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PubblicatoGiannino Carlucci Modificato 9 anni fa
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DISEGNAMO IL WELFARE DI DOMANI Sergio Pasquinelli Istituto per la Ricerca Sociale Milano spasquinelli@irsonline.it
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Welfare: definire obiettivi e criteri di riforma massimizzare l’efficacia degli interventi e del sistema massimizzare l’equità degli interventi e del sistema 2
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Massimizzare l’efficacia Primo e sostanziale riferimento sono le persone, le famiglie, le popolazioni in maggiori difficoltà Come promuovere per loro più attenzione specifica, appropriatezza, efficacia, efficienza degli interventi? La fragilità si forma e può essere prevenuta, si può diagnosticare sul territorio, Sul territorio si possono coinvolgere e valorizzare ulteriori risorse (famiglia, vicinato, volontariato, associazionismo, ecc), c’è possibilità di relazione fra i diversi interlocutori, si può costruire un progetto, con mix di interventi monetari e di servizi, implementarlo, verificarlo 3
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Decentramento e integrazione Perché questo possa avvenire, sul territorio devono confluire tutte le funzioni e risorse sociali in particolare quelle oggi nazionali, su criteri distributivi rapportati a entità dei bisogni, quelle regionali e locali già ci sono Confluire per essere governate su normativa e programmazione regionale, con amministrazione e gestione integrata a livello di ambito sociale o grande Comune, come vuole la Costituzione Per fornire servizi e interventi appropriati, efficaci, efficienti, partecipati di assistenza, prevenzione, attivazione e promozione 4
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Massimizzare l’ equità Il nostro sistema assistenziale nazionale è poco redistributivo e non coerente nella selettività sulla condizione economica Analogo limite hanno spesso i sistemi regionali e locali Per massimizzare l’equità del sistema, in una situazione di risorse molto scarse, è necessario assumere a tutti i livelli come criterio generale per l’individuazione dei beneficiari, o meglio per la differenziazione fra beneficiari a titolo gratuito e beneficiari chiamati a concorrere alla copertura dei costi, l’universalismo selettivo. 5
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Universalismo selettivo L’adozione diffusa della selettività sulla situazione economica (reddito+ricchezza) consente di: conseguire più equità nell’erogazione dei benefici liberare risorse per redistribuzioni o entro le singole politiche, per privilegiare interventi, o mix di interventi, che massimizzino appropriatezza e efficacia sul bisogno o fra le singole politiche, per accrescere le risorse di quelle che non riescono a autofinanziare la loro riforma non avere bisogno di ulteriori finanziamenti dall’esterno (che verrebbero comunque negati) E’ cruciale la revisione e il miglioramento dell’Isee 6
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Una impostazione generale e politiche specifiche Andranno assicurati interventi universalistici e selettivi per: una rete territoriale di servizi per orientamento, accesso, presa in carico il sostegno alla famiglia, con integrazioni di reddito, servizi per bambini, politiche di conciliazione, azioni formative e occupazionali per giovani il contrasto alla povertà, l’attivazione e l’inserimento sociale e lavorativo le persone non autosufficienti e le persone con disabilità altre aree di domanda che qui non riprendiamo 7
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ObiettivoRiformaSostituisceSpesa Sostegno delle responsabilit à familiari Assegno unico per i minori Detrazioni per carichi familiari Irpef. assegni familiari 17,6 miliardi Contrasto alla povert à Reddito minimo di inserimento Programma nuovo finanziato con prelievo selettivo sui beneficiari dei deciliIsee pi ù elevati degli istituti attuali (assegno sociale, integrazione al minimo, ecc.) 5,7 miliardi Non autosufficienza anziani Dote di cura Indennit à di accompagnamento, Invalidità civile.. 17 miliardi Le politiche che proponiamo
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Per il sostegno alle famiglie con figli Sostituire le attuali prestazioni (assegni e detrazioni fiscali) con un ”assegno alle famiglie con minori”, selettivo sulla condizione economica, complementare a politiche di conciliazione dei tempi di lavoro, di cura, per la casa, e all’incremento della offerta di servizi per l’infanzia, che possono risultare più efficaci sia in termini redistributivi e di contrasto alla povertà, che di sostegno alle responsabilità familiari. Tale razionalizzazione dei trasferimenti alle famiglie può liberare circa 3 miliardi di euro rispetto agli attuali, per potenziare asili nidi e scuole materne e per concorrere ad integrare i redditi delle famiglie più povere. 9
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Per il contrasto alla povertà Introduzione di un “reddito minimo di inserimento”, misura universalistica che contempla sia integrazioni economiche alle famiglie che interventi di inserimento e promozione. Attraverso l’unificazione degli istituti attuali di integrazione del reddito e l’attuazione dell’universalismo selettivo si stima che si possano liberare 5,7 mld, 4 mld per l’integrazione ai redditi (stima Cies), il resto per lo sviluppo dei servizi territoriali per l’accesso e l’accompagnamento delle famiglie e per l’inserimento e la promozione sociale. 10
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Per gli anziani non autosufficienti Sostituire l’indennità di accompagnamento con una “dote di cura” articolata su fasce distinte di gravità e fabbisogno assistenziale e sulla condizione economica del beneficiario; possibilità di scelta fra la soluzione cash e la soluzione care; gestione regionale e locale. Tale riforma può essere effettuata senza ulteriori risorse rispetto a quelle dell’indennità di accompagnamento (13,2 mld di euro), mentre risorse aggiuntive sono necessarie per potenziare la rete dei servizi (domiciliari, residenziali e territoriali). E’ necessario anche defiscalizzare gli oneri contributivi per le badanti per regolarizzare i contratti e qualificare il lavoro professionale 11
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Senza aumento di spesa Le riforme delineate comportano esclusivamente redistribuzioni interne alle diverse aree, o tra le diverse aree delle politiche sociali. Fa eccezione la politica per la non autosufficienza, per la quale si prevede di gravare le pensioni di un modesto prelievo che assicuri al singolo contribuente e a tutti gli anziani, al verificarsi della non autosufficienza, servizi più adeguati. 12
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Garantire diritti e livelli di servizi 13 Le riforme indicate comportano sacrifici e rischi e necessitano quindi di rassicurazioni e tutele per le persone e di linee di difesa contro tentativi di sottrarre nei passaggi risorse ora destinate all’assistenza, come il ddl di delega sull’assistenza tenta di fare. Il federalismo non consente di porre vincoli all’uso delle risorse agli autonomi governi regionali e comunali, e quindi tale rischio si ripresenta ad ogni livello di governo Le riforme possono essere effettuate quindi solo se contestualmente si definiscono i livelli essenziali (Cost. art. 117, c.2, lett.m) in termini di diritti di cittadinanza e di standard dei servizi.
