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PubblicatoXaviera Lombardo Modificato 10 anni fa
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La comunicazione efficace nelle relazioni di aiuto e nelle emergenze
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IL PROCESSO DI COMUNICAZIONE
Ogni comunicazione implica una relazione ed è il mezzo attraverso il quale tutti gli esseri umani hanno rapporti tra loro. Ogni forma di comunicazione implica non solo una trasmissione di informazioni, ma un incontro reciproco tra i soggetti, tra i rispettivi repertori, tra i differenti ruoli.
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Le competenze relazionali e comunicative sono in stretta relazione con l'efficacia degli interventi delle organizzazioni di volontariato nelle varie aree di disagio.
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La relazione d'aiuto si compone di dinamiche molto complesse, a volte difficili da gestire, che possono creare situazioni di crisi al volontario stesso: la conoscenza e la padronanza delle proprie qualità personali, emozionali e relazionali aiuta a diminuire la complessità della relazione .
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Diventa fondamentale la conoscenza del sé e del proprio modo di relazionarsi con gli altri.
Non è sufficiente conoscere il disagio o la patologia di chi andiamo ad aiutare, ma essendo tutti noi parte integranti di un processo comunicativo circolare e retroattivo è indispensabile conoscere noi stessi e i meccanismi che utilizziamo nella relazione.
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L’elemento fondamentale per la costruzione di una comunicazione efficace è l’ASCOLTO
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Ascoltare è la base per una buona comunicazione e richiede
molto di più che semplicemente udire dei suoni.
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Ascolto inteso come capacità di lettura e analisi della realtà e della sua complessità e come attitudine ad entrare in relazione con i diversi soggetti che la abitano
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Un attento ascolto contribuisce a comprendere chi si ha di fronte e quale relazione intende impostare
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Un ascolto attivo porta ad una migliore capacità di decisione e ad una maggiore probabilità che la decisione sia accettata.
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È importante essere consapevoli del proprio ruolo sia nel trasmettere che nel ricevere il messaggio
ed essere capaci di minimizzare le barriere personali alla comunicazione.
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Quando si è concentrati su se stessi, spesso si dimentica di ascoltare e, come risultato, si hanno poche possibilità di comunicare in modo efficace.
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Suggerimenti per migliorare le capacità di ascolto
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Si possono sentire pensieri, convincimenti e sentimenti.
Se si ascolta con attenzione non si sentono solo le parole. Si possono sentire pensieri, convincimenti e sentimenti. Ascoltare in modo “empatico” è un comportamento molto attivo che richiede parecchio impegno.
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1 decidere di ascoltare e concentrarsi su chi parla.
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2 Usare l’immaginazione e cercare di mettersi nei panni di chi sta parlando.
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3 Osservare l’intonazione di chi parla, l’entusiasmo o la sua mancanza, e come il messaggio viene trasmesso.
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4 Porre attenzione alle espressioni facciali e alle altre espressioni non verbali che permetteranno di intuire meglio il senso del messaggio.
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5 Ascoltare senza interrompere.
Prendere mentalmente nota delle frasi “chiave” oppure usare associazioni di parole per ricordare quanto detto dall’interlocutore.
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6 Confermare la ricezione del messaggio riassumendo quanto detto o ponendo domande di chiarimento.
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7 Usa le proprie percezioni sui sentimenti di chi parla per porre il testo del messaggio in un contesto che tenga conto della componente emotiva.
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dare un feedback a chi parla.
8 dare un feedback a chi parla.
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Le barriere all’ascolto
“se vuoi comprendere ciò che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.” I tentativi di aiuto spontanei spesso sortiscono l’effetto di trasformarsi in barriere, che non di rado aggravano il disagio della persona che manifesta il problema
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Le dodici barriere all’ascolto
Esistono dodici reazioni tipiche, che diventano barriere quando la persona ha un problema. Quando, però, ci si muove nell’area non problematica, molte di esse perdono quella qualità negativa diventando invece appropriate e costruttive
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Le dodici barriere all’ascolto
Dirigere, dare ordini: “smetti di compiangerti ...” comunica una mancanza di accettazione o scarsa stima nei confronti della persona, suscitando resistenze e sfida.
