’esterno….una azione verso un fine comune irripetibile perché legata ai partecipanti. E’comune l’elaborazione mentale originaria, non appartiene ai singoli ma all’insieme che costituisce una unità agente ego alter

15 Azione congiunta Più si agisce più si rafforza il legame, più si è diretti alla reciproca cura, più le persone vogliono stare in questa relazione… Risulta sempre più efficace nella misura in cui l’unità agente è in grado di auto-osservarsi:questo è il compito dell’operatore sociale che è dentro e fuori l’unità, che è uno specializzato osservatore esterno della relazione duale Osservatore ( ego o alter) ego alter

16 L’osservazione Nel mondo sociale avviene dall’interno, da un operatore che è in relazione diretta con l’unità agente, anzi ne fa parte mentre la osserva. L’operatore sociale, infatti, osserva per e mentre aiuta. GUIDA RELAZIONALE il cui obiettivo è Che la relazione guidata esprima capacità autoriflessiva fino a divenire essa stessa capace di osservarsi e guidarsi.

17 L’azione di guida relazionale..
può essere successiva a delle relazioni diadiche già in atto , ma anche precedere le stesse e lavorare perché nasca da due agire individuali un agire congiunto. NETWORKING

18 5 RELAZIONI DUALI EMBLEMATICHE PER IL LAVORO SOCIALE
1. Utente carer relazione unilaterale 2. Utente operatore = Azione di compensazione reciproca 3. Utente – Utente: auto/mutuo aiuto helper therapy 4.Operatore – Operatore ( rischio prevaricazioni) 5.Interazioni conflittuali: alla ricerca di un interesse, di una finalità congiunta in assenza della relazione come azione congiunta Guida rel.le

19 Reti e sistemi Sistema:rigido con parti e funzioni specifiche, che non possono venir meno,funzioni fisse, il sistema vive sulla sua omeostasi.Statico Rete: non funzionamento prefissato a priori, possibilità ricombinatorie, esito possibile ma non certo, dinamica.

20 La rete sociale e la rete di fronteggiamento
I nodi sono le persone, c’è una struttura ed una azione, può prevalere l’aspetto del legame o quello dell’azione congiunta. Coltivare i legami significa legare gli agenti ed influenzare le loro azioni Network analysis Ma……… La rete sociale e la rete di fronteggiamento NON sono la stessa cosa

21 La rete sociale…1 Di per sé non possiede confini, è individuabile per criteri “arbitrari”: Partire da un individuo Prendere in esame i suoi legami significativi diretti Non è detto che le persone della rete possano agire congiuntamente o siano disposte a farlo, inoltre chi aiuta non sempre fa parte dei legami significativi diretti ego

22 La rete sociale…2 Prevale l’azione sociale finalizzata. E’ una rete di fronteggiamento, al centro non c’è ego ma il problema di vita. Il catalizzatore è la finalità congiunta. L’utente di per sé non esiste, semmai è un “agente” come altri. Finalità congiunta Problema di vita

23 La rete di fronteggiamento è…
Un insieme di relazioni che si attivano e sono tenute assieme dalla tensione condivisa verso un robusto fine comune, che tocca in vari modi la vita o gli interessi primari delle persone coinvolte in quelle relazioni, intendendosi per interessi primari il contrasto di problemi di vita.

24 Gli elementi della rete di fronteggiamento
Finalità congiunta: sta nella testa delle persone , le motiva a fare qualcosa, viene prima dell’azione, spesso è nella natura delle cose, è un dovere naturale.., una volta partita l’azione è la calamita che la porta avanti. Ci si può anche riunire per costruire e perseguire una finalità, se si è coscienti di questo si ha a che fare con una rete formale, se ognuno agisce per la medesima finalità ma senza essere consapevoli che è anche di altri la rete è naturale o informale È l’osservatore che fa la differenza.

