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PubblicatoPatrizia Fede Modificato 10 anni fa
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La materia: modelli, teorie, substrato ontologico Alessandro Cordelli Firenze 21 novembre 2012
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Nell’esperienza quotidiana la materia è: localizzata impenetrabile persistente …è ben descritta dalla fisica classica (deterministica)
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Sembrerebbe logico estendere gli stessi caratteri anche agli oggetti microsocpici (molecole, atomi, particelle subnucleari…)
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…in questo modo però si cade in contraddizione con i risultati sperimentali corpo nero (Planck 1901) effetto fotoelettrico (Einstein 1905) livelli atomici (Bohr 1912)
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Nella teoria quantistica la materia non è localizzata
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Nella teoria quantistica la materia non è impenetrabile
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Nella teoria quantistica la materia non è persistente
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Il comportamento degli oggetti quantistici non è comprensibile in terminidella fisica classica e delle usuali categorie ontologiche…
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…una particella può muoversi lungo due traiettorie alternative…
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…oppure attraversare un muro come un fantasma
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Le particelle elementari che obbediscono alla meccanica quantistica sono a loro volta descritte in termini di substrati più elementari: i campi quantistici…
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…o la teoria delle stringhe
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Si tratta però di modelli che non permettono una verifica sperimentale diretta, e che comunque non sono esenti da incongruenze
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Un eventuale ulteriore approfondimento della conoscenza non può essere nella direzione del “..di che cosa è fatto…” ma in quella della struttura ontologica della realtà
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La questione più importante è quella del realismo L’osservatore determina la realtà o no?
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Dopotutto, se presa sul serio, la meccanica quantistica comporta alcune conseguenze davvero bizzarre…
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…e talvolta anche spiacevoli
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Secondo l’interpretazione EPR (realismo) lo stato di una coppia di particelle correlate è determinato fin dalla loro produzione e la misura si limita a svelare quello che la teoria quantistica non è in grado di prevedere
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Secondo l’interpretazione della scuola di Copenhagen gli oggetti sono intrinsecamente indeterminati e ricevono la loro determinazione nell’atto della misura
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L’interpretazione corretta è quella di Copenhagen!
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Se dunque la realtà è una realtà empirica, non ha senso parlare di realtà senza un soggetto. Ma viene prima la realtà o la coscienza?
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Materialismo: la coscienza è un prodotto della realtà. Ma come può la realtà (empirica) produrre ciò che è essenziale per la sua determinazione?
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Idealismo: la coscienza precede e crea il mondo. Dualismo che non riesce a spiegare come l’idea immateriale possa agire sulla realtà materiale
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Una possibile terza via (realtà velata): realtà empirica e coscienza coemergono da un substrato comune, che non è direttamente accessibile ma di cui si riesce a intravedere qualche caratteristica tramite i principi fisici più generali
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Le equazioni di Maxwell, ad esempio, descrivono sia il campo elettromagnetico classico che la funzione d’onda del fotone quantistico
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Il concetto di materia è sullo stesso piano di quelli di spazio, tempo, universo, coscienza. Talmente fondamentale che non è possibile darne una caratterizzazione esaustiva.
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Possiamo decidere di iniziare la scala della descrizione del mondo da un livello inziale arbitrariamente postulato (ad esempio le stringhe) e come tale non ulteriormente indagabile…
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…oppure riconoscere che il livello ontologico fondamentale si trova in un substrato non direttamente accessibile all’indagine scientifica e quindi non materiale per sua stessa definizione.
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In entrambi i casi è la stessa conoscenza razionale ad indicare i propri limiti.
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