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Neoplasie Occupazionali

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Presentazione sul tema: "Neoplasie Occupazionali"— Transcript della presentazione:

1 Neoplasie Occupazionali
Cattedra di Medicina del Lavoro Prof.Andrea Magrini Dott. Anna Neri

2 Neoplasie Occupazionali
Definizioni Neoplasia dal greco “neo, nuovo”, “plasia, formazione” “è una massa anomala di tessuto,la cui crescita è eccessiva ed incoordinata rispetto a quella del tessuto normale e persiste nella sua eccessività anche dopo la cessazione degli stimoli che hanno evocato l’alterazione” Stanley L.Robbins Tumore  dal latino “tumeo-rem” tumefazione descrivel’aspetto macroscopico di lesioni che occupano uno spazio e che possono anche non essere neoplastiche

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Definizioni Le neoplasie possono essere benigne o maligne. La distinzione è relativa alla possibile crescita metastatica. METASTASIcrescita secondaria di cellule dalla neoplasia primaria

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5 Neoplasie Occupazionali
Definizioni NOMENCLATURA benigni  suffisso -oma maligni  suffisso -sarcoma La neoplasia maligna che deriva da tessuti di origine ectodermica o epidermica (epiteli) è chiamata carcinoma, con la descrizione del tessuto (e.g. epatocarcinoma, adenocarcinoma gastrico)

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7 Neoplasie Occupazionali
Definizioni Si definiscono “occupazionali" le neoplasie nella cui genesi ha agito, come causa o concausa, l'attività lavorativa, con esposizione ad agenti cancerogeni. Il rapporto causale è sostenuto dall’evidenza epidemiologica di un chiaro eccesso di casi di cancro in un determinato gruppo di lavoratori rispetto ai casi attesi.

8 Definizioni Agente Cancerogeno
Neoplasie Occupazionali Definizioni Agente Cancerogeno Un cancerogeno è, in genere, un agente di natura chimica fisica o biologica che causa o induce neoplasia o, più appropriatamente: E’ un agente che somministrato ad animali precedentemente non trattati porta ad un aumento statisticamente significativo dell’incidenza di neoplasie di uno o piu’ tipi istogenetici, comparata con l’incidenza in appropriati animali non trattati.

9 Definizioni Agente Cancerogeno
Neoplasie Occupazionali Definizioni Agente Cancerogeno Occorre distinguere i cancerogeni propriamente detti (mutageni, genotossici) da quei composti che agiscono con meccanismo epigenetico (promotori).Solamente i primi agiscono determinando un danno agli acidi nucleici con conseguente mutazione genetica (trasmissibile alle cellule figlie).

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Cancerogeno: un agente capace di aumentare l’incidenza di tumori maligni (IARC) Epigenetico Agisce come promotore, non causando un danno diretto del materiale genetico. Hanno teoricamente una dose soglia, causano alterazioni biochimico-funzionali e immunologiche anche reversibili che però possono condizionare l’abnorme proliferazione di cellule “iniziate” Genotossico Agisce nello stadio della iniziazione, inducendo una alterazione, ereditabile, in genere irreversibile, nel materiale genetico. Non hanno dose soglia anche se l’incremento di iniziazione e del rischio di cancro è proporzionale alla dose

11 Definizione: Cancerogenesi
Neoplasie Occupazionali Definizione: Cancerogenesi Processo innescato da cancerogeni che conduce alla trasformazione della cellula normale, in cellula neoplastica. Si tratta di uno sviluppo complesso (multi- step), all’interno del quale intervengono numerosi fattori contemporaneamente e per il quale è difficile identificare una “causa” prima.

12 Trasformazione neoplastica
Neoplasie Occupazionali CANCEROGENO GENOTOSSICO Attivazione di geni oncogèni (fattori di crescita e di trascrizione e loro recettori, proteine-segnale intracellulari) Inattivazione di geni oncosoppressori (controllo di proliferazione e ciclo cellulare) Meccanismi di cancerogenesi Iniziazione CANCEROGENO EPIGENETICO inibizione apoptosi, induzione di stress ossidativo, espansione clonale, azione sulla replicazione del DNA Trasformazione neoplastica Progressione Tumore

13 Il cancro: malattia multifattoriale
Neoplasie Occupazionali Eziopatogenesi Il cancro: malattia multifattoriale

14 Fattori di rischio per neoplasie....
Neoplasie Occupazionali Fattori di rischio per neoplasie.... STILI DI VITA Fumo attivo e fumo passivo Alcool Attività fisica Dieta BMI RISCHIO OCCUPAZIONALE Amianto Aflatossine Benzene Ammine aromatiche RISCHIO AMBIENTALE Inquinamento ambientale Inquinamento elettromagnetico Radon Operatori sanitari INFEZIONI Epatite B e C HIV EBV HPV

