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SCIENZE TECNICHE MEDICHE APPLICATE Prof. A. Mallamace
CHIRURGIA ORTOPEDICA TELEGUIDATA
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L’intervento consiste nel sostituire l’articolazione del ginocchio, affetta da patologia di vario tipo, con una protesi metallica che vada a ripristinare la naturale meccanica del ginocchio stesso. Si presta perfettamente al supporto del computer in quanto presuppone ripetuti tagli di alta precisione fino ad oggi lasciati alla esclusiva esperienza del chirurgo. Pertanto andremo ad illustrare patologie, metodiche, strumentazioni, intervento e quindi risultati di questa nuova tecnica operatoria.
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Le più comuni patologie del ginocchio che richiedono l’utilizzo di questo tipo d’intervento sono costituite dai fenomeni degenerativi di osteoartrosi, gonartrosi, artrite reumatoide. Tali patologie causando l’erosione di uno dei punti di sostegno del ginocchio stesso vanno a variare l’allineamento morfologico, causando uno spostamento dell’asse dell’articolazione in varo o in valgo (interno/esterno) con conseguenti problemi di equilibrio e deambulazione.
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TRASDUTTORE Applicato nei vari punti del paziente, trasmette al computer centrale, tramite la telecamera, le informazioni relative alla perfetta morfologia del paziente stesso.
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pre e post interevento di osteoartrite con varo deformazione
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RICHIESTE FUNZIONALI ESTENSIONE MONO-BI-TRI PATOLOGIE ASSOCIATE PRECEDENTI INTERVENTI ETA’ LASSITA’ LEGAMENTOSA PESO OSTEOPOROSI DEFORMITA’ PREOP PERDITA DI SOSTANZA
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tipo di protesi materiali protesici
Il successo di ogni artroprotesi di ginocchio dipende da 4 fattori: scelta del paziente tipo di protesi materiali protesici tecnica chirurgica
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Il disegno protesico è evoluto al punto che ben poco ci si può attendere, in fatto di risultati, da ulteriori modifiche degli allestimenti. Le protesi attualmente impiegate presentano molti aspetti comuni e, se correttamente impiantate, offrono, nella maggior parte dei casi, risultati soddisfacenti.
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Il ginocchio in cui risulta più semplice impiantare una protesi, è quello in cui il danno è limitato alla sola cartilagine articolare cosicché è mantenuto il normale allineamento, i legamenti sono indenni ed i deficit ossei assenti.
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Il successo di ogni artroprotesi di ginocchio dipende da 4 fattori:
scelta del paziente tipo di protesi materiali protesici tecnica chirurgica
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I tempi fondamentali dell’intervento vanno eseguiti in sequenza; presi singolarmente risultano piuttosto semplici da eseguire e, come l’esperienza insegna, non modificati, nella sostanza, dalla miriade di condizioni patologiche incontrate nelle ginocchia affette da deformità complesse.
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Nell’anca una certa lassità tra le componenti non comporta gravi conseguenze.
Se non si verifica la lussazione dell’anca durante la prima fase post-operatoria, i tessuti molli ed i muscoli andranno incontro ad una retrazione dando, come risultato finale, un’artroprotesi stabile e, nel caso peggiore, un lieve accorciamento dell’arto.
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Invece, il chirurgo del ginocchio deve considerare non solo la tensione in toto delle parti molli, ma anche le singole tensioni, mediale e laterale sia in estensione che in flessione.
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Nessun aspetto deve essere stato tralasciato alla fine dell’intervento
Nessun aspetto deve essere stato tralasciato alla fine dell’intervento. Un prolungamento dell’immobilizzazione, in genere, non migliora uno squilibrio muscolare ed il recupero del tono muscolare non impedirà la sublussazione o la lussazione delle componenti protesiche.
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Nel ginocchio il posizionamento delle componenti e l’allineamento hanno ristrettissimi limiti di tolleranza; le parti molli devono essere riequilibrate perfettamente in sede operatoria. Se non vengono soddisfatti questi requisiti, si assisterà ad un deterioramento del risultato od un completo insuccesso.
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Nel ginocchio, un errore di 5° è importante ed uno di 10° può risultare catastrofico.
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Un’asta da allineamento formata da due segmenti e lunga 90 cm (l’allestimento a due segmenti facilita la sterilizzazione in autoclave) posta tra l’anca ed il collo-piede, costituisce uno strumento molto utile.
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La posizione dell’articolazione dell’anca rappresenta il repere più difficile da individuare; possono risultare utili vari metodi: 1) L’articolazione dell’anca si trova a mezza strada tra la spina iliaca antero-superiore ed il punto medio della sinfisi pubica. 2) Ad una, due, tre dita trasverse medialmente alla spina iliaca antero-superiore a seconda se il paziente sia longi-, normo- o brevilineo, rispettivamente.
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3) In un arto di medie dimensioni, l’asse meccanico interseca la corticale mediale del femore cm prossimalmente all’articolazione del ginocchio (la distanza esatta può essere calcolata di volta in volta). La guida per la sezione femorale è dotata di un’asta prossimale, posizionata appropriatamente in modo da individuare la corticale mediale del femore.
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4) Sebbene consigliata nei pazienti obesi noi individuiamo la testa del femore è individuata con un controllo radiografico ed il repere viene marcato con un elettrodo da ECG applicato sulla cute. 5) Dato che l’asse meccanico è angolato di circa 7° rispetto all’asse femorale, la guida per la sezione femorale viene posizionata a 7° di valgismo rispetto all’estremo distale della diafisi femorale.
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Quando si parla di deformità è necessario ancora una volta affermare l’obiettivo dell’intervento di protesi totale: ristabilire un allineamento corretto non solo in varo-valgo ma anche in rotazione, mantenendo una buona funzionalità legamentosa ed una completa escursione articolare. Questo vuol dire richiedere una perfetta conoscenza dell’anatomia in modo che il quadro che si viene a creare sia il più possibile vicino al normale.
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