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La Sindone: un’immagine impossibile
La Sindone spiegata ai ragazzi in occasione dell’ostensione 2015: 19 aprile - 2 giugno
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Domande 1. Che cosa è la Sindone? 2. Chi è l’uomo della Sindone?
3. Com’è arrivata la Sindone a Torino? 4. Cosa dicono gli scienziati? 5. Quando si organizzano le Ostensioni? 6. Ma l’uomo della Sindone è proprio Gesù?
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1. Che cos’è la Sindone?
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1. Che cos’è la Sindone? È un lenzuolo di lino tessuto a spina di pesce, lungo 4 metri e 40 centimetri e largo 1 metro e 13 centimetri, di color giallo ocra, sul quale è visibile (per una tonalità un po’ più scura) la doppia figura frontale e dorsale di un uomo alto circa 174 cm, con barba e capelli lunghi.
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1. Che cos’è la Sindone? fori simmetrici prodotti da gocce di metallo fuso bruciature aloni d’acqua impronta anteriore impronta posteriore
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2. Chi è l’uomo della Sindone?
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2. Chi è l’uomo della Sindone?
È stato coronato con un casco di spine. La nuca La fronte Ha una frattura al naso e un ematoma alla guancia destra.
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2. Chi è l’uomo della Sindone?
Su tutto il dorso e in particolare sulla schiena si vedono circa 120 segni dovuti alla flagellazione.
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2. Chi è l’uomo della Sindone?
Ha escoriazioni sulle spalle. Il condannato avrebbe portato un peso: il palo orizzontale della croce.
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2. Chi è l’uomo della Sindone?
Gli avambracci sono ben visibili e le mani sono incrociate sul pube, la sinistra sopra la destra. Sul polso sinistro si vede una ferita compatibile con l’infissione di un chiodo fra le ossa del carpo. La lesione del nervo mediano potrebbe aver provocato la posizione dei pollici che non sono visibili perché coperti dalle altre dita.
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2. Chi è l’uomo della Sindone?
I due rivoli di sangue divergenti sulla mano evidenziano i movimenti dell’agonia dell’uomo della Sindone: per respirare si doveva sollevare puntando i piedi. Quando il condannato non riusciva più a sollevarsi, moriva per asfissia. Per accelerare la morte a volte venivano spezzate le gambe; l’uomo della Sindone non ha segni di frattura alle gambe.
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2. Chi è l’uomo della Sindone?
Nell’impronta posteriore si vede l’intera pianta del piede destro con il foro di uscita del chiodo, mentre il sinistro appare più sollevato. Se ne deduce che la rigidità cadaverica è sopraggiunta quando la gamba sinistra era in flessione, per cui appare più corta. Il piede destro appoggiava contro il legno della croce, mentre il sinistro era sopra il collo del destro e furono inchiodati in questa posizione con un unico chiodo.
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2. Chi è l’uomo della Sindone?
Ha una ferita al costato, infertagli dopo la morte. Infatti ne sono usciti sangue e siero separatamente, fatto che accade solo in un cadavere.
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2. Chi è l’uomo della Sindone?
Ha avuto una sepoltura individuale ed affrettata. È stato deposto nel telo senza essere lavato e unto. Vi è rimasto meno di ore perché non vi sono segni di putrefazione.
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2. Chi è l’uomo della Sindone?
Riassumendo abbiamo visto che: Ha segni di flagellazione su tutto il dorso. Ha segni di ferite sul capo: un casco di spine. Ha segni di percosse al viso. Ha escoriazioni sulle spalle: avrebbe portato un “peso”. Ha ferite da chiodo ai polsi e ai piedi. Non ha le gambe spezzate. Ha una ferita dovuta a un colpo di lancia al costato inferta dopo la morte (presenza di sangue ed acqua). Ha avuto una sepoltura individuale ed affrettata in un telo di lino. È rimasto nel telo solo per poche decine di ore.
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3. Com’è arrivata la Sindone a Torino?
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3. Com’è arrivata la Sindone a Torino?
Schema del probabile viaggio della Sindone.
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3. Com’è arrivata la Sindone a Torino?
È una storia molto lunga, anche se troviamo notizie documentate solo a partire dalla metà del XIV secolo. Su ciò che è successo prima vengono fatte varie ipotesi, che fanno ritenere molto probabile il passaggio da Gerusalemme, a Edessa, a Costantinopoli, ad Atene e infine in Francia.
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3. Com’è arrivata la Sindone a Torino?
