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La rivoluzione Francese 1. La fine della monarchia
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Alle origini della rivoluzione
Immobilismo politico della Francia: la culla dell’illuminismo non conosce riforme. Esempio della rivoluzione americana. Malcontento dei ceti produttivi penalizzati dalla politica economica e fiscale. Cattiva congiuntura agricola e seguenti difficoltà alimentari per la popolazione. Difficoltà finanziarie dello stato.
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Luigi XVI di Borbone (1774-1792).
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Maria Antonietta di Asburgo-Lorena
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Il problema fiscale Necker ( ) e gli altri ministri delle finanze propongono: Riduzione delle spese (vita di corte, pensioni per gli aristocratici) Riforma fiscale che estenda la tassazione anche agli aristocratici. La nobiltà difende i suoi privilegi. Luigi XVI ( ) è costretto a convocare gli Stati Generali (1788)
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Il Terzo stato La leadership del terzo stato (borghesia intellettuale e imprenditoriale) vede negli Stati generali un’occasione per una riforma globale del regno di Francia. Il terzo stato ottiene una rappresentanza più numerosa degli altri stati. Nelle assemblee in cui si eleggono i delegati la discussione va ben al di là dei problemi fiscali.
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Incipit dell’opuscolo Che cos'è il terzo stato
Incipit dell’opuscolo Che cos'è il terzo stato? Pubblicato nel gennaio del 1789 dall’abate Sieyès ( )
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L’inizio della rivoluzione
Gli Stati Generali si aprono a Versailles (5/5/1789); il Terzo stato chiede che si voti per testa e non per stato. Di fronte alla resistenza del re e dei privilegiati la borghesia (e alcuni esponenti di clero e nobiltà) si proclama Assemblea Nazionale Costituente (20/5). Luigi XIV finisce con l’accettare il fatto compiuto.
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J.L. David: L’Assemblea Nazionale, riunita nella sala della pallacorda giura di non sciogliersi prima di aver dato una costituzione alla Francia. s
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Il 14 luglio Il popolo di Parigi, a seguito di notizie di movimenti di truppe contro l’Assemblea, si arma e assalta la prigione della Bastiglia. I parigini ottengono un organo di rappresentanza cittadino (la Comune). Si forma una forza armata popolare, la Guardia Nazionale, guidata da La Fayette.
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La “grande paura” Nelle campagne, colpite dalla crisi agraria, si diffonde la suggestione di un complotto aristocratico che avrebbe armato bande di briganti. I contadini assaltano e saccheggiano i castelli. L’assemblea nazionale proclama l’abolizione dei diritti feudali (4-5/8).
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I princìpi dell’89 Il 26 agosto l’assemblea approva la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Ispirata a Locke, alla rivoluzione americana ma anche a Rousseau. Sancisce l’uguaglianza e il diritto alla libertà (espressione e opinione), alla proprietà, alla sicurezza e alla resistenza all’oppressione. Nonché il diritto di concorrere a formare le leggi, espressione della “volontà generale”.
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La Costituzione del 1791 Mentre parte dei nobili fugge all’estero, Luigi XVI fa resistenza, rifiutandosi di firmare i decreti dell’assemblea. Il popolo e la Guardia Nazionale costringono re e assemblea a trasferirsi a Parigi (5/10). Tra l’ottobre 1789 e il settembre 1791 l’Assemblea assolve il suo compito di dare una costituzione alla Francia.
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Monarchia costituzionale
Viene smantellato l’assolutismo dell’ “antico regime”: Il potere legislativo va ad una Assemblea Legislativa (parlamento monocamerale), eletta dal popolo. Il Re, sottomesso alla legge, conserva il potere esecutivo (nomina i ministri senza “fiducia” parlamentare) e un diritto di veto sulle leggi approvate dall’Assemblea.
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Égalité? La maggioranza aristocratico-borghese della costituente intende difendere i propri privilegi politici e sociali: Il voto e l’eleggibilità sono limitati sulla base del censo (i cittadini sono distinti in “attivi” e “passivi”). Si aboliscono le corporazioni e si proibisce lo sciopero e le associazioni operaie.
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Amministrazione Il territorio francese, tutto sottoposto alle medesime leggi, è suddiviso in 83 dipartimenti che cancellano gli antichi confini feudali. Si attua il decentramento: le funzioni amministrative passano ad organi eletti localmente che sostituiscono nobiltà e intendenti.
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Emergenza finanziaria
Per risolvere le difficoltà finanziarie si decide di utilizzare i beni ecclesiastici. In attesa di venderli lo stato emette titoli (gli “assegnati”) garantiti da tali fondi. La modalità della vendita favorisce chi ha grandi disponibilità finanziarie: si perde l’occasione per una ridistribuzione delle terre tra i contadini.
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Assegnato da 50 lire emesso il 19 giugno 1791.
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Politica ecclesiastica
Con la Costituzione Civile del clero (1790) si riprende il “gallicanesimo”: gli ordini religiosi sono sciolti; vescovi e parroci sono stipendiati dallo stato e sottoposti al suo controllo. Il Papa Pio VI la rifiuta. Alla richiesta di un giuramento di fedeltà allo stato il clero si divide tra “refrattari” e “costituzionali”
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L’atteggiamento del re
Per funzionare, il nuovo regime richiedeva la collaborazione del re. Ma Luigi XVI mantiene un atteggiamento ambiguo: Sembra cedere alla Costituente, ma non trascura tentativi controrivoluzionari (una sua fuga viene sventata a Varennes il 20/6/1791), indebolendo la posizione dei filomonarchici di fronte ai repubblicani (giacobini, cordiglieri)
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I Girondini e la guerra Nel parlamento del 1791 in maggioranza sono i “Girondini” (repubblicani moderati) che propongono la guerra contro Austria e Prussia (sostenitrici del vecchio regime) come mezzo per rafforzare la rivoluzione. Il re li appoggia sperando nella sconfitta e nella restaurazione. Solo i Giacobini si oppongono.
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