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L’Alto Medioevo Diana Dragoni.

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Presentazione sul tema: "L’Alto Medioevo Diana Dragoni."— Transcript della presentazione:

1 L’Alto Medioevo Diana Dragoni

2 ETA’ DI MEZZO PER CHI?! Il termine Medioevo indica età di mezzo ed è una definizione che risale alla tradizione umanistica, i cui rappresentanti vedevano nell’epoca precedente alla loro uno strappo rispetto al mondo classico. Il Medioevo, in sostanza, rappresentava quel lungo intervallo di circa dieci secoli tra l’Antichità e l’inizio dell’età moderna. Al termine si associò una connotazione negativa, sia da parte degli intellettuali umanisti sia da parte degli illuministi. Questi ultimi, in particolare, vedevano nell’età di mezzo una fase di oscurantismo e di oblio della ragione, determinato dai fanatismi e dai dogmatismi religiosi. Oggi, invece, la storiografia ha notevolmente rivalutato quest’epoca, vedendo in essa una fase storica importante, densa di processi politici e sociali che furono alla base del successivo costituirsi degli Stati nazionali europei. L’Europa dell’Alto Medioevo, caratterizzata dal proliferare dei regni romano – barbarici e, in seguito, dalla restauratio imperii carolingia, sarà il luogo in cui si fonderanno e si armonizzeranno (spesso a prezzo di conflitti e di incomprensioni) la storica e grande eredità greco – romana con la civiltà delle popolazioni germaniche del Nord. Tale fusione avverrà, prevalentemente, intorno alla comune adesione al Cattolicesimo.

3 I REGNI ROMANO-BARBARICI ALLA CADUTA DELL'IMPERO
Dalla frantumazione dell'impero romano d'Occidente, sorsero i regni romano-barbarici, cosiddetti perché costituiti sia da popolazioni romane che da popolazioni germaniche. I più importanti furono i Vandali nell'Africa settentrionale, i Visigoti in Spagna, i Franchi in Gallia e gli Ostrogoti nella penisola italiana. Diversa sorte ebbe l'impero romano d'Oriente che non fu battuto dai barbari e sopravvisse ancora per altri dieci secoli.

4 La coesistenza nei regni «ibridi»
I popoli germanici si stabiliscono sul territorio a seguito della stipula di foedera. Collaborazione tra classe dirigente germanica (potere politico e militare) e aristocrazia romana (amministrazione dello stato). Coesistenza iniziale tra due ordinamenti giuridici separati, che consentivano a Romani e Germani di vivere ciascuno secondo le proprie leggi. Convivenza tra l’arianesimo dei Germani e il cattolicesimo professato dai Romani. I barbari adottarono progressivamente uno stile di vita simile a quello dell’aristocrazia terriera di origine romana, accogliendone in alcuni casi i comportamenti e i valori. Sono l’esito di un lungo processo di deterioramento dell’autorità imperiale nei territori d’Occidente e della graduale infiltrazione dei popoli germanici i confini dell’impero che ebbe inizio nel II sec. d.C. I popoli germanici si stabiliscono sul territorio a seguito della stipula di foedera, strumenti diplomatici in uso fin dall’alto impero, tramite cui Roma si intromette nelle questioni interne alla tribù germaniche residenti oltre confine: si concedeva a tribù e popoli germanici entrati in territorio romano il diritto di stabilirvisi, ricevendo terre in cambio di alleanza militare (i barbari avevano il diritto di sfruttare un determinato territorio e il dovere di difenderlo dalle incursioni di altri barbari). Quello dei foedera fu una mossa estrema dell’impero: impossibilitato a difendersi, non più in grado di respingere le invasioni, l’impero cercava di far “diventare romano” chi lo aveva attaccato e sconfitto, sperando di eliminarne la combattività, di assorbirne la forza eversiva. L’aristocrazia barbara tenne per sé il potere militare e il monopolio delle armi (l’esercito divenne esclusivamente germanico, solo i germani potevano usare le armi), mentre l’amministrazione pubblica rimase nelle mani della popolazione romana. In campo religioso, in alcuni regni l’arianesimo dei Germani e il cattolicesimo professato dai romani si trovarono a convivere senza interferenze e contrasti (come nel regno degli Ostrogoti in Italia, anche se fino a un certo punto), in altri i barbari finirono per convertirsi (come nel caso dei Franchi), in altri ancora le differenze religiose furono la causa di forti dissidi (es. Vandali). Dal punto di vista sociale e culturale dove l’incontro tra le due culture fu più pronunciato, si determinarono significativi cambiamenti nel modo di vita dei barbari: originariamente contadini e guerrieri, si trasformarono in proprietari terrieri e adottarono progressivamente uno stile di vita simile a quello dell’aristocrazia terriera di origine romana, accogliendone in alcuni casi i comportamenti e i valori. Sul piano giuridico (cioè del diritto), i barbari affiancarono le proprie tradizioni alle leggi romane esistenti, che furono mantenute in vigore poiché erano adatte a garantire il funzionamento di una società più complessa. In molti regni le leggi della tradizione barbarica giunsero ad una codificazione scritta in latino (ad es. la Lex Romana Burgundiorum, la legge romana dei Burgundi, le raccolte di leggi dei Visigoti) e si aprirono progressivamente all’influenza del diritto romano; si trattava di codici di leggi romano-barbariche, compilazioni legislative elaborate dai re germani (e dai loro giuristi) per gestire i rapporti e dirimere le controversie fra i sudditi. Numerosi storici ritengono tuttavia che, nella maggior parte dei casi, almeno in un primo momento, abbiano continuato a coesistere due ordinamenti separati, che consentivano a Romani e Germani di vivere ciascuno secondo le proprie leggi.

