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analisi della produzione e dello smaltimento dei rifiuti:

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Presentazione sul tema: "analisi della produzione e dello smaltimento dei rifiuti:"— Transcript della presentazione:

1 analisi della produzione e dello smaltimento dei rifiuti:
gestione rifiuti: quale modello per un futuro sostenibile in difesa della salute e dell’ambiente. Il ruolo della scuola convegno CESP – Palermo, I.T.C. Pio La Torre - 4 aprile 2008 analisi della produzione e dello smaltimento dei rifiuti: il caso Sicilia Fabrizio Nigro

2 la nozione di rifiuto in senso strettamente ecologico, LA NATURA NON PRODUCE RIFIUTI o meglio, in un ciclo ecologico non si possono accumulare rifiuti poiché nulla è rifiutato. Tutti i processi che si possono osservare in natura hanno compiuto un cammino evolutivo che ha condotto ad una concatenazione tra fenomeni diversi. Queste correlazioni complesse tra i processi naturali sono indicati generalmente con il nome di CICLO NATURALE

3 nel “ciclo naturale” non esiste il concetto di scoria o rifiuto, esso viene introdotto in rappresentazione parziale di singoli segmenti del ciclo, che verranno dalla stessa natura riciclati e smaltiti. Ma negli ultimi decenni è accaduto che l’uomo è intervenuto sulle dinamiche ambientali, producendo accelerazioni in punti circoscritti dei cicli naturali. Per quanto detto, può definirsi più esattamente rifiuto tutto ciò che per motivi di tempo, di quantità e qualità non può essere immediatamente riutilizzato nei cicli naturali o nelle attività umane. Infatti, è rifiuto tutto ciò la cui velocità di produzione è superiore a quella di riutilizzo nell’ambiente e nei processi produttivi.

4 il Decreto Ronchi (D. L. 22/1997), all’art
il Decreto Ronchi (D. L. 22/1997), all’art. 6 tratta della definizione di rifiuto descrivendo il rifiuto come: qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi. L’aspetto più interessante del decreto è il richiamo alle attività umane e ai cicli naturali come produttori di rifiuti (richiamando l’art. 2 del D.P.R n. 915/82). Pertanto, in base all’art. 6 del D.L. 22/97, la nozione di rifiuto si combina di due elementi: l’appartenenza obiettiva di una certa sostanza ad una categoria individuate nell’Allegato A del decreto e la condotta del detentore della res, che di essa si disfi, o abbia deciso di disfarsi o abbia l’obbligo di disfarsi.

5 per un’interpretazione autentica del concetto di rifiuto soccorre l’art. 14 del D. L. n. 138/02 convertito in legge n. 178/02, secondo cui l’intenzione o obbligo di disfarsi della res non ricorrono quando le sostanze in oggetto siano effettivamente riutilizzate, nel medesimo o in altro processo produttivo, senza subire trattamenti e senza pregiudizio per l’ambiente, ovvero dopo aver subito un trattamento preventivo che non comporti alcuna operazione di recupero tra quelle indicate nell’allegato C del D. L.vo n. 22 del 1997.

6 la nozione autentica di rifiuto, introdotta dalla legge n
la nozione autentica di rifiuto, introdotta dalla legge n. 178/2002 distingue due ipotesi: la prima è quella dell’utilizzo del bene nel ciclo produttivo nell’originaria composizione e consistenza; la seconda è quella in cui il bene è oggetto di un trattamento preventivo mirato alla successiva commercializzazione o riutilizzo. Nella prima ipotesi non si è in presenza di un rifiuto solo nei casi in cui la destinazione alla riutilizzazione della sostanza non arrechi alcun pregiudizio all’ambiente in senso lato del termine (es. paesaggio, aria, acqua, suolo ecc.), mentre nella seconda ipotesi si ha un non-rifiuto solo nei casi in cui le operazioni di trattamento dirette al riutilizzo della sostanza non rientrano tra quelle considerate come attività di recupero (D.M. 5 febbraio 1998).

7 i contenuti del Decreto Ronchi
individua quattro ordini di priorità: intervenire nel processo produttivo per ridurre “a monte” la quantità di merci (ad esempio gli imballaggi), destinate a divenire sempre più rapidamente ed abbondantemente dei rifiuti; favorire quanto più possibile il riuso ed il riciclaggio delle merci/materie prime con il processo di differenziazione dei rifiuti; termovalorizzare (incenerimento con produzione di energia) la frazione di rifiuti che non può essere riciclata; porre a dimora in discariche controllate la frazione che a sua volta non può essere termovalorizzata e/o i residui di quel processo di trattamento.

