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DAL GRUPPO AL LAVORO DI GRUPPO
A cura di Francesca Stefani
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Premessa La conoscenza del gruppo e delle sue dinamiche, così come la competenza nella gestione dei gruppi, deve prevedere un costante riferimento, di tipo oscillatorio, ad almeno due livelli: la persona (o le persone) e l’organizzazione. E’ nella relazione di interdipendenza con questi soggetti che la concreta dinamica di un gruppo prende forma. Persona/e, gruppo, organizzazione vanno pensate come parti (non isolabili) di una figura geometrica .
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“Il gruppo è più della somma dei suoi membri perché nella costituzione di un gruppo sorge una relazione sociale, una dimensione nuova che si struttura, fin dalle prime percezioni sociali, in termini di appartenenza e coesione. Allo stesso tempo il gruppo è anche inferiore alla somma dei suoi componenti nella misura in cui, ognuno dei suoi componenti deve rinunciare ad una quota di genuinità, spontaneità e libertà personale perché accetta di sentirsi appartenente ad una realtà più ampia. E’ la dimensione della “gruppalità” che riesce il più delle volte a “risarcire” il costo o i costi personali richiesti dal gruppo. K. LEWIN
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Sul piano individuale, per esempio, questo
significa che la comprensione di come ci comportiamo da un punto di vista sociale è possibile solo se comprendiamo anche le inestricabili connessioni fra il comportamento di una persona e le relazioni di questa all’interno dell’organizzazione alla quale appartiene.
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Un insieme di persone che si trova nello stesso luogo e nello stesso momento è un gruppo?
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NO Un insieme di persone che viaggia nello stesso aereo o che guarda lo stesso film al cinema costituiscono un aggregato, ma non un gruppo
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I criteri per definire un gruppo
La relazione fra i membri: le relazioni possono essere dirette nei piccoli gruppi che hanno interazioni frequenti faccia-a-faccia, o indirette, ma ugualmente pregnanti per il senso di appartenenza degli individui come nel caso delle identità etniche, religiose, politiche ecc… Il perseguimento di uno scopo comune che crea interdipendenza fra gli individui e azioni coordinate in vista degli obiettivi I criteri per definire un gruppo
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I criteri per definire un gruppo
La consapevolezza dei membri di far parte di quel determinato gruppo, cioè le persone che hanno una percezione comune della loro identità e si definiscono come appartenenti a quel certo gruppo Le persone che si sentono parte di un gruppo sono definite anche dagli altri dagli esterni I criteri per definire un gruppo
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I criteri per definire un gruppo
I sentimenti associati all’appartenenza che generalmente sono di tipo positivo (soddisfazione, gratificazione, orgoglio ecc…), ma che possono includere anche connotazioni negative (nei casi in cui un membro, pur insoddisfatto non possa andarsene) I gruppi che durano nel tempo hanno una struttura interna fatta di ruoli, norme, posizioni di potere ecc… I criteri per definire un gruppo
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Per quanto riguarda la numerosità si distinguono in PICCOLI e GRANDI gruppi. I piccoli gruppi detti anche ristretti, sono quelli poco numerosi, in cui i componenti interagiscono frequentemente, hanno relazioni dirette e continuative (per es. la classe scolastica, le compagnie di amici dell’adolescenza, una compagnia teatrale ecc…) I grandi gruppi detti anche estesi, hanno ampie dimensioni, tali da non permettere l’interazione diretta e la conoscenza fra tutti i membri. Hanno livelli di strutturazione interna, condivisione di identità e aspetti di unione fra i membri (per es. organizzazioni religiose, politiche, etniche ecc…)
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Un’altra tipologia si definisce in relazione al carattere di volontarietà (gruppi di amici, di volontariato sociale, gruppi culturali ecc…) o di obbligatorietà (gruppo di lavoro)
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Gruppi informali: sono quelli che nascono spontaneamente (es: compagnia di amici)
Gruppi formali: nascono sotto un’egida istituzionale (gruppo sportivo, scoutismo ecc..) la partecipazione non è obbligatoria ma se si decide di affiliarsi è necessario sottostare ad un apparato di regole e di norme
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Gruppi primari: si distinguono per il loro significato psicologico, per le forti relazioni fra i membri e per il loro peso sull’identità dei partecipanti che si sentono riconosciuti come persone e che nel gruppo trovano un soddisfacimento dei loro bisogni. Si parla anche di primarietà che designa la possibilità di avere nel gruppo relazioni intense, dirette e non costrette nei limiti formali. (es: gruppo di pari – famiglia – piccole comunità)
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Gruppi secondari: hanno una caratterizzazione più formale e istituzionale, i partecipanti hanno ruoli definiti esternamente e contribuiscono al perseguimento di obiettivi dall’associazione, il senso di appartenenza non ha risonanze forti come nel primo caso. Si parla anche di secondarietà con cui ci si riferisce a caratteristiche più impersonali, ad un più forte intervento di limiti formali e definiti esternamente. (es: partito politico – gruppo aziendale ecc…)
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IL DILEMMA DELL’APPARTENENZA L’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme, non è il conforto di un normale voler bene…..non è un insieme casuale di persone, non è il consenso ad un’apparente aggregazione, l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé Giorgio Gaber
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IDENTITA’ PERSONALE IDENTITA’ SOCIALE COMPORTAMENTO INTERPERSONALE COMPORTAMENTO INTERGRUPPI Il nostro comportamento sociale si situa sempre in qualche punto intermedio compreso fra i due poli, difficilmente tocca veri e propri estremi.