5 L'Occidente verso il 600

6 “Alla fine del VI secolo, l’Europa era un paese profondamente selvaggio” (Georges Duby, 1983)
Paese selvaggio perché nel corso dell’alto Medioevo, non solo le città persero d’importanza o scomparvero, o addirittura furono costrette a cambiare sito - ma va ricordata anche la nascita di nuovi nuclei come Amalfi, Venezia, Ferrara o Viterbo -; insieme ad esse si manifestò anche la scomparsa di molti villaggi che si erano sviluppati lungo le vie di traffico e la stessa sorte subirono molte strade sempre meno frequentate a vantaggio di nuove direttrici, soprattutto fluviali. La profonda trasformazione dello spazio viario e urbano costituisce uno degli aspetti più tipici dell’alto Medioevo; il controllo e la manutenzione del territorio si fecero sempre meno attenti fino a scomparire, provocando un progressivo decadimento dei quadri ambientali, l’ampliamento dell’incolto e l’avanzata della foresta, l’espansione delle aree paludose, le città si spopolarono (per le strade di Pavia, la capitale del regno longobardo, cresceva l’erba, riportano le cronache).

7 L’Alto Medioevo Nei primi secoli dell’Alto Medioevo (VI, VII e parte del VII secolo) nell’Europa occidentale si verificò un generale peggioramento delle condizioni di vita. Alle invasioni e alle guerre seguivano oltre che saccheggi anche carestie ed epidemie, come la peste del 542, che causavano un enorme calo numerico della popolazione. Le città romane sopravvissero, ma divennero più piccole e si protessero con mura difensive. Gli edifici dell’antichità romana, anfiteatri, terme, fori, etc., cominciarono a cadere in rovina o furono usati per altri scopi, secondo i bisogni della popolazione. Le chiese cristiane cominciarono a divenire elementi tipici del paesaggio italiano. A causa del calo demografico non c’era più gente sufficiente a coltivare le campagne, e lo stesso fabbisogno di prodotti agricoli era minore, perciò le zone coltivate si ridussero. Paludi, boschi e foreste occupavano vaste superfici, ma costituivano comunque un’importante fonte di risorse. Le foreste fornivano legname utile per riscaldarsi ,per costruire case e mobili. Nelle foreste si poteva andare a caccia o raccogliere frutti selvatici. Vaste zone non coltivate erano pascolo per gli animali. Paludi e acquitrini fornivano pesce. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

