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Di Hans Christian Andersen. C’era una volta un re che abitava in un grande castello...

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Presentazione sul tema: "Di Hans Christian Andersen. C’era una volta un re che abitava in un grande castello..."— Transcript della presentazione:

1 di Hans Christian Andersen

2 C’era una volta un re che abitava in un grande castello...

3 E che non era mai nella sala del Consiglio, ma, a differenza degli altri re, passava le sue giornate nel vestibolo...

4 Infatti tutto ciò che gli importava era la moda!

5 Ma un giorno, tra i tanti sarti al servizio del re, si presentarono due truffatori che sostenevano di produrre le stoffe migliori in cambio di denaro...

6 E che avrebbero creato una veste (per la sua parata di corte) che solo i più intelligenti han la capacità di vedere! Così che l’imperatore potesse scoprire chi è degno di lavorare al suo servizio e chi invece no...

7 In realtà, però, questi “sarti” fingevano di filare qualcosa che in realtà non c’era! Molti furono i funzionari chiamati ad osservare un lavoro inesistente... Tanto che, presi dalla paura di perdere la stima del re, giudicarono il “vestito” molto bello!

8 L’imperatore stesso non vide niente e finse di gradire l’abito che “indossò” con l’aiuto dei due ladri, per evitare di fare brutta figura...

9 Così il giorno seguente fu il momento di mostrarsi al pubblico, che acclamò il re ma con aria stupita... Nessuno osò far notar ciò che era evidente!...

10 ...se non un bambino che ad un tratto gridò: “Il re è nudo, il re è nudo!! Come mai è senza vestiti?”

11 Il popolo sapeva bene che il bambino aveva detto la verità. Così, ridendo della scena imbarazzante, si misero tutti ad urlare quello che prima non avevano il coraggio di spiegare! Nel frattempo il re dovette condurre la parata fino alla fine, cercando di mostrarsi indifferente, seguito da ciambellani che sorreggevano una coda che non c’era.

12 La morale di questa fiaba, a nostro parere, si riferisce al conformismo. Molte volte gli adulti restano in silenzio di fronte alle situazioni più assurde senza contestare, senza avere coraggio di far presente una realtà evidente. Questo perché nella società è frequente doversi adattare ai fatti, spesso bisogna accettare cose che anche se sbagliate non possono essere considerate tali per paura del potere. Crediamo che questa fiaba faccia riflettere su come l’innocenza di un bambino distrugga la barriera che divide un popolo dal suo governo, esprimendo una libertà d’espressione che non fa distinzione tra esseri umani, anzi, fa notare quanto vadano messi tutti sullo stesso piano perché nessuno è perfetto.

13 FINE


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