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III domenica di Avvento Rallegratevi nel Signore
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Signore Gesù, la tua venuta è ormai prossima, grande è la nostra gioia se sapremo riconoscere la grandezza del tuo dono, la possibilità di incontrarti, tu sei nostra salvezza eterna, grazia increata. Non ci è lecito attendere senza donare, ascoltare senza proclamare, ricevere senza servire. Il Battista ci annuncia ed indica la strada per riconoscerti nella vita di tutti i giorni. Fa’, o Signore, che abbattiamo ogni compromesso, che sciogliamo ogni legame iniquo per poter fare nostro il dono dello Spirito che vive e opera in noi. Levaci, Signore, la nostalgia delle cose da abbandonare per seguire le tue vie. Donaci la forza di rispondere con radicalità all’invito di salvezza che la tua Parola ci propone, e di impegnarci con fedeltà ai progetti del tuo amore. Sii tu, oggi e sempre, l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Amen!
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Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 6-8
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, ) In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
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Momento di silenzio orante
! Momento di silenzio orante Perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita
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Note sul Vangelo di Giovanni
Autore: Giovanni figlio di Zebedeo o opera di una scuola giovannea nata intorno alla figura storica e alla diretta testimonianza del discepolo «che Gesù amava»? Scritto in Asia Minore (Efeso?) tra l’80 ed il 110 presentazione del Messia come incarnazione di Dio e come rivelatore del Padre Un leitmotiv che accompagna lo svelamento dell’identità di Gesù al mondo: scontro tra la luce della rivelazione di Gesù e le tenebre del rifiuto. Il contesto di Gv 1, Prologo (1,1-5; 9-18): Inno al Verbo (Logos) Figura del Battista (1,6-9) Testimonianza di Giovanni Battista (1,19-28) Testimonianza dei primi discepoli (1, 35-51
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Giovanni Battista, il testimone
Gv,1,6-18: il posto di Giovanni nel piano di Dio: rendere testimonianza alla luce Gv 1,19-21: testimonianza negativa: non è quello che gli altri pensano di lui Gv 1,22-24: testimonianza positiva: prepara la via al Signore Gv. 1,25-28: il senso del battesimo di Giovanni: preparare la venuta di uno più grande che verrà dopo Divisione del testo
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L’importanza del Battista
Oltre il Verbo, l’unico a essere ricordato nel prologo è Giovanni. Questo denota la sua importanza. Nessun uomo è posto così vicino a Dio come Giovanni. Egli prepara tutti a credere in Gesù: la sua testimonianza non ha come scopo la ‘conversione’ ma la ‘fede’: è inviato perché il popolo possa credere nella luce
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Il messaggero di Dio “Giovanni Battista era una voce, ma in principio il Signore era il Verbo. Giovanni fu una voce per un certo tempo, ma Cristo, che in principio era il Verbo, è il Verbo per l’eternità” (Sant’Agostino)
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tappe della missione di Giovanni
Giovanni il Battista non era la luce doveva rendere testimonianza alla luce (= Gesù); per mezzo di lui tutti gli uomini avrebbero dovuto raggiungere la luce = credere
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la missione di Giovanni è “testimonianza”.
Giovanni non è la luce ma solo un testimone della luce: non è in lui che si deve credere, ma attraverso di lui non è il Cristo, ma solo una voce che invita a preparargli la strada battezza, perché attraverso il suo battesimo sia rivelato colui che sta in mezzo a Israele come non conosciuto. Si presentano due gruppi: uno di sacerdoti e leviti, inviati dai giudei di Gerusalemme, un altro di farisei: I primi incarnano le strutture guida del popolo di Dio, i secondi impersonano il modo più serio di vivere la fede di Israele. Gli uni e gli altri vanno alla ricerca di una verifica.
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l’anno di misericordia del Signore
giubileo Quello che Giovanni testimonia come presente, il profeta Isaia l’aveva annunciato come consacrato di Dio (cioè messia) unto di Spirito Santo, vebuto a promulgare l’anno di misericordia del Signore. Un anno di misericordia corrispondente all’anno del giubileo, quell’anno cinquantesimo in cui venivano condonati i debiti. Il giubileo ricostituisce la condizione originaria d’integrità delle persone cancellando tutto quello che aveva potuto guastarla. In questa prospettiva va compresa la missione di Gesù, venuto per liberare l’uomo da ogni malattia e infermità e per riportarlo all’integrità della sua condizione iniziale, nel suo essere immagine e somiglianza di Dio.
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Giovanni ha coscienza che Dio lo ha inviato:
6 Venne (lett.: ci fu) un uomo mandato da Dio Il Verbo era, Giovanni invece fu fatto per mezzo del Verbo: era una creatura. Quando fu concepito nel seno materno, egli ricevette la sua missione Giovanni ha coscienza che Dio lo ha inviato: «Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua» (1,33) «Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a Lui» (3,28). Il Verbo, che lo ha plasmato, è la luce che lo illumina e gli comunica la vita perché sia testimone. Nell'Evangelo di Luca si dice che la parola di Dio fu su Giovanni, figlio di Zaccaria nel deserto (3,2). Il Verbo di Dio, come fu sui profeti, fu pure su Giovanni e si rivelò a lui come già presente in mezzo al suo popolo.