15 Prime osservazione di tumori professionali
Neoplasie Occupazionali Prime osservazione di tumori professionali Autore Anno Esposizione Rischio Categoria professionale P.Pott fuliggine ca. scroto spazzacamini F.H.Haerting miniera ca. polmone minatori W.Hesse (radon) L. Rehn coloranti ca. vescica produzione, (a.a.) uso tinte

16 CANCEROGENESI IN AMBITO OCCUPAZIONALE
Neoplasie Occupazionali CANCEROGENESI IN AMBITO OCCUPAZIONALE E' noto da tempo che l'ambiente di lavoro può essere sede di agenti e situazioni di rischio cancerogeno. 1° Segnalazione 1775: Neoplasia dello scroto negli spazzacamini 2° Segnalazione 1885: Incidenza di cancro nella vescica fra i lavoratori di industrie di vernici. Attualmente, stime in gran parte condivise, attribuiscono all'esposizione professionale la responsabilità del 10% di tutti i tumori. Ciò vuol dire che, essendo in Italia i decessi per tumore circa all'anno, oltre l’anno potrebbero essere dovuti ad esposizioni contratte durante l'attività lavorativa: una percentuale due volte maggiore rispetto a quella dovuta a decessi per infortuni sul lavoro.

17 Le dimensioni del fenomeno
Neoplasie Occupazionali Le dimensioni del fenomeno Numero di lavoratori esposti in Italia: 4,2 milioni (1/4 occupati) Numero di esposizioni professionali in Italia: 5,5 milioni Esposizioni più comuni: a fumo passivo ( esposti), a radiazione solare ( ), a fumi di scarico diesel ( ), ad asbesto ( ), a polveri di legno ( ), a silice cristallina ( ), a piombo e composti inorganici ( ), a benzene ( ), a cromo esavalente e composti ( ) e a IPA ( ). Fonte: Studio Europeo CAREX, periodo

18 Le dimensioni del fenomeno
Neoplasie Occupazionali Sottostima dei tumori professionali In Italia esiste un grande divario fra i tumori occupazionali attesi e quelli segnalati: nel 2001 in Lombardia sono stati segnalati solamente 187 casi di neoplasia professionale 0,3% del totale dei tumori); in tutta la nazione ci si attenderebbero dai ai casi/anno (2-8% del totale dei tumori), ma negli ultimi 5 anni l’INAIL ha indennizzato solamente casi/anno, a fronte di segnalazioni/anno ricevute.

19 Le dimensioni del fenomeno
Neoplasie Occupazionali Ipotesi Stime epidemiologiche errate rispetto alla reale occorrenza dei tumori professionali Estrapolazione arbitraria dei dati di incidenza e di rischio relativo da aree e tempi ad alto rischio ad aree e tempi a rischio minore Incapacità dei medici di riconoscere i tumori professionali Mancata denuncia dei casi sospetti

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Esistono diverse Agenzie che valutano la cancerogenicità di sostanze, processi (lavorazioni): IARC (International Agency for Research on Cancer) CEE (Comunità Economica Europea) CCTN (Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale) EPA (Environmental Protection Agency) NTP (National Toxicology Program)

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La Classificazione IARC degli agenti, delle misture e delle esposizioni ( Cancerogeno accertato per l’uomo: vi è sufficiente evidenza di cancerogenicità nell’uomo in studi epidemiologici adeguati. Gruppo 1 2A probabile cancerogeno per l’uomo, sulla base di evidenza limitata nell’uomo ed evidenza sufficiente negli animali da esperimento.  2B possibile cancerogeno per l’uomo, sulla base di evidenza limitata nell’uomo e evidenza non del tutto sufficiente negli animali da esperimento oppure di evidenza sufficiente negli animali ed evidenza inadeguata nell’uomo. Gruppo 2 non classificati per cancerogenicità sull’uomo (tutto ciò che non rientra nei gruppi precedenti, viene posto in questo gruppo). Gruppo 3 probabilmente non cancerogeno per l’uomo: assenza di cancerogenicità nell’uomo e negli animali da esperimento; in presenza di un ampio numero di dati sperimentali Gruppo 4

