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“Etiam periere ruinae”

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Presentazione sul tema: "“Etiam periere ruinae”"— Transcript della presentazione:

1 “Etiam periere ruinae”
A.A. 2012/2013 Alma Ticinensis Universitas “Etiam periere ruinae” Lucano, Phars. IX, 969 Corso di Geografia Umana Prof. Gabriele Lombardi

2 LINEAMENTI STORICI E ASPETTI GEOGRAFICI
ETIAM PERIERE RUINAE!

3 “ANCHE LE ROVINE SONO ANDATE DISTRUTTE!”
Oggi, a causa della perdita dei disegni originali, delle planimetrie e dei progetti è impossibile identificare con sicurezza anche un solo degli edifici più importanti di Alessandria. La composizione del suolo, completamente friabile, la costa bassa modificata dall’azione del mare, i movimenti sismici di abbassamento, una storia, come abbiamo visto, molto travagliata, un destino di asportazione delle rovine e nuove edificazioni, hanno quasi totalmente cancellato la traccia delle disposizioni delle strade e dell’ubicazione degli edifici. Per questo, più che ai geografi moderni, pare giusto, prestar fede, poiché ebbero la facoltà di osservare autopticamente Alessandria, alla letteratura. Ci affideremo soprattutto, quindi, a Strabone, geografo dell’antichità e ad altri autori antichi, non senza citare interpretazioni moderne. Strabone, stampa

4 -Alessandria fu fondata da Alessandro Magno nel 332 a. C
-Alessandria fu fondata da Alessandro Magno nel 332 a.C., durante il suo breve soggiorno in Egitto seguito all’occupazione del paese, con lo scopo di dare alla sua nuova provincia un porto sul Mediterraneo che rendesse possibile un più attivo commercio con la Grecia e con le altre parti del suo impero. -Rapidamente la città, che fu costruita su progetto dell’architetto Dinocrate, crebbe di importanza economica e soprattutto culturale, divenendo la capitale spirituale del mondo greco orientale per tutto il periodo che proprio da questa stessa città, prenderà il nome di alessandrino. -Dopo la morte di Alessandro, l’Egitto cadde in potere della dinastia dei Lagidi e Alessandria divenne la capitale sotto Tolomeo I Sotere ( ) che la congiunse con l’antistante isola di Faro, chiudendo con grandi dighe le entrate dei due porti; il progetto, però, terminò solo con Tolomeo II Filadelfo ( ). -Nel 280 venne consacrata sull’isola di Faro la famosa torre luminosa, il primo modello di Faro che si conosca; negli stessi anni furono costruiti il museo, la biblioteca, il teatro, l’anfiteatro, i templi di Arsinoe e di Serapide. -Il primo accenno di decadenza si ebbe quando nel 48 a.C. Cesare, sbarcato in Egitto per inseguire Pompeo, fu assediato nel Palazzo Reale da un’improvvisa insurrezione popolare: gli incendi che ne seguirono provocarono gravi danni alla città. -Alessandria cominciò a perdere quel carattere di capitale dell’Oriente greco che aveva sotto i Lagidi quando, dopo il fallito tentativo di Antonio di farne la capitale di un impero di Oriente autonomo da Roma, fu definitivamente conquistata dai romani nel 30 a.C..

5 -Gravi danni subì durante la rivolta giudaica sotto Traiano; Adriano e Antonino Pio diedero l’ultimo impulso al suo sviluppo architettonico, ma già sotto Caracalla la decadenza era grave; il sorgere di Costantinopoli provocò il suo definitivo decadere politico e culturale. Non meno gravi danni provocarono alla città le continue lotte interne fra giudei e cristiani, fra cristiani e pagani e fra le diverse sette cristiane. -Solo nel IX secolo si ebbe un certo rinascere dell’attività commerciale, che non ebbe sviluppo per la conquista da parte dei Fatimiti (968) prima, poi per le Crociate, che rinnovarono assedi e distruzioni. Tuttavia il porto rimase anche in quei secoli il più importante nel Mediterraneo orientale, come testimoniano cronisti e viaggiatori. -Un ultimo splendore venne ad Alessandria quando Veneziani e Genovesi ne fecero uno dei lo maggiori scali per il commercio con l’Oriente. -Con la scoperta dell’America e la conquista dell’Egitto da parte dei Turchi (1517), che distrussero e spopolarono quasi completamente Alessandria, la città perse ogni importanza e si ridusse a poco a poco a quel villaggio di pescatori che Napoleone conquistò nel 1798. -Da questo stato di abbandono, cominciò a sollevarla Mehemet Alì, dal 1805 sovrano effettivo d’Egitto: il commercio rifiorì, il porto fu riattato, il canale che lo ricongiungeva col Nilo fu riaperto, la popolazione crebbe rapidamente. -L’apertura del canale di Suez (1869) non provocò la temuta decadenza di Alessandria, che continuò anzi il suo rapido sviluppo economico, nonostante i gravi danni subiti nel 1882, durante la rivolta di Arabi Ahmed Pascià; in seguito al bombardamento navale inglese, anzi l’occupazione inglese favorì e accrebbe l’importanza di Alessandria e del suo porto che tornò a essere il più importante dell’Oriente mediterraneo.