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Questo nome è stato scelto da Dio. Nel nome è rivelata la missione:
6 il suo nome era Giovanni Questo nome è stato scelto da Dio. Nel nome è rivelata la missione: «Dio fa grazia» Giovanni è un uomo definito da Gesù “il più grande tra i nati di donna”, mandato da Dio. Solo Dio poteva darci e inviarci un uomo come lui. Egli è il segno che “il Signore fa grazia”, un “testimone” (mártys), anzi il primo testimone di Gesù in quel processo che ha subito dalla nascita alla morte, da parte del “mondo” e dell’umanità malvagia, violenta
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7 Egli venne come testimone (lett
7 Egli venne come testimone (lett.: per la testimonianza) per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Giovanni, lampada che arde e risplende, prepara gli uomini ad accogliere la luce vera, anche se gli occhi, che sono abituati alle tenebre, non possono cogliere l'improvviso apparire della luce. Giovanni è l'ultimo dei profeti ma la sua testimonianza risuona dalle pagine evangeliche. Tutta la profezia in lui confluisce nell'Evangelo come testimonianza resa a Cristo. Essendo più che profeta e messaggero, conferma quanto hanno testimoniato i profeti precedenti
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Giovanni e tutti i profeti danno testimonianza alla luce
8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Giovanni e tutti i profeti danno testimonianza alla luce Vi è tanta luce in Giovanni da confonderlo con la luce stessa. Tutti dobbiamo passare attraverso Giovanni per accogliere l'Evangelo.
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I sacerdoti e i leviti devono interrogarlo: Tu chi sei?
19 E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». I Giudei si oppongono al Cristo e i sacerdoti e i leviti lo immoleranno come vittima sacrificale, anche se provengono da Gerusalemme, nella quale il Cristo darà la sua testimonianza. I sacerdoti e i leviti devono interrogarlo: Tu chi sei? Qualificando se stesso, Giovanni dà testimonianza.
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una testimonianza che diventa confessione davanti a Dio
20 Egli confessò e non negò. Confessò: Io non sono il Cristo». una testimonianza che diventa confessione davanti a Dio La prima confessione di Giovanni consiste nel negare di avere una missione messianica: «Io non sono il Cristo». La parola “io non sono” è la dichiarazione del proprio nulla di fronte a Gesù che si professa: "Io sono» Giovanni, come ultima voce dell'A.T., confessa di non essere il Cristo, di non avere le caratteristiche del Messia che si riveleranno in Gesù Anche i discepoli dovranno fare un cammino che li porterà a confessare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio
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Interrogativi sulla missione di Giovanni
21 Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli chiedono se sia Elia, se si senta investito della missione di Elia. Giovanni nega di esserlo: «Non lo sono». Gli chiedono ancora: «Sei tu il profeta?». Giovanni risponde: «No». Il riferimento è a Dt 18,15: Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto Negando di essere il profeta, il Battista profetizza. Se avesse affermato di esserlo, avrebbe avvalorato il modo che tutti avevano di attendere il Cristo; negando di esserlo purifica le loro attese e li pone di fronte al Cristo come egli stesso si pone, con il proprio nulla.
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22 Gli dissero allora (lett. : dunque): «Chi sei
22 Gli dissero allora (lett.: dunque): «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». I sacerdoti e i leviti, mandati da Gerusalemme, desiderano giungere a una conclusione: (dunque), «Chi sei?». tentativo d'isolare Giovanni dal Cristo; ma egli parla del Cristo. La risposta che gli inviati ricevono è che il Cristo è presente in mezzo a loro. Anche la stessa domanda serve a dare la stessa risposta: «Che cosa dici di te stesso?». Giovanni non dice nulla di sé se non quello che già è scritto. La sua missione, pur non esprimendosi in quella di Elia o del profeta, è espressa nella divina Scrittura
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Rendete diritta la via del Signore.
23 Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Battista si definisce: Ia voce di uno che grida nel deserto. E’ la voce Colui che viene dopo è la Parola (il Verbo). In questo ultimo giorno risuona la voce, il giorno dopo apparirà il Verbo. Giovanni è tutto voce di uno che grida nel deserto, ultima mediazione prima che appaia la Parola Giovanni grida nel deserto: è qui si ode la voce e non in Gerusalemme. Il Messia viene da oriente per salire a Gerusalemme, viene dal deserto. Qui Giovanni si fa voce: Rendete diritta la via del Signore.
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Bisogna fare largo al Signore che viene, rendere diritta in se stessi la sua via, come ha detto Isaia, il profeta. «Ora la via appianata per accogliere il Signore è la via della giustizia, come dice Isaia (26,7): Il sentiero del giusto è diritto ... Ed è diritto il cammino del giusto, quando l'uomo per intero è sottomesso a Dio. Quando la sua intelligenza è assoggettata a Dio con la fede, la volontà è a lui sottoposta con l'amore e le opere con l'obbedienza» (S. Tommaso).