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Principali agenti cancerogeni Organici Idrocarburi policiclici aromatici Alchilanti diretti Nitrosocomposti Azocomposti Ammine aromatiche Altri Inorganici Composti del cromo esavalente Nichel Cadmio Asbesto ( Amianto) Cancerogeni chimici Radiazioni ionizzanti Raggi alfa, Raggi gamma Gas Radon Campi elettromagnetici ? Cancerogeni fisici HBV, HCV Papilloma virus EBV HIV Helicobacter pylori Schistosoma Haematobium Cancerogeni biologici

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CARATTERI GENERALI Colpiscono la popolazione esposta a causa del proprio lavoro e sono causati da un ampio spettro di agenti cancerogeni Organi bersaglio I tumori professionali insorgono nelle sedi di contatto con il cancerogeno attivo. Cancerogeni diretti vie di ingresso (cute e polmone) Cancerogeni indiretti vie di ingresso sedi di metabolismo, sedi di accumulo di eliminazione dei metaboliti attivi. Diversità tra uomo e animale dovute a differenze in metabolismo…..

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CARATTERI GENERALI Periodo di latenza Periodo di tempo che intercorre tra l'inizio dell'esposizione al cancerogeno e la manifestazione clinica del tumore. Relazioni dose-risposta Problema delle basse dosi. Tipo istologico Non esiste differenza rispetto alle neoplasie spontanee delle stesse sedi. Per poche sostanze specificità (CV; BCME)

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CARATTERI GENERALI Le difficoltà nel riconoscere i cancerogeni professionali derivano da: complessità dei meccanismi di cancerogenesi; scarse conoscenze sugli effetti di esposizioni multiple; possibili interazioni tra esposizioni professionali, ambientali ed abitudini di vita (fattori di confondimento); difficoltà nel ricostruire le reali esposizioni (sia qualitativamente che quantitativamente); lunghi periodi di latenza tra l’esposizione e l’insorgenza delle neoplasie; impossibilità di distinguere istologicamente una neoplasia professionale da una sporadica.

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Principali sedi di neoplasia Mesoteli (membrane seriose) Cavità nasali e paranasali Fegato Cute Polmoni Apparato emopoietico Vie urinarie

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Principali sedi di neoplasia Sede del Tumore Mesentere e peritoneo Fegato e dotti biliari intraepatici Laringe Polmone Seni nasali, pleura e altri respiratori Ossa Cute (escluso melanoma) Prostata Vescica Leucemie Maschi 15 4 2 25 10 1 Femmine 5 1 2 - da Doll e Peto, 1981

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Principali sedi di neoplasia Recenti stime epidemiologiche attribuiscono all’ occupazione dal 30 all’ 80% dei mesoteliomi (pleurici e peritoneali dall’ 1 al 40 % dei tumori polmonari dal 4 al 24 % dei tumori della vescica

34 Raggi UV Radiazioni ionizzanti IPA Arsenico
Neoplasie Occupazionali La cute Principali esposizioni lavorative che comportano un aumentato rischio di tumore della cute: Raggi UV Radiazioni ionizzanti IPA Arsenico

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I seni paranasali Principali esposizioni lavorative che comportano un aumentato rischio di tumore della cute: Nichel e suoi composti Produzione alcool isopropilico Polvere di legni duri Cromo esavalente Lavorazione del cuoio Formaldeide

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Il polmone e le sierose Neoplasie Occupazionali Principali esposizioni lavorative che comportano un aumentato rischio di tumore polmonare: Asbesto Composti cromo esavalente e del nichel Arsenico e composti arsenicali Berillio e suoi composti Cadmio e suoi composti Radon Silice cristallina Gasificazione del carbone Attività di verniciatore Peci, catrami e fuliggini Diossina

37 UTILIZZAZIONE DELL’AMIANTO
Neoplasie Occupazionali EDILIZIA ( manufatti in cemento amianto, applicazione a spruzzo per intonaci isolanti) IND. NAVALE, AERONAUTICA, FERROVIARIA (rivestimenti coibentanti ed antincendio) IND. AUTOMOBILITICA (guarnizioni per freni e frizioni, applicazioni coibentanti) IND. MATERIE PLASTICHE (additivi, rinforzanti per manufatti vari) INDUTRIA CHIMICA (filtri e guarnizioni) IND. METALLURGICA (schermi ed indumenti protettivi, coibentazione di forni e caldaie) ALTRI (cartoni, vernici, pitture, indumenti)

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39 PATOLOGIE ASBESTO-CORRELATE
Neoplasie Occupazionali NON NEOPLASTICHE Polmonari Asbestosi Parenchimale (pneumoconiosi sclerogena) Pleuriche Placche pleuriche Ispessimenti pleurici diffusi Versamenti pleurici recidivanti NEOPLASTICHE Carcinoma broncogeno Mesotelioma (pleurico e peritoneale) T. di altre sedi (laringe, tratto g-e, etc)

40 Peculiarità del tessuto mesoteliale…..
Il mesotelio è un residuo embrionale persistente nell’adulto, derivato dal rivestimento della primitiva cavità celomatica….. Mantiene caratteristiche di multipotenzialità potendosi differenziare sia in senso epiteliale che connettivale …. Ne consegue il polimorfismo istologico, la peculiare malignità e la refrattarietà alla terapia…..