8 Nei fatti ciò non si realizza compiutamente ed in Sicilia nemmeno embrionalmente.
Ma soprattutto, nell’orientamento politico generale, la questione della produzione è scissa da quella della gestione dei rifiuti prodotti a valle del processo di produzione stesso e da quello del consumo. inoltre…

9 il Decreto Ronchi interviene ex post rispetto al paradigma della produzione.
Difatti, è paradossale che un contenitore (barattolo in alluminio) sia spesso più prezioso del contenuto, costituito, ad esempio, in genere da acqua zuccherata e variamente aromatizzata, mentre tale materiale potrebbe essere utilizzato per usi più “utili” in cui risultano valorizzate le caratteristiche specifiche: conducibilità elettrica, leggerezza, inossidabilità. Nessuna politica viene adottata per spiegare la differenza sostanziale tra RICICLAGGIO e DECICLAGGIO. Nel primo caso si ha un utilizzo dello stesso oggetto più volte allo stesso scopo (es.: la stessa bottiglia di vetro lavata sterilizzata e riutilizzata); nel secondo caso si ha il riutilizzo dell’oggetto per produrne un altro (es.: una bottiglia di vetro frantumata rilavorata per produrre un lampadario o altra bottiglia di vetro).

10 la raccolta differenziata
L’orientamento politico generale (Protocollo di Kyoto) indica nella riduzione dei gas serra e genericamente di tutti gli inquinanti la soluzione al problema dei cambiamenti climatici, lasciando su un piano distinto la questione della gestione dei rifiuti, che pure è intimamente connessa alla pressione ambientale umana vista nel suo complesso. La politica delle 4R (RIDUCI-RIPARA-RIUSA-RICICLA) viene ignorata, preferendo a questo processo la costruzione di termodistruttori, termovalorizzatori, centrali termoelettriche (a rifiuti) e torce al plasma; cioè lasciando inalterata la questione della riprogrammazione, del cambiamento dello stile di vita attraverso il risparmio/efficienza energetica, il riuso delle materie prime e quindi, alla chiusura del ciclo, la riduzione dell’utilizzo dei gas serra.

11 gli inceneritori una valutazione precisa delle quantità andrebbe fatta per ciascun tipo di tecnologia applicata, comunque è evidente che in uscita si avrà una quantità di materiali, in forma solida, liquida e gassosa, maggiore di quella dei rifiuti trattati. l'inceneritore è quindi un moltiplicatore di rifiuti, e ancor peggio ne aumenta la pericolosità e le difficoltà di smaltimento. I materiali che escono da un inceneritore sono infatti classificati come rifiuti speciali, e come tali richiedono adeguati trattamenti.

12 a fronte di una tonnellata di rifiuti bruciati in inceneritore si ottiene:
1 tonnellata di fumi, circa 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti, 650 kg di acqua sporca da depurare e 25 kg di gesso.

13 le ceneri, pari a circa un terzo del volume di rifiuti immessi, i carboni attivi dei filtri di fumi, gli inerti nel caso di letto fluido, ed i fanghi della depurazione delle acque di trattamento dei fumi, concentrano cloro, fluoro, zolfo, metalli tossici, ossidi di azoto, ecc., e contengono composti pericolosi generatisi nel processo di combustione, inquinanti non presenti all'origine nei rifiuti, come diossine, furani, PCB, fenoli, ecc. Si tratta in molti casi di sostanze estremamente persistenti e bioaccumulanti, che numerose statistiche mostrano aver causato danni sanitari molto rilevanti. Pertanto questi materiali vanno riposti in discariche per rifiuti pericolosi. Quindi l'inceneritore non evita la discarica, ma anzi richiede il ricorso a discariche speciali, la cui localizzazione e gestione presenta difficoltà notevolmente superiori rispetto ad una discarica per rifiuti urbani.

14 il termovalorizzatore elimina i rifiuti?
per ogni tonnellata di rifiuti incenerita si hanno: una tonnellata circa di emissioni gassose dai camini, circa 250 kg di scorie e ceneri. Infatti al peso dei rifiuti bruciati bisogna aggiungere il peso dell’ossigeno atmosferico necessario alla combustione. Per Bellolampo si avranno: circa tonnellate/anno di fumi immessi in atmosfera e circa tonnellate/anno di scorie e ceneri inertizzate da portare in discarica (valori desunti dallo Studio d’Impatto Ambientale presentato da PEA, Palermo Energia Ambiente ScpA).

