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Il processo di pace in Medio Oriente
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Ricostruzione storica della questione palestinese
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1) fase 1945: territorio della Palestina ancora amministrato dalla Gran Bretagna con mandato affidato dalla Società delle Nazioni. 1947: la GB decide di portare la questione palestinese davanti alle Nazioni Unite e chiede la convocazione di una sessione speciale. Soluzione: Spartizione tra uno stato palestinese, uno Stato ebraico e una terza zona di regime internazionale per la città di Gerusalemme
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La nascita della questione palestinese
Fino al 1948 furono un milione i profughi palestinesi costretti a lasciare le loro case e a rifugiarsi nei paesi confinanti per l’arrivo in massa degli Ebrei. Questi, a loro volta, erano scampati alla peggiore mostruosità della storia: il genocidio nei campi di sterminio. Il risarcimento della comunità internazionale (la concessione di una patria) faceva degli Ebrei degli ex oppressi che, nel contesto specifico, diventavano degli oppressori
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-Gli Ebrei chiedevano all’ONU di esercitare il proprio diritto a tornare in quella che era stata la loro patria; - I Palestinesi chiedevano di rimanere in quella che da tempo immemorabile era la loro terra. Nessuna delle due comunità era disposta ad essere governata dall’altra, né condividere lo stesso spazio.
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Il problema dei profughi palestinesi
Secondo gli Israeliani, toccava agli Arabi risolvere il problema dei profughi loro connazionali, mentre essi avevano il diritto a conservare la Terra Promessa. Secondo gli Arabi, gli Israeliani erano una sorta di potenza colonizzatrice, che doveva essere semplicemente cacciata via con ogni mezzo.
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2 fase: La prima guerra arabo-israeliana 1948-1949
14 maggio 1948 Israele proclama la propria indipendenza e si costituisce come stato sovrano La reazione dei paesi arabi confinanti è immediata: il giorno successivo tra Israele e paesi Arabi scoppia la prima delle quattro guerre che contrapporranno il nuovo stato ebraico ai paesi confinanti (Egitto, Giordania, Siria, Libano, Arabia) e limitrofi (Iraq).
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Armistizio del 1949 Nel 1949, Israele firmò armistizi separati con l'Egitto il 24 febbraio, col Libano il 23 marzo, con la Transgiordania il 3 aprile e con la Siria il 20 luglio. Israele fu in grado di tracciare i propri confini, che comprendevano il 78 % della Palestina, il 50 % in più di quanto le concedeva il Piano di partizione dell'ONU. Tali linee di cessate-il-fuoco divennero più tardi note come la "Green Line" (Linea Verde): separa Israele da Egitto, Giordania, Siria, Libano. La Striscia di Gaza e la Cisgiordania furono occupate rispettivamente da Egitto e Transgiordania.
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Guerra del Sinai (29 ottobre-5 novembre 1956)
Il generale Moshè Dayan, coadiuvato da un giovanissimo Ariel Sharon, dilaga nel giro di pochi giorni fino al Mar Rosso, catturando uomini e mezzi egiziani. Nel giro di diciotto giorni la guerra termina con un bilancio positivo per Israele, che ottiene il porto di Eilath sul Mar Rosso, il permesso di transito per navi e merci dirette a Israele sul canale di Suez, la presenza di forze ONU a Gaza e sul Sinai. Israele non allarga il proprio territorio, ma da questo momento verrà considerato dagli Arabi come l’avamposto dell’imperialismo occidentale.
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3 fase: Guerra dei sei giorni
Il 5 giugno 1967 un attacco preventivo delle forze aeree israeliane avviò la “Guerra dei sei giorni", con la distruzione al suolo della quasi totalità dell'aviazione di Egitto, Siria e Giordania, con le forze corazzate e di terra di quei paesi che, senza copertura aerea, furono letteralmente decimate. Con questa fulminea vittoria Israele occupava l'intera penisola del Sinai e la striscia di Gaza che fino ad allora era rimasta sotto amministrazione militare egiziana, oltre ad inglobare l'intera Cisgiordania (Gerusalemme compresa) e le alture del Golan a nord-est, sottratte invece alla Siria. Sono questi i cosiddetti "Territori Occupati" nei confronti dei quali una parte degli Israeliani cominciò a nutrire propositi di definitiva annessione, favorendo l'istituzione di colonie agricole in grado di presidiare il territori palestinese occupato della Cisgiordania.
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1967:Massima espansione di Israele
Nelle operazioni di terra, durate quattro giorni, Israele conquistò il Sinai fino al canale di Suez, la Giudea e la Samaria fino al Giordano, Gerusalemme (che era per metà israeliana e per metà giordana) fino al Muro del Pianto e le Alture del Golan.
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Israele: prima e dopo il 1949
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Dettaglio: i territori occupati
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3 fase: La guerra del Kippur (6-22 ottobre 1973)
Contemporanea e simile a quella musulmana del Ramadan, la festa del Kippur (espiazione) è una delle feste più importanti dell’ebraismo. Attaccati di sorpresa dall’esercito siriaco-egiziano, gli Israeliani subiscono l’iniziativa degli avversari, favoriti anche dal ponte aereo sovietico; dopo sette giorni di empasse, Israele si riorganizza e sconfigge nuovamente la Siria sul Golan e l’Egitto nel Sinai; Sharon è addirittura pronto ad attraversare il Canale di Suez ma viene fermato dall’ONU su pressioni di USA e URSS. Israele ha perduto il mito dell’imbattibilità, ma conserva inalterato il proprio territorio, che verrà restituito all’Egitto dopo gli accordi di Camp David.
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4 fase: Camp David I protagonisti di Camp David: il presidente egiziano Sadat, il presidente degli U.S.A. Carter , il primo ministro israeliano Begin.
