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PubblicatoCapricia Lelli Modificato 10 anni fa
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Fabio Caon, Laboratorio Itals, Università Ca’ Foscari - Venezia
Facilitare l’apprendimento della L2 in una scuola interculturale. Modalità didattiche ed organizzative Accademia della Crusca – Firenze 11/1/2010
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Patto formativo Cosa faremo? Come lo faremo?
Perché lo faremo in questo modo?
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Patto formativo “la conoscenza degli obiettivi permette a colui che studia di dirigere meglio la sua attività e il suo interesse, ed è provato che gli studenti imparano prima e meglio se conoscono (e capiscono) gli obiettivi del loro lavoro” (C. Pontecorvo, 1995)
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Patto formativo secondo gli studi di psicologia cognitiva, la memoria è il prodotto di operazioni cognitive applicate ai contenuti da memorizzare. se un determinato contenuto è stato oggetto di varie operazioni -analizzato, riassunto, trasformato- le sue tracce in memoria saranno più profonde rispetto a quelle lasciate da un’esposizione passiva (Pallotti, 2000).
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Patto formativo Secondo Ekwall e Shaker (in Ginnis, 2002), le persone ricordano: 10% di quello che leggono, 20% di quello che sentono, 30% di quello che vedono, 50% di quello che sentono e insieme vedono, 70% di quello che dicono, 90% di quello che dicono e insieme fanno
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Patto formativo Ci si persuade meglio con le ragioni che abbiamo trovato da noi che con quelle trovate da altri (B. Pascal)
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Patto formativo Cosa faremo Come lo faremo Cosa vorreste da me?
Cosa vorrei da voi? Perché tutto questo?
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Mediazione docente: alcuni ricordi degli studenti migranti
“stavo sempre in silenzio perché non sapevo dire niente. La professoressa parlava e io non capivo niente” “volevo imparare a parlare subito e stavo attento ma mi sentivo stupido perché non capivo niente” “mi sembrava che i miei compagni mi prendessero in giro perché ridevano e io non capivo; per questo avevo paura di parlare” “nella mia scuola ero molto bravo, qui mi sentivo l’ultimo della classe; il professore di Italiano non mi parlava mai, i compagni poco. Mi sembrava di non vivere nella mia classe”
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Che cosa ci possono dire queste parole?
I bisogni sono di ordine linguistico … ma anche psicologico … ma anche relazionale … ma anche cognitivi … ma anche socio-culturali Perché Noi siamo quello che diciamo
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Ricadute sul piano scolastico
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Due modelli didattici a confronto:
Modello a mediazione insegnante (concezione trasmissiva e passiva dell’apprendimento, lezione frontale, verbale) VS Modello a mediazione sociale (concezione attiva dell’apprendimento attraverso la co-costruzione di conoscenze, il docente non è l’unica -e indiscutibile- fonte di sapere, ognuno porta un suo sapere personale che dev’essere riconosciuto e valorizzato e integrato)
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Bibliografia di riferimento:
CAON F., 2008, Educazione linguistica e differenziazione: gestire eccellenze e difficoltà, UTET, Torino. CAON F., 2008 (a cura di), Tra lingue e culture. Per un’educazione linguistica interculturale, Bruno Mondatori, Milano. CAON F. (a cura di), 2006, Insegnare italiano nelle classi ad abilità differenziate, Guerra, Perugia. CAON F., RUTKA S., 2004, La lingua in gioco, Guerra, Perugia.
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Bibliografia di riferimento:
MINELLO R., 2006a, “Dalla mediazione insegnante alla mediazione sociale in ambito L1, L2”, in CAON F. (a cura di), Insegnare italiano nella Classe ad Abilità Differenziate, Guerra, Perugia. PALLOTTI G., 2000, “Favorire la comprensione dei testi scritti”, in BALBONI P.E. (a cura di), 2000, ALIAS Approccio alla Lingua Italiana per Allievi Stranieri, Theorema, Torino. RUTKA S., 2006, “Metodologia cooperativa per classe Cad”, in CAON F. (a cura di), Insegnare italiano nelle classi ad abilità differenziate, Guerra, Perugia.
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