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PubblicatoLuisella Floris Modificato 9 anni fa
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CORPUS DOMINI - B Ecce Panis Angelorum Mc 14,
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Preghiera Iniziale Noi Ti adoriamo,
o mirabile Sacramento della presenza di Colui che amò i suoi "sino alla fine". Noi Ti ringraziamo, o Signore, che nell'Eucaristia edifichi, raduni e vivifichi la Chiesa. Preghiera Iniziale O divina Eucaristia, fiamma dell'amore di Cristo che ardi sull'altare del mondo, vieni e fa' che la Chiesa, da Te confortata, sia sempre più attenta all’ascolto della tua Parola, sollecita nell'asciugare le lacrime di chi soffre e pronta nel sostenere gli sforzi di chi anela alla giustizia e alla pace. Amen.
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il racconto dell'istituzione dell'Eucaristia.
La solennità odierna è da porre in relazione con il Triduo Pasquale e in particolare con la sua relazione con la Messa in Cena Domini del Giovedì Santo, di cui è, in qualche modo, una ripresa e una continuazione. Essa vuole abbracciare la totalità del mistero eucaristico. Il Vangelo presenta il racconto dell'istituzione dell'Eucaristia.
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Mc 14, 12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua? ”. 13Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo 14e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi”. 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. 22Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. 23Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti. 25In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”. 26E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
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Aleggia un clima di segretezza in questa pagina Marciana.
Gesù prepara la pasqua con i suoi discepoli, ma Marco a differenza di Matteo (26,17-19), fornisce tutti gli elementi esistenti. Non era la prima volta che Gesù celebrava la pasqua con i discepoli. Mangiando con loro il pane, le erbe, la salsa, l'agnello e bevendo alla coppa della benedizione, aveva già altre volte ringraziato insieme con loro Dio per la liberazione e la salvezza passata in attesa di quella definitiva. Dio, che si era manifestato come salvatore, non poteva non intervenire ancora. C'era attesa di vera liberazione e salvezza. I preparativi erano stati fatti con la solita cura, ma in maniera più guardinga, perché non tirava una buona aria per Gesù in quei giorni a Gerusalemme.
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v. 12. Il primo giorno degli Azzimi, quando
* v Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua? ”. La cena è celebrata il primo giorno degli Azzimi, ovvero quando si immolava l'agnello identificato con la Pasqua. Marco durante la cena non nomina mai l'agnello. La sostituzione è chiara: Gesù è l'agnello pasquale che sta per essere immolato.
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vv. 13-14. Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo
* vv Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Marco fornisce con precisione le istruzioni impartite dal Signore agli apostoli, quasi un messaggio in codice, con quella indicazione di un appuntamento con il misterioso uomo dalla brocca d'acqua: forse un discepolo, o semplicemente un amico di Gesù, a cui basta dire che il Maestro chiede una sala della sua casa per mangiare la pasqua stessa.
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v. 15. Egli vi mostrerà al piano superiore
* v. 15 Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi”. Marco descrive la stanza, la sua collocazione, il suo arredamento, tipico di una casa signorile; vuole proprio dirci che questa cena c’è stata davvero e che è stata una cena molto particolare, benché la cornice sembri quella usuale della pasqua ebraica, con il suo rituale preciso e solenne, tessuto di gesti densi di simbolismo e di tensione religiosa.
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v. 16. I discepoli andarono e, entrati in città,
* v. 16 I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. Secondo la tradizione, la cena doveva svolgersi a Gerusalemme, la città dove devono andare i discepoli secondo Gesù (v. 13) e comprendere almeno dieci persone; oltre a consumare un intero agnello, si soleva intingere il pane nella stessa ciotola (v. 20: il riferimento a Giuda, omesso nel nostro brano), e pronunciare la benedizione prima di spezzare e distribuire il pane stesso. Infine si cantava l'inno (v. 26), la seconda parte dell' Hallel (Salmi ) che chiudeva, come di consueto, la cena.
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vv. 22-23. Mentre mangiavano prese il pane e,
* vv Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo” Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. In questa cena il Maestro non celebra solo la liberazione d'Israele, ma quella di tutti gli uomini, che avverrà versando il suo sangue sulla croce. Durante la cena Gesù ripete il rituale tipico della Pasqua, ma cambia le parole. Alla duplice benedizione sul pane e sul calice Gesù da' un nuovo significato: è una Pasqua nuova, celebrazione di una festa in cui Gesù è la vittima che offre la sua vita in riscatto per molti.