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9 Il calo demografico Il Medioevo inizia e finisce con un calo della popolazione, il secondo (nel XIV secolo) molto più grave del primo (VI-VIII secolo). Entrambi sono causati da flagelli come la guerra, la carestia, le malattie infettive, fra cui la più terribile è l’epidemia di peste nera che colpisce l’Europa nel Trecento. Fra i due cali demografici c’è una grande crescita che comincia nel IX secolo e diventa inarrestabile fra il X e il XIII, raddoppiando quasi la popolazione europea. Il calo demografico secondo alcuni storici è databile a partire dal II secolo dopo Cristo, ma nel corso del VI ebbe un’accelerazione dovuta ad un’epidemia di peste, o ad ondate epidemiche di vaiolo, mentre nelle aree paludose si diffondeva sempre più la malaria. Si associavano anche, nella penisola italica, gli esiti della guerra greco-gotica e la successiva invasione longobarda. Se non è possibile avere dati demografici certi per il primo Medioevo - solo a partire dal IX secolo si possono utilizzare alcuni censimenti riportati negli inventari di alcune proprietà carolinge - alcune cifre sono comunque state fatte dagli studiosi. La conclusione è che nel complessivo calo demografico non tutte le zone ne risentirono allo stesso modo: per esempio nella penisola italiana, nel VI secolo, si calcola una popolazione di circa 2 milioni e mezzo di abitanti, mentre era di quasi 7 milioni nel primo secolo dopo Cristo, in Inghilterra la popolazione era inferiore al mezzo milione di abitanti, in Germania è stata ipotizzata una densità di popolazione di 2,2 ab. per kmq a fronte di uno spazio coltivato che non superava il 3,5-4% del totale e per una popolazione totale che inclusa la Scandinavia doveva aggirarsi intorno a 3,5 milioni. Un forte calo demografico, fino al 50%, si verificò tra gli anni quaranta del VI secolo e il 700 per le devastanti epidemie che pervasero l’Europa. Meno interessate furono le zone ad est del Reno, dove gli spostamenti migratori erano solitamente compensati da altri flussi e comunque in queste aree le epidemie ebbero minore incidenza grazie al clima freddo che ne limitava il contagio. Una ripresa demografica si ebbe poi nel corso degli altri secoli dell’alto Medioevo. Per quanto riguarda le città, nell’Occidente cristiano prima del X secolo apparivano poco popolose, diversamente dalle più ricche regioni orientali dove la popolazione dei centri metropolitani era compresa tra le e le unità (Salonicco, Antiochia), con la punta massima della capitale Costantinopoli che sembra raggiungesse i abitanti. Un numero di abitanti come quello si Salonicco contavano anche città islamiche come il Cairo e Cordova. 

10 La foresta «Foris» e «silva» «Res nullius» per i Romani
Pascolo e riserva di caccia per i Germani La parola, derivata dal latino foris, “al di fuori”, indicava semplicemente un’area, che poteva essere boscosa o no, vietata all’agricoltura; ma, dal momento che era un territorio che doveva essere lasciato incolto, almeno la maggior parte di esso tendeva a ricoprirsi di alberi, con la conseguenza che foresta ha finito per sostituire l’antica parola latina silva. Nell’antichità, la foresta era considerata terra di nessuno (res nullius), dunque nell’Impero Romano diveniva automaticamente proprietà dello Stato; tra i Germani invece era patrimonio della comunità che la utilizzava come pascolo o come riserva di caccia. Il Medioevo ereditò soprattutto la tradizione germanica: la foresta era area di svago per le battute di caccia dei nobili, ma anche un’importante fonte di cibo e di risorse per i villaggi. In Italia, nell'Alto Medioevo, lo spopolamento, la crisi demografica, la decadenza del sistema stradale romano e il mutamento dell'assetto economico portarono alla cosidetta "reazione selvosa". "I boschi medievali erano degli ecosistemi ricchissimi, vere e proprie miniere di materie prime" Alcune delle risorse economiche più importanti erano: - il cibo, per il sostentamento della comunità rurale; - le piante mediche, per le pratiche mediche e magiche; - i coloranti, per tingere i tessuti; - il legno, usato, soprattutto in epoca altomedievale, come materiale edilizio oltre che per la produzione di arnesi da lavoro e oggetti di uso comune; Le foreste avevano una grande importanza per l'economia curtense e, successivamente, dei castelli; furono, perciò, luoghi particolarmente contesi dai vari allodieri e castellani.