15 il termovalorizzatore emette diossine meno del traffico?
diossine emesse dall’inceneritore: valore limite è 0,1 ng/Nmc (miliardesimi di grammo per metro cubo di fumi immessi in atmosfera). Emissione giornaliera x 24 h x 0,1 = nanogrammi/giorno. diossine emesse dal traffico automobilistico: valore di emissione diossine per auto circolante pari a 0,045 ng/litro di carburante consumato (valore medio fra auto catalizzate e auto diesel rilevato dall’Inventario europeo). circolazione a Palermo per emettere la stessa quantità di diossina emessa dall’inceneritore: assumendo un valore medio giornaliero di consumo per auto pari a 2 litri si ha: /0,045 = litri/giorno combustibile usato si ha /2 = auto circolanti al giorno. cioè, per avere le stesse diossine emesse dall’inceneritore dovrebbero circolare a Palermo ogni giorno quasi tredici milioni di auto!

16 il termovalorizzatore produce energia?
il termovalorizzatore distrugge manufatti per la cui realizzazione si è spesa energia. Gli oggetti di plastica, carta, cartone hanno consumato energia per la produzione delle materie di cui sono fatti, per la loro realizzazione, per il loro trasporto, ecc. Si calcola che l’energia contenuta negli oggetti bruciati sia quattro volte maggiore di quella ottenuta bruciandoli. Incenerire materie post consumo equivale a distruggere risorse non rinnovabili. Solo il nostro paese paragona i rifiuti al vento o al sole, per cui bruciandoli si ottengono i contributi CIP6.

17 la questione dei rifiuti in Sicilia: il piano regionale di gestione

18 il piano di gestione dei rifiuti siciliano non rispetta, nella sua costituzione, le priorità del Decreto Ronchi. la regione è stata suddivisa in 25 ATO, all’interno dei quali la produzione di rifiuti totale e quella giornaliera pro-capite risultano disomogenee.

19 dalla lettura dei suoi contenuti si evince difatti che la percentuale del 35% di materiali da riciclare è da considerare utopistica. Inoltre, la politica programmatica del governo regionale si dirige -in sintesi- verso le tecniche di termovalorizzazione piuttosto che verso quelle del riciclo, invertendo di fatto gli ordini di priorità contenuti nella normativa nazionale. Anzi, il riciclo viene pressoché scartato come ipotesi risolutiva -anche parziale- e la differenziazione dei rifiuti relegata in una dimensione di marginalità che non ha eguali in tutta Italia.

20 la situazione della produzione di rifiuti in Sicilia

21 i servizi di raccolta differenziata in Sicilia

22 obblighi normativi nazionali di recupero e riciclaggio minimi
35% dei RSU (nel 2003) attuali percentuali di recupero dei RSU in Sicilia 4-5% del prodotto previsione di smaltimento dei RSU tramite incenerimento non inferiore al 60% del prodotto costo di realizzazione dei 4 termovalorizzatori in Sicilia circa 1 mld € occupazione per i 4 termovalorizzatori in Sicilia circa unità dimensione dell’impianto di termovalorizzazione di Bellolampo WTE (waste to energy) da 62 MW di potenza, il più grande della regione produzione di energia prevista 430 GWh/anno ambito territoriale di riferimento del termovalorizzatore di Bellolampo l’ambito territoriale di riferimento e` costituito dai seguenti Ambiti territoriali ottimali per la gestione integrata dei rifiuti (A.T.O.): PAI – PA2 – PA3 – PA5 – TP1 – PA4 (con esclusione dei comuni di Altavilla Milicia, Bagheria, Casteldaccia, Ficarazzi, Santa Flavia e Villabate), ridenominato PA4 nord consorzio di imprese per la realizzazione del termovalorizzatore di Palermo-Bellolampo Elettroambiente Actelios, società del gruppo Falck (capofila), l'Arnia, l'Asi, la Emít del gruppo Pisante, la Aster e due società di costruzioni: la Safab e la Gecopre

23 ruolo industriale per ciascuna società
Falck - owner engineer; Actelios - gestione e manutenzione dell’impianto WTE; Emit - costruzione, gestione e manutenzione dell’impianto di selezione e biostabilizzazione del sito di Palermo; Aster - costruzione dell’impianto WTE; Amia – costruzione e gestione in service delle trasferenze, delle discariche e relativi trasporti; Safab/Gecopre - realizzazione delle opere civili comuni del sito di Palermo. Il Consorzio Asi di Palermo metterà a disposizione le aree per la costruzione delle stazioni di trasferenza termine massimo per la realizzazione del termovalorizzatore di Bellolampo 31 luglio 2007 caratteristiche dell’impianto di Bellolampo tratta indistintamente tutti i rifiuti solidi urbani e non solo la parte residuata da altre forme di riciclaggio e trattamento strutture collegate con il termovalorizzatore di Bellolampo 3 stazioni di trasferenza (Carini, Monreale e Termini Imerese), 2 impianti di selezione e biostabilizzazione (l’impianto esistente di Trapani e uno da realizzare nel comune di Palermo), 3 discariche all. 2 ord. 1260/04

