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PROGETTO FONDI CEI 8xmille “RIFONDIAMOCI” Laboratorio di Formazione per Volontari Siracusa, 01/07/2014 Sede Caritas Diocesana di Siracusa Via della Conciliazione.

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1 PROGETTO FONDI CEI 8xmille “RIFONDIAMOCI” Laboratorio di Formazione per Volontari Siracusa, 01/07/2014 Sede Caritas Diocesana di Siracusa Via della Conciliazione n.6

2 Analisi dei vostri spunti…Prima di iniziare, partiamo da ciò che per noi tutti è veramente Importante, ovvero: Chiarificazione di alcuni aspetti tecnici legati al Progetto Fondi CEI 8xmille “Rifondiamoci” (perché questo Progetto, qual è l’obiettivo generale del Progetto, quali sono gli obiettivi specifici del Progetto, quali saranno i miglioramenti che deriveranno dalla messa in atto del Progetto); Acquisizione di un metodo specifico ed adeguato, da applicare univocamente durante il nostro servizio presso i Centri d’ascolto Territoriali;  Confronti costanti sulla base delle esperienze vissute, da vivere come momenti di condivisione in grado di fornirci informazioni e suggestioni su cui lavorare e riflettere; Conoscenza ed appropriato utilizzo delle risorse a disposizione dei Centri d’ascolto Territoriali, come sinonimo di qualità del servizio e come viatico In grado di favorire la costituzione di una rete solida ed efficiente Progetto “Rifondiamoci”

3 IL PROGETTO FONDI CEI 8xmille “RIFONDIAMOCI"
Progetto “Rifondiamoci”

4 IL PROGETTO FONDI CEI 8xmille “RIFONDIAMOCI"
PERCHE’ NASCE Perchè in questo momento storico, nel quale la crisi sta costringendoci ad una seria riflessione sul nostro mandato e sulla nostra missione all'interno della Chiesa, avere a disposizione degli strumenti qualitativamente e quantitativamente consoni risulta essere assolutamente necessario. Pertanto, come prima azione, si è deciso di ripensare all’importanza ed al ruolo dei Centri d’Ascolto, come luoghi pastorali precipui a sostegno dei poveri presenti all’interno del territorio cittadino Progetto “Rifondiamoci”

5 IL PROGETTO FONDI CEI 8xmille “RIFONDIAMOCI"
I dati raccolti ed analizzati e relativi agli utenti rivoltisi al Centro d’Ascolto diocesano: dal 2010 al 2013, il numero degli utenti complessivi* è aumentato del 89,2%; dal 2010 al 2013, l’incremento annuale medio degli utenti complessivi è stato del 29,7% *per utenti complessivi si intendono gli utenti diretti, ovvero coloro che direttamente si rivolgono/si sono rivolti al Centro d’Ascolto diocesano (es. il capofamiglia), comprensivi dei loro nuclei familiari.  Progetto “Rifondiamoci”

6 IL PROGETTO FONDI CEI 8xmille “RIFONDIAMOCI"
Il numero medio dei bisogni riscontrati** rispetto ad ogni utente diretto è stato di 5, ma per il 25% di essi (1 utente diretto su 4), ne sono stati riscontrati 8; La percentuale di soddisfacimento derivante dal rapporto tra richieste formulate dagli utenti diretti (sulla base dei bisogni riscontrati) ed interventi effettuati è stata del 34,5% (rif. Analisi dei dati CdA diocesano, anno 2012) **secondo i parametri stabiliti da Caritas Italiana, i bisogni fanno riferimento ad una classificazione che considera, in ottica globale, le seguenti problematiche: problematiche abitative, problematiche di detenzione e giustizia, problematiche legate a dipendenze, problematiche familiari, problematiche riferite ad handicap/disabilità, problematiche relative al grado di istruzione, problematiche legate a migrazione/immigrazione, problematiche occupazionali, problematiche di tipo economico, problematiche relative alla salute, problematiche denominate “altre”.  Progetto “Rifondiamoci”

