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PubblicatoTàmmaro Fiorini Modificato 9 anni fa
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Filosofia e cultura ebraica 1. La cultura ebraica dalle origini a Maimonide Lezioni d'Autore
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Le prime scuole importanti di religione e cultura ebraica risalgono al I sec. a.C. I testi sui quali si studia: La Bibbia, in ebraico Tanakh, che racconta la storia del popolo ebraico dalle origini fino alla fine dell’esilio babilonese (516 a.C). Il Talmud, composto dalla Mishnah, la trascrizione della tradizione orale, e la Ghemarah, la raccolta delle leggi civili e religiose. Il Libro della creazione (III-IV sec.) La Misura della sapienza divina (VII sec.) Le fonti
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A Babilonia nasce e fiorisce la corrente culturale dei Gheonim (eccellenze), studiosi e rabbini che divennero punti di riferimento dell’ebraismo mondiale interpellati su ogni problema di interpretazione che sorgesse nello studio e nella lettura della Bibbia e del Talmud. Le loro risposte (Teshuvot in ebraico) furono ben presto raccolte in libri ed entrarono a loro volta a far parte dei testi di riferimento. L’ebraismo nell’alto Medioevo
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Saadia Gaon, considerato il fondatore della filosofia ebraica, tenta una sintesi tra legge ebraica e filosofia: fede e ragione hanno entrambe origine in Dio, quindi, per principio, non possono essere in contraddizione. Isaac Israeli, l’esponente più importante e noto della filosofia neoplatonica, si schiera a favore della dottrina della creazione in contrapposizione con l’eternità della materia di matrice aristotelica. Le scuole babilonesi
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I luoghi più importanti per la filosofia ebraica: Spagna, Nord Africa, Francia e Germania. Neoplatonici e aristotelici Neoplatonici spagnoli: Shlomo ibn Gabirol, Fons vitae - Yosef ben Ya’aqob Ibn Saddiq, Il microcosmo - Yehuda ha-Levi si impegna a provare la verità dei racconti biblici. Alla corte dei califfi di Bagdad: Abu l-Barakat, medico e filosofo, parte dal concetto di anima di Avicenna per elaborare una teoria autonoma della percezione in polemica con Aristotele. XI e XII sec.
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Si trasferisce prima a Fes (Marocco), dove studia medicina, poi nel 1160 al Cairo, dove diventa uno degli esponenti più importanti della comunità ebraica e, a partire dal 1185, uno dei medici ufficiali alla corte del visir al- Fadil. Al Cairo Maimonide scrive e opera per tutta la sua vita, spaziando dalla medicina, al diritto, alla religione, alla filosofia. Mosè Maimonide (Cordova 1135-Il Cairo 1204)
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Scrive di logica aristotelica. Esamina la condizione degli Ebrei costretti a convertirsi e li esorta ad abbandonare i paesi che li costringono a violare la legge di Dio. Scrive un commento alla Mishnah e uno alla Torah, nel quale elenca in maniera sistematica tutte le norme che devono regolare la vita degli Ebrei. Mosè Maimonide – Le opere
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Mosè Maimonide
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Suddiviso in tre parti: I. Passa di rassegna le interpretazioni della Bibbia e del Talmud; II. In polemica con Saadia Gaon, tratta degli attributi divini, del ruolo della profezia e di filosofia; III. Prende in esame il problema della provvidenza e dei precetti religiosi. La guida dei perplessi (1190)
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Maimonide scrive per coloro che sono colti conoscitori della religione e della dialettica filosofica, che sono guidati nel loro pensiero e nelle loro azioni da una ragione illuminata e, proprio per questo, sono perplessi davanti ad affermazioni ed espressioni dei testi religiosi che sono, o appaiono, con essa in contrasto. In contrasto soprattutto con la filosofia aristotelica, nell’eterna tensione tra ‘ragione’ e ‘rivelazione’. La guida dei perplessi: il lettore dell’opera
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Per Maimonide comprendere Dio non significa conoscere e fare chiarezza sui suoi attributi, ma comprendere le sue azioni ed essere consapevoli della distanza tra Dio e gli uomini. La conoscenza degli attributi divini è utile solo perché l’intelletto umano, a differenza di quello divino, è finito; l’unica forma di vicinanza che l’uomo ha con Dio è il pensiero. Comprendere Dio
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Sono cinque i passaggi che il filosofo traccia nella sua guida: 1. L’intelletto in potenza; 2. La conoscenza di una forma astratta, che rende l’uomo intelligente in atto; 3. La forma astratta conosciuta, l’oggetto; 4. L’atto dell’intellezione; 5. La conoscenza che deriva dall’atto dell’intellezione e viene conservata, detta intelletto acquisito. Quest’ultimo punto è il momento di maggior vicinanza tra uomo e Dio. Quale conoscenza ha l’uomo del divino e delle sue azioni
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Dio conosce le leggi del mondo perché sono state da lui stabilite. Le più importanti posizioni sulla provvidenza: - Il mondo è frutto del caso (atomisti antichi); - La provvidenza divina identificata con le leggi naturali; - Le leggi di natura non hanno validità perché tutto accade per volere divino; - Dio si conforma alle leggi che egli stesso ha fissato; - La teoria aristotelica: uomini (e animali) hanno facoltà di fare tutto ciò che è nelle loro possibilità; non è possibile imputare a Dio l’ingiustizia e il male. Quale conoscenza ha Dio del mondo?
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Maimonide si conforma alla tesi della creazione ex nihilo, in contrapposizione a quella platonica, che vede invece la creazione del mondo per opera del Demiurgo. L’altra interpretazione è l’aristotelica, per la quale Dio è causa materiale dell’universo. Maimonide: se sull’origine del mondo avesse ragione Platone cadrebbe in crisi la filosofia, se invece avesse ragione Aristotele allora in crisi sarebbe la religione. Il problema della creazione del mondo
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FINE Lezioni d'Autore
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