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PubblicatoEustorgio Guglielmi Modificato 9 anni fa
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50.ooo a.C. … l’uomo ha iniziato a parlare! Unico tra le creature può esprimere e dare forma ai suoi pensieri, ai suoi desideri, alle sue emozioni attraverso il linguaggio. 50.ooo a.C. … l’uomo ha iniziato a parlare! Unico tra le creature può esprimere e dare forma ai suoi pensieri, ai suoi desideri, alle sue emozioni attraverso il linguaggio.
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communico dono Dal latino communico, cioè mettere in comune un dono: comunicare vuol dire accogliere qualcosa dell’altro e lasciare all’altro qualcosa di sé.
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messaggio senso Comunicare significa entrare in relazione con un altro per trasmettergli un messaggio dotato di senso.
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“Ciascuno cercava invano di comunicare con parole e gesti, ma erano cose incomprensibili per gli altri. Così, pian piano, era sceso il silenzio e ognuno se ne stava in disparte intento alle proprie faccende. Anna era triste: aveva tante cose belle nella testa, ma, senza le parole per dirle, le sembravano tutte inutili.”
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Comunicazione non verbale verbale L’uomo può esprimersi utilizzando diversi canali: l’espressione del viso, un gesto, un brano musicale possono essere strumenti per comunicare un messaggio. Le parole sono lo strumento più utilizzato nella comunicazione, in forma orale o scritta.
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Le parole non sono solo un suono materiale: esse devono essere strumento per trasmettere un significato. Perché avvenga la comunicazione occorre utilizzare un codice, chiamato Le parole non sono solo un suono materiale: esse devono essere strumento per trasmettere un significato. Perché avvenga la comunicazione occorre utilizzare un codice, chiamato lingua il sistema delle parole e delle regole per usarle
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Genesi 2, 4-7 Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo -; allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.
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Genesi 2, 18-20 Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche.
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Di fronte alle cose che contano vogliamo saper dare un nome, per conoscerle e farle nostre: le persone, gli oggetti, i ricordi, i progetti, i desideri. Dando un nome alle cose le “addomestichiamo” e le rendiamo parte di noi: il nome è una chiave per accedere alla conoscenza della realtà.
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«Ci resta un’ultima cosa da fare, adesso, ragazzo: darti un nome. Sei qualcuno, ora: non sei più il ragazzetto cieco assetato di racconti, di incantesimi di dèi e di eroi. Tu sei un maestro, ora. Hai il privilegio di sceglierti da te il tuo nome.» Il ragazzo con la cetra
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