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PubblicatoLauro Guglielmi Modificato 10 anni fa
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La comunione si fa servizio. Quale comunione per quale servizio?
Presupposti biblico-teologici, modelli di riferimento Percorso di formazione per volontari/operatori delle Caritas parrocchiali e delle strutture Caritas
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Iª Parte Quale comunione per quale servizio
Iª Parte Quale comunione per quale servizio? Tre modelli di riferimento: trinitario, cristologico, ecclesiologico IIª Parte La comunione si fa servizio in risposta a quale contesto e a quali bisogni? IIIª Parte Le implicanze per una pastorale della carità Attenzione
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Quale comunione per quale servizio?
I° Parte Quale comunione per quale servizio? Il modello trinitario, cristologico, ecclesiologico
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La Trinità principio e modello di comunione
La Trinità, è principio e modello di comunione per il cristiano, in quanto con il battesimo siamo stati rigenerati a vita nuova nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (cfr. Rm 5,5). Però, nonostante questa importanza, “Si può parlare di un esilio della Trinità dalla teoria e dalla prassi dei cristiani” (B. Forte). Occorre quindi recuperare il rapporto con la Trinità, principio e modello di comunione, da cui la Chiesa attinge nutrimento. Pertanto, protagonista della vita della Chiesa è Gesù Cristo morto e risorto, che ci invita a rimanere nel suo amore e in quello del Padre (cfr. Gv 15, 9-10; 17, 21), è lo Spirito Santo che ci suggerisce al momento giusto le cose che Lui ci ha detto (cfr. Gv 14, 26).
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Il modello cristologico della comunione
Per realizzare la comunione, la Chiesa è chiamata ad operare conformandosi a Gesù che ha risposto ai bisogni dell’uomo: Assumendo la condizione di servo (cfr. Lc 22, 27). Offrendoci un amore di piena donazione (cfr. Fil 2, 5-8). Proponendoci un amore su cui modellare la nostra vita (cfr. Fil 2, 5 e 1Gv 3, 16-18). Un amore gratuito (cfr. Mt 10, 8). Un amore fecondo (cfr. Gv 15, 16). Un amore come segno di riconoscimento (cfr. Gv 13, 35).
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Il modello ecclesiologico della comunione: l’agápe
La carità nella Chiesa nasce dall’agápe. Nel N.T. quando si parla di agápe, si intende: Un amore che ci è gratuitamente donato fin dal battesimo (Rm 5, 5). Un amore che ci rende partecipi della vita trinitaria (2Cor 13, 13). Un amore che ci fa nascere a vita nuova e ci fa conoscere Dio: (1Gv 4, 7-8). Un amore che ci fa vivere in comunione con Dio (1Gv 4, 16). Dio è carità accoglie perdona è fedele dona il Figlio maestro fratello discepoli dono per i nostri fratelli
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La mensa eucaristica alimenta l’agápe e la koinonìa
Nel N.T. l’espressione koinonìa indica: la comunione con Dio Padre, in Cristo Signore nostro (cfr. 1Cor 1, 9) La partecipazione al corpo e sangue di Gesù (cfr. 1Cor 10, 16) L’essere un cuor solo ed un’anima sola e il condividere tutto (cfr. Atti 4, 32-33)
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Testimonianza della carità
Eucarestia Koinonìa Testimonianza della carità (Cfr. Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 9 e 10).
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Compito della Chiesa: manifestare la comunione trinitaria
Gesù dice agli apostoli che saranno suoi testimoni (cfr. Gv 15, 9; 26) e renderanno visibile l’amore del Padre, ricevuto in Cristo per mezzo dello Spirito. Pertanto, la Chiesa è chiamata a strutturarsi come comunità che, pur nella diversità dei ruoli e nella varietà dei carismi, sollecita alla corresponsabilità di tutti (cfr. 1Cor 12, 4 e ss.).
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Gli ostacoli di ieri e di oggi alla comunione nella comunità cristiana (cfr. 1Cor 11, 17-34)
la divisione in tante fazioni. “Quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi…” (1Cor 11, 18). la chiusura di ciascuno nel proprio egoismo. “Ciascuno, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto” (1Cor 11, 21). l’insensibilità di fronte ai bisogni di altri fratelli. “E così, uno ha fame, l’altro è ubriaco” (1Cor 11, 21). Fondamentale pertanto, è il come si partecipa alla cena del Signore, perché la comunità, facendo memoria della morte del Signore, sia per tutti luogo di comunione, fonte di fraternità e carità (cfr 1Cor 11, 20-33).
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La comunione si fa servizio in risposta a quale contesto
II° Parte La comunione si fa servizio in risposta a quale contesto e a quali bisogni?
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I bisogni dell’uomo di oggi - 1
In un contesto sociale di cambiamento e di crisi “Bisogno” di dignità, di relazioni umane significative, di opportunità, a fronte di competizione e individualismo diffusi ricerca sfrenata di benessere materiale offesa alla dignità e ai diritti della persona aumento di forme di povertà marginalità ed esclusione crisi dei valori fondamentali: giustizia, onestà, famiglia, spiritualità… ?