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Una riforma che genera sviluppo Nel loro insieme le proposte avanzate implicano un forte sviluppo dei servizi sociali destinando a tale obiettivo una significativa quota dei 54 mld di euro ora assorbiti dai trasferimenti monetari gestiti dall’Inps che dovranno passare a Regioni e Comuni. Lo sviluppo dei servizi crea occupazione, posti di lavoro, in particolare per le donne e, ad esempio, con la dote di cura persegue anche l’emersione di lavoro informale. La riforma proposta va quindi vista non solo come innovazione dell’assistenza, ma anche come politica occupazionale di sviluppo. 14
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Per il sostegno alla cura degli anziani non autosufficienti: la Dote di cura
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Politiche di sostegno alla cura degli anziani non autosufficienti Gli ultra 65enni in Italia sono 12,3 milioni: di questi circa 1,8 milioni sono non autosufficienti (con almeno 1 Adl, ossia lievi, medi e gravi)* di questi 1,4 milioni ricevono l’indennità di accompagnamento La nostra proposta di riforma ha come obiettivo la copertura dei non autosufficienti. * Indagine Multiscopo Istat – Stato di salute (2008).
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La frammentazione delle risposte alla non autosufficienza Beneficiari ultra 65enni Indennità di accompagnamento e altre prestazioni per invalidi civili anziani 1.472.000 Assistenti familiari980.000 Assistenza domiciliare integrata (Adi)410.000 Strutture residenziali220.000 Servizi di assistenza domiciliare (Sad)230.000 * Indagine Multiscopo Istat – Stato di salute.
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La riforma che proponiamo Una “Dote di cura” quale livello essenziale di assistenza UNIVERSALISTICO garantito a livello nazionale a tutti i non autosufficienti Riassorbe l’indennità di accompagnamento e le prestazioni assistenziali per gli anziani. Supera gli attuali limiti dell’indennità di accompagnamento (non graduata per intensità del bisogno, senza alcun vincolo di utilizzo né di rendicontazione) Importi graduati in base al grado di non autosufficienza e una maggiorazione per gli anziani “poveri” oscillanti da 400 a 2.200 euro mensili Possibilità di scelta tra trasferimenti monetari e voucher per l’acquisto di servizi accreditati, con incentivo verso i secondi
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Aspetti qualificanti 1.Riforma a disponibilità economiche invariate. Il suo costo (17 miliardi) riassorbe quanto si spende per la non autosufficienza tra sociale e socio-sanitario 2.Capacità di scelta, possibilità di scelta tra cash e care: garanzie minime su tutto il territorio nazionale (Piani di sviluppo nelle regioni arretrate) 3. Presa in carico sociosanitaria. Erogazioni Inps con presa in carico da parte dei servizi territoriali. No uniformazione delle scelte regionali ma garanzia di standard minimi di dotazione e qualità 4. Positivo impatto occupazionale di una misura orientata alla fruizione di servizi 5. La nuova misura incentiva la qualificazione del lavoro privato di cura (badanti )
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Opportunità 1.Una misura che lega aiuti economici e rete dei servizi 2.Una misura che non vuole lasciare sole le famiglie 3.Una misura graduata per intensità di bisogno 4.Una misura garantita a livello nazionale, uniforme in termini di accessi e possibilità assistenziali 5.Una misura che genera nuova occupazione nel settore sociale
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1.Mantenere una misura garantita e tutelata a livello nazionale, estranea a ogni discrezionalità nelle procedure di accesso 2.Le attuali modalità di certificazione della NA vanno riviste 3.La rete dei servizi e la dotazione professionale in alcune regioni va aumentata per far fronte a una utenza nuova che si rivolgerà alla rete territoria le Sfide aperte 21
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La proposta E’ illustrata in “Prospettive Sociali e Sanitarie”, n. 8-10, 2013
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