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Le dodici barriere all’ascolto
Minacciare, ammonire: “non ti farai mai degli amici se … devi smetterla di preoccuparti tanto, se no …” Comunica mancanza di accettazione. Può alimentare paura o sottomissione. Può suscitare risentimento, rabbia, disaffezione
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Le dodici barriere all’ascolto
Predicare, moraleggiare: “la vita non è tutta rose e fiori … non dovresti reagire così … la pazienza è una virtù che dovresti imparare …” fa sentire in “obbligo” e suscita sentimenti di colpa. Può alimentare nella persona un atteggiamento difensivo ed indurla a trincerarsi sulle sue posizioni. Provoca chiusura, disaffezione e contromoralismo.
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Le dodici barriere all’ascolto
Consigliare, offrire soluzioni: “io farei così … perché non provi a comportarti diversamente?...” Può suggerire che la persona non è in grado di risolvere i suoi problemi. Le impedisce di ragionare sul problema, di valutare le possibili soluzioni e di verificarle. Può alimentare la dipendenza o suscitare resistenze.
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Le dodici barriere all’ascolto
Discutere, cercare di persuadere: “è qui che ti sbagli … il fatto è … sì, ma …” suscita una posizione difensiva di contro–argomentazione; spesso induce la persona a “tapparsi le orecchie”, ad interrompere l’ascolto. Può farla sentire inferiore, inadeguata.
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Le dodici barriere all’ascolto
Giudicare, criticare, condannare: “non sei ragionevole, sei soltanto pigro … forse sei tu che hai cominciato ...” sottintende incompetenza, stupidità, sconsideratezza da parte della persona. Tronca la comunicazione perché suscita timore del giudizio negativo.
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Le dodici barriere all’ascolto
Elogiare, assecondare: “te la stai cavando egregiamente … hai ragione quel lavoro è molto complicato …” suggerisce grosse aspettative da parte dell’ascoltatore e la possibilità di una valutazione futura. Può essere recepito come condiscendenza o come un tentativo manipolatorio di incoraggiare il comportamento desiderato dall’ascoltatore.
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Le dodici barriere all’ascolto
Interrogare, inquisire: “perché … che cosa … come …” dato che rispondere alle domande le espone a critiche, spesso le persone imparano a replicare con false risposte, elusioni, mezze verità o bugie.
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Le dodici barriere all’ascolto
Cambiare argomento, fare del sarcasmo, chiudersi: “parliamo di cose piacevoli … vorresti rifare il mondo …” suggerisce che le difficoltà della vita vanno scansate, piuttosto che affrontate. Può sottintendere che i problemi della persona sono irrilevanti, puerili o inesistenti. Blocca la sua apertura nel momento in cui si sperimenta una difficoltà.
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L’ASCOLTO COME STRUMENTO DI AIUTO
Si possono esercitare determinate tecniche di comunicazione da utilizzarsi per supportare un soggetto in difficoltà ad evolvere verso nuove decisioni.
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Le tecniche di comunicazione applicate alle relazioni di aiuto trovano spazio in svariati ambiti di attività, comprendendo le relazioni di lavoro, familiari, interpersonali, scolastiche, ecc.
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Il silenzio nell’ascolto attivo si manifesta come un
Il solo fatto di prestare attenzione, restando in silenzio e rivolgendo lo sguardo al parlante, permette alla tensione di defluire, poiché l’ascoltatore metacomunica al parlante che ha interesse per lui, il che significa anche rispetto. Il parlante abbasserà le sue barriere difensive, sentendo che può fidarsi. Il silenzio nell’ascolto attivo si manifesta come un vuoto interno di pensieri e sentimenti propri, necessario per poter accedere, attraverso l’ascolto empatico, all’altro
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Per comprendere l’ascolto bisogna partire dal concetto di EMPATIA
capacità di discriminare e riconoscere le emozioni espresse dall’altro capacità di assumere la prospettiva dell’altro, di mettersi nei suoi panni. Si adotta lo schema di riferimento interno dell’altro, tenendo conto dei suoi aspetti cognitivi, vale a dire di ciò che egli vede e non solo di ciò che prova. immedesimazione emotiva: saper condividere le emozioni altrui
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Il mezzo attraverso il quale si esprime l’empatia è il
RIMANDO EMPATICO che si suddivide in 3 categorie: Reiterazione: ripetere le parole finali del parlante. Ha lo scopo di strutturare il discorso e di dare la sensazione che l’ascoltatore sta ascoltando ciò che il parlante dice. Serve a stabilire fiducia ed alleanza Riflesso dei sentimenti: Dopo aver compreso qual è il sentimento sottostante a ciò che la persona dice,rimandarglielo: Es. Parlante: “non so più da che parte andare” Ascoltatore: “ti senti confuso” Delucidazione: è un riassunto, quasi un’interpretazione, che comporta un riepilogo dei sentimenti, di nessi causali, per dare all’interlocutore una visione globale del problema.