25 La finalità congiunta…
Non può mai essere imposta, è dentro le persone, l’utente può avere un problema ma non per questo essere motivato ad agire per esso al punto da essere un agente della rete

26 La rete di fronteggiamento consapevole di sé al suo interno prevede….
Unità agente N1 n2 Nx facilitatore facilitatore

27 Caratteristiche della rete di fronteggiamento
Ampiezza e struttura ( orizzontale o verticale ossia con osservazione e guida relazionale Compattezza o dispersione nello spazio e nel tempo Differenziazione dei membri interni ( ad es. ruoli formali e ruoli informali di aiuto)

28 Gli atti congiunti Sono un insieme di realtà psichica ed azione, la parte cognitiva prevale, perché essa è quella immediatamente compenetrabile in un unico pensiero, le azioni spesso rimangono diversificate e separate per ogni partecipante. Possono essere originali (agency) o strutturati e fissi ( prestazioni), interni all’unità agente ( = finalizzati all’interazione), oppure esterni ( =volti a conseguire la finalità)

29 La guida relazionale Lavora in rete ( persegue, integrandosi con gli altri, la finalità) Fa lavoro di rete : osserva e guida il flusso delle interazioni In sintesi: opera verso la comprensione del senso dell’azione, il coordinamento degli atti singoli, la presa di decisioni e la verifica, la scelta delle direzioni, la manutenzione dei legami sociali, la fluidificazione della comunicazione, etc.

30 Il tempo della rete di fronteggiamento
Il t° corrisponde al momento in cui l’operatore “vede” la rete nell’ambito dell’intervento, può non coincidere con il momento di contatto con il problema o con la fase conoscitiva. E’ il momento in cui l’operatore diventa una guida relazionale. Tale funzione può essere ricoperta anche da un operatore diverso da quello che segue il caso. Osservare la rete non significa poi sapere quale percorso sceglierà la rete in seguito alla riflessione, tra i molteplici possibili. Quando la rete di fronteggiamento già esiste o ha già agito su un determinato problema il rischio è la sclerosi delle azioni passate, con scarsa apertura alle possibilità future utilizzo brainstorming.

31 Il tempo della rete di fronteggiamento
Compenetrazione passato e futuro attraverso ciò che del fronteggiamento passato è ancora in essere nel presente, presente che tuttavia già “rotola”verso il futuro… t-1 t0 tx

32 Elementi di forza delle reti
Facilitatore Grado di flessibilità e riflessività interna Parità di status ( e di voce all’interno della rete) Autonomia: le persone si mantengono e agiscono con la loro testa nella rete, non c’è un leader né una azione di plagio basata sull’autorevolezza Volontarietà: l’adesione al fronteggiamento è libera, ognuno può uscire dalla rete se crede o vuole, ognuno, viceversa, può cercarla ed entrarci. L’operatore deve tener conto del moto volontario indipendente della rete , la rete non si può imporre in nessun caso. L’utente , se non motivato o consapevole, non figura nella rete. Nella rete figurano tutti quelli che sentono e sono pronti ad operare per la finalità. “..finchè un utente nega il problema, il fronteggiamento che pur lo riguarda gli è estraneo.” ( Folgheraiter)

33 Sono simili alla rete di fronteggiamento ma…
Impresa produttiva, esercito: azione congiunta verso finalità comune, ma carenza/assenza relazione. Azioni standardizzate e governate gerarchicamente. Squadra di lavoro: azione prescritta e controllata dall’alto. Prevale esecuzione su relazione pacchetto di prestazioni assistenziali ossia….

34 Sono simili alla rete di fronteggiamento ma…
…il case management: assemblaggio di prestazioni, erogazione unidirezionale vs utente,assenza partecipazione erogatori a riflessività sul caso,relazioni esclusivamente funzionali e grossolane. Equipe professionale: spazio riflessivo orizzontale ma limitato alle sole relazioni professionali,con una partecipazione imposta,diretta, che pone una distanza tra il professionista che riflette e l’utente che lì non c’è…

35 Sono simili alla rete di fronteggiamento ma…
Groupwork: coordinato, centrato su temi decisi a priori… Reti di servizi: compito di un policy maker e non di un operatore Tavoli di rappresentanza: ci va solo chi è convocato per il suo ruolo, ed è obbligato,sono presieduti da qualcuno… Piani di zona :rischio di voler lavorare sulla rete, ma di fatto di imbrigliare tutti i partecipanti in logiche predefinite e rigide.