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a)Accordi tra Egitto e Israele
a)Accordi tra Egitto e Israele. Restituzione all’ Egitto della Penisola del Sinai e riconoscimento dello Stato di Israele). b) Accordi per la pace in Medio Oriente. - I cosiddetti Territori Occupati (Cisgiordania e Gaza) vengono considerati a tutti gli effetti terre israeliane- - Meno chiara la questione di Gerusalemme che nel 1980 viene proclamata unilateralmente “capitale indivisibile” di Israele; - Non chiarita la situazione del Golan ma nel 1981 le alture vengono annesse, con il pretesto che da lì partono le incursioni palestinesi contro Israele.
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La prima intifada 1987: inizia un moto popolare di sollevazione, chiamato Intifada, con lo scopo di combattere l'occupazione israeliana dei Territori Occupati per mezzo di scioperi e disobbedienza civile. L’Intifada (risveglio), in tre anni causò 800 morti
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La nascita di HAMAS Sempre in questo periodo, gruppi estremistici di matrice islamica tradizionalista che non si riconoscevano nell'OLP si organizzarono trovando come punto di riferimento il movimento Hamas (nato a Gaza nel 1987) che, pur limitando la sua azione al quadro strettamente palestinese, con l'impiego di tecniche di lotta terroristica, decisamente alternativa rispetto a quella dell'OLP, è riuscito a erodere parte del consenso fin lì goduto da OLP.
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5 fase: Gli accordi di Oslo-1993 (Rabin – Arafat)
l’OLP riconosce il diritto di Israele di vivere in pace e sicurezza; Israele riconosce l’OLP come rappresentante del popolo palestinese; viene approvata la Dichiarazione di princìpi sulla autonomia palestinese; ritiro di Israele da Gaza e Gerico e trasferimento del controllo all’Autorità Palestinese.
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Fase 7: Wye Plantation (Arafat-Netanyahu) (1998)
Ripiegamento israeliano in Cisgiordania (- 13% subito, - 14% in seguito); Impegno reciproco a contrastare violenza e terrorismo; Obbligo di disarmo da parte dell’ANP di gruppi o soggetti sospettati di terrorismo; Liberazione di 250 detenuti palestinesi al mese da parte di Israele; Cooperazione intensa, continua e completa contro il terrorismo.
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La seconda intifada 2000: comincia la c.d. Seconda Intifada (nel settembre 2000 il leader del Likud, A.Sharon, si reca alla Spianata rivendicando simbolicamente la sovranità israeliana sul sito religioso) 2002: l'aumento degli attentati terroristici da parte di kamikaze palestinesi fa riemergere in Israele la proposta del Muro. Iniziano i lavori ad una vera e propria "barriera difensiva“.
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8 fase: la Road Map (Sharon-Abu Mazen)
Nel giugno 2003 a Sharm-el-Sheik e Aqaba si tiene un vertice al termine del quale si approva la cosiddetta road map, un piano di pace organizzato in tre fasi
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Le fasi della Road Map 1) Entro giugno 2003:
- riconoscimento inequivocabile del diritto di Israele a esistere in pace e sicurezza; - impegno dei palestinesi a combattere il terrorismo; - elezioni libere in Cisgiordania e Gaza; - impegno di Israele a non intraprendere azioni contro la pace; - smantellamento delle colonie insediate dopo il 2000. 2) Entro dicembre 2003: - costituzione di uno stato di Palestina con confini provvisori e basato su una nuova Costituzione; - conferenza internazionale sul dialogo, risorse idriche, rifugiati, sicurezza. 3) Entro il 2005: - consolidamento delle istituzioni palestinesi; - fine del conflitto; - conferenza internazionale su confini e Gerusalemme.
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9 fase: Summit di Annapolis 2007
52 delegazioni partecipanti (Siria inclusa, Iran escluso), fortemente voluto da Bush prima della fine del suo mandato per “rifarsi” dopo gli errori della politica in Medio Oriente. Sei i temi in oggetto: 1- La creazione di uno Stato palestinese; 2- La definizione delle frontiere tra Israele e Territori Palestinesi; 3- Lo status di Gerusalemme; 4- La condizione dei profughi palestinesi; 5- La condizione degli insediamenti israeliani; 6- Il controllo delle risorse idriche sfruttate dalle due popolazioni. NB: La questione di maggiore interesse è: possibilità di discutere la restituzione dei territori ai palestinesi in cambio dell’interruzione degli attentati e delle violenze da parte dei gruppi estremisti
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E oggi? La creazione di uno Stato palestinese. I palestinesi vogliono proclamare in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza uno Stato dotato di tutti gli attributi della sovranità e collegate da un corridoio terrestre. Israele chiede la demilitarizzazione dei Territori, il controllo dello spazio aereo e delle frontiere esterne; Questa è stata una delle condizioni più importanti poste da Abu Mazen 2)La definizione delle frontiere tra Israele e Territori palestinesi. Ufficialmente, i Palestinesi chiedono il ritiro israeliano da tutti i territori occupati dal giugno 1967, compresa Gerusalemme-est. Israele esclude tale possibilità; 3)Lo status di Gerusalemme. Nel 1967, Israele ha conquistato e annesso la parte orientale di Gerusalemme. Ha sempre considerato la città la sua capitale “indivisibile”. L’ANP, dal canto suo, vuole fare di Gerusalemme-est la capitale di uno Stato palestinese e ha sempre affermato che l’opzione non è negoziabile; 4)La condizione dei profughi palestinesi. Ci sono più di quattro milioni di rifugiati che costituiscono la cosiddetta “diaspora palestinese”. Questi hanno sempre chiesto il riconoscimento del diritto al ritorno, il reintegro delle proprietà perdute. Israele però ha sempre rifiutato questa concessione.
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