6 IMPIANTO URBANISTICO Impianto urbanistico a Clamide:
Tre lati dritti e uno che si ripiega sugli angoli. Notare come il progetto di Dinocrate prevedeva una specie di cardo e decumano con una serie di vie parallele perpendicolari tra loro. Le due vie principali erano larghe ben 27 metri per permettere il passaggio comodo da parte dei carri. Notare la posizione dei principali edifici prospicienti sul porto.

7 L’eptastadio, è oggi una delle parti di Alessandria più densamente popolate (vd.la prima foto).

8 Il piano regolatore è esemplato su quello di Mileto, con una grande differenza:
L’edificio singolo non ha valore intrinseco, ma soltanto se assimilato all’interno della struttura complessiva della città. Dinocrate riuscì, infatti, ad armonizzare la semplicità dell’urbanizzazione ionica milesiana con il proprio gusto per il grandioso: questo trovò a sua volta un punto di equilibrio tra tradizioni egizie locali e influenze orientali. La città di Alessandria con le sue vie larghe, permetteva una rapidità di movimenti mai vista, soprattutto, e questo interessava ad Alessandro, in ambito militare.

9 STRABONE, Geografia, l. XVII
“Tutta poi la città è intersecata da strade per le quali posso correre sia cavalcature sia carri: due fra queste sono larghe più un pletro, e si tagliano nel mezzo ad angolo retto. […] Pubblici giardini bellissimi e palazzi reali occupano la quarta o forse la terza parte di tutto il circuito della città. Ciascun principe voleva aggiungere qualche cosa del proprio ai palazzi che già sussistevano, in modo che a questi palazzi ben si potrebbero applicare quelle parole del poeta: l’uno nasce dall’altro.”(Odissea, XVII, v. 266) ACHILLE TAZIO, Le avventure di Leucippe e Clitofonte “Molte vie attraversano questa piana, e frequente il movimento che vi si svolge. […] Io dividevo i miei sguardi fra tutte le strade, e non mi saziavo di ammirarle, ma non riuscivo a vederne intera la bellezza. Alcune parti le vedevo, altre ero sul punto di vederle, altre desideravo ardentemente vederle, altre ancora non volevo trascurarle: il mio sguardo era ovunque occupato da cose e le cose stesse che mi aspettavo di vedere lo attiravano a sé. […] Esclamai, alla fine, stanco: “occhi miei siamo stati vinti!” […] Era sera e il sole era tramontato ma non c’era affatto notte, bensì un altro sole, che sminuzzava la sua luce in tante piccole luci: allora infatti vidi la città contendere la palma della bellezza al cielo”.

10 CONTRIBUTO MODERNO Rostovzev pone grande attenzione al nome preciso della città: Alexandrea ad Aegyptum. Come si arguisce da questa riproduzione Alessandria non faceva propriamente parte dell’Egitto continentale, ma non era neppure una vera e propria isola: era un’entità indefinita ai confini del regno, circondata a nord e a sud da acque e collegata a est e ovest con la costa. “Essa non era la capitale dell’Egitto [Memphis]. Non era situata in Egitto, bensì presso l’Egitto. Era la residenza del re, la città, e nello stesso tempo, una città-stato (polis), che agiva come fosse una libera e autonoma città greca”.

11 2) MOTIVI DELLA FONDAZIONE E RACCONTI LEGGENDARI
Gli storici antichi e moderni sono concordi nel ritenere che Alessandro fondò l’omonima città per diversi motivi tra cui più importante sembrerebbe essere l’assenza di un porto marittimo alle foci del Nilo. a-Un porto avrebbe permesso di smerciare per tutto il Mediterraneo i prodotti agricoli di cui il retroterra alessandrino era abbondante produttore (grano, fave, lenticchie e non ultimi, i prodotti lavorati del papiro). b-Secondo altri (Diodoro) Alessandro sarebbe stato colpito dalla presenza dell’isola di Faro: ciò richiamava le condizioni urbanistiche della Nuova Tiro, sei mesi prima conquistata dal Macedone. c-Calderini sosteneva che il motivo sostanziale fosse la condizione privilegiata del porto: Protetto dall’antistante isola, offriva un approdo sicuro alle navi. E inoltre esonerava i macedoni dall’eseguire lavori costosi per la messa in sicurezza delle imbarcazioni.