36 Alla ricerca della rete naturale di fronteggiamento….
Incontro una persona che mi racconta il problema “per lui” il problema si “materializza” e diventa “cosa sociale” Mi chiedo se è propria la finalità che spinge il narrante verso di me…se sì si rafforza l’apparato risolutore Se riconosco che il problema è mio come professionista e mi coinvolge comincia la relazione di guida relazionale

37 Alla ricerca della rete naturale di fronteggiamento….
Primo colloquio: le parole traducono la rappresentazione che l’altro ha in merito al problema, l’operatore utilizza un ascolto attivo. Anche chi narra ascolta le proprie parole e osserva il loro effetto sull’operatore:chi narra diventa nello stesso tempo osservatore del proprio problema, così facendo comincia a modificarlo..…la soluzione si va facendo……

38 Alla ricerca della rete naturale di fronteggiamento….
Se l’operatore ritiene che un problema lo riguarda e coinvolge, comincia ad influenzare la situazione counseling centrato sulla soluzione ( enfatizzando in positivo le strategie finora applicate dall’interlocutore) Uso della riformulazione centrarsi sulla capacità di azione della persona

39 L’operatore entra nella rete
Si dà da fare come gli altri, ma , anche, osserva, facilita, guida…

40 Come conoscere la rete naturale…
1- capire il rilievo del segnalante all’interno della rete e le sue motivazioni ad agire: l’utente si presenta e segnala il problema, è un segnalante interno può presentarsi spontaneamente ( e la sua rete esserne informata o meno) Può presentarsi coattivamente VALUTARE MARGINI DI PREDISPOSIZIONE DELLA PERSONE PUR A FRONTE DI FORZATURA ESTERNA

41 Come conoscere la rete naturale…
1- capire il rilievo del segnalante all’interno della rete e le sue motivazioni ad agire: B)SEGNALATORE ESTERNO, O CHE FA PARTE DEL MONDO IN CUI SI è EVIDENZIATO IL PROBLEMA O CHE FA PARTE DEL MONDO ISTITUZIONALE

42 Come conoscere la rete naturale…
Distinguere La rete intera che condivide il problema La rete ristretta interna che ha portato il segnalante ad agire in tal senso Vedere l’interlocutore per la sua capacità di agire, potenziare l’azione comune contro il problema. L’altro è un partner e un co-operatore l’operatore si osserva sempre per vedere di non attivare meccanismi di dominanza verso l’altro né di sottrazione alle responsabilità della relazione riconoscimento e rispetto della competenze esperienziali dell’interlocutore.

43 Come conoscere la rete naturale…
2. individuare la rete di fronteggiamento naturale ( è consapevole del problema ma non di sé stessa,= manca la funzione di osservazione e guida) . Quando l’operatore vede e raggiunge la rete naturale essa diventa formale. Al loro interno le reti naturali potrebbero avere di per sé dei facilitatori, più o meno consapevoli, più o meno informali, che l’operatore può individuare e potenziare.

44 Rete di fronteggiamento naturale primaria
Le persone hanno già legami strutturati tra loro prima che sorga il problema. Viene prima il legame del fronteggiamento, il criterio è l’azione non la vecchiaia o l’originarietà assoluta del legame ( tipo padre-figlio). Infatti una rete primaria non sempre può trasformarsi o essere anche una rete di fronteggiamento.