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autorizzati a controllare e verificare tutto quello che si manifestava
24 Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. farisei, sacerdoti e leviti, inviati dai Giudei, hanno chiesto a Giovanni di dare una definizione di se stesso, ed ora, come farisei, chiedono la motivazione del suo battesimo. avevano un forte potere spirituale fondato sulla stretta osservanza della Legge e sull'insegnamento dei loro maestri. Presumevano essere gli unici depositari della rivelazione contenuta sia nella Scrittura che nella Tradizione orale autorizzati a controllare e verificare tutto quello che si manifestava
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Vogliono sapere con quale autorità battezza
25 Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Appare la convinzione che Giovanni battezzi di sua iniziativa senza essere inviato da Dio I sacerdoti e i leviti, come pure i farisei, non hanno colto nelle parole del Battista una testimonianza sul Signore, pensando che proponga riti di purificazione alternativi a quelli della Legge e del Tempio. Vogliono sapere con quale autorità battezza formano una roccaforte che non ammette alcuna possibilità di rivelazione divina al di fuori di loro. Il potere che si attribuiscono e il rapporto privilegiato che pensano di avere con Dio impediscono di accogliere l'intervento divino che esuli dalla loro cerchia. Se la missione di Giovanni non entra in una delle tre categorie non è vera e quindi di nessun valore è la sua testimonianza
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26 Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua
26 Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». Giovanni credeva nell’esistenza di un’impurità conseguente al peccato eliminabile solo grazie ad un rito di purificazione Battezza con acqua in rapporto al Cristo e prepara il primo segno della manifestazione del Cristo: il battesimo La via della metanoia è la via obbligata per giungere ad incontrare Dio che si fa presente nel Figlio suo venuto al mondo
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27 colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Gesù sta in mezzo ai Giudei senza essere conosciuto. Essi possono conoscerlo solo dopo che Egli si è rivelato i farisei non hanno il potere di stabilire se Egli è il Cristo, ma, come tutti, devono rapportarsi a Lui con la fede. Senza questa non possono conoscerlo. Credere significa accogliere il segno che Giovanni compie: chi non accoglie il segno posto da Giovanni, non può accogliere nemmeno il Cristo. In rapporto a chi viene dopo di lui, Giovanni non si reputa degno neppure del più umile servizio.
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E cosa fa, come si atteggia un vero testimone di Gesù Cristo?
meditatio
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l’identikit del testimone
Nella testimonianza del Battista abbiamo l’identikit del testimone: colui che non propone se stesso, ma conduce oltre, verso un Altro Testimone è colui che percorre le vie della propria storia per indicare con la propria esistenza il Cristo, per poi ritirarsi Ogni cristiano nel momento in cui non si appropria della Scrittura ma in rapporto ad essa si annulla e afferma il Cristo, viene da questi associato a se stesso e dal Padre è glorificato.
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Cosa significa oggi rallegrarsi nel Signore?
Papa Francesco in Evangelii Gaudium, n. 1-8 Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento
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Il grande rischio del mondo attuale
Gioia che si rinnova e si comunica Il grande rischio del mondo attuale la tristezza individualista scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto.
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nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore
rinnovare oggi stesso l’incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare « settanta volte sette» (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile
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Questo è il momento per dire a Gesù Cristo
«Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici».
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Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua
riconosco che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte la tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto. Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie
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Posso dire che le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone molto povere che hanno poco a cui aggrapparsi. Ricordo anche la gioia genuina di coloro che, anche in mezzo a grandi impegni professionali, hanno saputo conservare un cuore credente, generoso e semplice. In varie maniere, queste gioie attingono alla fonte dell’amore sempre più grande di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo.
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Solo grazie all’incontro – o reincontro – con l’amore di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità «la società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia »
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Giovanni Battista apra il nostro cuore e il cuore degli uomini di tutti i tempi ad accogliere il Signore che viene, nel giorno della sua manifestazione gloriosa possiamo essere trovati «irreprensibili» e fin d’ora ripetere l’invocazione della fede piena di amore: «Amen, vieni, Signore Gesù!» (Ap 22,20).
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Non sei un liberatore qualsiasi:
«Come sposo dal talamo egli viene a salvarci» Non sei un liberatore qualsiasi: Egli prende su di sé la carne della nostra povertà e fa di noi, nell’amore, un unico corpo. Sgorga spontaneo il canto nuovo della gioia e del giubilo: Io gioisco pienamente nel Signore, nel suo amore ha guardato la povertà del suo popolo, ha abbracciato la nostra bassezza, ci ha innalzato alla gloria del Padre. Risuona l’annuncio gioioso l’incontenibile grido del tuo cuore di Amante che cerca l’amata, che viene a vestirla di un manto di grazia, a porle sul capo un diadema di gloria, a fare di lei la sposa adornata, pronta all’incontro nuziale col Re della pace. E tu, Maria, vergine sposa, umile ancella e madre del Cristo che tutto hai portato il mistero di luce nel grembo accogliente del tuo libero «si», insegnaci ad essere puri di cuore, poveri in spirito, lieti e fedeli, cantori estasiati dell’onnipotente che fa grandi cose sei suoi umili servi. Amen.
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