1350 Verso la metà del XIV secolo Geoffroy de Charny, valoroso cavaliere francese, depose il lenzuolo nella chiesa da lui fondata nel suo feudo di Lirey nella Champagne.
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3. Com’è arrivata la Sindone a Torino?
1453 Nel 1453 una sua discendente, Marguerite, cede la Sindone ai Savoia, che successivamente la portano a Chambéry, la capitale del loro ducato, conservandola nella Sainte-Chapelle.
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3. Com’è arrivata la Sindone a Torino?
1532 Nella notte tra il 3 e il 4 dicembre 1532 un incendio danneggia la Sindone provocando sul telo bruciature e buchi visibili ancora oggi. Due anni dopo le suore Clarisse di Chambéry la riparano applicando sui buchi 22 toppe e cucendola su di un telo di rinforzo.
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3. Com’è arrivata la Sindone a Torino?
1578 Nel 1578 la Sindone viene trasferita a Torino, dove il duca Emanuele Filiberto ha spostato la capitale. Il pretesto fu quello di consentire a S.Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, di venerarla senza dover affrontare il faticoso viaggio oltre le Alpi. Da allora la Sindone rimase definitivamente a Torino.
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3. Com’è arrivata la Sindone a Torino?
1694 Nel 1694 fu sistemata nell’apposita cappella adiacente alla cattedrale, progettata dall’architetto Guarino Guarini.
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3. Com’è arrivata la Sindone a Torino?
Nel 1983 l’ultimo re d’Italia, Umberto II di Savoia, la lascia in eredità al Papa, che l’affida all’arcivescovo di Torino, nominandolo «Custode Pontificio della Sindone». 1983
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3. Com’è arrivata la Sindone a Torino?
1997 Nel 1997 la Sindone esce intatta dall’incendio della cappella del Guarini, che distrugge l’intera cappella, ancora oggi in restauro.
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3. Com’è arrivata la Sindone a Torino?
2002 Gli scienziati suggeriscono di non custodire più la Sindone arrotolandola, ma tenendola distesa. Nel 2002 vengono tolte le toppe cucite nel 1534 e viene sostituito il telo di rinforzo. Ora la Sindone è custodita al buio in una teca a tenuta stagna contenente un gas inerte, l’argon.
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4. Cosa dicono gli scienziati?
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4. Cosa dicono gli scienziati?
Di fronte alla Sindone viene naturale porsi la domanda: si tratta veramente dell’impronta lasciata dal cadavere di Gesù, oppure è l’impronta di un altro crocifisso della storia, oppure è l’opera di un artista realizzata prima del XIV secolo con una tecnica conosciuta nel passato (pittura, luce, calore) ?
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4. Cosa dicono gli scienziati?
Nel 1898 un avvocato di Torino, Secondo Pia, l’ha fotografata per la prima volta usando questa macchina fotografica, oggi conservata al Museo della Sindone.
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4. Cosa dicono gli scienziati?
Secondo Pia scoprì un fatto straordinario: l’impronta della Sindone si presenta come un negativo fotografico, cioè con la luminosità opposta a quella reale. Pertanto è sul negativo della fotografia che possiamo vedere la vera immagine dell’uomo della Sindone.
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4. Cosa dicono gli scienziati?
Negli ultimi anni il dibattito sulla Sindone è diventato più acceso e le domande sempre più numerose: Quel lenzuolo risale al I secolo e viene davvero dalla Palestina? È veramente l’impronta di un corpo umano o è l’opera di un artista? Se è un corpo umano, come si è formata l’impronta? Si tratta di uno dei tanti crocifissi o è proprio Gesù di Nazareth?
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4. Cosa dicono gli scienziati?
L’impronta del corpo non può essere un dipinto poiché sul telo non sono stati trovati né coloranti né pigmenti. Il colore più scuro dell’impronta è penetrato nel telo per uno spessore minimo (qualche millesimo di millimetro) e sembra dovuto ad un’ossidazione di origine ignota delle fibre superficiali dei fili. Dunque non può che essere l’impronta lasciata dal cadavere di un uomo crocifisso e torturato, ma non si è ancora riusciti a capire come possa essersi formata.
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4. Cosa dicono gli scienziati?
Anche le cosiddette macchie di sangue sono state studiate e si è potuto dimostrare che si tratta realmente di sangue umano del gruppo AB.
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4. Cosa dicono gli scienziati?
Sulla Sindone sono stati individuati granuli di polline che sono compatibili con una provenienza medio - orientale della Sindone.
