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PubblicatoFaustino Fedele Modificato 10 anni fa
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Un futuro da formare Inclusione Sociale: diritto per tutti, dovere di tutti Ferrara, 4 luglio 2008 Contributo degli Enti di Formazione 1. Una questione di diritti 2. Lavoro: uno strumento per la dignità della vita 3. Integrazione di servizi e di politiche 4. Non discriminazione + azioni positive 5. Da un modello medico ad un modello sociale 6. Le proposte degli Enti di formazione
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Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità: “diritto a godere del più alto livello di salute, istruzione, inserimento lavorativo, partecipazione sociale,... potenzialmente raggiungibile, senza alcuna discriminazione basata sul grado di disabilità”. La Convenzione ONU sancisce che le persone disabili debbano poter offrire il loro contributo alla comunità al pieno delle loro potenzialità. La Convenzione prevede che gli Stati che la ratificano emanino leggi e misure per garantire i diritti, e abolire pratiche discriminatorie. Il P.O.R. E. R. ha adottato l’obiettivo specifico di “sviluppare percorsi di integrazione e migliorare il (re)inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati per combattere ogni forma di discriminazione nel m. d. l.” La formazione è strumento di politica del lavoro, ma anche di promozione della persona, a maggior ragione per persone in situazione di svantaggio. La centralità data alla persona presuppone la personalizzazione dei servizi per la formazione e per l’impiego.
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Il lavoro, per la persona, serve ad acquisire indipendenza ed autonomia economica, ma soprattutto a favorirne la realizzazione personale. I bisogni delle persone in situazione di svantaggio sono complessi ed afferenti a diverse sfere (sanitaria, formativa, lavorativa, sociale, …). L’obiettivo vero è la migliore partecipazione e qualità della vita possibili. Quindi l’attenzione è centrata su di un progetto di vita, di cui il lavoro è componente importante ma non la sola. La formazione, negli Enti che si occupano di Inclusione, è finalizzata al lavoro (contrattualizzato e retribuito) in tutti i casi in cui esso è possibile. Negli altri casi essa deve comunque offrire risposte lavorative, intese come impegno che dia senso e dignità alla vita.
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Deve essere incoraggiato “il dialogo sociale al fine di promuovere la parità di opportunità per tutti”. Dal testo dell’Art. 13 della Direttiva CE 78/2007 Un solo soggetto non può soddisfare tutti i bisogni, occorre l’integrazione dei servizi e delle politiche sociali, sanitarie, formative e del lavoro. Se al centro vi sono le persone, occorre una presa in carico globale ed integrata da parte di vari soggetti, con una progettualità condivisa e partecipata e che integri, se necessario, diversi canali finanziari. Gli Enti operano con Istituzioni, Centri per l’Impiego, Azienda Servizi alla Persona, A. USL, Imprese, Cooperative, Soggetti del III Settore, secondo una logica di rete e di partnership reale. I percorsi formativi si integrano con altri servizi previsti dai Piani Sociali di Zona, dal Fondo regionale L. 68/99, dal sistema del Volontariato, ecc.
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La chiave della felicità è lo scoprire cosa una persona è adatta a fare, e il darle l’opportunità di farlo. (John Dewey) Il sistema della formazione ferrarese adotta da tempo modalità di analisi del potenziale e di progettazione personalizzata (anche se a costi maggiori, ed a volte forzando la mano a strumenti rigidi). I criteri di efficacia ex-post della formazione devono tuttavia essere più flessibili, coerentemente con le caratteristiche e gli obiettivi delle persone. Le persone in situazione di svantaggio devono essere integrate con gli altri (principio di non discriminazione) ma hanno anche bisogno di aiuti specifici (azioni positive) per avere pari opportunità rispetto agli altri. Le pari opportunità in partenza non significano pari risultati, ma il diritto che ciascuno ha di sviluppare al massimo il proprio potenziale.
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Un passaggio paradigmatico, sancito dalle recenti norme a livello internazionale e locale: Dal modello medico al modello sociale. Il sistema formativo persegue l’inserimento sociale e lavorativo agendo: - sulle persone in situazione di svantaggio: sviluppandone competenze, autonomie, capacità di relazione, motivazioni; - sui processi lavorativi delle imprese: analizzandoli, cercando di semplificarli e di renderli presidiabili da persone svantaggiate. Modello medico: la disabilità (lo svantaggio) è una condizione esclusiva della persona, come una malattia da curare. Modello sociale: la disabilità è un difetto nell’interazione tra persona e contesto, le cui barriere evidenziano i limiti della persona, discriminandola. Quindi occorre agire sulla persona (rendendola più “integrabile”) ma anche sul contesto – territorio – comunità (rendendolo più “inclusivo”).
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Art. 27 su Lavoro e Occupazione della Convenzione ONU: “Permettere alle persone con disabilità di avere effettivo accesso ai programmi di orientamento tecnico e professionale, ai servizi per l’impiego e alla formazione professionale e continua offerti a tutti”. Alcune proposte operative: - maggiore accesso di lavoratori disabili e svantaggiati alla formazione continua, secondo logiche flessibili e personalizzate, per una maggiore produttività e sicurezza e per la prevenzione della perdita del lavoro; - formazione permanente aperta a persone svantaggiate, comprese quelle che “lavorano” come soci volontari nelle imprese sociali (come diritto di tutti al lifelong learning) alla pari di lavoratori in C.I.G., stagionali, …; - maggiore collaborazione tra imprese profit e no profit (le cooperative sociali vanno valorizzate per il loro grande potenziale di occupazione e crescita per le persone difficilmente inseribili nel m. d. l.); - tematica diffusa sull’accoglienza e l’integrazione all’interno dei piani di formazione aziendale dei lavoratori e supporto continuo alle imprese; - dialogo permanente sull’inclusione, per studiare e sperimentare un modello ferrarese che offra opportunità alle persone, non sia troppo rigido e vincolante per le imprese, e valorizzi il ruolo del III settore.
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Facciamo si che la Convenzione ONU inauguri un tempo in cui quanti nel mondo sono disabili diventino cittadini a pieno titolo della società. Kofi Annan, ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Conclusioni: Occorre una volontà comune per superare barriere e rigidità, anche con soluzioni coraggiose e sperimentali, da individuare attraverso un lavoro di co-progettazione / programmazione tra le Istituzioni e i vari Soggetti del territorio in grado di portare contributi. In questa provincia sono state già realizzate alcune iniziative importanti (talvolta anche in modo “pionieristico” ed innovativo, ed anche rispetto ad altre province della regione). Cerchiamo allora di fare un ulteriore “scatto” che, partendo dal Patto per l’Inclusione già siglato da molti soggetti locali, porti ad offrire maggiori e migliori opportunità per tutti. G R A Z I E
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