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PubblicatoMaddalena Berardino Modificato 10 anni fa
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Molti anni fa in un villaggio in riva al mare viveva un marinaio che aveva navigato in tutti i mari del mondo e aveva esplorato i paesi più strani e misteriosi. Gli erano capitate molte avventure, a volte tremende, perciò aveva deciso di non viaggiare più.
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E poi il villaggio dove viveva era talmente bello ! La terra era coperta di prati verdi e violetti, dappertutto c’erano degli alberi dalle foglie amaranto, celestine, verdi e lilla, tra gli alberi volavano uccelli gialli così leggeri che potevano appendersi alle nuvole a testa in giù.
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Navigò per due giorni e due notti in mezzo al mare, finchè, all’alba del terzo giorno, tra le onde blu apparve… Un giorno però gli tornò la voglia di viaggiare, caricò la sua barca e partì.
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Uno strano pesce rosso, ma talmente luminoso che sembrava d’oro. Il pesce si girò e gli fece cenno con la pinna di seguirlo. Il marinaio navigò tutto il giorno seguendo il pesce rosso fino ad un’isola tutta colorata. Poi sempre seguendo il pesce cominciò a risalire la corrente di un fiume.
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Era notte e il cielo era illuminato da una luna grossa come un melone. Ma a un tratto apparve una strana ombra, una figura dal viso crudele, con le lunghe dita volteggianti e i capelli e la veste agitati dal vento, che cominciò a gridare con voce ululante: Sono lo spirito della tempesta! Marinaio torna nel mare se non vuoi morire nella mia furia.
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Cominciò a soffiare un vento fortissimo e le acque del fiume divennero improvvisamente tumultuose. Cominciò a scrosciare una grandine furiosa, a cubetti, talmente fitta che il marinaio quasi non ci vedeva più. La corrente del fiume si era messa a spingere la barca, anzichè verso il mare, verso… una cascata! Subito si tuffò in acqua per evitare di rimanere schiacciato dalla barca precipitando…
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Quando il povero uomo tornò a galla si accorse che quello che vedeva era davvero insolito perché l’acqua era fatta di quadrati: più chiari, più scuri, più gialli sotto la luna, più blu e anche neri nel buio. Ma all’improvviso nel lago avanzarono tre enormi pesci ferocissimi, tutti quadrettati. Per fortuna aveva ancora il suo arpione e potè liberarsene prima di distendersi stanco morto sul fondo della barca a riposare.
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Al mattino si accorse che sulla cima di due colline si alzava una città. Ma, come l’acqua del lago, era tutta fatta di quadrati: le sue case erano tanti quadratini, piccoli e grandi, larghi e stretti, di tanti colori diversi che, nella luce chiara del mattino, sembravano lievi lievi: giallini, rosa, celesti, lilla.
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Legò la barca a un masso e si diresse verso la città. Intorno a lui c’erano prati, macchie e boschetti tutti quadrettati. In un prato vide molti fiorellini quadrati di molti colori.
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Ma mentre giocava a indovinare dal colore che fiori fossero, apparve una strana famiglia tutta un po’ fatta di quadrati: due cagnolini, il padre, la madre con una bambina per mano e una ragazzotta dall’aria un po’ tonta.
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Quando seppero che era uno straniero, il padre esclamò: - Si avvera la leggenda della nostra isola! Vieni, la gente impazzirà di gioia – e si incamminarono fra giardini e giardinetti di ogni colore.
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Da vicino i colori di tante case apparivano molto più scuri: rossi, verdi, azzurri, blu; persino il cielo sulla città era cupo, quasi violaceo. Quando videro il marinaio, tutti si misero a festeggiare dicendo: - Uno straniero! Si avvera la leggenda! Allora siamo liberi!
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Tra la gente si fece avanti il maestro di danza. -Dobbiamo metterci a suonare e a ballare! – disse. -Sei matto? Vuoi che finiamo in galera? – risposero molti. -E’ arrivato uno straniero, lo volete capire o no che la leggenda si avvera? – E allora tutti andarono a prendere i loro strambi strumenti quadrettati.
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Intanto il cielo scuro schiariva e si copriva di quadrati colorati, che si affiancavano, si sovrapponevano, mutavano: erano i colori di quella musica. E tutti ballavano intorno al marinaio, seguendo il maestro di danza che suonava un flauto d’argento.
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Arrivarono in una piazza dove c’era un palazzo con una facciata tutta fatta di vetri colorati. Qualcuno cominciò a mormorare: -Ssst, è pericoloso! Smettiamo di far rumore! A un tratto sulla facciata di vetro si spalancò una porta e sulla soglia apparve …
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-Io ho stabilito che nella mia isola nessuno suoni e balli. Che nessuno straniero vi metta piede. Lui è quel furfante che ha ignorato il mio spirito della tempesta, la mia grandine, la mia cascata magica, i miei pesci ferocissimi! IL PRINCIPE NERO!
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- Pensavate che questo stupido straniero vi avrebbe liberato? Sapete che nella mia isola maledetta è proibito suonare, cantare e ballare! Volevate ballare? Adesso vi faccio ballare io… Alzò il suo magico scettro d’oro e tutti si misero a ballare… Ma per la PAURA!
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Il cielo era ridiventato buio:e nel cielo cominciarono ad apparire tanti quadrati scuri, grigi, neri, bruni rossastri azzurrognoli, ma tutti un po’ storti, come se premessero troppo gli uni contro gli altri. In mezzo si accendevano dei quadrati più chiari, giallognoli e aranciati, ma sembravano imprigionati dai quadrati scuri.
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I poliziotti del principe si lanciarono sulla folla e, menando bastonate, la spinsero sotto un cavalcavia. Il marinaio si arrampicò sopra il cavalcavia e gridò: - Ribellatevi! Loro sono pochi e voi siete tanti! Viva la libertà! Ma il principe nero gli scagliò addosso il suo scettro avvelenato, facendolo cadere giù dal cavalcavia.
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Allora la folla fu presa dalla furia e tutti insieme, uomini e donne, si buttarono sui poliziotti in una lotta furibonda, picchiandoli di santa ragione. Accesero delle fiaccole ed entrarono nel palazzo del principe dando fuoco a tutti gli oggetti neri misteriosi che gli servivano per le sue magie nere. L’incendio divampò crepitando in mezzo alla città buia, illuminata da una grande luna gialla.
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Il marinaio si avventò contro il principe nero, colpendolo col suo stesso scettro magico e quello si disfece in un mucchio di cenere. Rimase solo la sua corona con cui si misero a giocare i bambini. Alla fine tutti se ne andarono a dormire e quella notte la città dei quadrati magici divenne... Una città di sogno !
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