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I bisogni dell’uomo di oggi - 2
In un contesto culturale ed esistenziale di cambiamento “Bisogno” di prospettive di speranza, di senso, di orientamento, di legami con la memoria e di prospettive progettuali, a fronte di un’esistenza appiattita sul presente ed inquieta difficoltà di vivere la comunicazione e la relazione sia in senso interpersonale che verso le Istituzioni una dimensione sempre più multietnica e multiculturale della società perdita delle proprie radici una crescente globalizzazione su più livelli
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I bisogni dell’uomo di oggi - 3
In un contesto ecclesiale di cambiamento “Bisogno” di attuare dentro le Chiese locali, le importanti acquisizioni del Concilio Vat. II: la Chiesa soggetto di pastorale che si sviluppa attorno a tre dimensioni costitutive la rivalutazione della Chiesa particolare la Chiesa come anima e fermento del mondo la riscoperta della cultura della carità e della comunione nella sua valenza evangelizzatrice a fronte di una religiosità che rischia diventare ritualismo paura di contaminarsi con il diverso e di confrontarsi con il mondo pratica di una carità ridotta ad elemosina occasionale, più che condivisione
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Quattro implicanze pastorali
III° Parte Quattro implicanze pastorali per educare a vivere la comunione come servizio
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La comunione da vivere nella logica dell’incarnazione
Cambiamenti e trasformazioni: la consapevolezza della Chiesa di essere chiamata a diventare “luce delle genti” (cfr. LG n. 1), continuando nella storia la missione di Gesù. Condivisione delle condizioni dell’uomo di oggi, specie dei più poveri (cfr. GS n. 1). Un impegno primario: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione...” (cfr. NMI n. 43).
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Centralità della carità nella Chiesa
Carità come cifra della vita cristiana, dello stile pastorale e della programmazione pastorale… (Cfr. NMI n. 49) «Ho avuto fame…» (Cfr. Mt 25, 31 e ss.): una pagina su cui la Chiesa misura la sua fedeltà di sposa di Cristo e ribadisce l’opzione preferenziale per i poveri (cfr. NMI n. 49) Carità essenza della Chiesa e non attività di segretariato sociale (cfr. DCE, n. 25) “L’amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo” (DCE, n. 31c) “L’eucaristia spinge ogni credente in Lui a farsi «pane spezzato» per gli altri e dunque ad impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno” (cfr. Sacramentum Caritatis, n. 88)
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Ma veniamo da una lunga storia con indicazioni diverse…
Sviluppo di un concetto individualistico e privatistico di vita cristiana di carità e di santità Delega agli Ordini religiosi dell’impegno di carità Nel passato la Chiesa si è strutturata più sulla base dei riti e del diritto Scarso contatto con la Parola di Dio, interpretazione riduttiva e distorta di alcuni passi
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…Allora, cosa fare in concreto? - 1
“Il discorso potrebbe farsi immediatamente operativo, ma sarebbe sbagliato assecondare tale impulso” “Prima di programmare iniziative concrete, occorre promuovere una spiritualità della comunione come principio educativo, in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo, il cristiano, i ministri dell’altare, gli operatori pastorali…” (cfr. NMI n. 43) la comunità cristiana è chiamata ad essere profezia e segno (sacramento) di questa carità di Dio, incarnandola nella storia degli uomini
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…Allora, cosa fare in concreto? - 2
Spiritualità di comunione: mistero della Trinità il fratello, uno che mi appartiene vedere ciò che di positivo c’è nell’altro saper far spazio al fratello “Senza questo cammino spirituale, a ben poco servono gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione” (cfr. NMI n. 43)
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Strumenti, metodo e progettazione pastorale - 1
I vescovi hanno istituito la Caritas, organismo con prevalente funzione pedagogica, per educare la comunità alla carità La Caritas ha assunto il metodo dell’ascoltare, osservare e discernere per animare, che permette, nel presente contesto complesso ed in continuo cambiamento, di partire dalla realtà e dare risposte di salvezza con sistematicità, organicità e concretezza, coinvolgendo la comunità Ha promosso strumenti per attuare il metodo (CdA, OPR, Lab)
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Strumenti, metodo e progettazione pastorale - 2
Caritas ha fatto propria la progettazione pastorale. Ciò permette di: evitare improvvisazione e provvisorietà, rendendo organico, continuativo e fruttuoso quanto si realizza. Ma comporta: partire da una serie di elementi conoscitivi fissare gli obiettivi prevedere tempi, risorse e soggetti da coinvolgere metodi da utilizzare ed azioni da promuovere verifiche periodiche da compiere
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Strumenti, metodo e progettazione pastorale - 3
educare a condividere ripensare stili di vita personali e familiari mettere a disposizione le proprie risorse (tempo, competenze, professionalità…) testimonianza di amore, agápe, di cui la comunità è soggetto
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In definitiva… La comunione è un dono da accogliere e far sviluppare
per offrire un vero servizio dentro la vita
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