7 IL PROGETTO FONDI CEI 8xmille “RIFONDIAMOCI"
Alla luce dell’analisi di cui sopra, Il Progetto si porrà come punto di partenza per dare il via ad una Rifondazione, strutturale ed organizzativa, dei servizi Caritas (iniziando dai Centri d’ascolto territoriali, per poi proseguire con la creazione dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse e l’elaborazione di Progetti legati a specifiche problematiche riscontrate nel territorio) presenti a Siracusa, mediante: l’utilizzo di un metodo e di strumenti specifici, atti a migliorare la qualità dei servizi;  l'avvio di una serie di nuovi di servizi integrati pensati ad hoc, frutto di una conoscenza capillare del territorio;  la valorizzazione della rete di interazione tra le realtà Caritas presenti sul territorio Progetto “Rifondiamoci”

8 IL PROGETTO FONDI CEI 8xmille “RIFONDIAMOCI"
L’OBIETTIVO GENERALE Il Progetto Fondi CEI 8xmille "RIFONDIAMOCI" si prefigge l'obiettivo generale di potenziare i servizi offerti, mediante la nascita di 4 nuovi Centri d’Ascolto Caritas costituiti su base territoriale, nella città di Siracusa. GLI OBIETTIVI SPECIFICI Costituire ed avviare le attività dei 4 Centri d’Ascolto territoriali (e loro successivo coordinamento) nella città di Siracusa;   Costruire la rete informatica di condivisione delle informazioni tra i Centri d'Ascolto, mediante l'adozione del software applicativo OsPoweb; Potenziare la capacità di fronteggiamento delle povertà da parte dei Centri d'Ascolto coinvolti ed avviare nuovi servizi specifici Progetto “Rifondiamoci”

9 QUALI MIGLIORAMENTI RISPETTO ALLA SITUAZIONE ATTUALE?
Redistribuzione territoriale della povertà tra i vari Centri d’Ascolto Territoriali (influirà sulla qualità del nostro servizio e sull’ottimizzazione delle risorse a disposizione); Maggiore conoscenza del fenomeno povertà, grazie ad uno studio del territorio competente, sistematico ed organizzato, effettuato con i mezzi informatici e capacità tecniche a nostra disposizione (Ospoweb/Analisi statistica e sociologica dei dati); Creazione di una “rete” tra i Centri d’Ascolto Territoriali e le Parrocchie della città, in grado di favorire lo scambio di informazioni tra i volontari Progetto “Rifondiamoci”

10 QUALI MIGLIORAMENTI RISPETTO ALLA SITUAZIONE ATTUALE?
Fruizione di dati ed elementi necessari per la creazione e realizzazione di progetti specifici; Sensibilizzazione alla conoscenza di precipui strumenti pastorali e delle tecniche d’utilizzo degli stessi, come opportunità per acquisire e diffondere un modello, ma anche come importante canale per testimoniare la Carità nella comunità, ecclesiale e non    Progetto “Rifondiamoci”

11 IL CENTRO D'ASCOLTO Progetto “Rifondiamoci”

12 IL CENTRO D'ASCOLTO Il Centro di ascolto è il luogo privilegiato (perché consegnato dalla tradizione e confermato dall’esperienza) in cui si intessono relazioni con i poveri, maestri e pulpito del parlare e dell'agire di ogni Caritas. Il servizio del Centro di ascolto è coordinato da una persona con incarico specifico da parte del Direttore della Caritas diocesana che promuove e gestisce il servizio stesso. All’interno del Centro di ascolto operano sia volontari che collaboratori retribuiti. Nel Centro di ascolto i volontari e gli operatori lavorano in équipe. Periodicamente si confrontano su come supportare le diverse persone incontrate. Questo permette di armonizzare i criteri di intervento e rendere omogeneo lo stile di lavoro Progetto “Rifondiamoci”

13 IL CENTRO D'ASCOLTO Funzioni e compiti
Il Centro di ascolto fa dell'ASCOLTO il suo MODO PROPRIO di SERVIZIO. Il suo "fare" prevalente è l'ascolto, cuore della relazione di aiuto, dove chi ascolta e chi è ascoltato vengono coinvolti, con ruoli diversi, in un progetto che, ricercando le soluzioni più adeguate, punta a un processo di liberazione della persona dal bisogno Progetto “Rifondiamoci”