11 L’espansione della foresta fu favorita dalla situazione climatica che dal V alla metà dell’VIII secolo fu caratterizzata da un abbassamento delle temperature e intensificazione delle precipitazioni, a cui avrebbe fatto seguito un periodo (fino alla metà del XII secolo) più secco e caldo. La diffusione della foresta, ovviamente, appariva diversamente distribuita: le regioni mediterranee, soggette a intensi sfruttamenti del suolo nei secoli precedenti, non videro la ricostituzione di grandi boschi, decisamente più controllabili con il fuoco da parte di agricoltori e pastori; diversa fu la situazione a nord delle Alpi e ancor più nei territori ad est del Reno, dove la pratica agricola delle popolazioni germaniche non aveva più di tanto intaccato l’espansione boschiva. La foresta, che a noi sembrerebbe il semplice segno di una recessione, per gli uomini dell’alto Medioevo assunse un importante ruolo economico, oltre al regno di un immaginario sempre più diffuso. Il bosco era il regno del pascolo dei maiali, di una grande quantità di animali selvatici, il luogo di molti prodotti spontanei che entrarono ad arricchire la dieta contadina, questo finché il bosco rimase aperto alla caccia e alla libera raccolta dei prodotti. Il bosco offriva inoltre grandi quantità di legname ad uso domestico-artigianale e, potremmo dire, industriale, come il castagno per le imbarcazioni.

12 Le risorse della foresta
Cibo (cacciagione, frutti, bacche e funghi) Medicina (piante officinali e velenose) Miele, pappa reale, cera per candele (alveari) Olio come combustibile e condimento (nel Nord Europa da noci e semi di faggio; nel mediterraneo dai boschi di ulivi) Foraggio per animali (ghiande e foglie cadute ricche di Sali minerali) Imbottiture per materassi («piume di legno» cioè foglie secche) Torce, pece e colla (dalla resina prodotta dalle conifere ) Circa il 40% del combustibile che veniva bruciato nei camini o nei focolari (dal carbone raccolto nel sottobosco) Tegole, coperture per capanne e per imbarcazioni e perfino canestri (dalle cortecce ). Liscivia per il bucato e fertilizzanti (dalla cenere degli Cuoio, pellicce e corna per fabbricare corni potori, manici di coltelli e, a volte, manici di archi (dalla caccia). Carburante , materia prima per attrezzi ed armi, macchine da guerra, materiale da costruzione (legno) I boschi medievali erano degli ecosistemi ricchissimi, vere e proprie miniere di materie prime. A partire dalla più elementare, il cibo, fornito al livello vegetale da frutti, bacche e funghi; senza dimenticare le piante officinali e velenose per l’elementare medicina del villaggio; o coloranti tratti dalle piante selvatiche come la robbia (rosso), la ginestra (giallo) o il guado (azzurro) per tingere i tessuti. Gli alveari nascosti nelle rocce o nel cavo degli alberi fornivano miele, pappa reale e cera per le candele. Nel Nord Europa, l’olio veniva ricavato molto spesso dalle noci e dai semi di faggio, mentre nel Mediterraneo i boschi di ulivi fornivano materia prima in quantità per quello che restava ancora il combustibile liquido più diffuso, oltre che il condimento più usato. Le foglie cadute, ricche di sali minerali, e le ghiande di quercia servivano da foraggio per gli animali; non solo, le foglie secche avevano il grazioso soprannome di “piume di legno”, dato che servivano anche per imbottire i materassi.). La resina prodotta dalle conifere veniva usata per fabbricare torce, pece e colla. Circa il 40% del combustibile che veniva bruciato nei camini o nei focolari derivava dal carbone raccolto nel sottobosco. Dalle cortecce si ricavavano tegole, coperture per capanne e per imbarcazioni e perfino canestri. Anche gli incendi potevano rivelarsi utili: dalla cenere si potevano ricavare fertilizzanti e liscivia per il bucato. La caccia, naturalmente, forniva carne, cuoio, pellicce e corna per fabbricare corni potori, manici di coltelli e, a volte, manici di archi. Ma la risorsa principale che la foresta forniva era il legno: come carburante, praticamente l’unico a disposizione fino circa alla Rivoluzione Industriale; come materia prima per attrezzi ed armi, dato che il ferro, relativamente costoso, veniva usato solo per le parti esposte, e per le macchine da guerra; e infine come materiale da costruzione, il più economico in circolazione; anche gli alberi giovani potevano essere piegati e legati per ottenere la forma desiderata per manici di falci o elementi da costruzione.