45 Rete di fronteggiamento naturale secondaria
Il legame nasce dopo ed in conseguenza del problema e ad esso è finalizzato La sua stessa nascita è facilitata da un catalizzatore esterno, che aiuti a mettere insieme questi contatti “dal nulla”. L’operatore nelle rete può: erogare prestazioni tecniche Lavorare in rete per l’azione comune di fronteggiamento Facilitare la riflessione della rete SI PUO’ PASSARE DA UNA RETE PRIMARIA AD UNA SECONDARIA CON L’AGGIUNTA DI CONTATTI SECONDARI PURI PER LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA

46 Processo metodologico
Individuo quella porzione di rete più evidente, dò nomi e cognomi alle persone, verifico la presenza di facilitatori, definisco la rete primaria e quella secondaria, etc. Entro in contatto con questa rete Capisco quanto e a chi si può estendere Comincio a pensare a cosa potrebbe fare…

47 Nella rete incontro Chi osserva il problema
Chi pensa che la difficoltà connessa al problema sia moralmente inaccettabile e pertanto andrebbe risolta

48 Nella rete incontro Chi è favorevole Chi fa qualcosa a che si faccia
in prima persona FRONTEGGIAMENTO

49 RITIENE SUO IL PROBLEMA
Nella rete incontro UN UTENTE CHE NON PER FORZA RITIENE SUO IL PROBLEMA UN UTENTE CHE CONDIVIDE LA PREOCCUPAZIONE CIRCA IL PROBLEMA E IL DOVER TROVARE UNA SOLUZIONE A QUEL PROBLEMA

50 NELLA RETE DEVO INCLUDERE…
Chi è cosciente di un problema e si sta attivando per trovare una soluzione attraverso un’azione di fronteggiamento, ma anche chi , pur nell’ambivalenza, ha una parziale consapevolezza del problema e dell’azione NELLA RETE NON DEVO INCLUDERE.. chi è coinvolto in un problema anche per il suo ruolo ( una madre rispetto ad un figlio), ma non lo riconosce, neppure parzialmente e , pertanto, non è coinvolto nella soluzione

51 Indicazioni metodologiche importanti
1) La rete non ha mai l’obiettivo di cambiare le persone, di renderle più consapevoli o partecipi o attive etc., tutti sono attori alla pari, le speranze sottese di manipolare le persone non devono esistere, e se le persone cambiano ciò non accade per l’intervento degli altri membri della rete o dell’operatore; 2)è importante che le persone siano portate ad entrare in relazione, più uno è portato più va incluso nella rete. Compito dell’operatore è creare connessioni tra le persone, non nel senso di coordinare le loro prestazioni, quanto più di unire le intelligenze e permettere alle persone di avere scambi, di far emergere riflessioni condivise.

52 Alle volte si deve intervenire subito e per forza…
…Non si può accompagnare la rete naturale perché essa non esiste , anzi semmai esiste una rete che rema al contrario, rigida, impenetrabile, che fabbrica il problema. L’operatore deve intervenire per forza, spesso ha un mandato di controllo formale ( Magistratura), ciò non toglie che appena sia possibile egli lavori alla catalizzazione di una rete…..

53 Catalizzazione di una rete
E’ una operazione subito formale per quanto nasce dalla rilevazione di una potenziale disponibilità di fondo, seppur minima. L’operatore interviene in questo caso introducendo da fuori la finalità e cercando di attirare altre menti che la condividano, seppur sempre liberamente; Una volta formata la rete e rinforzata la rete essa dovrebbe naturalmente agire

54 La finalità… ..per funzionare ed attirare menti ed energie, deve:
Essere “larga” per attirare più persone possibile ma anche concreta ( in ogni caso andare oltre la testa dell’operatore!) Non essere né confusa, né criptica e di sicuro modificabile nel tempo da parte dell’intero sociale coinvolto ( questo chiama in causa l’elasticità degli operatori….) Non va mai confusa con l’obiettivo. Un obiettivo è una finalità ristretta e incanalata che arriva alla fine di un processo e non permette l’elaborazione originale di possibilità che è proprio della finalità e dell’inizio di un processo in cui veramente l’operatore non voglia fare tutto da solo…