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Istruzioni per l’uso dell’ascolto empatico
Non avere fretta di arrivare alle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca Quel che si vede dipende dal proprio punto di vista. Per riuscire a vedere il proprio punto di vista bisogna cambiare punto di vista Per comprendere ciò che un altro sta dicendo bisogna assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarci a vedere le cose dalla sua prospettiva Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se si sa comprendere il loro linguaggio. Non informano su cosa si vede, ma su come si guarda.
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Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili
Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come, al tempo stesso, trascurabili e fastidiosi, marginali ed irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione interpersonale (es. “se non mi telefoni significa che non mi vuoi bene, ma se mi telefoni, lo devi fare spontaneamente” oppure: “ti amo ma devi cambiare”). Il buon ascoltatore affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti Per divenire esperti nell’arte di ascoltare bisogna adottare una metodologia umoristica. Ma quando si è imparato ad ascoltare l’umorismo viene da sé.
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… ed inoltre Focalizzarsi sul sentimento ed esprimerlo con una sola parola (es. “ti senti disperato”) Distinguere se l’emozione che si ascolta è positiva o negativa, usando la parola che esprime la forza dell’emozione stessa Usare metafore perché evocano in maniera più intensa le emozioni. Parlare dal punto di vista dell’altro. Es.: “dal tuo punto di vista è così”. Si tratta di mettersi nello schema di riferimento dell’altro. Riflessione del significato di un’esperienza fatta dal parlante. Significa riflettere il significato, il valore, l’importanza che l’altro attribuisce a quella esperienza
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COMUNICARE L’EMERGENZA
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Durante un’emergenza, l’informazione è importante per la gente allo stesso modo del cibo e dell’acqua.
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Un’informazione accurata, non
solo può fare la differenza tra la vita e la morte, ma può confermare, rassicurando, che i soccorsi stanno arrivando
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La tempestività è essenziale.
Se le risposte ufficiali non sono disponibili, dicerie e speculazioni riempiono rapidamente il vuoto creato dalla mancanza di informazione. A quel punto le cose si complicano, non basta disseminare le informazioni corrette, ma è necessario contrastare le informazioni errate che sono circolate.
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Gli avvertimenti richiedono una ‘risposta’
poiché il loro scopo è proprio quello di produrre una specifica risposta da parte di chi ascolta – piuttosto che far conoscere o avere maggiore coscienza di qualcosa.
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È importante considerare le possibili barriere alla comunicazione.
È più difficile per le persone dare ascolto ad un messaggio durante l’emergenza. Stress, cambio di routine, e mancanza di sonno possono essere degli impedimenti alla corretta comprensione delle comunicazioni durante l’emergenza.
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Tutti i messaggi devono essere coerenti.
Ci possono essere più gruppi di soccorritori che cooperano nell’emergenza. È importante che l’informazione sia condivisa tra i vari gruppi e che nei confronti del pubblico ‘si parli con una sola voce.
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I SISTEMI DI ALLARME
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Un sistema di allarme è un modo per:
ottenere informazioni sul fatto che si sta per verificare un’emergenza comunicare tali informazioni a coloro che devono conoscerle facilitare le decisioni più opportune e le risposte adeguate da parte delle persone che si trovano in pericolo.
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La complessità di un sistema di allarme può essere affrontata suddividendolo in tre sottosistemi:
rilevamento, gestione risposta. L’integrazione dei tre sottosistemi è estremamente importante e richiede che siano sviluppate e mantenute delle solide connessioni tra di essi e tra le persone e organizzazioni che ne fanno parte.
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Sottosistema di rilevamento
si occupa del monitoraggio degli ambienti naturali, civili e industriali in cui si può verificare un’emergenza. Raccoglie i dati e predice la probabilità del verificarsi di un’emergenza.
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sottosistema di gestione
Quando i dati a disposizione inducono a considerare credibile la possibilità di un’emergenza, la previsione viene comunicata al sottosistema di gestione. le forze dell’ordine informano sui rischi di tipo civile “gli scienziati” informano sui rischi di origine naturale
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In questo sottosistema di gestione si
interpretano le informazioni e si decide se il rischio giustifichi un allarme pubblico. Una parte importante del sottosistema è destinata a controllare la risposta del pubblico per affinare i successivi messaggi di allarme. Questa fase dell’emergenza viene in genere gestita dagli organi di governo ovvero dai responsabili della protezione civile (a partire dal sindaco). Può capitare che questo ruolo venga assunto anche da persone e organizzazioni senza un ruolo ufficiale in questo senso.