12 PLUTARCO, Vite parallele-Alessandro e Cesare
Plutarco dice che ad Alessandro dormiente apparve in sogno Omero e che citò due versi dell’Odissea dove descriveva l’isola di Faro. Alessandro allora dovette recarsi sul posto. “Il sito gli parve straordinariamente adatto al suo scopo: si tratta di una striscia di terra largo quanto un istmo di ragionevole grandezza, che divide una vasta laguna dal resto del mare e termina con un ampio porto. […] Diede ordine di tracciare il piano della città in armonia con la natura dell’uomo. In mancanza di terra bianca, per tracciare le linee usarono farina d’orzo, e sulla pianura, che era di color nero, disegnarono un ampio cerchio, all’interno del quale correvano delle linee rette fino a toccare la circonferenza. Si formò la figura di una clamide dai cui orli muovevano le linee, e l’istmo ne rimaneva compreso per tutta la sua grandezza. Alessandro restò soddisfatto del disegno. Se non ché uno stormo di uccelli […] scese sull’area ov’era tracciato il disegno e non vi lasciò il più piccolo granello di farina. Alessandro fu turbato […], ma gli indovini lo esortarono a farsi animo, poiché ciò voleva dire che avrebbe fondato una città ricca di ogni bene e tal da nutrire uomini di tutte le razze”.

13 3) AMBIENTE GEOGRAFICO Il Delta nilotico
Riguardo l’ambiente naturale che circonda la città di Alessandria, abbiamo una serie di testimonianze antiche che ci forniscono diverse notizie (Strabone ci parla del Delta, dell’isola di Faro e, insieme a Diodoro Siculo, dei vantaggi climatologici derivanti dalla posizione stessa della città). Anche scrittori moderni di inizio novecento e della prima metà dello stesso secolo, sono ricchi di dettagli riguardo la costa (Breccia e Bernand). Il Delta nilotico Strabone, viaggiatore instancabile, visitò Alessandria nel a.C. e ne rimase affascinato. Circa il Delta scrive: “dai confini dell’Etiopia il Nilo scorre in linea retta verso il settentrione fino al luogo che dicesi Delta; dove poi dividendosi quasi in due braccia, come dice Platone, vicine alla testa, fa di quel punto il vertice di un triangolo, i cui lati si formano dalle correnti che van divise fino al mare – il destro verso Pelusio, il sinistro verso Canopo […] e la base è la spiaggia fra Pelusio ed Eracleo. Così dal mare e dalle due correnti viene a formarsi un’isola che si chiama Delta per la sua configurazione. […] Le foci principali del Nilo sono due e fra mezzo a queste ne sono altre cinque e parecchie altre di minor conto. […] Tutto il Delta è navigabile”. 13

14 L’isola di Faro Dopo la descrizione del Delta, Strabone passa alla descrizione della costa marittima, soffermandosi all’isola di Faro in fascia ad Alessandria, la cui posizione di difesa dei porti naturali, giustifica la fondazione della città. Sempre Strabone dice: “Faro è un’isoletta oblunga vicinissima al continente, con cui viene a formare un porto di doppio ingresso. […] Il porto è tanto profondo presso la riva che ogni nave può gettare l’ancora fin presso gli scalini del lido. […] Grandi sono i vantaggi di questa posizione” (che probabilmente Alessandro colse subito) “Il paese è circondato da due mari, l’uno settentrionale che dicesi Egizio, l’altro meridionale che dicesi di Marea o Mareotide. Questo lago empie il Nilo con molti canali che vi scaricano dai fianchi o nella sua estremità superiore”.

15 Lago Mareotide – Maryut:
Oggi viene utilizzato essenzialmente per produrre sale.

16 Clima dell’Alessandria antica
L’antico viaggiatore, che vede la città negli anni del suo apogeo, non può fare a meno di vantare anche alcuni aspetti climatici che la rendono unica nel panorama delle città antiche e migliore rispetto a molte città moderne circa un grave problema dei nostri giorni: l’inquinamento atmosferico. Anche gli antichi tenevano alla salubrità dell’aria, e Strabone, deprecando le esalazioni degli acquitrini e l’aria infetta, non poteva pensare che i posteri, arricchiti dai benefici di uno sviluppo scientifico e tecnologico insperabile, a venti secoli da lui, avrebbero invidiato il clima sanissimo dell’antica Alessandria, da lui glorificata anche per questo: “E’ cosa degna di essere notata anche la salubrità dell’aria, proveniente essa pure dall’essere quel luogo circondato dal mare, e dall’avere il vantaggio delle inondazioni del Nilo. Le altre città fondate sulle rive dei laghi d’estate sogliono avere l’aria pesante e soffocante; […] tali vapori infettando l’aria danno principio a morbi contagiosi. Ma in Alessandria, siccome il Nilo comincia a gonfiarsi appunto all’inizio dell’estate, così riempie allora il lago, e non permette che vi si formi alcuna fangosità da cui possono provenire nocive esalazioni”. Diodoro Siculo, Biblioteca storica Diodoro riconduce la salubrità della città ad accorgimenti concepiti durante la sua fondazione: “Fu essa [Alessandria] costruita in un luogo opportunissimo vicino al porto di Faro; e nella direzione delle strade si ebbe l’attenzione di far sì che i venti etesii scorressero in libertà:così giungendo dal mare rinfrescavano l’aria e procuravano con benigna temperatura molta salubrità agli abitanti”. Breccia e Bernand sottolineano uno l’infossamento progressivo della città, l’altro l’aspetto desolante delle coste del territorio alessandrino; questo, infatti, è inospitale sia perché desertico, sia perché non presenta approdi rappresentando peraltro le foci dei fiumi un pericolo per i naviganti viste le forti e opposte correnti.