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v. 24. E disse: “Questo è il mio sangue,
* v. 24 E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti. Vi è un chiaro riferimento ad Es. 24,8, in cui Mosè spruzza metà del sangue delle vittime immolate sull'altare e asperge con l'altra metà il popolo, affermando, proprio che questo sangue è quello dell'Alleanza conclusa da Dio col popolo stesso. Ma qui il discorso di Mosè si dilata raggiungendo confini universali: l' Alleanza non è più solo con il popolo eletto, ma con tutti i popoli. Ecco perché la traduzione è "per tutti" e non "per molti" che in italiano risulta ambiguo. %
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No il sacrificio di Gesù è per tutti, e i dodici, Giuda compreso, sono il simbolo di questi tutti, e della portata universale dell'azione salvifica di Gesù. Il riferimento a queste moltitudini era del resto già nel canto del Servo di Isaia, del quale gli Evangelisti, e Marco in particolare, mettono in luce i tratti di somiglianza con il Messia, venuto per servire ed addossarsi in silenzio il male e il peccato del mondo (Is. 53,7), piuttosto che per fare piazza pulita della negatività, magari con la forza e del potere.
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vv. 25-26. In verità vi dico che io non berrò più del frutto
* vv In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”. E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Con questi segni e queste parole è rivelato ai Dodici il valore salvifico della sua morte che siglerà la nuova ed eterna Alleanza. La Pasqua ebraica cede il passo alla Pasqua cristiana, perché l'Agnello non è più immolato nel Tempio, ma in mezzo alla comunità dei discepoli, una comunità povera, peccatrice, chiamata a ripetere il gesto di Gesù nell'attesa del momento in cui berrà il frutto della vite con lui nel suo Regno.
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Concludendo L' Eucaristia che ci è donata per il nutrimento come cibo e bevanda è presenza del Cristo vivente in mezzo al suo popolo. Da qui nasce l'atteggiamento di stupore e adorazione che dalla antichità i cristiani hanno sempre nutrito davanti a questo sacramento. "Fa' con la tua mano sinistra un trono per la tua destra, poiché sta per accogliere il Re, e nel cavo della mano ricevi il corpo di Cristo rispondendo "Amen". Infine, dopo aver comunicato al corpo di Cristo, accostati anche al calice del sangue, non stendendo le mani, ma inchinandoti e dicendo con un gesto di adorazione e venerazione "Amen". (Cirillo di Gerusalemme)
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"Nessuno mangia quella carne di Cristo senza averla prima adorata
"Nessuno mangia quella carne di Cristo senza averla prima adorata Non soltanto non si pecca adorando, ma commetteremmo peccato non adorando". (S. Agostino) Il brano del Vangelo ha un duplice intento: mettere la cena al posto della Pasqua ebraica, e al tempo stesso sottolineare che tutto quanto è accaduto quel giorno non è una catastrofe capitata addosso a Gesù, bensì qualcosa da Lui previsto e consapevolmente sofferto per noi.
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Dall'Eucaristia tutti noi riceviamo l'invito a imitare la sua stessa "Vita donata".
Vita donata è una vita capace di accogliere tutti, una vita che supera le barriere della razza, della cultura, della religione e, anzi, le trasforma in elementi di arricchimento e di completamento reciproco. Cristo ha versato il suo sangue per tutti, è morto per salvare tutti, è risorto per dare inizio a un'umanità nuova. Questo deve essere il frutto della partecipazione all'Eucaristia, affinché ogni cristiano sia come Cristo pane spezzato per un mondo nuovo.
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Preghiamo con Mt 14,12-16.22-26 Mio Dio ancora una volta GRAZIE
perché mi metti il Tuo Corpo tra le mani… Voglio creare in me uno spazio di silenzio: * per accoglierti e saziare così ogni mia fame… fame di affetti… fame di protagonismo… fame di egoismo… * per camminare ogni giorno con le persone che amo facendo verità… * per amare più in fondo le persone e le cose e immergermi nel profondo della loro esistenza… * per illuminare e assaporare la vita e lasciarmi prendere dalla tua intima presenza. Grazie perché vieni a me, Dio Creatore, in un povero pezzo di Pane… Grazie perché vieni a rivelarmi la fonte della speranza… Grazie perché vieni a confortami per trovare il coraggio di sopportare e amare la vita ogni giorno, Grazie perché vieni quando meno me lo aspetto… Grazie, “Pane della mia vita” … grazie!
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