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PubblicatoFederica Casadei Modificato 9 anni fa
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IL PROBLEMA DELL’AREA Nella matematica greca calcolare l’area di una figura (ovvero quadrarla) significa costruire con riga e compasso un quadrato equivalente alla figura data.
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IL PROBLEMA DELL’AREA Per le figure rettilinee è in genere semplice: ad esempio, grazie al secondo teorema di Euclide si riduce facilmente un rettangolo a un quadrato equivalente
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QUADRATURA DEL CERCHIO
In molti casi l’equivalenza è risolta con l’equiscomponibilità: è il caso per esempio del parallelogramma e del triangolo. Una figura può essere scomposta in un numero finito di parti: non era ammessa la divisione in infinite parti
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QUADRATURA DEL CERCHIO
Tutto ciò funziona bene per figure rettilinee, mentre per figure curvilinee le cose cambiano: il più famoso problema della matematica greca è quello della quadratura del cerchio ?
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QUADRATURA DEL CERCHIO
I matematici greci dimostrarono rigorosamente che l’area del cerchio è proporzionale al quadrato del raggio A R2 A’ R’2
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METODO DI ESAUSTIONE La dimostrazione data da Eudosso e Archimede si basa sul “metodo di esaustione”. Nel cerchio vengono inscritti dei poligoni con numero di lati arbitrari e per mezzo di essi si dimostra per assurdo che il rapporto delle aree non può essere né maggiore né minore di quello dei quadrati dei raggi
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POSTULATO DI EUDOSSO-ARCHIMEDE
Il metodo di esaustione è basato sul seguente postulato, detto oggi di Eudosso-Archimede: Questa assunzione, tra l’altro, esclude che possano esistere grandezze “infinitamente piccole”: qualsiasi grandezza, moltiplicata per un opportuno fattore, può essere resa grande a piacere DATE DUE GRANDEZZE NON NULLE ESISTE SEMPRE UN MULTIPLO DELLA MINORE CHE SUPERA LA MAGGIORE
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PI GRECO E’ da notare che col metodo di esaustione non viene calcolato il rapporto tra l’area del cerchio e il quadrato, ovvero il famoso : si dimostra solo che questo rapporto deve esistere
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PI GRECO Il valore di può essere calcolato solo approssimativamente sostituendo al cerchio un poligono con un numero molto grande di lati: è così che si trova
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IL METODO Il metodo di esaustione ha un altro punto debole: essendo basato su dimostrazioni per assurdo il risultato deve essere già noto, ovvero non è un metodo per scoprire le cose ma solo per dimostrare cose già presupposte
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I MODERNI I matematici moderni affrontarono con metodi nuovi i problemi di equivalenza delle figure curvilinee, portando alla nascita del calcolo integrale.
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UN SEMPLICE TEOREMA Questo teorema fu dimostrato da Archimede col metodo di esaustione. Vedremo come fu invece dimostrato da due grandi matematici del ‘600, Keplero e Torricelli, e come l’area del semicerchio viene invece ottenuta nel moderno calcolo integrale UN SEMICERCHIO E’ EQUIVALENTE AL TRIANGOLO CHE HA LA BASE UGUALE AL SEMIPERIMETRO E L’ALTEZZA UGUALE AL RAGGIO DEL CERCHIO DATO
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DIMOSTRAZIONE: KEPLERO
Keplero suddivide il semicerchio C in tanti piccoli settori circolari, tanto piccoli da poter immaginati come triangoli aventi come basi un piccolo arco di circonferenza e come altezza il raggio
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DIMOSTRAZIONE: KEPLERO
I triangoli vengono poi ricollocati in modo da formare un unico triangolo avente come altezza r e come base B la somma delle basi di tutti i triangolini, ovvero C (non importa che i triangolini siano deformati, se mantengono la stessa base e la stessa altezza la loro area non cambia)
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DIMOSTRAZIONE: KEPLERO
Il punto debole della dimostrazione è che i settori circolari non sono veramente dei triangoli e quindi l’equivalenza non è mai esatta, a meno che ogni triangolo non sia immaginato “infinitamente piccolo”
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DIMOSTRAZIONE: TORRICELLI
Torricelli usò in modo innovativo il concetto di “indivisibile” introdotto da Cavalieri, ovvero che una figura possa essere ridotta a elementi fondamentali, gli indivisibili appunto, e che l’equivalenza di due figure possa essere dimostrata dal confronto di tali elementi
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DIMOSTRAZIONE: TORRICELLI
Il triangolo avente base B=C è collocato come in figura: si considera poi un qualunque segmento B’ parallelo a B (un indivisibile del triangolo) e la corrispondente semicirconferenza C’ (un indivisibile del semicerchio)
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DIMOSTRAZIONE: TORRICELLI
E’ facile dimostrare che sia B’ che C’ sono proporzionali al raggio r’, e quindi sono proporzionali tra loro: ma poiché B=C, allora B’=C’. Siccome questo vale per tutte le coppie di indivisibili di cui sono formati il triangolo e il semicerchio, questi sono equivalenti
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DIMOSTRAZIONE: TORRICELLI
La dimostrazione di Torricelli è apparentemente più rigorosa di quella di Keplero, ma di fatto, per evitare che questo procedimento porti a risultati assurdi, è necessario attribuire agli indivisibili uno “spessore infinitesimo” h h/2
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L’INTEGRALE Nella moderna definizione di integrale, prima di tutto, la semicirconferenza, o in generale la curva, viene considerata come il grafico di una funzione: nel nostro caso tale funzione non è altro che l’equazione della circonferenza con centro nell’origine in forma esplicita
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L’INTEGRALE Si comincia con l’inscrivere nella curva una serie di n rettangoli e con il calcolarne l’area totale, diciamo A(n) La stessa cosa viene poi fatta con n rettangoli circoscritti: sia B(n) l’area totale
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L’INTEGRALE Naturalmente l’area del semicerchio, S, è compresa tra le due aree così calcolate:
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L’INTEGRALE A questo punto la matematica moderna non ha più nessun imbarazzo a far diventare n infinito, e quindi a trasformare l’approssimazione in un calcolo esatto, grazie alla nozione di limite introdotta nella prima metà dell’800 da Cauchy
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L’INTEGRALE Rigorosamente si dimostra che le due aree A(n) e B(n), al tendere di n all’infinito, tendono allo stesso valore limite, che è poi l’area del semicerchio S. Ovvero in notazioni moderne
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L’INTEGRALE Il valore di questo limite viene chiamato “integrale definito della funzione sull’intervallo dato”
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L’INTEGRALE A questo punto il calcolo dell’area è ridotto al calcolo dell’integrale: ciò può essere fatto grazie a un teorema dimostrato per la prima volta da proprio da Torricelli e da Isaac Barrow che lega tra loro aree e tangenti. Tutto ciò sarà oggetto dello studio del quinto anno di liceo
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