17 4) Approfondimento disciplinare
Il Faro di Alessandria Il Faro di Alessandria è considerato il padre di tutti i fari; innalzato da Sostrato durante il regno di Tolomeo Filadelfo ( ), era considerato una delle Sette Meraviglie del Mondo. Era costruito in marmo bianco, sopra una roccia all’angolo nord-est dell’isola di Faros. Per facilitare i lavori di costruzione e di conservazione, l’isola fu riunita alla terraferma col grande molo dell’Eptastadio, il quale oggi, con l’agglomerazione dei sedimenti sabbiosi ai due lati, è diventato un istmo coperto di case, in cui vive una fitta popolazione. I Romani ricopiarono i loro fari da quello di Alessandria: per esempio quello di Ostia e quello di Cartagine. Mosaico raffigurante il porto di Ostia Col tempo sembra che il Faro fosse trasformato in moschea, ma verso la fine del X secolo, quando fu costruito Il Cairo e Alessandria fu abbandonata, anche il Faro subì la stessa sorte. Pure la parte inferiore della gran torre rimase in piedi fino al terremoto del 1375; la gran massa di pietra allora si sfasciò e precipitò in mare. Si è tentato più volte, recentemente, di riconoscere le rovine: notevoli gli studi e le ricerche della spedizione tedesca; nulla di sicuro è stato acquisito. Tuttavia quando il mare è calmo, si possono scorgere ancora sott’acqua, le pretese fondamenta del Faro, presso l’attuale Forte Kait-Bey. 17

18 Struttura del Faro: La torre era costruita all’uso babilonese con la sovrapposizione di parecchi piani decrescenti. Secondo alcune fonti erano otto; secondo altre quattro. I piani più bassi erano quadrati, i superiori circolari o poligonali. Ciascuno terminava in un magnifico balcone riccamente decorato. Perché la costruzione durasse eterna contro il mare che la batteva specialmente dal lato settentrionale, si dice che i blocchi di pietra fossero tenuti insieme con il piombo fuso, anziché con il cemento. Dell’interno del Faro, ben poco si sa; ma si diceva che contenesse trecento camere spaziose, nelle quali alloggiava tutta quanta una guarnigione considerevole. Secondo una tradizione, le fondamenta erano di vetro. Prima di scegliere il materiale da adottare, Sostrato “aveva fatto gettare in mare pietre, mattoni, blocchi di granito, oro, argento, rame, piombo, ferro, vetro, per vedere come si comportavano. Estratti poi dall’acqua, tutti i campioni ed esaminateli, solo il vero si era ritrovato immutato e intero”. Perciò si era scelto il vetro in grandi blocchi per le fondamenta.

19 IL FARO DI ALESSANDRIA Testimonianze
ACHILLE TAZIO, Leucippe e Clitofonte “Saliti dunque su una nave andammo all’isola di Faro. […]. Prima dunque Cherea ci conduce alla torre e ci mostra la mirabile e straordinaria struttura delle sue basi. Era un monte che si ergeva in mezzo al mare e che addirittura sfiorava le nuvole. L’acqua scorreva proprio sotto l’edificio, e questo s’innalzava sospeso sul mare. Sulla cima di questo monte sorgeva un secondo sole, che faceva da pilota alle navi”. POSIDIPPO, Pan Il poeta esprime lo stupore che la Torre suscitava in tutti e specialmente nei naviganti, ai quali la grande fiamma, splendente nella notte, doveva infondere fiducia e sicurezza: “Per la salvezza dei Greci, o re Pròteo, il fanale di Faro Alzò Sòstrato, figlio di Dessifane, Cnidio; poi che in Egitto non come nell’isole son le vedette, ma da terra alle navi si protendono i moli: onde dritta e sublime si leva nell’etere ardita questa torre, visibile ad innumerevoli miglia, nel giorno; e tutta la notte, il nocchiero vedrà sopra l’onde ardere su dall’alto vertice la gran fiamma; e correrà fino all’ultima punta del Tauro, né mai sarà privo di guida navigando queste acque”. Achille Tazio, busto

