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PubblicatoGiovannetta Orlando Modificato 10 anni fa
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OLTRE LE CONOSCENZE: IL RUOLO DELLE EMOZIONI TRA RISCHIO E RISORSA Corso di formazione tutela minori Ferrara,13 maggio 2009 M.T. Pedrocco Biancardi
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ASCOLTARE: UN IMPEGNO SERIO Altro è udire o sentire, altro è ascoltare L’ascolto è un’attività interattiva, che presume coinvolgimento reciproco e intenzionalità Impegna comunque le facoltà cognitive L’ascoltatore deve valutare, selezionare, memorizzare il messaggio che sta ascoltando Il narratore verifica l’ascolto e ne sollecita la qualità.
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ANCHE GLI OCCHI PARLANO E ASCOLTANO La dimensione analogica è fondamentale nell’interazione verbale: gesti, espressioni, atteggiamenti del corpo possono smentire, confermare o arricchire le parole del narratore Che a sua volta, anche senza parole, riceve messaggi chiarissimi dall’ascoltatore sul credito, l’interesse, l’affidabilità che gli attribuisce.
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NON SOLO COGNITIVO Nel gioco interattivo del racconto – ascolto non è impegnata solo la mente: il racconto può avere contenuti più o meno interessanti, può essere presentato con un analogico coinvolgente o indifferente: entrano in gioco le emozioni Emozioni inquietanti o rasserenanti, produttrici di cortisolo o endorfine, a seconda dei contenuti.
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IL VALORE DEL CONTESTO Anche la cornice di significato, il contesto fisico, l’ambiente, la storia individuale e condivisa tra i due interlocutori determinano la qualità del rapporto, quindi dell’ascolto La diade che si forma è del tutto originale e particolare, condizionata da tante variabili eppure del tutto autonoma e imprevedibile, esposta a variazioni di posizioni e di significati in corso d’opera.
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MA QUANDO SI TRATTA DI UN BAMBINO … … Le cose necessariamente cambiano Perché il rapporto non è paritario, ma fra un soggetto forte e un soggetto debole e particolarmente sensibile all’analogico Tra adulto e bambino la relazione è comunque asimmetrica: l’adulto è up, il bambino è down Questo problema deve essere molto presente all’adulto, se vuole rispettare e aiutare il bambino.
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E PER DI PIU’ VITTIMA … L’asimmetria è molto più marcata, pesante Perché il bambino non solo non ha tutte le conoscenze e le potenzialità comunicative dell’adulto, ma qualche adulto, di cui si fidava, gli ha fatto del male Quindi diffida, è reticente, passivo o ribelle a seconda delle sue scelte strategiche precedenti per proteggersi dagli adulti.
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I PENSIERI DEL BAMBINO VITTIMA Non sono solo pensieri legati alla circostanza Sono pensieri maturati nella solitudine, per darsi ragione di quanto gli accadeva Uno domina su tutto: è colpa mia Duplice colpa: di aver provocato un disastro con il comportamento e con la rivelazione Di qui la reticenza, la vergogna, la fantasia, la smemoratezza, soprattutto la paura.
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FATTI, PENSIERI, STORIA DEL BAMBINO Sono il contenuto dell’incontro/ascolto Mai fermarsi ai soli fatti: ascoltare i pensieri Chi ascolta per curare deve entrare nei pensieri, farli emergere, entrare in contatto Ma soprattutto deve cogliere le emozioni, che devono prendere forma e riconoscibilità attraverso la parola Legittimare le emozioni.
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ENTRANO IN GIOCO LE EMOZIONI DELL’ADULTO Inconsapevoli e incontrollabili: Non può essere vero, il bambino inventa, è suggestionato, ha capito male, è bugiardo… (Roccia, Foti, 1998) Emozioni razionalizzate: Non è giusto far parlare il bambino, dimenticherà; non sono in grado di fare questa cosa, non so come cominciare; e se mi chiede … cosa gli rispondo?
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L’INCONTRO TRA DUE EMOZIONI Quella del bambino, che ha già sperimentato l’inaffidabilità degli adulti (modelli operativi interiorizzati) Quella dell’adulto, che teme di scoprire fatti che non corrispondono in alcun modo all’idea di adulto, di genitore, di operatore dell’aiuto, di cittadino, di persona umana, di rapporto adulto-bambino che si è fatto, per la quale si impegna e in cui crede.
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RIEPILOGANDO …. I contenuti dell’adulto sono il tempo, la pazienza, il rispetto (evitare suggestioni, compassioni, anticipazioni), l’empatia I contenuti del bambino sono fatti, pensieri, emozioni Il destino e l’efficacia dell’incontro non dipende da strategie prefabbricate, ma dalla consapevolezza dell’adulto che le emozioni possono dare verità e comprensibilità alle parole, ma anche inibirle.
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