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4. Cosa dicono gli scienziati?
Nel 1978 si è dimostrato, con l’ausilio di un computer, che l’immagine sulla Sindone contiene un’informazione tridimensionale. È stata anche ricavata l’immagine del volto ripulita dalle ferite, riuscendo inoltre ad evidenziare particolari che potrebbero ricondurre alla presenza sull’occhio destro delle tracce di una moneta dell’epoca di Cristo.
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4. Cosa dicono gli scienziati?
Nel 1988 un campione di tessuto della Sindone è stato prelevato e datato con il metodo del radiocarbonio (C14) e il risultato farebbe risalire la Sindone a un anno tra il 1260 e il 1390 d.C. Questo risultato si pone però in contrasto con quanto altre ricerche hanno finora assodato. Sono state anche sollevate obiezioni di carattere scientifico, poiché ci potrebbe essere stato un “ringiovanimento” radiocarbonico del tessuto della Sindone a causa degli inquinamenti di natura chimica e biologica subiti nel tempo.
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5. Quando si organizzano le Ostensioni ?
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5. Quando si organizzano le Ostensioni?
Dal secolo XIV al XVIII le ostensioni sono state numerose (anche diverse all’anno), ma molto brevi (qualche ora). La prima ostensione pubblica tenutasi a Torino risale al 12 ottobre 1578 in Piazza Castello alla presenza di San Carlo Borromeo. Normalmente erano motivate da eventi importanti della famiglia Savoia.
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5. Quando si organizzano le Ostensioni?
Le ostensioni pubbliche più recenti sono state: 1898 (per le nozze di Vittorio Emanuele III - prima fotografia ufficiale della Sindone) 1931 (per le nozze di Umberto II - seconda fotografia ufficiale della Sindone) 1933 (per l’anno santo straordinario) 1973 (prima ostensione televisiva) 1978 (per i 400 anni dell’arrivo della Sindone a Torino) 1998 (per i 100 anni della prima fotografia) 2000 (in occasione del grande Giubileo) 2010 (ostensione pastorale) 2013 (seconda ostensione televisiva) 2015 (per i 200 anni della nascita di San Giovanni Bosco)
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6. Ma l’uomo della Sindone è proprio Gesù?
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6. Ma l’uomo della Sindone è proprio Gesù?
La Chiesa cattolica non si è mai espressa ufficialmente rispetto alla sua autenticità, delegando questo compito alla scienza, ma lasciando liberi i fedeli di venerarla come icona della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
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6. Ma l’uomo della Sindone è proprio Gesù?
Confrontando ciò che è accaduto all’uomo della Sindone con quello che narrano i Vangeli sulla passione di Gesù, si nota che entrambi: 1) Sono stati avvolti in un lenzuolo dopo la morte. 2) Hanno avuto un casco di spine sul capo. 3) Hanno portato sulle spalle un oggetto pesante. 4) Sono stati crocifissi con chiodi. 5) Sono stati feriti al costato dopo la morte. 6) Hanno avuto una sepoltura provvisoria. 7) Sono rimasti nel lenzuolo solo per qualche decina di ore.
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6. Ma l’uomo della Sindone è proprio Gesù?
Per ciascuna di queste sette caratteristiche comuni è stata calcolata la probabilità che essa possa essere appartenuta ad un qualsiasi crocifisso della storia. La probabilità totale che questi sette eventi si siano verificati contemporaneamente su uno stesso crocifisso è risultata essere uguale a 1 diviso 200 miliardi, un numero che è prossimo a zero. Ciò significa che su 200 miliardi di eventuali crocifissi (un numero astronomico!) uno solo avrebbe potuto possedere queste caratteristiche tutte insieme. Possiamo quindi concludere che è altissima la probabilità che l’uomo della Sindone sia proprio Gesù.
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La Sindone di fatto non aggiunge nulla alla nostra fede, fondata sull’annuncio apostolico, ma, come diceva San Giovanni Paolo II: ”Nella Sindone si riflette l’immagine della sofferenza umana, come l’icona della sofferenza dell’innocente di tutti i tempi. Essa è un testimone muto, ma sorprendentemente eloquente, della Passione, morte e resurrezione di Cristo”. E di questo dobbiamo tener conto.
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Consideriamo la Sindone come un dono che Dio ha voluto farci, perché anche noi, come fu per l’Apostolo Tommaso, possiamo vedere, toccare e capire i segni della Sua Passione e la grandezza del suo amore.
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