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Cosa sta succedendo in Iraq?
Dal mese di maggio l’Iraq – paese a maggioranza sciita con una storia recente complicata e violenta – è stato conquistato per circa un terzo del suo territorio da uno dei gruppi islamici sunniti più estremisti in circolazione, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, noto anche con la sigla “ISIS”.
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Dove si trova l’Iraq Il territorio dell'Iraq corrisponde più o meno al territorio dell'antica Mesopotamia: la «terra in mezzo ai fiumi», e cioè il Tigri e l’Eufrate. Una terra ricca (è la terza riserva petrolifera del mondo), dove da sempre hanno vissuto tanti popoli. I cristiani, ad esempio, vivono lì da duemila anni. Anche se la maggioranza della popolazione è musulmana. La sua capitale è la bellissima Baghdad.
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La popolazione Etnicamente, gli iracheni sono costituiti per circa il 75 % da arabi, per il 20 % da curdi, e per il 5 % da turkmeni e assiri. Da un punto di vista religioso sono per il 65 % musulmani sciiti (lo sciismo è uno dei due principali rami dell’Islam), per il 30 % da musulmani sunniti (il sunnismo è l’altro ramo dell’Islam che è anche il maggioritario), e per il 5 % da cristiani. Ci sono anche altre minoranze, come gli yazidi (oggi molto perseguitati dall’ISIS).
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Come è diviso l’Iraq A grandi linee, si può dire che i principali gruppi dell’Iraq sono: i musulmani sunniti, concentrati nell’Iraq occidentale confinante con Siria, Giordania e Arabia Saudita; i musulmani sciiti, che vivono nella regione al confine con l’Iran; i curdi, che abitano al nord al confine con Turchia e Iran (in una regione detta Kurdistan); i cristiani che vivono nella piana di Ninive, dove c’è la città di Mosul e tantissimi villaggi con scuole, imprese, negozi, mercati.
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La lunga dittatura di Saddam Hussein
Nel suo passato recente l’Iraq ha sofferto 24 anni di dittatura del generale Saddam Hussein (foto). Saddam – poi destituito dagli americani , condannato in Iraq alla pena di morte nel 2003– era un musulmano sunnita, mentre la maggioranza degli iracheni sono musulmani sciiti. La differenza tra sunniti e sciiti è alla base di tante guerre che stiamo vedendo negli ultimi anni in Medioriente. Saddam governava l’Iraq in maniera dispotica: maltollerava le minoranze e gli sciiti e i curdi sono stati oppressi brutalmente. Nel 1990 decise di invadere il vicino Kuwait, scatenando la cosiddetta «Prima guerra del Golfo».
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La fine di Saddam Dopo l’attentato alle Torri gemelle nel 2001, il Governo degli Stati Uniti promosse all’interno delle Nazioni Unite una campagna a sostegno di un duro intervento congiunto in Iraq. L’azione era in linea con la dichiarazione di lotta al terrorismo islamico e con la convinzione della necessità di una guerra preventiva; nel caso specifico, l’obiettivo principale era la deposizione di Saddam Hussein, accusato di possedere armi di distruzione di massa, e l’istaurazione di un Governo democratico in Iraq.
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L’Iraq dopo Saddam Dalla caduta di Saddam, dall’intervento militare degli Stati Uniti iniziato nel 2003 e terminato nel 2011, e dal conseguente indebolimento dei sunniti, gli sciiti sono diventati il gruppo dominante nella società irachena; ma il nuovo Governo – guidato dal 2006 dal primo ministro sciita Nuri al Maliki – non è riuscito a stabilizzare e a fermare le violenze settarie nel paese.
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La nuova bandiera irachena
Dopo la morte di Saddam Hussein, il Paese scelse anche una nuova bandiera. Al centro c’è scritto: «Dio è grande».
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Il califfato L’ISIS è un’organizzazione terroristica islamista, nuova e diversa da al Qaida. Usa metodi così violenti che perfino al Qaida se ne è distanziata. A maggio i suoi miliziani sono entrati in Iraq e hanno conquistato tutta la zona di Mosul, dove vivono soprattutto cristiani, yazidi e sciiti. Hanno ucciso, rubato e costretto migliaia e migliaia di persone alla fuga. Il loro obiettivo è instaurare uno Stato islamico, dove non c’è posto per altre religioni o idee.
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Le persecuzioni L’ISIS perseguita i cristiani e le minoranze non musulmane, considerati «infedeli». Oggi i cristiani sopravvissuti sono scappati nel Kurdistan – al Nord – dove sono difesi dai curdi e dalle forze aeree americane. I peshmerga curdi (i soldati curdi) sono gli unici che –grazie agli aiuti internazionali – stanno resistendo all’avanzata del Califfato. L’esercito iracheno invece è troppo debole, tanto che il Governo è caduto e se ne sta formando un altro.
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La fuga Le famiglie in fuga (sono tantissimi i bambini e i ragazzi) vivono da tre mesi in tende di fortuna. Ora fa molto caldo (ci sono 50 gradi all’ombra), ma presto arriverà l’inverno. Eppure, sulle loro tende hanno scritto: «Non abbiamo paura, Gesù è la luce del mondo». Anche qui.
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L’appello del Papa Lo scorso 7 agosto anche papa Francesco – commosso – ha rivolto al mondo un appello per pregare e chiedere aiuto per i cristiani e il popolo iracheno. «Chiedo alla comunità internazionale di "porre fine al dramma umanitario in atto e perché si adoperi a proteggere i minacciati dalla violenza e assicurare aiuti agli sfollati". «Mi appello alla coscienza di tutti, e ad ogni credente, mi unisco agli appelli accorati dei vescovi locali, chiedendo, insieme a loro e per le loro Comunità tribolate, che salga incessante da tutta la Chiesa una preghiera corale per invocare lo Spirito Santo e il dono della pace".
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