13 La popolazione della foresta
Banditi Monaci ed eremiti Rifugiati La foresta aveva anche una sua “popolazione”: i cosiddetti “fuorilegge”, ribelli e banditi che vi si nascondevano, ma anche eremiti e monaci, per i quali la foresta rappresentava il “deserto” in cui ritirarsi in solitudine e in preghiera. In tempo di guerra, inoltre, erano interi villaggi a rifugiarsi nella foresta per scampare a saccheggi e razzie.

14 Quaglie arrostite allo spiedo - miniatura dal Salterio di Luttrell, XIV secolo - Londra, British Library.

15 Daino - miniatura dal Salterio di Luttrell, XIV secolo - Londra, British Library.
Porci al pascolo - miniatura dal Salterio di Luttrell, XIV secolo - Londra, British Library.

16 La foresta come spazio dell’immaginario
Superstizioni religiose Letteratura (favole, agiografie, bestiarii) Il bosco e la foresta erano pieni di mistero per gli uomini del Medioevo. La presenza di molti animali selvatici, tra cui il lupo, e la poca conoscenza di quello che succedeva dentro il bosco durante la notte fecero nascere molte leggende: si credeva che il bosco fosse abitato da animali misteriosi, da strani personaggi, come folletti, gnomi e ninfe, maghi e streghe... Ricordo di questa percezione della foresta è da una parte nelle favole che attraverso i secoli sono arrivate fino a noi, dall’altra nei documenti storico-letterari che testimoniano l’abbondanza di superstizioni religiose dell’epoca. La letteratura cristiana (per es. agiografica) identifica il bosco nel migliore dei casi come roccaforte dei culti pagani e nel peggiore come sede di riti orgiastici, patria di streghe e di ogni bestialità. Sentirsi individui significava essere inseriti in un contesto sociale e religioso assai rigido, espressione di un'economia chiusa. A quei tempi ci si spostava poco. Il viaggio, da una città all'altra, avveniva spesso attraverso territori coperti da foreste, ed era irto di insidie. Le foreste, popolate come erano di bestie feroci e di briganti, erano davvero inospitali, ed attraversarle rappresentava un rischio reale. La chiesa indentificava quindi il bosco come la selva oscura, roccaforte del culto pagano, patria di streghe e di ogni bestialità. Dietro questo atteggiamento della chiesa si celava anche il difficile percorso di evangelizzazione delle zone rurali europee presso le quali resistevano culti pagani legati alla natura, da sempre diffusi nella cultura contadina. I bestiarii medievali hanno le loro fondamenta proprio nella concezione magico-religiosa del bosco popolato da animali feroci ma anche stravaganti. Il bestiario, ovvero "libro di bestie", è un'opera didattico-morale nella quale la descrizione degli animali è accompagnata da spiegazioni moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia.

