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Questa è la storia di DARIO CANALAZ
BELGIO Questa è la storia di DARIO CANALAZ TAMINES
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BIOGRAFIA Dario Canalaz era un minatore e gestore di un bar in Belgio. E’ nato a Grimacco (UD) nel 1934 ed è partito per il Belgio nel 1955 per evitare il servizio militare: aveva un contratto per lavorare nelle miniere per almeno 5 anni, durante i quali non poteva cambiare impiego. Le prospettive in fabbrica non erano allettanti (il guadagno era minore), quindi ci è restato per 7 anni, fino a quando si è reso conto dei problemi di salute a cui sarebbe andato incontro. Dopo un periodo in una glasseria, una fabbrica che produceva vetro, ha aperto un bar che poi ha fatto gestire alla moglie. Si era sposato poco prima di partire e la moglie l’ha raggiunto l’anno successivo con due figli piccoli: solo allora ha potuto lasciare l’alloggio in una delle tante “cantine” e poter avere dalla miniera una vera casa. All’inizio ha dovuto affrontare il problema della lingua, non tanto per l’ignoranza del francese, quanto perché i suoi colleghi e il prete parlavano nei svariati dialetti belgi. Dario, assieme al marito di Renata Sdraulig, ha portato a Liegi l’associazione degli sloveni nel mondo, nata originariamente in Svizzera.
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SITUAZIONE DEL PAESE D’ORIGINE
Al termine della Seconda Guerra Mondiale in Italia le condizioni di vita erano difficili: miseria, disoccupazione ed un’economia che si riprendeva molto lentamente dopo il conflitto. Molti italiani scelsero la strada dell’emigrazione, incoraggiati dalle politiche del governo italiano che cercava di inviare manodopera italiana negli stati che la richiedevano. Tra gli altri, furono stipulati accordi bilaterali con il Belgio. Dario Canalaz nacque nel 1934 a Grimacco (UD). Egli lavorava nei campi, ma ciò non gli bastava per vivere; non vi erano altre opportunità di lavoro e, per non perdere un anno facendo il servizio militare, decise di emigrare.
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IL BELGIO DIVENTA PAESE D’IMMIGRAZIONE
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il Belgio necessitava di una nuova manodopera, disposta a scendere in miniera, cosa che gli operai belgi, ben organizzati in forti sindacati, si rifiutavano di fare. Si reclutarono operai dall’estero e l’Italia fu la prima nazione ad inviare i suoi uomini a lavorare nelle miniere belghe, soprattutto in Vallonia. Nel 1945 e ‘46 infatti il governo italiano aveva stipulato con quello belga un accordo per lo scambio tra manodopera e carbone (in cambio di carbone l’Italia si impegnava ad inviare nelle miniere del Belgio operai). Molti tra questi operai provenivano dal Friuli e dal Veneto.
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LA PARTENZA DI DARIO CANALAZ
Nel 1955 Dario decise di partire per il Belgio dove nel ’48 era già emigrato il fratello maggiore, Elio. Elio lavorava in miniera ed era sposato con una donna belga nata da famiglia italiana.
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VIAGGIO Per partire fu necessario superare una serie di estenuanti e rigorose visite mediche che ebbero luogo tra Cividale, Udine e Milano. I controlli medici si facevano anche nelle miniere; infatti alcuni emigranti furono scartati alla seconda visita effettuata in Belgio e dovettero tornare in Italia.
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IMPATTO Appena arrivato Dario condusse una vita abbastanza difficile, alloggiando in delle cantine (grandi stanze dentro capannoni di proprietà della miniera); inoltre aveva difficoltà con la lingua poiché le persone negli ambienti che frequentava non parlavano il francese, che Dario imparava andando al cinema, ma alcuni dialetti belgi. Sin da subito però guadagnò abbastanza perché aveva firmato un contratto che lo impegnava a lavorare per 5 anni in miniera.
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STABILIZZAZIONE Dario lavorò per 7 anni in miniera, poi, venuto a conoscenza dei rischi di salute a cui sarebbe andato incontro continuando il suo mestiere, si licenziò e fu assunto come operaio in una fabbrica di vetro. In seguito aprì un’osteria assieme alla moglie, che gestì dal 1962 al 1979. Un anno dopo la sua partenza, nel ’56, arrivarono dall’Italia anche la moglie di Dario e i due figli, molto piccoli. Questo gli permise di ottenere una casa propria poiché le società minerarie concessero le case ai minatori che avevano deciso di stabilirsi definitivamente con la famiglia..
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DECISIONE DI RESTARE O TORNARE
Gradualmente, superati l’isolamento e l’emarginazione iniziali, Dario riuscì ad integrarsi bene nella società belga di Tamines, città dove risiedeva, anche perché in quella zona c’erano molti friulani. I figli hanno frequentato le scuole del luogo e si sono perfettamente integrati, hanno chiesto la cittadinanza belga, si sono sposati e hanno creato delle famiglie.
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LEGAMI CON IL PAESE D’ORIGINE
Dario sta mantenendo i contatti con il Friuli, dove torna spesso, ma, a differenza della moglie, non prova nostalgia del luogo natale e resta piuttosto indifferente nel rivedere Grimacco, ritenuto da lui un luogo isolato. GRIMACCO
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REALIZZATO DA: FRANCESCA CAPPELLA FABIO FABRIS CHIARA LUNA VISENTIN FEDERICA ZUCCALÀ
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