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Motivazioni dell’appartenenza:
Categorizzazione sociale (ingroup-outgroup il meccanismo che consente adattamento alla vita sociale) Bisogno di autostima o ricerca di specificità positiva Riduzione dell’incertezza Conoscenza di sé o del mondo circostante Il confronto e la competizione intergruppi La cooperazione e la coesione all’interno del gruppo La stima di se collettiva
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Sicurezza- Il soggetto non si sente solo
Status - Al soggetto che appartiene ad un gruppo viene riconosciuto uno status sociale. Autostima - Riconoscimento di sé e delle proprie capacità Affiliazione - Aspetti sociali Potere Raggiungimento di obiettivi – sforzi di gruppo /talento
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Le dinamiche di gruppo:
interazione; coesione; interdipendenza
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INTERAZIONE: l’azione reciproca fra gli individui del gruppo.
COESIONE: il legame che sta alla base della formazione del gruppo. INTERDIPENDENZA: l’acquisizione della consapevolezza dei membri di dipendere gli uni dagli altri e, nello stesso tempo, di essere risorsa l’uno per l’altro, con il relativo sviluppo della rappresentazione della rete di relazione con gli altri.
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MEMBERSHIP rappresenta la consapevolezza dell’”essere membro” e di identificare il gruppo come opportunità significativa per la soddisfazione di bisogni essere tra…… GROUPSHIP rappresenta l”essere gruppo” ovvero un nuovo soggetto con bisogni originali, diversi da quelli dei singoli essere con….. LEADERSHIP si identifica quando si avverte la necessità di creare un equilibrio fra membership e groupship essere con il gruppo…..
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Dinamica di gruppo Il gruppo nasce e vive per un obiettivo
il conseguimento dell’obiettivo è la sua motivazione istituzionale Richiede che siano presenti due fattori: Tecnici Psicologici Dinamica di gruppo
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Fattori tecnici: Costituiscono l’area razionale, la parte visibile e quantificabile (contenuti, procedure, “cosa viene detto”, “come viene detto”) Dinamica di gruppo
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Fattori psicologici: Costituiscono l’area affettiva della vita di gruppo, che non sempre è immediatamente evidente e conoscibile (rapporti di relazione, legami affettivi, vissuto a livello individuale) Dinamica di gruppo
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Il gruppo si configura nella sua evoluzione sempre più come un “organismo vivo”, dotato di una sua potenzialità conoscitiva e operativa alla stregua stessa di una persona. Il processo che porta alla costruzione di una personalità, di un’identità di gruppo viene chiamato sintalità Sintalità di gruppo
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La personalità è per l’individuo quello che la sintalità è per il gruppo; il passaggio dall’una all’altra si chiama socializzazione sintalità
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Ogni singolo gruppo è costituito da individui e questi, nel gruppo esprimono comportamenti diversi, persino imprevedibili e contraddittori. Nello stesso tempo l’individuo non può non risentire dell’influenza del gruppo. In questo ambito di rapporti viene a crearsi il “clima” di gruppo. I “tipi” del gruppo
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Nel gruppo possiamo trovare una serie di comportamenti di grande interesse sul piano dell’interazione, dell’interdipendenza e dell’integrazione. I comportamenti oscillano fra rapporti di conformità e non conformità ai quali corrispondono differenti modalità di risposta e di adattamento del gruppo. I “tipi” del gruppo
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I “tipi” del gruppo A titolo esemplificativo i “tipi” sono:
l’affiliativo: è in genere incapace di rapporti paritari. Ha bisogno di essere protetto o, al contrario, di proteggere l’antagonista: ha sempre atteggiamenti contrari I “tipi” del gruppo
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L’apatico: subisce animatore e gruppo, è indifferente, non ha personalità
L’autoritario: sa imporre il suo punto di vista e sa trovare le argomentazioni adatte Il capro espiatorio: è il membro su cui si scaricano le tensioni del gruppo, oggetto di scherzi, battute ed è costantemente colpevolizzato I “tipi” del gruppo
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Il conciliante: colui che, non avendo una forte personalità, è sempre disposto ad accettare gli altri e le loro opinioni Il deviante: è colui che non accetta le norme del gruppo, di adeguare la sua personalità alla sintalità di gruppo Il dipendente: è un affiliativo negativo, incapace di autonomia, accetta le norme del gruppo perché incapace di darsi regole proprie. I “tipi” del gruppo
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Il dominante: deve primeggiare comunque sugli altri, indipendentemente o meno dalla giustezza delle sue opinioni L’emarginato: colui che non riesce a entrare nella dinamica del gruppo e che viene quindi tenuto ai margini dagli altri L’espansivo: si trova bene con il gruppo; si accattiva le simpatie; è ben accetto ed è un estroverso I “tipi” del gruppo
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Il gregario: soffre di inferiorità e di sottostima, mette le sue capacità a servizio degli altri