17 La curtis Durante l'Alto Medioevo (dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente fino all'anno Mille) le città si spopolano drasticamente e i grandi proprietari si trasferiscono in campagna, seguiti da parte delle categorie produttive urbane (mercanti, artigiani). Continua a risiedere nel centro urbano il vescovo che: Media tra vinti e vincitori Svolge funzioni giudiziarie Amministra i beni ecclesiastici Ne consegue che in città decadono le strutture pubbliche e le abitazioni private ma fioriscono cattedrali, chiese, oratori. In campagna la terra venne divisa in possedimenti chiamati curtes, che appartenevano al dominus (che poteva essere il re, la chiesa o un signore locale). Ogni curtis era divisa in: pars dominica: la parte riservata al padrone; pars massarica: la parte concessa a servi o a contadini liberi. La pars dominica corrispondeva ad ⅓ della curtis e comprendeva la residenza del signore, gli alloggi dei servi, il mulino, il forno, il frantoio, i fienili, le stalle, la chiesa, il pozzo e i laboratori artigianali. Intorno vi erano terre arabili, vignetti, orti, frutteti, terre adibite al pascolo e boschi. Queste terre erano coltivate dai servi e dai coloni. La pars massarica comprendeva le terre tributarie (o massariche) ed era suddivisa in mansi, che erano dei piccoli appezzamenti di terreno con al centro la casa dei contadini e potevano essere: mansi ingenuili: affidati ai contadini liberi; mansi servili: affidati ai servi che godevano di una certa autonomia. In cambio, i servi e i contadini erano tenuti a: -versare al signore parte del loro raccolto; -lavorare i terreni della pars dominica; -pagare tributi in natura o in denaro per utilizzare il forno del signore, per raccogliere legna, per spostarsi, ecc.

18 L’economia curtense CAUSE CONSEGUENZE CARATTERISTICHE
Decadenza dell’Impero romano Vie di comunicazione in rovina Economia chiusa Invasioni barbariche Fine dei traffici commerciali Scompare la moneta Fuga dalle città verso la campagna Le curtes producono ciò che serve per la sopravvivenza dei loro abitanti Si torna al baratto Le curtes erano strutture economiche chiuse, cioè autosufficienti, organizzate in modo da soddisfare tutte le esigenze di coloro che vi abitavano.

19 Il legame vassallatico

20 I presupposti del feudalesimo
Beneficium è la concessione di terre in usufrutto da parte di un sovrano a un suo vassallo in cambio di un officium, cioè di un servizio normalmente di natura militare Vassus è la latinizzazione del celtico gwas (ragazzo) ed indicava il servo. In seguito «vasso» e «vassallo» designarono l’uomo che si legava ad un altro di condizione superiore, offrendogli il proprio servizio e la propria fedeltà e ricevendone in cambio un beneficio. Feudo probabilmente deriva dai germanici feoh (bestiame) e od (possesso), in seguitò indicò la terra concessa come ricompensa ai vassalli e sostituì dal 1000 il termine beneficio. Omaggio era la cerimonia solenne che cementava il rapporto di fedeltà tra il signore e il vassallo, culminava in un giuramento. Il feudalesimo trova le sue radici nei presupposti economici e sociali preesistenti, afferenti sia alla tradizione romana del Tardo Impero, sia al costume germanico. Nelle antiche ville dei latifondi romani il proprietario, protetto dai suoi fedeli, imponeva la sua ferrea volontà su tutti coloro che si trovassero sotto la sua dipendenza. Nei momenti più critici dell’impero, ogni villa costituì un mondo economicamente chiuso ed autosufficiente, uno spazio economico e sociale entro il quale i proprietari, a guisa di veri e propri signorotti, godevano di un potere molto rilevante. Presso i popoli germanici era invalsa l’usanza che il sovrano distribuisse terre ai loro più stretti collaboratori. I beneficiati avevano obblighi di lealtà nei confronti del re ma, a loro volta, potevano contare sulle prestazioni e sui tributi da parte dei loro sottoposti.