55 La finalità Nasce comunque dal sociale che l’operatore ha conosciuto, ripropone il problema ma esplicitato per raccogliere riflessioni sul tema da quel sociale Può passare dall’essere singola e su casi singoli ad una finalità aggregata e collettiva, frutto di osservazione dell’operatore sulle similitudini di una serie di problemi singoli e sulla loro aggregazione in un problema superiore. RETE DI COMUNITA’ FONDAMENTALE è LA FORTE MOTIVAZIONE DELLE PERSONE INTERESSATE

56 La rete di volontariato
Il problema è di altri, chi se ne occupa lo fa per “altruismo”. Rischio che l’altruismo rimanga pura prestazione , che l’esperienza dell’altro rimanga lontana, che non si attivino relazioni sociali vere ed eque dove il pregio sta nel ricevere mentre si dà e nell’apprezzare ciò che si riceve tanto quanto ciò che si offre.….

57 Il problema comunitario è un problema…
E’ difficile da individuare in modo che tocchi la generalità della comunità Più è estesa e generale la finalità tanto meno viene riconosciuta e tanto meno genera attivazione Spesso l’obiettivo della rete è proprio sviluppare un senso di comunità, che in realtà significa costruire una piccola rete di persone motivate a collaborare ed agire su un problema

58 Laddove c’è il controllo…
Si può ancora parlare di collaborazione, di socializzazione della funzione di controllo??? La catalizzazione della rete è sempre possibile: Il “controllato” può arrivare a dare un senso e cooperare al suo controllo in vista del cambiamento ( scelto a questo punto liberamente) tutto questo si valuta nel tempo attraverso le parole della persona controllata, ma soprattutto attraverso i suoi atteggiamenti veritieri o meno.

59 Laddove c’è il controllo…
La persona può non avere alcuna intenzione di cambiamento quindi si costituirà una rete esterna formale di controllo, che in molti casi parte da una base naturale di autodifesa dalla situazione che era già fortunatamente presente. La rete di autodifesa è la base di partenza, ma è debole e ben diversa dalla rete di controllo ( terapeutica), qui l’operatore non dovrebbe farsi dubbi sul sostenere una rete formale, nata ad hoc per il controllo. La responsabilità del controllo è sempre, tassativamente, dell’operatore.

60 Nella rete di controllo…
L’atteggiamento di partenza è rovesciato. L’operatore ammette di dover senz’altro effettuare, all’inizio, come forse anche in itinere, varie manovre di autorità, garantendo in primis l’obiettivo della sicurezza e dell’incolumità delle persone. Ciò nonostante egli agisce in parallelo per rendere questi suoi interventi meno invasivi possibile, e meno spiazzanti dell’azione di quella eventuale rete di controllo che nel frattempo riesce a mettere insieme. Sarà poi sempre interessato a a trasformare quella rete di controllo in una rete di aiuto per una più duratura e consapevole automodifica degli interessati coinvolti.

61 Ogni volta che… Un operatore sostiene una rete naturale, attiva una rete, raduna risorse perché funzionino in rete siamo davanti ad una lettura ed una azione consapevole verso la rete: la rete si dice formale. Una rete è formale non perché “professionale” o “istituzionale” ma perché possiede una certa forma, non è informe o sparsa o fluida. Se una rete non ha una struttura che la regge o un disegno che la muove e pertanto viene percepita o si percepisce con difficoltà, essa è informale

62 Rete informale con elementi formali
Anche se tutti gli elementi sono formali ( o istituzionali) la rete può rimanere informale, contano non i singoli ma la sua configurazione intera. Una rete di risorse formali che, tuttavia, non è guidata, non ha una griglia precostituita che la indirizza, nessuno la osserva mentre si articola la sua azione, nessun membro è consapevole di essere membro di alcunché è e rimane una rete informale.

