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PubblicatoRaffaella Corti Modificato 10 anni fa
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COS’È LA SINDONE La Sindone è un lenzuolo di lino tessuto a spina di pesce delle dimensioni di circa m. 4,41 x 1,13, contenente la doppia immagine accostata per il capo del cadavere di un uomo morto in seguito ad una serie di torture culminate con la crocefissione.
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COS’È LA SINDONE TESSUTO A SPINA DI PESCE m. 1,13 m. 4,41
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COS’È LA SINDONE Secondo la tradizione si tratta del Lenzuolo citato nei Vangeli che servì per avvolgere il corpo di Gesù nel sepolcro. Questa tradizione, anche se ha trovato numerosi riscontri dalle indagini scientifiche sul Lenzuolo, non può ancora dirsi definitivamente provata.
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Notizie dai Vangeli Marco cap. 15 Matteo cap. 27
42Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43Giuseppe d'Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch'egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Matteo cap. 27 57Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. 58Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. 59Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito
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Notizie dai Vangeli Luca cap. 23
50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Giovanni 20 3Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
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CENNI STORICI A tutt’oggi le prime testimonianze documentarie sicure e irrefutabili relative alla Sindone di Torino datano alla metà del XIV secolo, quando Geoffroy de Charny, valoroso cavaliere e uomo di profonda fede, depose il Lenzuolo nella chiesa da lui fondata nel 1353 nel suo feudo di Lirey in Francia, non lontano da Troyes. Marguerite de Charny, nel 1453, dona la Sindone al duca Ludovico di Savoia.
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CENNI STORICI Amedeo IX il Beato, figlio di Ludovico, incominciò ad abbellire e ingrandire la cappella del castello di Chambéry, capitale del Ducato, dove, nel 1506 venne collocata la Sindone. Il 4 dicembre 1532 un incendio devastò la Sainte-Chapelle e causò al Lenzuolo notevoli danni che furono riparati nel 1534 dalle Suore Clarisse della città.
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CENNI STORICI Emanuele Filiberto trasferì definitivamente la Sindone a Torino nel Il Lenzuolo giunse in città il 14 settembre.
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Il dato della tradizione
Delle vicende lontane della Sindone non abbiamo vere prove storiche, ma una lunga tradizione di testimonianze che ci porta nell'attuale Turchia. Non possiamo stupircene. Sappiamo che l'apostolo Giovanni vi accompagnò Maria affinché essa fuggisse alle persecuzioni contro i primi cristiani: la Turchia fu tra i primi luoghi ad ospitare il cristianesimo nascente. Ancora la tradizione ci riporta che l'apostolo Taddeo con la Sindone arrivò ad Edessa, oggi Urfa.
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Il dato della tradizione
Di quel telo ad Edessa si hanno notizie che risalgono al quinto secolo d.C.; si narra di un telo straordinario che veniva tenuto ripiegato in modo tale che di tutta l'immagine del telo si vedesse solo il volto. Nel 944 il telo sarebbe stato trasferito a Costantinopoli, città conosciuta oggi come Istanbul. Nel 1204, sempre a Costantinopoli reliquie di ogni genere vennero raccolte dai crociati. Sicuramente qualcuno la prese, forse i Templari, forse i crociati stessi, e così la sindone giunse in Occidente.
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Il lino sotto analisi La pezza poteva fare parte di un tessuto di lino di grandezza doppia secondo le misure dei telai in uso nell'antico Egitto. La pezza risulta essere una tessitura a spina di pesce. Si tratta di una tecnica antichissima che risale nientedimeno che all'era glaciale e quindi non presenta alcun aiuto per tentare di datare il lenzuolo. La filatura è irregolare il che indica che la fibra è stata filata a mano. Ci troviamo di fronte a un lino di gran pregio, nato come articolo a metraggio e poi lavorato con grande cura per realizzare questo telo. Era sicuramente proprietà di una persona agiata anche se nessuno ovviamente è in grado di dimostrare che sia appartenuta a Giuseppe d'Arimatea.