41 Tipi istologici: Epitelioide Sarcomatoide Bifasica o mista
Neoplasie Occupazionali Mesotelioma pleurico Il mesotelioma pleurico maligno origina dalle cellule mesoteliali di rivestimento della pleura Tipi istologici: Epitelioide Sarcomatoide Bifasica o mista

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Mesotelioma pleurico Attività lavorativa ( esposizione a fibre di amianto) Insorgenza di Mesotelioma pleurico maligno nel % dei casi Il mesotelioma (pleurico > peritoneale) è più frequente (RR: 5-20) nei lavoratori esposti ad amianto Il mesotelioma è più frequente negli esposti a crocidolite rispetto agli esposti a crisotilo (impiego precedente al 1986) L’asbesto agisce sia come induttore che promotore del mesotelioma pleurico

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Fibra Neoplasie Occupazionali “Particella allungata che abbia un rapporto lunghezza/diametro > 3:1.” * importanti dal punto di vista patogenetico: lunghezza >5µm e diametro <3 µm Naturali (asbesto): Più importanti dal punto di vista patogenetico Suddivisione in fasci longitudinalmente Incremento della frazione respirabile Artificiali (lana di vetro, di scoria, di roccia): Suddivisione trasversale dei fasci fibrosi Eliminazione rapida dei frammenti fibrosi Progressiva riduzione della frazione respirabile

44 INCORPORAZIONE DELL’ASBESTO
Neoplasie Occupazionali “ Solo le fibre d’asbesto che si depositano nel polmone profondo possono innescare i meccanismi biocellulari che conducono alla reazione fibrotica e neoplastica interstiziale “ La deposizione tipica è l’intercettazione, e dipende soprattutto dalla loro lunghezza: fibre tra 2 e 2.5 µm sono interamente inglobate dai MA  CA (corpuscoli d’asbesto); fibre > di 5 µm non possono essere completamente fagocitate e rimangono nell’interstizio  FIBROSI

45 Le fibre ultrafini sono visibili solo in microscopia elettronica (TEM o SEM) !! E sono filtrabili solo con filtri ad alta efficienza HEPA e maschere P3!!! INUTILI LE INDAGINI AMBIENTALI E I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE USATI FINO ALLA META’ DEGLI ANNI 80!!

46 IMMAGINI IN SEM (microscopia elettronica a scansione)
Neoplasie Occupazionali AMIANTO DI SERPENTINO- CRISOTILO AMIANTO DI ANFIBOLO

47 Può essere considerata un “indicatore benigno” del passaggio di fibre “ultrafini” (diametro <<1 µm e lunghezza << 5 µm) nello spazio pleurico Mesotelioma

48 Peculiarità anatomo funzionali della pleura…..
Normalmente tutte le particelle inalate, comprese le fibre di amianto, contenute negli alveoli più periferici penetrano nel connettivo sottopleurico, vengono rimosse per fagocitosi e trasportate dal flusso linfatico verso l’ilo polmonare….. Le fibre ultrafini di amianto e specialmente quelle anfiboliche, possono superare la barriera polmone pleura ……..

49 Peculiarità anatomo funzionali della pleura…..
Nei soggetti esposti le fibre ultrafini costituiscono la percentuale numericamente più elevata del carico alveolare totale …… (85% vs 15%) La tenuta della barriera polmone pleura risulta efficace ma non assoluta (le silice libera cristallina è riscontrata solo nel polmone mentre particelle carboniose sono riscontrate nelle pleure di minatori)

50 Peculiarità anatomo funzionali della pleura…..
Le particelle penetrate nel cavo pleurico si concentrano in punti focali (black spots) corrispondenti agli stomi di riassorbimento linfatico…….. Considerando che il mesotelioma si sviluppa sempre dalla pleura parietale …. Il problema della dose…. Gli stomi sono costituiti da poche cellule mesoteliali e in queste vengono concentrate tutte le fibre ultrafini giunte nel cavo pleurico…..