14 IL CENTRO D'ASCOLTO Dall'Ascolto e dall’Accoglienza della persona conseguono le altre funzioni specifiche:  1. Presa in carico delle storie di sofferenza e definizione di un progetto di “liberazione"; 2. Orientamento delle persone verso una rilettura delle reali esigenze e una ricerca delle soluzioni più indicate e dei servizi più adeguati presenti sul territorio; 3. Accompagnamento di chi sperimenta la mancanza di punti di riferimento e di interlocutori che restituiscano la speranza di un cambiamento, mettendo in contatto la persona con i servizi presenti sul territorio ed attivando tutte le risorse possibili; 4. Prima risposta per i bisogni più urgenti, sempre attraverso il coinvolgimento delle comunità parrocchiali e del territorio Progetto “Rifondiamoci”

15 IL CENTRO D'ASCOLTO Il Centro di ascolto svolge, al fianco del servizio ai poveri, un servizio di animazione della comunità cristiana espressa soprattutto dalle funzioni di:  sussidiarietà, poiché rivolge il suo servizio a persone che vivono in condizione di povertà e che ancora non hanno trovato accoglienza e ascolto a l’interno della comunità parrocchiale; stimolo, poiché svolge il suo servizio di ascolto in continuo dialogo con gli altri Centri di ascolto (parrocchiali, vicariali e territoriali/zonali). supporto, poiché non si sostituisce alle attività svolte all’interno delle comunità parrocchiali, bensì si integra ad esse Progetto “Rifondiamoci”

16 ACQUISIRE UN METODO SPECIFICO ED ADEGUATO: ASCOLTO E COMUNICAZIONE
Progetto “Rifondiamoci”

17 ACQUISIRE UN METODO SPECIFICO ED ADEGUATO: ASCOLTO E COMUNICAZIONE
Il processo d’ascolto è, in considerazione dell’evoluzione della sfera relazionale umana e sociale, un’attività comunicativa che richiede il pieno coinvolgimento cognitivo ed empatico dell’ascoltatore. Sappiamo, infatti, che sentire (come azione di recepimento dei suoni attraverso il canale uditivo) non equivale ad ascoltare (come azione di predisposizione verso un’attività di cui si ha consapevolezza); in realtà, chi ascolta "percepisce un input, ovvero discorso verbale in entrata (solitamente coacervato ad altri segnali sonori, come i rumori di fondo) e da questo input seleziona indizi per potersi costruire un modello o rappresentazione mentale del messaggio che il soggetto parlante sta cercando di trasmettere" (Anderson e Lynch 1988). In quest’ottica, quindi, l’ascolto assume la rilevanza di un processo assolutamente attivo Progetto “Rifondiamoci”

18 ACQUISIRE UN METODO SPECIFICO ED ADEGUATO: ASCOLTO E COMUNICAZIONE
L’ascolto è un processo costruttivo, che implica la presenza di un ascoltatore attivo e consapevole, ovvero una persona che sa perché ascolta (ha uno scopo), che cosa ascolta (seleziona le informazioni rilevanti), come ascolta (sceglie le tecniche appropriate) e che, considerando tutti gli elementi sopraccitati, configurerà chi ascolta (il nostro interlocutore); Un buon ascoltatore non resta semplicemente in attesa di udire informazioni (ascolto passivo): cerca, piuttosto, di facilitare all’interlocutore l’esposizione dei contenuti del messaggio, “sintonizzandosi” sulla sua “frequenza” e compiendo piccole azioni di partecipazione che sublimano la sua posizione di vivo interesse nei confronti dell’argomento (ascolto attivo); Progetto “Rifondiamoci”

19 ACQUISIRE UN METODO SPECIFICO ED ADEGUATO: ASCOLTO E COMUNICAZIONE
E’ importante saper identificare la struttura delle informazioni dei vari formati comunicativi e tipi di discorso (nel nostro caso, momenti d’ascolto “de visu”, ove ci verranno descritte le problematiche salienti vissute dal nostro interlocutore, il quale, evidentemente, non è in grado di affrontare e superare da solo) e saper individuare le informazioni importanti sulla base degli scopi dell’ascolto (es. creazione di un progetto di liberazione dalla condizione di difficoltà’, partendo dalle risorse conosciute ed accessibili, che sia specifico in considerazione di quanto espresso e carpito dal confronto con il nostro interlocutore). I fattori di natura socio-affettiva e motivazionali condizionano molto il modo in cui vengono percepiti i compiti di ascolto, e, di conseguenza, i modi in cui essi vengono eseguiti. E’ essenziale, pertanto, abbassare i livelli di ansia (che agiscono come filtro negativo) e promuovere un ambiente d’ascolto in cui traspaia cordialità, tranquillità e sicurezza Progetto “Rifondiamoci”