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Il lino sotto analisi Iniziano negli anni Settanta anche gli studi medici. Sul Sacro Telo noi vediamo l'immagine di un uomo. I medici che lo hanno studiato ci hanno aiutato a riconoscere non solo l'immagine di morte, ma anche che la sua causa fu la crocifissione. Nonostante le difficoltà di "lettura" del lino, si distinguono alcuni caratteri che ci sfidano e ci interrogano nel profondo. I medici sul telo leggono la rigidità cadaverica, ma anche la mancanza di qualsiasi segno di putrefazione. Notano sul corpo numerosissimi segni di ferite da flagellazione, sulle mani e sui piedi scoprono buchi da ferita di corpo acuminato (i chiodi), vedono i segni di numerose punture sul cuoio capelluto (la corona di spine), trovano una grande ferita al fianco sinistro (risultato della ferita inflitta dalla lancia di un soldato di cui riferiscono i Vangeli).
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Il lino sotto analisi Lo svizzero Max Frei ha scoperto nelle polveri prelevate dal Sacro Lino dei pollini di fiori comuni sia in Turchia che in Terra Santa.
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Il lino sotto analisi Lo STURP
Negli Usa nasce lo Sturp: un progetto particolare racchiuso da una sigla che significa Shroud of Turin Research Project (progetto di ricerca sulla Sindone di Torino). Lo Sturp è composto da un gruppo di 41 scienziati di ogni fede religiosa.
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Il lino sotto analisi Lo STURP
Per cinque giorni i membri dello Sturp lavorano ininterrottamente. Le ricerche e le analisi si svolgono nelle sale di Palazzo Reale, dove gli scienziati usano strumenti particolari come lo spettrometro a fluorescenza X, lo spettrometro a infrarossi, filtri dei raggi ultravioletti, fanno radiografie e prelevano particelle di polvere e filamenti dal lino servendosi di speciali nastri adesivi. Raccolta una grande quantità di dati, i diversi scienziati tornano ciascuno al proprio laboratorio.
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La Sindone non è un dipinto
Il lino sotto analisi Lo STURP La Sindone non è un dipinto
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Il lino sotto analisi Lo STURP
Dopo tre anni di analisi dei dati raccolti a Torino, lo Sturp fornisce i primi dati. Innanzitutto dimostrano che la Sindone non è un dipinto: l'immagine corporea non è costituita da alcun materiale d'apporto, pigmento o colorante, quindi nessuna particolare tecnica pittorica, ma è dovuta a fenomeni particolari come l'ossidazione e disidratazione della cellulosa contenuta nella fibra del lino, ovvero una anomala forma di bruciatura. Lo Sturp conferma anche che la cosiddetta "bruciatura" ha colpito solo gli strati superficiali delle fibrille.
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Il lino sotto analisi Lo STURP
Come si è formata l'immagine della Sindone? Domanda a cui ancora manca la risposta. Gli scienziati riescono a "vedere" anche il retro del lino. Si scopre che sul retro non c'è l'immagine, ma sono invece presenti le macchie di sangue.
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Il lino sotto analisi Lo STURP SANGUE SUL LINO
Sul lino c'è sangue, è certo: le risultanze dell'analisi dello Sturp provano che le macchie di apparenza sanguigna sono effettivamente sangue e sangue umano appartenente al gruppo AB. Non solo, sotto le macchie non c'è immagine, segno davvero significativo e sconvolgente che l'immagine si è formata dopo il sanguinamento del corpo. La scoperta, merito degli americani John Heller e Alan Adler, viene poi confermata dal medico italiano Pierluigi Baima Bollone.
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«PASSIO CHRISTI, PASSIO HOMINIS»
L'OSTENSIONE DEL 2010 «PASSIO CHRISTI, PASSIO HOMINIS» Scrive il cardinal Severino Poletto, arcivescovo di Torino, nel saluto di benvenuto a quanti si recheranno a Torino per onorare la Sindone: «Quest'immagine misteriosa per le scienze, è per i credenti un grande segno della passione di Cristo. Per noi la Sindone è un richiamo forte a contemplare, nell'immagine, il dolore di ogni uomo, le sofferenze a cui spesso non sappiamo neppure dare un nome. Per questo il motto per questa ostensione è la frase Passio Christi, passio hominis».
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indipendentemente dalla sua autenticità
Cosa rappresenta per i cristiani la Sindone? È un’icona di Gesù, indipendentemente dalla sua autenticità
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PASSIO CHRISTI PASSIO HOMINIS
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