24 impegno di capitali per le cordate di imprese che gestiranno il bacino d’utenza del termovalorizzatore di Bellolampo la società P.e.a. Scpa - un consorzio ad hoc costituito da una serie di società del settore: Falck (19%), Actelios (20%), Amia (29%), Emit (29%), Consorzio di sviluppo per l'area industriale della provincia di Palermo (1%), Aster (1%), Gecopre (0,5%), Safab (0,5%) - investirà circa 300 milioni di euro per realizzare un sistema integrato di gestione dei rifiuti urbani in 7 ambiti territoriali delle province di Palermo e Trapani previsione di remunerazione per le cordate di imprese che gestiranno il bacino d’utenza del termovalorizzatore di Bellolampo alla società P.e.a. Scpa andranno i proventi della vendita dell'energia prodotta dagli impianti e un ticket di almeno 80 € per ogni tonnellata di rifiuti conferiti dai Comuni. Complessivamente il sistema Palermo/Trapani gestirà intorno alle 800 mila tonnellate di rifiuti urbani l'anno e servirà cittadini (circa il 31% della popolazione), cioè di €/anno, oltre i proventi “energetici”

25 emissioni in aria complessive previste per i 4 termovalorizzatori in Sicilia
circa tonnellate di polveri tossiche e più di tonnellate di fumi contenenti diossina, furani e altre sostanze di natura cancerogena tonnellate annue totali di frazione secca combustibile ricevuta dall’impianto di Bellolampo al raggiungimento della situazione di regime t/anno tonnellate annue totali di residui dal trattamento fumi prodotte dall’impianto di Bellolampo al raggiungimento della situazione di regime t/anno ( t/anno dopo trattamento di inertizzazione) tonnellate annue totali di ceneri di combustione prodotte dall’impianto di Bellolampo al raggiungimento della situazione di regime: t/anno energia elettrica annua ceduta alla rete nazionale dall’impianto di Bellolampo al raggiungimento della situazione di regime kWh/anno (al lordo dei consumi interni) all. 2 ord. 1260/04

26 all. 2 ord. 1260/04 numero delle linee di combustione 3
energia elettrica annua assorbita dall’impianto di Bellolampo al raggiungimento della situazione di regime kWh/anno metri cubi annui totali di effluenti liquidi prodotti dall’impianto di Bellolampo al raggiungimento della situazione di regime è previsto un ciclo chiuso, con emissioni liquide nulle metri cubi annui totali di effluenti gassosi prodotti dall’impianto di Bellolampo al raggiungimento della situazione di regime 1.000x106 Nm3/anno all. 2 ord. 1260/04

27 dati impianto di selezione secco/umido di Bellolampo:
tonnellate annue totali di RSU ricevute dall’impianto al raggiungimento della situazione di regime tonnellate annue totali di FOS prodotte dall’impianto al raggiungimento della situazione di regime tonnellate annue totali di frazione secca combustibile prodotta dall’impianto al raggiungimento della situazione di regime tipologia del processo di stabilizzazione della frazione organica t/anno t/anno t/anno biostabilizzazione aerobica in edificio chiuso, con insufflazione di aria nei cumuli dal basso e rivoltamento automatizzato con apparecchiatura portata su carroponte, senza la presenza di operatori nell’ambiente di compostaggio all. 2 ord. 1260/04

28 controproposta di un piano per la gestione dei rifiuti basato su politiche di prevenzione a monte del processo di differenziazione e riciclaggio Le politiche di prevenzione si sviluppano a partire dai luoghi di istruzione primari. In questo senso la scuola possiede un ruolo ed una responsabilità decisive, in quanto è l’istituzione preposta e capace di introdurre nel soggetto studentesco la consapevolezza e la cultura che l’attuale modello di produzione e di consumo è, oltreché politicamente, anche fisicamente, ambientalmente insostenibile.