20 5) IL POPOLO ALESSANDRINO Vera città cosmopolita
Quanti popoli possiamo trovare in una città importante dal punto di vista commerciale come Alessandria? Quante lingue? Quanti dialetti diversi? Quale varia umanità animava le strade della capitale del regno Tolemaico? E ancora: tra i differenti gruppi vigeva la tolleranza o esistevano pregiudizi razziali? Inoltre come possiamo definire l’uomo alessandrino? Aperto e curioso o chiuso e diffidente? I primi abitanti di Alessandria, indigeni, provenivano dall’antico borgo di Rakotis (1500 ca. a.C.), sul quale, come visto, viene costruita la città di Alessandria. Al momento stesso della “fondazione” Alessandria si arricchisce di numerosi altri popoli: Ebrei, Frigi e altri popoli dell’Asia Minore. Nel III sec. Alessandria può a ragione considerarsi una città con la popolazione più mista del mondo. Non ci dobbiamo pertanto stupire se Strabone la definisce “un serbatoio universale” e l’ebreo Filone “più città in una città”. Lo sviluppo della città è talmente caotico che non ci è data possibilità di seguirne le varie fasi, ma con sicurezza possiamo affermare sulla scorta di Diodoro che: 1) Alessandria era divisa in classe e che queste si basavano in parte sulla stirpe degli abitanti 2) La città era divisa in quartieri all’interno dei quali gli uomini abitavano divisi per “nazionalità”

21 Come dimostra la cartina gli egiziani indigeni risiedevano nei quartieri più antichi, prospicienti l’isola di Faro, e corrispondenti all’antica Rakotis, mentre i greci e gli ebrei nei quartieri di nuova costruzione, quartieri che si allungano verso il Delta. Anche gli egiziani appartenenti all’ultima classe della popolazione (marinai, braccianti e anche soldati) abitavano la zona dell’antica Rakotis, ma non verso il lago Mareotide, come i più nobili e i più ricchi, bensì verso il mare.

22 CONTRIBUTI MODERNI “Un insieme di nazionalità diverse, mentalità anche opposte, abitudini e atteggiamenti tra i più svariati, eppure una folla formicolante per le vie della metropoli, operante in tutti i tipi di lavoro, caratterizzata da un unico volto: quello alessandrino, né egizio, né greco, né macedone, né ebraico, ma alessandrino.” “Gli alessandrini erano rinomati per il loro amore per il loro amore per il lavoro e per il denaro e per il loro spirito beffardo, e per una malcelata tendenza alla novità e alle sommosse. I nomignoli con i quali essi gratificavano tutti quanti, compresi i re e gli imperatori, sono rimasti celebri. Seneca definisce il popolo della città, infatti, «loquace e abile nelle offese». Anche l’imperatore Adriano scrive degli alessandrini che sono «una razza litigiosa, vuota, malvagia […] ma opulenta ricca e feconda; nessuno vive nell’ozio; l’unico dio per quella gente è il denaro»”. Breccia “A poco a poco tutte le minoranze linguistiche [rispetto al greco, lingua del potere economico-politico] si avvicinarono alla koiné. In questo modo potevano giocare un ruolo determinante all’interno dell’amministrazione cittadina. Ciò nonostante all’interno dei singoli quartieri, dei piccoli o grandi rioni, si continuavano a parlare le lingue d’origine: l’ebraico, l’aramaico e varianti dialettali minori erano le più usate nella zona del porto. Mentre, più ci si avvicinava ai centri di potere più nell’aria risuonavano accenti greci”. Rostovzev

23 “Tutta la vita internazionale e urbana del regno si concentra a Alessandria e ciò spiega lo sviluppo prodigioso di questa città, la densità della sua popolazione, la magnificienza dei suoi monumenti, l’intensità dei suoi traffici, del suo commercio e della sua vita intellettuale. Il regno lagide è il solo che abbia veramente posseduto una capitale, al modo stesso di uno stato moderno, una “testa smisurata” innestata su un corpo rimasto come in ritardo rispetto ad essa”. Grimal Ciò è ancora più evidente se osserviamo l’evoluzione moderna della città, arrivata a contenere più di 4 milioni di abitanti:

24 5) FOCOLAIO DELLA CULTURA ELLENISTICA
Biblioteca e Museo Stadio e Serapeo

25 IL MUSEO E’ possibile paragonare il Museo alle nostre Università moderne. In tutto, anche nei corsi tenuti dagli studiosi (pur se l’attività di insegnamento era discrezionale), tranne che per il fatto che i sapienti dovevano fare vita collegiale. Strabone: “I palazzi reali comprendono anche il Museo, composto da un’esedra, da una galleria e da una grande sala dove hanno luogo i pasti in comune dei filologi che fanno parte dello stesso. Per il mantenimento del Museo ci sono fondi comuni ed un sacerdote viene designato a dirigere il Museo”. Sembra che gli studiosi del Museo fossero raggruppati in confraternite distinte, a seconda della natura delle loro occupazioni; essi ricevevano dal tesoro reale un onorario che assicurava loro vitto e alloggio e la loro vita poteva essere consacrata interamente alle ricerche. All’interno del Museo si praticavano tutte le scienze conosciute (era infatti dedicato alle Muse, dee della conoscenza) e alla generale ricerca del sapere, anche pratico: matematica, geometria, meccanica, musica, medicina, zoologia, botanica, retorica, politica, astronomia, economia. LA BIBLIOTECA In origine la Biblioteca non era indipendente dal Museo e non aveva altro scopo che quello di fornire materiale utile alle ricerche dei sapienti. Alla fine del regno di Tolomeo II Filadelfo nella cosiddetta Biblioteca Madre o Biblioteca del Bruchium (dal nome del ricco quartiere all’interno del quale si trovava) possedeva un totale di volumi circa. Nel 48 a.C., prima dell’arrivo di Cesare, la Biblioteca contava un totale di volumi, che alcuni dicono essere stati danneggiati da un incendio appiccato dal condottiero romano alle navi alla fonda nel porto di Alessandria durante la Guerra Alessandrina. Altri invece sostengono che le fiamme arrivarono solo fino ai magazzini dei cereali. La Biblioteca cominciò effettivamente a perdere volumi all’epoca di Caracalla e durante i torbidi e le persecuzioni da lui perpetrati. Verrà distrutta da due gravi incendi: uno sotto Teodosio – 391- e uno sotto il califfo Omar I nel 640.

26 La biblioteca come doveva apparire ai tempi di Cleopatra.
Biblioteca di Alessandria La biblioteca come doveva apparire ai tempi di Cleopatra.

27 Tra il 1988 e il 2002 sul sito dell'antica biblioteca è stata eretta, grazie all'azione congiunta dell'UNESCO e del governo egiziano, la nuova Bibliotheca Alexandrina. L'avveniristico edificio, che ha la forma di un lungo cilindro tagliato obliquamente, si sviluppa su undici piani e copre un'area di circa m². In grado di ospitare fino a di volumi, la nuova biblioteca di Alessandria d'Egitto include sale di lettura, un istituto per il restauro di libri antichi, una biblioteca per l'infanzia, una scuola d'informatica, sale per riunioni e congressi. Sulle mura esterne di granito sono incisi i caratteri che rappresentano tutti gli alfabeti del mondo. Biblioteca di Alessandria

28 Ecumene di Eratostene Il primo e più famoso bibliotecario alessandrino fu ERATOSTENE di CIRENE. A lui si deve il primo utilizzo attestato storicamente del termine GEOGRAFIA in un’opera omonima in tre volumi dove viene descritta in lettere la terra abitata (ecumene) e ai quali è allegata una rappresentazione grafica (la carta riportata qui sopra). Con Eratostene si esplicita per la prima volta quell’aspetto duplice di descrizione alfabetica e grafica che accompagnerà la geografia per tutta la sua storia.

29 6) L’EMPORIO DEL MONDO Prodotti finiti esportati
Prodotti agricoli verso Alessandria. Prodotti semilavorati 6) L’EMPORIO DEL MONDO . Slide 34B: Alessandria non esportava materie prime, bensì le importava: queste venivano poi sapientemente lavorate nelle industrie di più vario genere che nascevano nella capitale tolemaica. Industrie metallurgiche, tessili, cartarie (papiro VS. pergamena),vetrarie, vasarie, navali – queste ultime alimentavano il commercio internazionale, come dice Strabone (che non si stupisce di trovare navi alessandrine nel Mar Rosso e nell’Oceano Indiano): “ma ora le grandi flotte sogliono mandarsi fino all’India e fino all’estremità dell’Etiopia. Da que’ paesi si trasportano le merci più preziose nell’Egitto e da qui si diffondono in altri siti”.

30 Le attività economiche presenti ad Alessandria e nei suoi immediati dintorni furono il tessuto connettivo che tenne unita la metropoli. I primi esempi di vasti e continui lavori, controllati, riguardano lo scavo e la manutenzione dei canali per regolare l’afflusso regolato delle acque del Nilo. La città di Alessandria comincia così a configurarsi come una grande azienda agricola dell’antichità, assimilabile a una nostra moderna fattoria. In Egitto fondamento del sistema economico era l’agricoltura. Tutto il paese era favorito dalla natura (Erodoto lo definisce “dono del Nilo”). Per mettere a frutto tale abbondanza il fiume doveva essere sottoposto a un regime di controlli precisi e assidui in modo che non diventasse fonte di danni irreparabili per tutta la popolazione. Le colture più diffuse nel Delta nilotico furono e sono ancora oggi: Cereali e Piante Leguminose Da queste Alessandria si sostenta, ma riesce anche a Ortaggi, Vigne e Oliveti, e Frutteti produrre eccedenze esportabili. Fieno e Piante Oleaginose di ogni tipologia.

