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PubblicatoAlessandra Grieco Modificato 10 anni fa
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Una caratterizzazione specifica della pratica educativa
la responsabilità dell’educatore di fronte al «momento pedagogico» e ai risultati dell’azione educativa
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Una caratterizzazione specifica della pratica educativa
la responsabilità di fronte al «momento pedagogico» Situazioni ordinarie Situazioni specifiche I. insegnanti realizzano le lezioni correttamente dal punto di vista didattico e la maggioranza degli studenti impara bene gli argomenti nuovi (ciascuno può pensare alle attività e risultati della propria professione) ci sono studenti che non imparano molto o niente lacune nelle conoscenze bassa stima di sé condizioni sfavorevoli II. la maggioranza degli studenti viene regolarmente a scuola ci sono alcuni che fuggono dalle lezioni difficile situazione famigliare o sociale Quali sono i beni interni? Ci sono due tipi: la buona azione dell’insegnante, le competenze dell’insegnante; il risultato - l’apprendimento degli studenti e il processo del loro sviluppo cognitivo e morale C’è un solo tipo di beni interni: la buona azione dell’insegnante nasce il bisogno di un’altra azione, più adeguata, da parte dell’educatore
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Momento pedagogico (P. Meirieu, 1995)
Il momento educativo emerge, quando si percepisce la resistenza del bambino o dell’adolescente di fronte ai progetti, agli obiettivi, alla volontà dell’educatore. Di fronte alla prospettiva e al potere dell’educatore l’educando reagisce negativamente: non capisce, non accetta, ha in sé altri progetti, altri obiettivi, altra volontà, L’educatore può: Imporre il suo progetto Rinunciare abbandonando l’educando Ripensare e riprogettare l’azione educativa (la resistenza dell’educando non riconduce al potere che potrei esercitare su di lui, ma a quello, che devo esercitare su di me in quanto educatore e sul mio modo di agire di fronte all’educando)
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La riflessione pedagogica si sviluppa quando si decide di non mettere da parte tele resistenza, negandola o sopprafacendola, bensì accettandola e cercando di sviluppare un vero e proprio lavorio formativo. (Meirieu, 1995) Quando nel corso di un’azione ci si imbatte in un ostacolo bisogna fermarsi per riflettere. Si sviluppa in questo modo “il pensiero riflessivo”, cioè la ricerca delle vie di soluzione, del come andare avanti, del come superare ostacolo. (Dewey, 1961)
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Una caratterizzazione specifica della pratica educativa
la responsabilità In relazione alla qualità del rapporto educativo e alle qualità interne personali (la lezione precedente) In relazione alla qualità dell’azione educativa (competenze) e in relazione ai risultati (corresponsabilità con l’educando) In relazione alla disponibilità dell’educatore di impegnarsi in modo «non abituale, straordinario» per rispondere ai bisogni degli educandi nelle situazioni specifiche (il momento pedagogico) In relazione all’etica professionale (deontologia professionale) che scaturisce: dal ruolo sociale «La relazione educativa è reciproca, ma non simmetrica» (Educare, 220) dalla vulnerabilità dell’educando «Io sono responsabile più dell’altro, senza attendere che questo diventi reciproco, dovesse costarmi la vita» (Lévinas, 1982, 94) In relazione al bisogno di affrontare e di risolvere le antinomie educative (J.Bruner) (la lezione successiva)
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Fonti di antinomie educative
Incontro di due libertà: dell’educatore e dell’educando. Un paradosso: rispettare la libertà e autonomia del soggetto, ma nell’ordine dei fini educativi. educatore - dilemma tra formare l’educando e riconoscere la sua libertà e l’autonomia educando - dilemma tra obbedienza e libertà
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Antinomie educative (Bruner, 1997, 66-70)
il conflitto tra le aspirazioni delle istituzioni e quelle del singolo tra la promozione dello sviluppo culturale e la crescita strettamente individuale (M.Pollo, 2008, 36; Bruner, 1997, 80) tra l’agire dell’educatore e l’apprendimento dell’educando – «il successo dell’insuccesso» (M.Pollo, 2008, 31, 35)
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Quadro di analisi delle situazioni educative - dilemmi e tensioni
L’educando come individuo da trattare L’educando come individuo da interpellare Prospettive Condizioni CONTINUITÀ fornire gli elementi per lo sviluppo dei suoi progetti RINVIO a prendere in considerazione altre impostazioni L’educando come soggetto già costituito L’educando come soggetto in formazione ROTTURA con il passato, con le conoscenze e abilità non adeguate RISCHIO di interventi più decisi e incisivi
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Difficoltà Memoria pedagogica Comprensione attenta della situazione
La progettazione dell’azione educativa Il momento pedagogico e la pratica educativa Difficoltà Momento pedagogico -“Compassione” - rilettura sensibile della pratica edu. Memoria pedagogica Comprensione attenta della situazione Passaggio all’atto - modelli schemi procedure Progetto dell’intervento Ricostruzione dell’unità - momento creativo La progettazione educativa può essere intesa come formulazione di un disegno formativo intenzionale, razionalmente giustificato e calibrato su una data situazione.
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Temi per l’esame orale Spiegare la natura e lo specifico della pratica educativa (o della pratica della mia professione futura) considerata come pratica umana, identificando in essa gli elementi di ogni pratica umana che sono stati elaborati da MacIntyre. Il ruolo della comunità, della tradizione e della virtù, integrati da MacIntyre nel concetto di pratica umana, come nozioni fondamentali per la pratica educativa futura (nella esposizione bisogna integrare le spiegazioni dall’articolo di E.Berti). E. Berti, Alasdair MacIntyre: comunità e tradizione, in: G. Chiosso (ed.) Sperare nell’uomo. Giussani, Morin e MacIntyre, e la questione educativa, SEI, Torina, 2009, Esporre diversi fattori e varie problematiche legate alla responsabilità dell’educatore di fronte all’educando. Esporre le caratteristiche del momento educativo, quale è stato definito da P.Meirieu, e presentare lo schema di sviluppo di un’azione educativa proposto da questo autore.
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