63 Formalizzare una rete….
Non significa irrigidire le libere azioni MA RAFFORZARE UNA SORTA DI IMPALCATURA CHE PERMETTA DI SOSTENERE ED ANZI MOLTIPLICARE LA CAPACITA’ DEI SOGGETTI COINVOLTI DI PRODURRE AZIONE LIBERA E CREATIVA PER ADATTARSI ALLA CONTINGENZA.

64 Formalizzare una rete….
SI FORMALIZZA UNA LOGISTICA, UNA STRUTTURA, SI SUPERA L’OCCASIONALITA’ DELL’INCONTRO PER FRONTEGGIARE MEGLIO MA , AL SUO INTERNO, LA RETE RIMANE SCIOLTA NELLA PROPRIA AZIONE. RIFLESSIVITà DI TUTTI I PARTECIPANTI, EVITAMENTO DI RUOLI TECNICI CHIUSI… Paradossalmente più una rete è ben formalizzata più deve e può liberare energia creativa

65 Il valore della concentrazione spazio temporale…
Contribuisce alla formalizzazione della rete: vedersi in faccia nello stesso luogo aiuta, vedersi in maniera cadenzata e non solo quando serve aiuta….

66 Formalizzare una rete….
È possibile laddove qualcuno da dentro o all’ esterno della rete scelga consapevolmente il ruolo di guida relazionale. Indicatore di successo della guida è scoprire, sostenere e far emergere facilitatori naturali della rete a cui poi lasciare la guida o condividerla (guida doppia)

67 Formalizzare una rete con la guida relazionale
Il processo di guida può moltiplicarsi più volte... Facilitatore 2 Facilitatore 1 Risorse di rete

68 Consapevolezza della rete
La rete funziona in modo congiunto anche se non ha consapevolezza di sé. L’autopercezione non sempre risulta possibile alla rete. La consapevolezza esterna dell’operatore –facilitatore accresce la consapevolezza della rete e la percezione di un progetto congiunto di contrasto.

69 Se la rete è consapevole di sé…
..aumenta il senso di autoefficacia congiunta e di poter fare= empowerment L’empowerment aumenta la riflessività interna alla rete e la sua identità sociale La rete assume visibilità all’esterno

70 Questa rete… Può riflettere sulla necessità di un suo ampliamento: coinvolge una o più persone nuove che condividono la finalità e l’azione della rete, può coinvolgere anche l’utente finora esterno e trasformarsi in una vera rete terapeutica

71 La guida di questa rete…
Può essere automatica Può essere decisa Può essere opportuna ( chi ha la migliore collocazione rispetto al problema) È sempre e per tutti reversibile…

72 La guida opera… ..Sulla struttura della rete, consolida e amplifica i flussi relazionali,facilita la “morbidezza” nel prendere decisioni e nell’azione congiunta, sostiene la riflessività della rete ma in modo intenzionale ( riflette sulle riflessioni che si producono) rendendo in questo modo la rete formale. Guida relazionale Assicura la struttura reticolare garantisce la corretta delle relazioni direzione verso la finalità di benessere

73 Operazioni tecniche fisse di ogni fronteggiamento assistito
individuare la rete ( naturale) e valutare già il suo grado di formalità favorire relazioni e collegamenti tra persone già associate e persone associabili assicurare a tutti la partecipazione al fronteggiamento alla pari Lavorare sulle divergenze, evitare conflitti irriducibili ( che annullerebbero di fatto la rete), favorire e creare condizioni di convergenza sulla finalità. Tenere ben presente a tutti e nel tempo la finalità, eventualmente aggiustarla sempre meglio Verificare che il ragionamento della rete sia in linea con la finalità che si sta perseguendo Assicurarsi che la soluzione trovata appartenga alla rete e non all’operatore.


Scaricare ppt "IL PROBLEMA Il problema può essere individuale, sociale o formale a seconda di chi lo guarda, qui interessano i problemi sociali , ogni problema richiede."

Presentazioni simili


Annunci Google