31 Limite dei ritrovamenti di manufatti delle industrie alessandrine

32 ALCUNE LOCALITA’ TOCCATE DAL COMMERCIO ALESSANDRINO
Mar Rosso (Berenice, vicino alle miniere di topazi) Oceano Indiano Odierna Ungheria Olbia sul mar Nero Alcune città russe del sud del paese Rodi Cnido Tera Napoli Etruria Localizzarle

33 Rapido confronto tra il porto attuale e quello di età tolemaica

34 Come si può notare da questa cartina ad Alessandria non esisteva un solo porto, bensì, dopo la costruzione dell’eptastadio, due. Uno di questi si chiamava Eunosto, l’altro semplicemente Grande Porto. Il primo anticamente aveva funzioni limitate, mentre è oggi il porto dove si svolgono i commerci e dove risiede la flotta mercantile; l’altro era il porto commerciale, militare e “di rappresentanza”, con gli edifici più importanti della città che direttamente si affacciavano su questo tratto di mare e i depositi di grano, più grande ricchezza economica della città. Il porto era sicuro e protetto e, all’ingresso di questo, i Lagidi avevano fatto innalzare il celebre Faro, collegato da un canale di navigazione al lago Mareotide e a un retroterra, come abbiamo visto, ricchissimo. Queste condizioni erano favorevoli perché Alessandria diventasse il vero e proprio EMPORIO DEL MONDO ANTICO.

35 7) IL SISTEMA BANCARIO Nessuna struttura, che come un porto si fonda sugli investimenti può sopravvivere senza una sostanziale fonte di denaro sempre disponibile. A questo provvide il sistema bancario messo in piedi dai Tolomei. Dopo aver introdotto monete che, pian piano soppiantarono, ma non sostituirono del tutto l’intuitivo e, in fin dei conti conveniente, sistema del baratto (molto praticato dagli indigeni meno abbienti, ma anche dai soldati, che in natura ricevevano lo stipendio, dai funzionari e dagli impiegati stessi dell’amministrazione lagide), i Tolomei cominciarono a pretendere che una parte dei tributi fosse pagato in conio. Probabilmente, come sostiene Rostovzev, le maggiori difficoltà nell’utilizzo del denaro derivano da un costo dello stesso molto elevato, ben più elevato di quello greco, così come da un tasso di interesse altissimo; si sarebbe infatti aggirato intorno al 24%. Ottodramma di Tolomeo II

36 I principali possessori di moneta erano i re, i Tolomei
I principali possessori di moneta erano i re, i Tolomei. Come lo usavano? Probabilmente lo investivano come grandi banche: guadagnavano dagli interessi concessi ai grandi regni esteri o ad alcune grandi industrie private. E anche a gruppi di sacerdoti (Tolomeo I che presta 50 talenti ai sacerdoti di Menfi). Questa “banca” aveva filiali in tutto l’Egitto. Possiamo quindi pensare che in Egitto esistesse una ben strutturata rete di banche ben organizzata e con sedi nei grandi, così come nei piccoli centri. La stessa esistenza di banche ci testimonia come ci fossero persone disposte a finanziare imprese commerciali a basso rischio. Ottodramma di Tolomeo IV

37 8) LETTURA CONCLUSIVA IDILLIO XV, vv. 1-98
Si propone la lettura del seguente passo di Teocrito: IDILLIO XV, vv. 1-98 Con analisi più puntuale dei vv Notate: La densità delle strade alessandrine Il razzismo che le donne greche provano nei confronti degli indigeni Lo stupore provato all’interno dei palazzi del potere

38 9) IL CASO DI NEW YORK Immagine del primitivo insediamento europeo, a carattere difensivo e commerciale (pellicce), di marca olandese. Data al 1613. New Amsterdam, primo nucleo vero e proprio dell’odierna New York rimonta, però, al 1625 L’insediamento ottiene lo status di città nel 1653; può quindi cominciare la sua prima esperienza di autogoverno. Fort Amsterdam Nel 1664 fu conquistata dagli inglesi che la ribattezzarono New York in onore di Giacomo II, conte d’Albany e di York.

39 New Amsterdam. Nel 1660. E’ evidente l’organizzazione per grandi, ampie direttrici di traffico. Evidente anche il castello difensivo.