20 ASCOLTO E TIPI DI COMUNICAZIONE
Comunicazione Verbale Comunicazione Non Verbale Progetto “Rifondiamoci”

21 ASCOLTO E COMUNICAZIONE VERBALE
La comunicazione verbale è quel tipo di comunicazione che si attua mediante l’utilizzo del linguaggio (sia orale che scritto) e che dipende da precise regole sintattiche (struttura del messaggio), semantiche (significato del messaggio) e circostanziali (contesto di riferimento, rapporto con l’interlocutore). Progetto “Rifondiamoci”

22 ASCOLTO E COMUNICAZIONE NON VERBALE
La comunicazione non verbale, invece, è quel tipo di comunicazione che comprende tutti gli elementi di uno scambio comunicativo che non riguardano il livello puramente semantico, (il significato letterale delle parole), ma che riguardano il linguaggio del corpo, come strumento di comunicazione tra persone. Progetto “Rifondiamoci”

23 ASCOLTO E COMUNICAZIONE NON VERBALE
In senso lato, la comunicazione non verbale comprende: postura gestualità mimica facciale (espressioni del volto, sguardo) Prossemica, o comportamento spaziale (orientamento nello spazio, distanza interpersonale, contatto corporeo) paralinguistica aspetto esteriore voce/fonetica (ritmo, velocità dell’eloquio, intonazione, forza vocale, enfasi, durata) Progetto “Rifondiamoci”

24 ASCOLTO E COMUNICAZIONE NON VERBALE
La postura è la posizione che il corpo assume durante uno scambio comunicativo; essa agisce rivelando lo stato emotivo con il quale l’interlocutore partecipa alla comunicazione (es. una postura rilassata ed eretta proietterà sicurezza ed interesse nei confronti dell’argomento descritto dall’interlocutore); La gestualità è il comparto di piccole azioni che si utilizzano durante uno scambio comunicativo; essa è grado di esprimere efficacemente e/o rafforzare i concetti comunicati verbalmente, sia in entrata che in uscita (es. pollice in su “ok” per indicare che va bene, si è d’accordo, ecc..) Progetto “Rifondiamoci”

25 ASCOLTO E COMUNICAZIONE NON VERBALE
Lo sguardo è concepito come atto di guardare; in riferimento al suo utilizzo, è possibile riscontrare: - elementi di tipo fisiologico e involontario, come la dilatazione delle pupille o il battito delle palpebre; - elementi di tipo consapevole, come i movimenti e le espressioni degli occhi; Lo sguardo agisce, per antonomasia, come un ottimo strumento di comunicazione non verbale; esso, infatti, può trasmettere innumerevoli messaggi di variegata natura, quali, ad esempio, gioia, tristezza, sicurezza, disinteresse, critica, distacco, ecc... Progetto “Rifondiamoci”

26 ASCOLTO E COMUNICAZIONE NON VERBALE
Altrettanto importanti sono la prossemica, intesa come lo studio semiologico dei gesti/segni ed il comportamento spaziale, ovvero l’orientamento nello spazio e la distanza interpersonale; I comportamenti spaziali tengono del tipo di relazione che si ha con l’interlocutore e della distanza che da questo ci separa; pertanto, possiamo classificare delle distanze (zone) così suddivise: zona pubblica: ascolto effettuato ad oltre 3, 6 m di distanza dall’interlocutore; zona sociale: ascolto effettuato a 3,6-1,2 m di distanza dall’interlocutore; zona personale: ascolto effettuato a 1,2 m-45 cm di distanza dall’interlocutore; zona intima: ascolto effettuato a cm di distanza dall’interlocutore;  Nel nostro caso, la zona da adottare è senz’altro quella sociale  Progetto “Rifondiamoci”

