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PubblicatoColombina Leonardi Modificato 9 anni fa
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L'ambiente marino L'ambiente marino viene tradizionalmente suddiviso in dominio bentonico e dominio pelagico. Per dominio bentonico si intende l'ambiente dove vivono tutti gli organismi legati più o meno direttamente ai fondali. Da questo si distingue il dominio pelagico che comprende le acque libere, che si estendono dalla superficie fino agli abissi delle fosse oceaniche e nelle quali vivono tutti gli organismi che conducono una vita non vincolata in maniera esclusiva al fondale.
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Il dominio pelagico Il dominio pelagico, a seconda della sua distanza dalla costa, è stato convenzionalmente suddiviso in due provincie: la provincia neritica, che si estende dalla linea di costa sino al limite della piattaforma continentale, e la provincia oceanica che comprende le acque profonde fuori dal limite della piattaforma continentale Una ulteriore suddivisione che si opera nel dominio pelagico è basata sulla profondità e sulla temperatura della colonna d'acqua interessata.
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Schema dell'ambiente marino con le suddivisioni orizzontali e verticali in domini e piani (da: Ghirardelli 1981; p. 26, (sec. Pérès).
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Su queste basi si distinguono 5 zone
Su queste basi si distinguono 5 zone. - La zona epipelagica, detta anche dominio costiero, che va dalla superficie fino a circa 50 metri di profondità ed è la zona in cui si riscontrano più accentuate variazioni fisiche, chimiche e luminosità intensa. - La zona mesopelagica va dalla profondità di 50 fino a quella di 200 metri. In questa zona la debole luce che penetra fino alle sue massime profondità consente la vita ad organismi vegetali particolarmente adattati a sfruttare bassissime quantità di radiazione luminosa. - La zona batipelagica va da 200 a 2500 metri di profondità. - La zona abissopelagica si spinge fino a 7000 metri di profondità. - La zona adopelagica è quella parte del dominio pelagico limitato alle fosse oceaniche nelle quali si raggiungono profondità superiori ai 7000 metri.
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Il dominio bentonico, su basi ecologiche, è suddiviso in cinque piani.
Le varie suddivisioni di questo dominio sono evidenziate dalle biocenosi. Queste sono definite come un aggruppamento di esseri viventi, stabilmente insediati in un particolare ambiente nel quale vivono e si riproducono, e corrispondente per composizione e numero delle specie e degli individui a certe condizioni medie dell'ambiente stesso. L'area geografica che presenta le condizioni, omogenee, ideali per lo sviluppo di una biocenosi si chiama biotopo.
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Il biotopo, localmente, può presentare una predominanza di alcuni fattori ambientali che condizionano la presenza massiccia di una o poche specie. In questo caso si parla di facies e di specie differenziali. La facies quando si sviluppa in senso orizzontale costituisce una cintura. La luce solare che penetra nei diversi strati d'acqua condiziona fortemente la componente vegetale delle biocenosi. In conseguenza di questo fattore limitante il dominio bentonico è suddiviso in due sistemi: il sistema fitale ed il sistema afitale. Il sistema fitale raggiunge il punto in cui le alghe riescono a fotosintetizzare producendo tanto ossigeno quando ne consumano per i loro processi metabolici. Il sistema afitale inizia dove ha termine il sistema fitale e raggiunge le massime profondità del fondale marino. La zonazione batimetrica del dominio bentonico è rappresentata dalla sua suddivisione in piani.
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I piani del dominio bentonico
Nell'oceanografia biologica per piano si intende lo spazio verticale caratterizzato da fattori ambientali omogenei e da cenosi di organismi statisticamente e stabilmente correlate. I piani nel sistema fitale sono cinque: - Adlitorale, - Sopralitorale, - Mesolitorale, - Infralitorale - Circalitorale. Il sistema afitale comprende, invece, tre piani: Batiale, Abissale e Adale.
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Il piano adlitorale Il piano adlitorale è il piano più alto sul livello medio del mare; esso viene influenzato indirettamente dall'acqua del mare che vi arriva sotto forma di vento salso o vi si infiltra per capillarità o per altri fenomeni di penetrazione. Vicino alla battigia la vegetazione su roccia di questo piano è caratterizzata da specie dei generi Crithmum e Limonium. Nelle dune ormai ben strutturate e stabilizzate si riscontra il genere Ammophila.
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Il piano sopralitorale
Il piano sopralitorale si colloca nella zona di transizione tra l'ambiente terrestre e quello marino. Esso è limitato superiormente dall'altezza massima raggiunta dagli spruzzi dei frangenti ed inferiormente dal livello più alto dell'alta marea. I popolamenti di questo piano sono generalmente omogenei, ma poveri di specie, infatti, sono costituiti da Licheni e da alcune Cianoficee epilitiche od endolitiche. Nel piano sopralitorale sono compresi anche degli ambienti molto particolari: le pozze sopralitorali
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Nel sopralitorale si riscontrano degli ambienti alquanto peculiari costituiti da pozze di dimensioni diverse, alimentate sia dagli spruzzi di acqua marina che dalle acque meteoriche. Nelle pozze sopralitorali si insediano specie vegetali in grado di resistere molto bene ai grandi cambiamenti dei fattori ecologici che caratterizzano questi micro-ambienti che sono soggetti a periodi, anche lunghi, di disseccamento (parte superiore dell'immagine). Il variare delle condizioni ecologiche nel corso dell'anno, determina in una stessa pozza il succedersi di popolamenti molto diversi.