51 Solo fibre grandi e medie!
La polverosità che l’amianto genera è costituita da percentuali molto variabili di fibre grandi, medie e ultrafine. Dosaggio con microscopia ottica Solo fibre grandi e medie!

52 Non più solo aspetto occupazionale ma anche ambientale!
Inoltre…. Mentre le fibre grandi e medie sedimentano piuttosto velocemente la quota delle fibre ultrafini può rimanere aerodispersa per lungo tempo coprendo distanze notevoli! Le fibre più grandi possono essere sfaldate a formare fibre ultrafini (processi di filtrazione o pulitura non efficaci) Non più solo aspetto occupazionale ma anche ambientale!

53 Una neoplasia che fa eccezione: come e perchè
Microscopia ottica Fibre medie Fibre ultrafini Ambiente Fibre grandi Microscopia elettronica

54 Patogenesi del mesotelioma
Le fibre ultrafini passano la barriera polmone-pleura Seguono il flusso linfatico fino agli stomi di assorbimento della pleura parietale Difficoltosa eliminazione (concentramento nella zona degli stomi) Persistenza per lunghissimi tempo in situ (soprattutto per gli amianti anfibolici) Azione non genotossica (irritazione meccanica, promozione) azione genotossica (danni molecole informazionali) Sviluppo neoplasia in presenza di ipersuscettibilità individuale

55 Neoplasie Occupazionali
Quadro Clinico Asintomatiche Dolore toracico Dispnea da sforzo Perdita di peso Febbre “Le placche pleuriche non alterano la funzionalità respiratoria, specialmente se è presente una fibrosi parenchimale radiologicamente evidente”

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DIAGNOSI Neoplasie Occupazionali 1) Anamnesi lavorativa 2) Semeiotica medica 3) Diagnostica strumentale non invasiva Rx torace (versamento pleurico, ispessimento o noduli pleurici, massa pleurica, pneumotorace, nella fase tardiva incarceramento polmonare con depiazzamento mediastinico) TC torace (HRCT) piccoli ispessimenti o piccole masse , diagnosi differenziale tra ispessimenti e versamento pleurico. Segni di diffusione della neoplasia. RM ( infiltrazione di diaframma e fascia endotoracica) PET ( evidenza di linfonodi mediastinici) 4) Diagnostica strumentale invasiva Toracoscopia e biopsia Agobiopsia pleurica transtoracica (TC guidata) Esame citologico del versamento pleurico 5) Marcatore biologico ( mesotelina SMRP)

57 Mesotelioma: Prognosi
Infausta nella maggioranza dei casi: (sopravvivenza media alla diagnosi circa 12 mesi) Possibili approcci terapeutici : Chirurgico Chemioterapico Radioterapico Lo stato di avanzamento della patologia al momento della diagnosi consente in genere solo un trattamento palliativo (drenaggio, pleurodesi, etc).

58 Previsione del numero di morti per anno
per mesotelioma pleurico in Italia Peto et al. 1998

59 Immagine di un caso di mesotelioma studiato con CT e PET, A destra si evidenzia l’area occupata dal tessuto neoplastico. L’area in giallo indica una zona di maggiore captazione del glucosio (mesotelioma); in rosso è indicato tessuto con captazione normale.

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Mesotelioma Neoplasia del tutto peculiare…. Lunghissima latenza (oltre i 20 anni) Nessun rapporto tra durata della esposizione e latenza Possibile sviluppo a bassissime dosi Scarsa relazione tra aumento esposizione ed aumento dei casi Ruolo fondamentale della suscettibilità individuale (studi su consanguinei) Scarsa sinergia con il tabagismo

61 Aspetti medico legali alla luce delle nuove acquisizioni scientifiche
Esposizione occupazionale alle fibre ultrafini sconosciuta prima degli anni 80 Sviluppo di mesotelioma possibile anche a dosi bassissime di fibre ultrafini Persistenza delle fibre nei siti stomali “a vita”, pertanto latenza potenzialmente indefinita Ruolo dell’inquinamento ambientale da fibre ultrafini ancora non definito

62 D.Lgs 81/08

63 D.Lgs 81/08

64 Neoplasie Occupazionali
Carcinoma Polmonare Definizione Il carcinoma polmonare è il tumore maligno che origina dall’ epitelio superficiale delle vie aeree e degli alveoli polmonari. Tipi istologici: Squamoso epidermoidale (31%) Adenocarcinoma (29%) A grandi cellule (11%) A piccole cellule ( microcitoma) (17%)