L’introverso: ha difficoltà di comunicazione anche se è accettato dal gruppo L’intruso: non è percepito dal gruppo che non lo comprende, non viene emarginato, ma di lui non si avverte la presenza I “tipi” del gruppo
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Il leader: è percepito dal gruppo o come esperto in qualcosa o come guida emotivo – socializzante. Possiamo distinguere il leader popolare (accettato incondizionatamente) dal leader isolato (ha la capacità, ma non la maturità socio-affettiva) Il marginale: è un emarginato attivo, nel senso che non si esclude dal gruppo, si pone in posizione di marginalità I “tipi” del gruppo
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Il presuntuoso: presume di essere ben accetto, di avere sempre ragione
Il presuntuoso: presume di essere ben accetto, di avere sempre ragione. Di essere esperto; non conosce bene se stesso Il protagonista: vuol agire, essere presente, essere al centro dell’attenzione è un egocentrico che aspira alla leadership più per necessità emotive affettive che per una situazione oggettiva in cui sia richiesta una sua leadership I “tipi” del gruppo
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Il razionalista: si pone nel gruppo più in vista degli obiettivi di produzione che per il piacere di socializzare, esprime una sensibilità accentuata più di bisogni cognitivi che affettivi I “tipi” del gruppo
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elementi costitutivi: La pluralità L’interazione La percezione
IL GRUPPO DI LAVORO elementi costitutivi: La pluralità L’interazione La percezione La motivazione Le mete o i compiti comuni L’organizzazione L’interdipendenza
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I FATTORI DI PROCESSO DEL GRUPPO DI LAVORO Un gruppo di lavoro si costituisce. Questo avviene non spontaneamente, ma con un percorso evolutivo che interessa il gruppo come tale, che opera all’interno di un’organizzazione
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OBBIETTIVO è l’indicazione del risultato atteso, deve essere CHIARO e CONDIVISO
METODO (modalità, sistema, procedura, percorso ecc…) non c’è un metodo unico. Trovare un metodo di lavoro significa “produrre un pensiero di gruppo” che abbia come riferimento efficacia ed efficienza. RUOLO “l’insieme dei comportamenti che ci si aspetta da chi occupa una posizione riconosciuta e assegnata all’interno del gruppo stesso”. Il ruolo deve: avere riconoscimento, conoscere gli ambiti di operatività, essere motivato e consapevole.
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FUNZIONE – RELAZIONE – SERVIZIO
LEADERSHIP: il leader è il professionista delle relazioni, interpreta l’esigenza di crescita di un gruppo, influenza il clima, la comunicazione, le prestazioni e tutta l’attività del gruppo FUNZIONE – RELAZIONE – SERVIZIO
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LA COMUNICAZIONE è il processo interattivo (il dialogo e il contatto fra le parti), informativo (conoscenza, scambio di dati ecc…), trasformativo (con azioni di creatività e cambiamento). Perché questo avvenga è necessario che ci sia ascolto, scambio, confronto, esposizione e feedback
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IL CLIMA che è un mix di combinazioni, opinioni, atteggiamenti espressi, percezioni prodotti dai singoli membri e dalla loro capacità di essere un insieme gruppale. E’ un fattore determinante per la vita e la sopravvivenza del gruppo e richiede: sostegno e fiducia reciproca attenzione del leader rispetto ai bisogni individuali qualità delle relazioni riconoscimento dei ruoli apertura e feedback
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LO SVILUPPO è uno degli elementi più significativamente espliciti del senso pedagogico che si può attribuire al gruppo di lavoro. Si intende il gruppo nei termini della trasformazione nei termini della costruzione sia delle competenze individuali che di quelle collettive
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I RUOLI: Formali – informali Centrati sul compito – centrati sulle relazioni (i ruoli svolgono una funzione importante nel mantenere la coesione del gruppo) LE NORME (sono le scale di valori, che definiscono ciò che è accettabile e ciò che non lo è per i membri di un gruppo, di una società o di una comunità)
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DAL GRUPPO ALLA COMUNITA’ La comunità può essere considerata come “un insieme di gruppi e delle loro relazioni”. Diventa fondamentale la consapevolezza che in una comunità le persone possono appartenere a gruppi diversi con forme di “appartenenza multipla”.
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Creare una comunità competente significa costruire una comunità come soggetto plurale, come attore sociale di sviluppo.
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COMPLESSITA’ Tutte le grandi questioni oggi richiedono la capacità di fare gruppo: il processo educativo lo esige, il gruppo rappresenta un “organismo vivente in pluralità di interazione, d’interdipendenza, d’integrazione e di reciprocità”. Il gruppo quindi non solo come luogo di socializzazione, ma anche come luogo di efficienza e di buoni risultati.
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ALCUNE PAROLE CHIAVE: Appartenenza Condivisione Reciprocità Partecipazione Coesione Cultura di gruppo Interdipendenza Sistema
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