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Cinture mesolitorali e frangia infralitorale con Cystoseira amentacea
Il piano mesolitorale Il piano mesolitorale è compreso tra il limite massimo di alta marea ed il limite minimo di bassa marea. In Mediterraneo, caratterizzato da maree deboli, tali limiti dipendono soprattutto dal moto ondoso più che dalle oscillazioni di marea. Cinture mesolitorali e frangia infralitorale con Cystoseira amentacea
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Questo piano è compreso tra il sopralitorale, sempre emerso, e l'infralitorale sempre sommerso, ed è caratterizzato da una alternanza più o meno regolare di emersione e di sommersione dipendente principalmente dalla marea. L'estensione verticale del piano dipende dalle escursioni di marea che, in Mediterraneo, hanno valori medi di cm e massimi di 1,5-1,8 m. Tale estensione può variare localmente sino a raggiungere oltre 2 metri di ampiezza in rapporto alla conformazione della costa, al moto ondoso e alla situazione metereologica.
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Il piano infralitorale
Il piano infralitorale, il cui limite superiore è dato dalla linea di bassa marea, si estende fino alla massima profondità raggiunta dai vegetali fotofili. In Mediterraneo tale limite è intorno ai -40 m, tuttavia esso dipende dalle caratteristiche fisico-chimiche dell'acqua ed in special modo dalla trasparenza della stessa. I vegetali fotofili che caratterizzano questo piano sono le Angiosperme sui fondi mobili e le grandi alghe brune sui fondi duri o rocciosi. In particolare sui fondi rocciosi si affermano varie associazioni le cui specie guida sono delle alghe appartenenti al genere Cystoseira. Queste associazioni si succedono batimetricamente in dipendenza della luminosità e soprattutto dell'idrodinamismo.
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Il sottopiano superiore del piano infralitorale è caratterizzato da una intensità luminosa compresa tra il 60 e 15% di quella incidente alla superficie, e da idrodinamismo multidirezionale e bidirezionale. In questo sottopiano si distinguono diversi orizzonti. L'orizzonte alto è caratterizzato da idrodinamismo multidirezionale, mentre l'orizzonte basso dalla prevalenza di idrodinamismo bidirezionale. Il sottopiano inferiore del piano infralitorale è caratterizzato da una luminosità compresa tra il 20% e l'1% di quella incidente alla superficie, una temperatura che non supera i °C e da un idrodinamismo prevalentemente unidirezionale.
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Il piano circalitorale
Il piano circalitorale è caratterizzato da popolamenti vegetali sciafili e arriva fino alla profondità di circa 150 m. In questo piano è più abbondante la componente animale rispetto a quella vegetale. Il piano circalitorale si estende al di sotto del limite inferiore dell'infralitorale spingendosi fino alla profondità massima alla quale le alghe pluricellulari possono esplicare la fotosintesi. Il circalitorale in Mediterraneo, su substrato roccioso, è condizionato da una intensità luminosa compresa tra 0,9% e 0,01% di quella della superficie. La temperatura oscilla tra 18°C e 13,5°C. Il limite inferiore del manto vegetale generalmente si interrompe tra 120 e 150 metri di profondità.
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Il piano circalitorale comprende fondi rocciosi che molli; sugli uni che sugli altri s può avere un concrezionamento biologico costituito da alghe calcaree con sviluppo di un complesso biogenetico denominato coralligeno. Inoltre come appartenente a questo piano va considerata la parte principale del popolamento delle grotte sottomarine situate anche e pochi metri di profondità. L’ambiente delle grotte è molto complesso ed ha caratteristiche particolari. Nelle grotte superficiali molto illuminate si sviluppano popolamenti di tipo infralitorale, d’altra parte nel fondo di grotte di una certa profondità si raggiunge una oscurità completa per cui sono stati rinvenuti organismi normalmente viventi in zone molto più profonde appartenenti anche al piano batiale.
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Piano Batiale, Abissale ed Adale
Il sistema profondo comprende gli ultimi tre piani che possono anche essere riunirti in un unico ambiente avente caratteristiche chimiche e fisiche del tutto particolari alle quali gli organismi hanno risposto sviluppando peculiari adattamenti morfo-fisiologici. Il piano batiale si estende da un minimo di 100 m, in rapporto sia alla scarpata continentale sia alla zona immediatamente sottostante che arriva fino ad un massimo di 3000 m. L’oscurità è totale e solo nelle acque particolarmente trasparenti a circa 500 m di profondità arrivano le ultime radiazioni luminose del fascio blu, violetto e verde.
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I successivi due piani – abissale e adale – sono caratterizzati dalla mancanza di luce perenne, e temperature molto basse, circa 1-2°C, questi piani si riferiscono sia alle pianure marine più profonde, sia alle fosse oceaniche. Come è noto con l’aumento della profondità la pressione aumenta di 1 ATM (1Kg/cm2) ogni 10 metri, da ciò alcuni pesci adattatisi a vivere in questi ambienti hanno sviluppato alcuni meccanismi di adattamento a pressioni specifiche evitando la compressione delle membrane cellulari. La morfologia di tali organismi rispecchia le difficili condizioni ambientali in cui vivono. La scarsità di luce ha reso del tutto inutile la presenza di colorazioni vivaci, al contrario la presenza di organi luminosi detti fotofori che permettono di individuare le prede o richiamare altri individui per la riproduzione. Altri adattamenti presenti nei pesci abissali riguardano lo sviluppo di bocche enormi, dato il difficile reperimento di cibo e la presenza di occhi telescopici che servono a captare le deboli radiazioni luminose ancora percepibili a -500 metri.
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