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Il sottosistema di risposta (di soccorso)
Il sottosistema di risposta dipende dal pubblico ovvero dal suo modo di comportarsi sulla base dell’interpretazione dei messaggi di allarme. Proprio questa interpretazione può essere diversa da quella che scienziati e responsabili dell’informazione si attendevano. Sono inoltre quasi sempre presenti anche messaggi di allarme non ufficiali che si generano più o meno spontaneamente nel pubblico (amici, parenti, vicini di casa, ecc.). È importante perciò che si individuino delle strategie per avere a disposizione informazioni sulla risposta del pubblico in modo da poter aggiustare i successivi messaggi alle esigenze dei destinatari.
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Miti da sfatare sui sistemi di allarme
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Il pubblico non ha reazioni di panico come risposta all’avviso di un disastro imminente.
Le ricerche documentano che reazioni di panico si hanno solo in cui ci sono degli spazi chiusi nei quali ci sia un chiaro e immediato pericolo di morte e in cui le vie di fuga non sono in grado di accogliere tutti quelli che sono in pericolo nei minuti prima che chi rimane indietro muoia. Quindi il panico non segue l’avviso di disastro se non in circostanze molto rare.
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Il pubblico non ha mai eccessive informazioni sull’emergenza in un allarme ufficiale.
le persone non ricordano tutte le informazioni contenute in un allarme se lo sentono una sola volta; in un’emergenza vanno ripetuti più volte messaggi dettagliati. le persone in una situazione di emergenza sono affamate di informazioni.
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La risposta del pubblico agli allarmi non diminuisce a causa del cosiddetto effetto “al lupo, al lupo” Un falso allarme, se correttamente spiegato, può aumentare la consapevolezza del pubblico su quel tipo di rischio e anche la sua capacità di comprendere e ricordare le informazioni date in un allarme successivo
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Il pubblico vuole ricevere informazioni sul
rischio da una varietà di fonti e non da una sola persona Molte fonti aiutano le persone a ricevere conferma della situazione e rinforzano la fiducia nel contenuto del messaggio. Le diverse fonti devono essere per quanto possibile uniformi.
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Le persone non reagiscono con le opportune
azioni protettive non appena sentono il primo messaggio di allarme. La maggior parte delle persone cerca invece ulteriori informazioni sul rischio imminente da persone che conoscono o da altre fonti di informazione. Le persone di solito accendono radio o televisione per avere maggiori informazioni.
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Se le istruzioni in un messaggio di allarme
La maggior parte delle persone non seguirà ciecamente le istruzioni se non ne sono stati spiegati i motivi e questi motivi si accordano con il comune buon senso Se le istruzioni in un messaggio di allarme sembrano non aver senso le persone seguiranno semplicemente istruzioni provenienti da altre fonti (amici, vicini ecc.)
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Le persone non ricordano il significato dei vari
schemi sonori delle sirene, ma sono indotti a informarsi sulle ragioni per cui la sirena continua a suonare. Le sirene vanno viste come un modo per avvisare il pubblico di cercare informazioni sull’emergenza piuttosto che come un mezzo per indurre il pubblico a compiere opportune azioni protettive.
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Caratteristiche di un messaggio di allarme
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Lo scopo di un messaggio di allarme è informare il pubblico circa la probabilità, la natura e le conseguenze di un disastro imminente e indicare le azioni protettive più indicate.
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Anche le persone non a rischio hanno bisogno di essere informate ed è importante che sappiano che sono al sicuro. Dei buoni messaggi contengono un’informazione consistente, chiara ed accurata, indicazioni su cosa fare, l’indicazione di dove c’è rischio, e un tono sicuro e autorevole. Ripetere sempre il messaggio. Le caratteristiche fondamentali di un messaggio di allarme sono cinque: specificità, coerenza, accuratezza, certezza e chiarezza.
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Specificità Un buon messaggio di allarme è sufficientemente specifico sull’area interessata, su cosa le persone dovrebbero fare, sul tipo di rischio, su quanto tempo le persone devono attuare le azioni protettive e sulla fonte del messaggio. Non sempre è possibile raggiungere il livello desiderato su tutti questi punti, dato che esistono sempre aree di incertezza o elementi ignoti. In questi casi, piuttosto che essere poco chiari è preferibile dichiarare quali punti non possano essere indicati con precisione.