27 ASCOLTO E COMUNICAZIONE NON VERBALE
Il sistema paralinguistico si riferisce ad altezza, ritmo, volume e tono del linguaggio, ma anche all’accento ed alla qualità della voce e dei suoni, anche in considerazione della presenza di momenti di forte emotività e di elementi fisiologici ad essa correlati (pianto, sbadiglio, risata, ecc..) Progetto “Rifondiamoci”

28 ASCOLTO E COMUNICAZIONE NON VERBALE
Promemoria: spesso il non verbale racconta molto di più di ciò che viene detto! Ricordiamoci, inoltre, che se il comportamento non verbale contraddice le parole, il messaggio non passa, o passa solo parzialmente, mentre l’effetto è massimo quando c’è perfetta aderenza tra ciò che si trasmette con il “verbale” e ciò che si trasmette con il “non verbale” Progetto “Rifondiamoci”

29 I COMPORTAMENTI COMUNICATIVI NELLA RELAZIONE DI AIUTO
Progetto “Rifondiamoci”

30 I COMPORTAMENTI COMUNICATIVI
I Comportamenti comunicativi sono i comportamenti adottati per condividere/mettere in comune qualcosa con gli altri; ne esistono diversi (passivo, aggressivo, assertivo), ognuno dei quali contraddistinto da specifiche peculiarità  Progetto “Rifondiamoci”

31 I COMPORTAMENTI COMUNICATIVI – COMPORTAMENTO ASSERTIVO
Comportamento assertivo L’assertività è la componente relazionale che permette di riconoscere le proprie emozioni e i propri bisogni e di comunicarli agli altri. Il soggetto assertivo è colui che è capace di avere un atteggiamento positivo verso se stesso e verso gli altri fino a raggiungere capacità relazionali spontanee, naturali e soddisfacenti. Assume comportamenti verbali e non verbali che gli permettono di conservare rispetto per se stessi, di conservare i propri diritti, senza tentare di dominare, strumentalizzare o controllare gli altri. Progetto “Rifondiamoci”

32 I COMPORTAMENTI COMUNICATIVI – COMPORTAMENTO ASSERTIVO
Esempio di comportamento assertivo: Eloquio fluente e privo di esitazioni; Postura eretta e rilassata; Mimica facciale perfettamente allineata agli eventi ascoltati (es. sorriso in caso di eventi positivi, palpebra inferiore sollevata e bocca inespressiva in caso di eventi negativi); Contatto visivo fermo, ma non dominante; Gestione del comportamento spaziale corretta (scelta di una zona adeguata rispetto al tipo di relazione che sussiste con l’interlocutore)   Progetto “Rifondiamoci”

33 I COMPORTAMENTI COMUNICATIVI NELLA RELAZIONE D’AIUTO
Quesito: come comunicare efficacemente nella relazione d’aiuto? Per comunicare efficacemente è fondamentale tener conto dei seguenti fattori, ovvero pensare: a chi ci si rivolge; in che contesto siamo; l’obiettivo che ci diamo; il linguaggio che usiamo  Progetto “Rifondiamoci”

34 I COMPORTAMENTI COMUNICATIVI NELLA RELAZIONE D’AIUTO
Come sappiamo, la comunicazione avviene attraverso uno scambio tra due o più soggetti. Si ha un’interazione quando vi è un’azione di reciproco scambio comunicativo, ove sussiste condivisione di pensieri, vissuti ed emozioni tra i comunicanti Progetto “Rifondiamoci”

35 I COMPORTAMENTI COMUNICATIVI NELLA RELAZIONE D’AIUTO
I componenti che influenzano profondamente la relazione e che risultano essere strettamente legati al campo delle emozioni sono: La capacità di ascolto L’uso del feedback (retroazione) La comunicazione assertiva Progetto “Rifondiamoci”

36 I COMPORTAMENTI COMUNICATIVI NELLA RELAZIONE D’AIUTO
La capacità d’ascolto (es. ascolto passivo, ascolto attivo), cambia seconda dei casi e dell’evolversi della relazione di comunicazione (es. si potrà inizialmente optare un ascolto passivo per immagazzinare le informazioni di rilievo contenute nel messaggio dell’interlocutore, per poi passare ad ascolto attivo mirato) Progetto “Rifondiamoci”