65 Tosse Dispnea Febbre Emoftoe Astenia Dolore toracico
Neoplasie Occupazionali Carcinoma Polmonare Quadro clinico Neoplasia a localizzazione bronchiale Tosse Dispnea Febbre Emoftoe Astenia Dolore toracico

66 Carcinoma Polmonare Quadro clinico Reperto occasionale
Neoplasie Occupazionali Carcinoma Polmonare Quadro clinico Neoplasia a localizzazione bronchiolo alveolare Reperto occasionale Generalmente asintomatico Sintomi dovuti a localizzazioni metastatiche

67 Neoplasie Occupazionali
Carcinoma Polmonare Diagnosi Rx torace Esame broncoscopico e prelievi bioptici bronchiali TC (LDCT) Toracoscopia PET

68 Differenze del mesotelioma con il carcinoma polmonare
Neoplasie Occupazionali Differenze del mesotelioma con il carcinoma polmonare La pleura risulta più sensibile e meno resistente agli stimoli meccanici offerti dall’amianto (non sono necessari sinergismi) Nel polmone sono necessarie dosi maggiori di amianto, il sinergismo con altre concause (es. fumo di sigaretta)

69 Carcinoma Polmonare Si verifica per esposizioni non specifiche, in cui l’abitudine al fumo è elemento determinante per l’effetto sinergico. Nei non fumatori esposti ad asbesto il RR è risultato circa 5 volte superiore alla popolazione generale Mentre è 50 volte superiore nei fumatori esposti ad asbesto (Rischio Moltiplicativo). Il tumore presenta una latenza anni dal momento dell’esposizione all’asbesto. L’esposizione può aver avuto una durata anche molto breve (<6 mesi) o carattere non professionale (es. mogli di lavoratori esposti).

70 Neoplasia vie urinarie
Neoplasie Occupazionali Settori o lavorazioni a rischio per le neoplasie delle vie urinarie: Industria chimica Industria della gomma Industria del cuoio Industria metallurgica Industria del gas Produzione di coloranti azoici IPA Amine aromatiche (2 naftilamina ,benzidina 4 aminodifenile)

71 Neoplasia vie urinarie
Neoplasie Occupazionali Definizione: Le neoplasie delle vie urinarie (Uroteliomi), originano dall’epitelio di rivestimento della via escretrice che si estende dai calici renali all’uretra. Il 90% dei turmori uroteliali si sviluppa a carico della vescica. Rapporto M/F 3:1 Età media 65 aa Tasso mortalità da 6,6 a 9,2/ negli ultimi 20aa

72 Neoplasia Vie Urinarie
Amine aromatiche Colpiscono anche altre vie urinarie , non diverse da altri uroteliomi, SUSCETTIBILITA Tumori a cellule di transizione (uroteliomi) vescica (trigono) Papillari ( ca in situ) e non papillari Età media alla diagnosi inferiore di anni alle neoplasie non professionali

73 Neoplasia vie urinarie
Neoplasie Occupazionali Quadro Clinico Ematuria Stranguria Disuria Infezioni urinarie Idronefrosi Dimigrimento Sopravvivenza a 5 anni 60% in T1 25% per forme invasive

74 Neoplasia vie urinarie
Neoplasie Occupazionali Diagnosi Ecografia Citologia urinaria (positiva 70-80%) Cistoscopia con biopsia Urografia endovenosa Ureteropielografia Ureteroendoscopia TC RM RX torace e Scintigrafia (per stadiazione TNM)

75 Neoplasie Occupazionali

76 Neoplasie Occupazionali
Angiosarcoma epatico Neoplasie Occupazionali Definizione: Tumore maligno del fegato caratterizzato dalla proliferazione di cellule neoplastiche in stroma collageno a formare strutture vascolari capillari e papillari CVM Arsenico Thorotrast Rappresenta un tumore raro Età media aa Rapporto M/F 3:1 Prognosi infausta Esposizione CVM aa Genotossicità dovuta a ossido cloroetilene

77 Definizione Tumore maligno del fegato che origina degli epatociti.
Carcinoma Epatocellulare(HCC) Neoplasie Occupazionali Definizione Tumore maligno del fegato che origina degli epatociti. HCC su cirrosi ♂ : ♀ = 6 : 1 HCC su fegato sano ♂ : ♀ = 1 : 1 Rappresenta il 90% dei tumori epatici maligni Età media 60aa Sopravvivenza a 5 aa 0,5 %