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Coerenza Un messaggio deve essere coerente, anche nei riguardi
degli altri messaggi. Nella maggior parte dei casi le incoerenze tra i messaggi che si succedono sono dovute alla maggiore informazione che si ha sul rischio, che può apparire in aumento o in diminuzione. In questi casi la coerenza si raggiunge semplicemente facendo riferimento a quello che è stato detto prima ed a come la situazione sia mutata ed ai motivi che hanno portato a tale mutamento.
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Certezza Il messaggio deve essere certo, anche quando le condizioni sono incerte. Questa affermazione può sembrare paradossale, ma se si è nel dubbio sulla possibilità che un evento si verifichi, è meglio affermare che non c’è modo di essere certi se l’evento si verificherà, ma che si è deciso di agire come se questo si verificherà con certezza
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Chiarezza Le parole del messaggio devono essere semplici e comprensibili da parte di tutti. Accuratezza L’accuratezza è fondamentale affinché nelle persone non si ingeneri il sospetto che qualcosa stato taciuto. Questo pericolo, che conduce a ritenere non credibile la fonte delle informazioni, si supera arricchendo il comunicato con tutte le informazioni necessarie. Accuratezza implica anche assenza di errori banali, la cui presenza può indurre a ritenere possibili errori su questioni importanti.
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La comunicazione tra le organizzazioni
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Le organizzazioni coinvolte nella gestione di un’emergenza si trovano ad affrontare vari problemi nella comunicazione, sia al proprio interno che relativamente alle altre organizzazioni presenti: Maggiori difficoltà organizzative – Difficoltà che attengono alle relazioni di autorità, procedure, reti e flussi di comunicazione e alla scarsa capacità a dover operare in condizioni di grande incertezza e a gestire conflitti. Questo limita la ricerca della collaborazione con altre organizzazioni, per non aumentare i problemi organizzativi e per non rendere più visibili le proprie carenze e inefficienze
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Senso di superiorità Qualche struttura può ritenersi cruciale in un disastro, superiore alle altre per competenza e capacità, professionalmente più preparata. Tutto ciò la rende riluttante a tenere informate altre agenzie, a trasmettere informazioni che riguardano le operazioni, a collaborare alla pari. Ne sono un esempio le organizzazioni militari, che nelle fasi più gravi e acute di un disastro tendono a svolgere un ruolo di leadership piuttosto che di supporto, in nome della forza organizzativa, della disponibilità di mezzi, delle abilità acquisite.
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Diverse percezioni delle necessità
Il personale di una organizzazione percepisce inevitabilmente la realtà dell'evento in modo diverso. Ne segue che diversi sono l'attribuzione di importanza ai singoli eventi e la valutazione delle necessità. Questo porta a opinioni diverse circa il cosa prioritariamente fare. E tutto questo è di ostacolo alla comunicazione.
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Sovrapposizione di competenze
I singoli membri di un organizzazione avvertono pienamente di avere una funzione importante da svolgere, ma non sempre percepiscono in modo chiaro compiti e responsabilità loro proprie e della organizzazione cui appartengono, in rapporto alle altre che operano nello stesso contesto. Bisogna inoltre considerare che la percezione dell'efficacia e dell'efficienza nel rispondere all’emergenza, se positiva, motiva i membri ad un impegno maggiore; se negativa, crea frustrazione, insoddisfazione, delusione
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Conclusioni La miglior soluzione ai problemi legati alla comunicazione è l’abitudine ad interagire in situazioni di normalità . La comunicazione fra le organizzazioni formali è sempre problematica (come anche fra queste e i gruppi di volontariato) e lo è ancora di più in condizioni estreme. Se cresce l'interazione fra organizzazioni in condizioni normali, si riesce a rimuovere gli ostacoli che si creano in condizioni eccezionali. Ovviamente ogni emergenza è differente, ma l'aver definito in anticipo relazioni organizzative e fluidificato i rapporti fra le persone delle organizzazioni aiuta ad evitare sovrapposizione di responsabilità e conflitti di interesse nei momenti caldi di una crisi. Quanto maggiore è la continuità fra ruoli normalmente svolti e compiti in situazioni di disastro, tanto minori sono gli ostacoli e le inefficienze nella mobilitazione e nell'impiego delle persone durante una emergenza.
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