37 I COMPORTAMENTI COMUNICATIVI NELLA RELAZIONE D’AIUTO
L’uso dei feedback (retroazione, azione di ritorno), che distinguiamo in: positivo (es. “hai ragione!”) per indicare approvazione e comunicare all’interlocutore che esiste e si è d’accordo con lui; negativo (es. “stai sbagliando!”) per indicare disaccordo e comunicare all’interlocutore che esiste, ma non si è d’accordo con lui;  In quasiasi caso ed a prescindere dalle nostre opinioni, lasciare un feedback è sempre importante, poiché indica la determinazione di una nostra posizione rispetto a quanto detto dall’interlocutore che, in tal modo, si renderà conto d’esser stato ascoltato   Progetto “Rifondiamoci”

38 I COMPORTAMENTI COMUNICATIVI NELLA RELAZIONE D’AIUTO
La comunicazione assertiva è fondamentale per la gestione di un’efficace relazione di aiuto, in cui il riconoscimento delle emozioni dell’altro passa attraverso il riconoscimento delle proprie e il rispetto dei bisogni degli altri è possibile solo se è presente il rispetto di sé; essa, inoltre: favorisce un buon livello di autostima;  funge da stimolo a reazioni significative;  riduce la paura e l’ansietà Progetto “Rifondiamoci”

39 TECNICHE D’ASCOLTO NELLA RELAZIONE D'AIUTO
Progetto “Rifondiamoci”

40 ACQUISIRE UN METODO SPECIFICO ED ADEGUATO: TECNICHE D’ASCOLTO NELLA RELAZIONE D'AIUTO 
Come già sottolineato, ascoltare non è la stessa cosa che sentire, perché comporta la creazione e lo sviluppo di un processo attivo e complesso. Ascoltare, infatti, significa: raccogliere informazioni da chi parla, astenendosi dal giudicare ed assumendo un atteggiamento empatico; palesare attenzione nei confronti di chi parla, in modo da incoraggiare la continuazione della comunicazione; intervenire con osservazioni limitate, ma incoraggianti, in grado di favorire il nostro interlocutore nella prosecuzione della comunicazione  Progetto “Rifondiamoci”

41 Tecnica d’ascolto passivo Tecnica d’ascolto attivo
ACQUISIRE UN METODO SPECIFICO ED ADEGUATO: TECNICHE D’ASCOLTO NELLA RELAZIONE D'AIUTO  Tecnica d’ascolto passivo Tecnica d’ascolto attivo Tecnica d’ascolto “mista” Progetto “Rifondiamoci”

42 ACQUISIRE UN METODO SPECIFICO ED ADEGUATO: TECNICHE D’ASCOLTO NELLA RELAZIONE D'AIUTO 
L’ascolto passivo permette di rapportarsi ad un interlocutore in presenza di situazioni e sistemi relativamente semplici.  E’ caratterizzato da: un atteggiamento passivo, atto a neutralizzare le emozioni; controllo della conversazione da una prospettiva statica; Un approccio oggettivo, che presta attenzione ai contenuti Progetto “Rifondiamoci”

43 ACQUISIRE UN METODO SPECIFICO ED ADEGUATO: TECNICHE D’ASCOLTO NELLA RELAZIONE D'AIUTO 
L’ascolto attivo è adatto, invece, per la gestione di situazioni e sistemi complessi. E’ caratterizzato da: un atteggiamento attivo, ove è possibile riscontrare la centralità delle emozioni; una particolare attenzione alla forma ed all’analisi prospettica a più soluzioni;  un approccio dinamico (né soggettivo, né oggettivo) Progetto “Rifondiamoci”

44 PROPOSTA DI UNA TECNICA DI ASCOLTO MISTA
Obiettivo: creare un clima di fiducia per instaurare una relazione di aiuto efficace che consenta di supportare la persona nel superamento delle proprie difficoltà. Progetto “Rifondiamoci”

45 PROPOSTA DI UNA TECNICA DI ASCOLTO MISTA
I passaggi (steps) da seguire per raggiungere l’obiettivo saranno: ascolto passivo: ascoltare in silenzio l’altro con attenzione; messaggi di accoglimento: utilizzo di messaggi verbali/non verbali in grado di sottolineare l’atteggiamento di ascolto (“certamente”, “si” “sono d’accordo”…annuire, sorridere, ecc…); messaggi di incoraggiamento: utilizzo di messaggi verbali in grado di incoraggiare l’interlocutore nell'approfondimento di alcuni aspetti comunicati, senza valutare o giudicare; ascolto attivo: riflessione sul contenuto del messaggio dell’altro restituendolo con parole diverse. Riflette i sentimenti espressi e percepiti durante l’attività comunicativa Progetto “Rifondiamoci”

