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PubblicatoLuciana Pagani Modificato 11 anni fa
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Il romanzo narra vicende partigiane con lonesta semplicità di un cronista, insieme, con spirito di sincera adesione agli eventi. Fu considerato negli anni del dopoguerra una vera e propria TESTIMONIANZA della RESISTENZA ITALIANA ed un esempio della narrativa neorealistica.
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Larresto di Palita Voi, Ottavi Paolo (Palita) venire con noi dichiarò il tedesco. LAgnese gli andò incontro: sera come svegliata, camminava viva e pesante come quando decideva di compiere uninsolita fatica. Dove lo portate? chiese con severità [...] ed il maresciallo rispose: Lavoro. E malato, disse lAgnese, non può lavorare!Voi, Ottavi Paolo (Palita) venire con noi dichiarò il tedesco. LAgnese gli andò incontro: sera come svegliata, camminava viva e pesante come quando decideva di compiere uninsolita fatica. Dove lo portate? chiese con severità [...] ed il maresciallo rispose: Lavoro. E malato, disse lAgnese, non può lavorare! Palita aveva preso la giacca ed il capello, e andava verso il camion in mezzo ai due soldati. LAgnese gli corse dietro, gli strinse le braccia intorno al collo. Uno dei tedeschi le appoggiò il fucile contro la schiena, e lei si staccò.Palita aveva preso la giacca ed il capello, e andava verso il camion in mezzo ai due soldati. LAgnese gli corse dietro, gli strinse le braccia intorno al collo. Uno dei tedeschi le appoggiò il fucile contro la schiena, e lei si staccò. Pallido e tremante Palita si allontanò. Teneva la testa girata indietro e diceva: Sta buona Agnese. Se no è peggio. Bada alla casa, sta attenta al maiale che non te lo rubino [...]Pallido e tremante Palita si allontanò. Teneva la testa girata indietro e diceva: Sta buona Agnese. Se no è peggio. Bada alla casa, sta attenta al maiale che non te lo rubino [...] Lui era là, con il suo aspetto amato e giovanile fra i fucili e le facce tedesche che ridevano. Le gridò: Mi raccomando la gatta... furono le ultime parole che lei intese: le altre se le portò via il motore, che andava sempre più forte.Lui era là, con il suo aspetto amato e giovanile fra i fucili e le facce tedesche che ridevano. Le gridò: Mi raccomando la gatta... furono le ultime parole che lei intese: le altre se le portò via il motore, che andava sempre più forte.
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La morte della gatta nera… Mi ha rubato la salsiccia urlò la Minghina (la vicina). LAgnese tirò fuori dalla bocca della gatta un topo e disse: Ecco la salsiccia e buttò il topo morto dalla finestra, ai piedi della Minghina. Sul muretto dellaia stavano seduti il maresciallo tedesco e una delle ragazze٭. Il maresciallo rise e disse gatta kaputt. ٭ una delle figlie della vicina, la Minghina Kurt, un soldato grasso, veniva in quel momento dalla strada. Era ubriaco. Il maresciallo gli parlò con forza e lui si appoggiò al muro, dietro la casa. La gatta saltò dalla finestra. Forse cercava il topo. La raffica la raggiunse in una piccola nube di polvere [...]
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Il rifugio Il canneto: basta fare un passo indietro in mezzo alle canne per diventare invisibili. Ma le canne non portano ombra. […] il sole era sempre su di loro: bruciava la schiena, anneriva la faccia, pesava come un carico sulle loro spalle. La terra, le canne e la legna secca si riempivano di calore, tutto rimaneva caldo ed arido anche dopo il tramonto, fino a quando cominciavano a svolgersi i veli sottili della nebbia. Si sentiva allora lodore di morto degli stagni, odore di muri marci, di stracci bagnati...
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Azioni alla luce della luna Erano sere di luna piena, non belle per le azioni. Ma quasi sempre i partigiani facevano lo stesso i due gruppi, uno con Clinto, laltro con il Comandante. Andavano in direzione opposta verso le due grandi strade ai bordi della valle [...]. I partigiani rientravano al campo e mettevano le armi nella capanna dellalbero, i sacchi di frumento in cucina, il conto dei morti nella memoria. Tornavano con le prime luci dellalba, sempre carichi di sporte. Con loro,qualche volta, un prigioniero (un tedesco o una spia) che poi, dopo essere stato interrogato, veniva ucciso.
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LAgnese e la Minghina: il contrasto LAgnese disse: Io i tedeschi in casa non li voglio. Le due figlie della Minghina si misero a ridere piano, di nascosto. E la Minghina osservò: Se vengono, bisogna prenderli, cè poco da fare. Troverò il modo che non vengano a casa mia, disse lAgnese, senza guardare in faccia le vicine. E meglio che non portiate più da mangiare a quelli che sono nascosti alla Canova, disse una delle ragazze, e sua madre le dette una spinta per farla tacere. LAgnese si voltò di furia: voleva rispondere qualche cosa, aveva voglia di darle uno schiaffo, ma si trattenne. Dopo la sera della rivoltella e delluomo grasso, i rapporti erano cambiati [...] Avevano paura: la Minghina per le figlie e le figlie per se stesse, lAgnese per i compagni. Se ne vendicavano dandosi a vicenda le notizie che facevano dispiacere, che rammentavano a ciascuna di essere in potere dellaltra. Dietro la Minghina cerano i fascisti, dietro lAgnese i partigiani: tiravano, ognuna dalla sua parte, la corda tesa della minaccia.
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LAgnese va a morire Renata Viganò Realizzato da Teoldi Silvia A.S: 2007/2008 ISTITUTO ISIS EINAUDI CLASSE 3 AT Prof. Bruna Maria Pestelli Musiche Lultima superstite – Modena Immagini Archivio le immagini della guerra partigiana Microsoft Encarta
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