29 1. ridurre l'intensità di materiali nel sistema economico: dematerializzazione dell'economia
2. ridurre l'uso di prodotti chimici pericolosi 3. far sì che le apparecchiature di uso comune siano facilmente smontabili, progettate secondo logiche di modularità e intercambiabilità di parti aventi specifiche funzioni, comuni ad apparati diversi 4. favorire la produzione e l’utilizzo di beni duraturi, riparabili e fatti di materiali riutilizzabili, 5. avversare la produzione e il consumo di beni usa e getta, 6. ridurre drasticamente gli imballaggi, 7. standardizzare gli imballaggi, nella forma e nei materiali, per favorire il loro riutilizzo come oggetti integri e solo in seconda istanza il riciclaggio dei materiali di cui sono fatti. 8. sostituire i materiali non biodegradabili con nuovi materiali biodegradabili di origine naturale

30 dopo aver fatto tutto il possibile per ridurre la produzione dei rifiuti alla fonte gli oggetti, dopo un tempo di durata prolungato, e dopo diversi cicli di riparazione e riutilizzo, devono essere riutilizzati nei processi produttivi come materiali attraverso la raccolta differenziata seguita dal riciclaggio. Se si realizzasse quanto detto ci accorgeremmo che l’obiettivo rifiuti zero non sarebbe un’utopia: la natura lo ha già realizzato da sempre!

31 una politica per la prevenzione dei rifiuti deve operare secondo i seguenti punti:
1. ridurre il Total Materials Requirement (TMR) dell’economia (saldo tra importazioni ed esportazioni di materiali) 1.1. durata scelta appropriata del tipo e della quantità dei materiali qualità di progetto qualità di realizzazione 1.2. riparabilità tecniche costruttive che agevolino lo smontaggio intercambiabilità di componenti disponibilità di parti di ricambio creazione di un mercato della riparazione garantito dai produttori stessi

32 1.3. riutilizzo completo o parziale
realizzazione di imballaggi riutilizzabili un numero di volte compatibile con il materiale utilizzato diffusione estesa del meccanismo del vuoto a rendere recupero di parti riparabili e riutilizzabili da oggetti complessi come parti di ricambio promozione di attività artigiane per il riutilizzo di oggetti o loro parti per funzioni diverse da quelle d’origine promozione del mercato dell’usato per oggetti di durata superiore al periodo di utilità per il singolo proprietario promozione del recupero di oggetti usati da parte degli stessi produttori per la loro rigenerazione misure per scoraggiare la pratica “usa e getta”

33 1.4. leasing estensione del ricorso al leasing per tutte le macchine complesse (macchine domestiche, computers, automobili, ecc.) estensione del ricorso al leasing anche in ambito domestico, per piccole comunità, condomini, ecc. 1.5. multiproprietà promozione della multiproprietà di macchine di uso domestico discontinuo promozione della multiproprietà delle automobili

34 1.6. riciclaggio utilizzo di materiali riciclabili utilizzo, per oggetti multimateriali, di materiali omogenei e compatibili ai fini del riclaggio scoraggiamento di poliaccoppiati incompatibili e di difficile separazione incentivi all’uso di materiali riciclati identificazione di nuovi strumenti di certificazione per l’utilizzo di materiali riciclati 1.7. stili di vita orientare gli stili di vita della popolazione verso un uso più efficiente delle risorse promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione del pubblico sperimentare la diffusione di modelli di autocontrollo (ecobilanci)

35 2. ridurre l’intensità di materiali del PIL
2.1. orientare il sistema economico verso la fornitura di servizi a minor intensità di materiali 2.2. sviluppare settori di attività che comportino l’uso di basse quantità di materiali 2.3. sviluppare criteri di valutazione dell’efficienza d’uso delle risorse 3. ridurre l’intensità di materiali 3.1. innovazione tecnologica 3.2. ottimizzazione dei processi produttivi 3.3. miglioramento dell’efficienza d’uso dei materiali nella fornitura di servizi

36 I rifiuti sono una CONVENZIONE niente affatto indispensabile, adottata all’interno dell’attuale sistema di produzione che prevede un’espansione illimitata dei consumi. Un modello capitalistico basato sul profitto piuttosto che sul giusto, reale e sostenibile soddisfacimento dei bisogni collettivi. Un modello che per remunerare il capitale degli industriali “comunica” la necessità di possedere ossessivamente sempre nuovi oggetti. Comunica l’equazione più ho = più sono. Le risorse naturali però non sono illimitate, per cui ciascuno di noi dovrebbe prenderne coscienza ed adottare un rapporto alternativo con il consumo.

37 distribuzione delle discariche prima dell’”emergenza”
distribuzione delle discariche durante l’”emergenza” distribuzione delle discariche dopo l’”emergenza”

38 distribuzione delle isole ecologiche distribuzione dei CCR
distribuzione degli impianti di selezione della FS distribuzione degli impianti di selezione della FU

39 distribuzione degli impianti di valorizzazione della FS
distribuzione degli impianti di valorizzazione della FU distribuzione degli impianti di produzione di CDR

40 diagramma di flusso della gestione dei RSU per la provincia di Palermo


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