78 Neoplasie Occupazionali
Carcinoma Epatocellulare(HCC) Neoplasie Occupazionali CORRELATO ALLA CIRROSI (il 5% dei pazienti con cirrosi sviluppa neoplasia) IN PARTICOLARE DA EPATITE VIRALE B e C e DA ALCOOL (quando l’epatite diventa cronica la neoplasia può insorgere dopo molti anni) NODULI SOPRA I 2 CM IN UN PAZIENTE CIRROTICO SONO QUASI SICURAMENTE MALIGNI CIRROSI DI VECCHIA DATA (Anziani)

79 Neoplasie Occupazionali
Carcinoma Epatocellulare(HCC) Neoplasie Occupazionali Settori o lavorazioni a rischio per il carcinoma epatocellulare Personale sanitario Produzione di PVC Industrie con produzione di derivati di arsenico e insetticidi Aflatossina (contaminazione da muffe)

80 Neoplasie Occupazionali
Carcinoma Epatocellulare(HCC) Neoplasie Occupazionali Aspetto istologico SPAZI PORTALI ASSENTI BEN DIFFERENZIATO: EPATOCITI CITOLOGICAMENTE POCO DIVERSI DAL NORMALE AGGREGATI IN CORDONI MOLTO AMPI E IN TUBULI POCO DIFFERENZIATO: EPATOCITI ANAPLASTICI AGGREGATI IN MASSE PRIVE DI STRUTTURA

81 Neoplasie Occupazionali
Carcinoma Epatocellulare(HCC) Neoplasie Occupazionali Quadro Clinico Se piccolo e unifocale asintomatico In stadio iniziale ( sintomi sfumati) In stadio avanzato Calo ponderale Dolore Ittero Ascite Alterazine della coagulazione Ipertensione portale

82 Neoplasie Occupazionali
Carcinoma Epatocellulare(HCC) Neoplasie Occupazionali Diagnosi indici di funzionalità epatica alfa-fetoproteina Ecografia – Ecocolor-doppler TC e RMN PET Arteriografia selettiva arteria epatica Biopsia eco/TC guidata Laparoscopia Paracentesi

83 HCC Diagnosi Strumentale Neoplasie Occupazionali
Ecografia ed ecocolor-doppler

84 HCC Diagnosi Strumentale Neoplasie Occupazionali
TC senza m.d.c. HCC VI-VII segmento

85 HCC Diagnosi Strumentale
Neoplasie Occupazionali TC con m.d.c. HCC VIII segmento

86 AGENTE CANCEROGENO (D.L.vo 81/08 -TITOLO IX)

87 AGENTE CANCEROGENO (D.L.vo 81/08 -TITOLO IX)

88 AGENTE CANCEROGENO (D.L.vo 81/08 -TITOLO IX)

89 AGENTE CANCEROGENO (D.L.vo 81/08 -TITOLO IX)

90 POSSIBILI EFFETTI SULLA SALUTE
SOSTANZE CANCEROGENE SOSTANZA LAVORAZIONE POSSIBILI EFFETTI SULLA SALUTE PREVENZIONE TECNICA AMIANTO  Opere di rimozione Opere di demolizione  Mesotelioma Pleurico  Cancro Polmonare  Mesotelioma Peritoneale  Asbestosi  Aspirazione e ricambio dell’aria con filtri assoluti  Indumenti mono-uso  Respiratori personali con casco aerato  Locali di decontaminazione OLII MINERALI  Disarmo dei casseri (possono contenere IPA, PCB e NITROSAMMINE)  Dermatiti  Neoplasie cutanee  Neoplasie polmonari Vietarne l’uso  Quando per ragioni di sveltimento del disarmo si devono utilizzare comunque: Vietare l’uso degli olii esausti Usare olii privi di PCB, nitrosammine e a basso contenuto di IPA  Maschere con filtro P2  Guanti di gomma BITUMI E CATRAME  Asfaltatura strade  Imperm. coperture  Congiuntiviti  Neoplasie Cutanee  Neoplasie Polmonari  Respiratori personali con casco aerato  Maschere con filtro P2 POLVERI DI LEGNO  Carpenteria in legno  Posa pavimenti in legno  Tumori Naso-Sinusali  Asma Bronchiale  Sistemi di aspirazione  Mascherina antipolvere

91 Neoplasie Occupazionali
Prevenzione SCHEMA OPERATIVO sostituire la sostanza cancerogena e/o mutagena con altre sostanze meno pericolose o non pericolose, evitandone e riducendone l’utilizzo; realizzare il ciclo chiuso qualora sia impossibile la sostituzione, in modo tale che la produzione e l’uso della sostanza cancerogena e/o mutagena avvenga in condizioni da non esporre i lavoratori; ridurre il livello di esposizione dei lavoratori al più basso valore tecnicamente possibile se il sistema chiuso è irrealizzabile.