21 Le trasformazioni della Chiesa
Il ruolo dei vescovi non si limita agli aspetti religiosi, ma si estende a diversi ambiti della vita sociale, politica, economica. 590 opera di conversione di Gregorio Magno 728 Donazione di Sutri: il potere spirituale si trasforma in potere temporale Dal crollo dell’Impero romano d’occidente, la Chiesa andava acquistando un ruolo di grande rilievo. In Europa, dall’inizio del V sec., il papa (cioè il vescovo dei Roma) divenne il capo di tutti gli altri vescovi, che in Oriente, invece, obbedivano all’imperatore (cesaropapismo). Fondamentale fu l’opera di Gregorio Magno, che si adoperò per riformare la Chiesa e diffondere il Cristianesimo presso i popoli barbari. A lui si deve la conversione dei Longobardi (pagani o ariani), degli Angli e dei Sassoni (pagani). Il potere della Chiesa di Roma si rafforzò ulteriormente quando, nel 728, il re longobardo Liutprando donò a papa Gregorio II il castello di Sutri e il territorio circostante: fu questo il primo nucleo territoriale dello Stato della Chiesa e la base del potere temporale del Papato.

22 Il monachesimo I monasteri nell'Occidente barbarico In un mondo in violenta trasformazione, dove l'antico patrimonio religioso e culturale rischia di scomparire con la decadenza della vita cittadina, il principale fulcro di civiltà è rappresentato dal monastero. Cellula di un modello di vita basato sull'isolamento ma comunitario, codificato con equilibrio dalla celebre Regola di San Benedetto, il monastero è con i suoi laboratori un luogo di conservazione di tecniche artigianali e artistiche, con il suo scriptorium-biblioteca un deposito di cultura intellettuale, con le sue terre un centro di produzione, con le preziose reliquie che spesso vi si venerano un focolaio di vita spirituale. Il monastero è costituito da diverse parti: chiesa, scrittorio, refettorio, celle ed è circondato da campi.

23 Il monachesimo In ogni monastero c’era una biblioteca e un laboratorio di scrittura dove monaci copisti, detti amanuensi, ricopiavano a mano libri sacri e antichi testi greci e latini di poesia, scienza, storia, diritto. In oriente fin dal secolo II molti cristiani cercarono rifugio nella solitudine per servire Dio con la preghiera e la penitenza. Questi monaci eremiti scelsero di vivere completamente isolati. Alti monaci si riunirono in comunità sotto la guida di un padre e maestro, l’abate. Anche molte donne scelsero la vita monastica, soprattutto nella forma di vita comunitaria. Il padre del monachesimo occidentale fu San Benedetto da Norcia ( ) che oggi è patrono d’Europa. Nel 529 San Benedetto fondò a Montecassino una prima comunità di monaci e diede loro una Regola, cioè un regolamento che riguarda ogni aspetto della vita monastica. La Regola benedettina si può riassumere in due soli comandamenti: prega e lavora. La preghiera è fondamentale, ma accanto ad essa è tenuto in gran conto il lavoro manuale per sfuggire all’ozio e per elevarsi a Dio. I monasteri benedettini si diffusero in tutta Europa. Per mezzo dei monaci la parola di Gesù giunse nelle campagne più sperdute. I monaci distribuivano cibo ai bisognosi, curavano i malati, offrivano ospitalità ai pellegrini e si occupavano dell’educazione dei giovani. Ai monaci copisti va il merito di aver conservato tante opere di antichi autori, non solo cristiani. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

24 Le parole POTERE TEMPORALE. Indica l’esercizio del potere politico della Chiesa su un certo territorio. Le questioni temporali sono quelle della vita terrena segnata dal passare del tempo e si contrappongono a quelle dello spirito. EREMITA. Deriva dal greco e significa «solo», «isolato». Così erano chiamate le persone che decidevano di vivere isolate dal resto delmondo. ABATE. Deriva dall’aramaico abba, che significa «padre».

25 Fonti http://www.storiadidassi.it/s&d_0000a0.htm
cultura/tutela-del-territorio-nel-medioevo GEORGES DUBY, Le origini dell’economia europea. Guerrieri e contadini nel Medioevo, trad. it. V. Fumagalli, Laterza (BUL), Roma-Bari 1983.


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