46 PROPOSTA DI UNA TECNICA DI ASCOLTO MISTA
Vantaggi di questa tecnica d’ascolto: La persona che parla percepisce il nostro interesse; Offre a chi parla la possibilità di spiegarsi e mitigare la propria emotività; Aiuta a descrivere e definire meglio il proprio problema; Promuove nuove analisi e prospettive relative al problema; Riduce la possibilità di fraintendimenti; Migliora i rapporti personali; Favorisce la relazione empatica Progetto “Rifondiamoci”

47 CONSIGLI PRATICI PER UNA BUONA ATTIVITÀ D’ASCOLTO
Progetto “Rifondiamoci”

48 CONSIGLI PRATICI PER UNA BUONA ATTIVITÀ D’ASCOLTO I:
Essere consapevoli del linguaggio corporeo e prossemico (comunicazione non verbale), attraverso cui vengono veicolati gli stati emotivi connessi alla comunicazione verbale (sia in entrata, che in uscita); Esercitare controllo su quanto sta avvenendo durante le fasi di costruzione della relazione comunicativa (es. la persona è più “sciolta” nell’esposizione, la persona si è irrigidita e fatica ad esternare i suoi problemi); “Mettere a fuoco” l’altro come persona: questo implica un confronto con il nostro interlocutore, che tenga in considerazione l’esperienza di disagio, le percezioni e le reazioni scaturenti da tale condizione; Formulare domande aperte, che permettano all’interlocutore di approfondire quanto già detto e/o aggiungere nuovi elementi Progetto “Rifondiamoci”

49 CONSIGLI PRATICI PER UNA BUONA ATTIVITÀ D’ASCOLTO I:
Utilizzare degli intercalari (Facilitatori): l’impiego di formule verbali come “capisco” “certo” “sì”, l’utilizzo di segni non verbali di assenso (es. annuire), o stare in silenzio in modo empatico e attivo incoraggiano la persona a continuare a parlare, a confidarsi e a trovare le parole giuste, soprattutto in momenti in cui è più che probabile il sopraggiungere di esternazioni inerenti alla sfera emotiva (capita spesso, durante la nostra attività d’ascolto); Precisare ed ottenere chiarimenti dalla persona, durante l’evolversi della fase d’ascolto, chiedendo di specificare alcuni dettagli (es. “quando è accaduto?”); questo la aiuterà a ricordare gli eventi narrati in modo più dettagliato; Ripetere un concetto appena udito per essere sicuri di aver compreso; conferisce alla persona la sensazione d’essere ascoltata e capita Progetto “Rifondiamoci”

50 CONSIGLI PRATICI PER UNA BUONA ATTIVITÀ D’ASCOLTO II:
Instaurare con l’interlocutore un rapporto di tipo ORIZZONTALE (facilita l’ascolto, il dialogo ed il confronto); Porsi in modo OBIETTIVO nei confronti della persona che ascoltiamo e dei problemi a questa afferenti; EDUCARE, non GIUDICARE (funzione pedagogica prevalente del mandato Caritas) Progetto “Rifondiamoci”

51 CONSIGLI PRATICI PER UNA BUONA ATTIVITÀ D’ASCOLTO II:
Creare un clima ed un contesto in grado di FAVORIRE l’ascolto (es. predisporre il luogo d’ascolto in modo accogliente, assumere un atteggiamento cordiale ed assertivo, utilizzare una corretta tecnica d’ascolto, ecc.); Non perdere MAI di vista l'azione che contraddistingue il nostro servizio (L’ASCOLTO): tutti coloro che si rivolgeranno ai Centri d’Ascolto sono, a prescindere da tutto, SORELLE e/o FRATELLI bisognosi d’essere guidati e, in quanto tali, devono SEMPRE essere ascoltati! Progetto “Rifondiamoci”

52 GRAZIE PER L’ATTENZIONE!
Progetto “Rifondiamoci”


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