92 RUOLO DEL MEDICO COMPETENTE
Il medico competente deve: esercitare un ruolo attivo nella fase della valutazione del rischio/valutazione dell’esposizione collaborare al processo di individuazione e ottimizzazione delle misure di prevenzione - siano esse tecniche oppure organizzative e procedurali - messe a punto dal datore di lavoro o dal RSPP contribuire alla scelta dei dispositivi di protezione individuale provvedere alla formazione/informazione dei lavoratori effettuare la sorveglianza sanitaria predisporre il libretto sanitario da consegnare all’ISPESL alla cessazione dell’attività lavorativa istituire il registro degli esposti

93 Neoplasie Occupazionali
La diagnosi di tumore è un’operazione che rientra nel campo generale della diagnosi in medicina. La componente pertinente all’attività del medico del lavoro è costituita dall’attribuzione dell’eziologia del tumore all’esposizione professionale

94 Neoplasie Occupazionali
Criticità da considerare I cancerogeni professionali determinano un eccesso di tumori rispetto a quelli spontanei Il tumore professionale è un evento stocastico Il tumore professionale non ha caratteristiche istopatologiche diverse da quelle di una neoplasia spontanea della stessa sede Il soggetto colpito da neoplasia professionale non può essere distinto da chi è colpito da neoplasia spontanea. In un soggetto colpito da tumore a valle di una esposizione a rischio è dato valutare solo la probabilità di origine professionale della malattia

95 Neoplasie Occupazionali
Criteri che aiutano a distinguere i casi di tumore di origine professionale Neoplasie Occupazionali Criteri occupazionali: dettagliata anamnesi lavorativa adeguata esposizione e “vie di ingresso” per un cancerogeno certo o probabile confronto con un elenco di mansioni e/o lavorazioni a rischio (evidenza epidemiologica) ricerca di altri casi e di “clusters” valutazione di indicatori biologici di esposizione (BAL, condensato espirato, biopsie) valutazione di indicatori biologici di effetto (es. addotti DNA)

96 Neoplasie Occupazionali
Criteri che aiutano a distinguere i casi di tumore di origine professionale Neoplasie Occupazionali Analisi della letteratura: monografie IARC revisioni sistematiche della letteratura: attenzione al bias di pubblicazione!

97 Neoplasie Occupazionali
Criteri che aiutano a distinguere i casidi tumore di origine professionale Domande da porsi: 1. Esisteva nell’attività la presenza di sostanze 2. L’attività lavorativa ha permesso realmente l’esposizione a cancerogeni? 3. Quali sono state la durata ed il grado dell’esposizione? 4. Esiste un nesso tra fonte d’esposizione ed organo bersaglio? 5. Esiste un adeguato periodo di latenza? 6. Esistono altri fattori di rischio che possono aver all’insorgenza del cancro?

98 Neoplasie Occupazionali
Elementi che depongono a favore dell’origine professionale di un tumore Neoplasie Occupazionali Esposizione documentata ad un cancerogeno nell’ambiente di lavoro Tempo di latenza ragionevole tra l’esposizione e la comparsa del tumore Sede tumorale tipica (polmone, pleura, vescica,cute, midollo osseo…) Riscontro di casi analoghi nel gruppo di lavoratori esposti Rarità del tumore nella popolazione generale

99 Neoplasie Occupazionali Devono in sintesi essere rispettati:
Elementi che depongono a favore dell’origine professionale di un tumore Neoplasie Occupazionali Devono in sintesi essere rispettati: il rapporto cronologico il rapporto topografico il rapporto di adeguatezza qualitativa e quantitativa

100 Neoplasie Occupazionali
In Conclusione La diagnosi eziologica si fonda su basi probabilistiche Il grado di probabilità è tanto più elevato quanto maggiore è l’esperienza del Medico delle componenti del criterio diagnostico Per le malattie a genesi multifattoriale: la causa non è mai certa ci “accontentiamo” di una associazione statistica sufficiente ci si affida al concetto di ragionevole certezza fondamentale è il ruolo dell’epidemiologia

101 Neoplasie Occupazionali
In Conclusione “Quando sei di fronte ad un malato devi chiedergli di che cosa soffre, per quale motivo, da quanti giorni, se va di corpo e cosa mangia” Ippocrate “a tutte queste domande bisogna aggiungerne un’altra: che lavoro fa!” Bernardino Ramazzini nel“De morbis artificum diatriba” e un’altra ancora: dove lavora?

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