40 Nel 1788 diventa capitale della neo indipendente Confederazione di Stati.
Si arricchisce di edifici importanti, come la Federal Hall, collocata in Wall Street, prima sede del Congresso degli Stati Uniti. Nei primi decenni dell'‘800 New York crebbe rapidamente come centro economico: l'approvazione del Commissioners' Plan, nel 1811, portò ad una prima forte espansione della città (che cominciò a coincidere con l'intera isola di Manhattan), con la costruzione di una griglia stradale che produsse il tessuto urbano regolare che caratterizza ancora oggi la città, con strade numerate a distanze fisse; nel 1825, l'apertura del Canale Erie mise in comunicazione diretta il porto di New York sull'Atlantico e il vastissimo retroterra agricolo della regione, fornendo ulteriori spunti per lo sviluppo commerciale di New York. L'immigrazione, diminuita a causa delle guerre in Europa, riprese con vigore. Si possono notare delle somiglianze evidenti con l’Alessandria Tolemaica. Piano urbano ben strutturato e con sede stradale ampia e regolare. Collegamento diretto con le risorse agricole del ricco e fertile retroterra, tale per cui alcuni prodotti possono essere destinati alle esportazioni. Aumento della popolazione immigrata.

41 Sviluppo dell’isola di Manhattan dal 1609 ad oggi…anzi anche in previsione del futuro.
1626 1811 1865 Oggi Futuro Il genio di questa griglia risiede nella sua flessibilità: il sistema metropolitano di New York, quello stradale, edilizio, quello delle acque, dell’elettricità, lo stesso Central Park, e ogni intervento di nuova zonizzazione o riqualificazione, sono tutti molteplici livelli di città che sono stati anticipati dalla griglia. Essa è stata in grado di accogliere e sostenere tutte queste diverse esigenze nate in tempi differenti.

42 Durante la guerra civile, che contrappose gli Stati Uniti del nord e del sud fra il 1861 e il 1865, i forti legami commerciali con gli stati del sud, la sua crescente popolazione immigrata e il malcontento popolare per la coscrizione obbligatoria provocarono divisioni nella popolazione di New York. Terminata la guerra civile, il tasso di immigrazione dall'Europa crebbe rapidamente e New York divenne la prima meta di milioni di persone in cerca di fortuna negli Stati Uniti; questo suo ruolo di "porta di accesso" venne riconosciuto con la donazione da parte della Francia della Statua della Libertà, che venne inaugurata nel 1886. Esattamente come l’Alessandria antica New York ricopriva il ruolo di polo di attrazione di gruppi di popolazione differenti: americani, francesi, italiani, irlandesi e i discendenti degli schiavi neri d’Africa, per citare solo i principali gruppi di popolazione. Lo sviluppo della New York attuale, centro urbano in continua espansione e centro di propulsione economica sia come porto merci sia come centro della finanza planetaria, è ben esemplificato dalla sua sky line sempre in via di sviluppo e sempre crescente.

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44 Skyline della New York moderna.

45 New York polo culturale
New York accoglie oggi un numero veramente ampio di istituzioni culturali: Per citarne solo due. Metropolitan Museum Contiene più di 2 milioni di pezzi in esposizione permanente divisi in 19 ambiti, tra i quali un’ampia sezione dedicata all’Egittologia, una dedicata all’arte Classica, a quella asiatica, alla pittura europea, all’arte europea e contemporanea, oltre a un’ampia sezione dedicata alla fotografia.

46 Lincoln Center Il Lincoln Center è destinato in gran parte allo spettacolo, vi riesiedono infatti le seguenti 12 organizzazioni artistiche: il Chamber Music Society of Lincoln Center, il Film Society of Lincoln Center, la Jazz at Lincoln Center, la Juilliard School, il Lincoln Center Theater, la Metropolitan Opera, il New York City Ballet, la New York City Opera

47 BIBLIOGRAFIA ADDARIO, B., Alexandrea ad Aegyptum: una metropoli nel mondo antico, G. D’Anna, Messina-Firenze, 1977 BERNAND, A., Alexandrie, la grande, Arthaud, Paris, 1966 ROSTOVZEV, M., Storia economica e sociale del mondo ellenistico, La Nuova Italia, Firenze, 1966 CAPPELLO, C., Grande dizionario enciclopedico, UTET, Torino, 1967 BRECCIA E., Alexandrea ad Aegyptum, Bergamo, 1914 BRECCIA E., Egitto greco e romano, Loffredo, Napoli, 1937 MAGNANI S., Geografia storica del mondo antico, il Mulino, Bologna, 2003 MANZI E., Le ali della farfalla, il Mulino, Bologna LEVI C., L’Egitto ellenistico in La Storia: La Grecia e il mondo ellenistico, Mondadori, Milano, 1986 Prof. Gabriele Lombardi 2012/2013


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