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I MODELLI GEOCENTRICI
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IL MODELLO DI EUDOSSO Eudosso, allievo di Platone, sviluppò nel IV secolo a.C un primo modello geocentrico complesso il cui fine era rendere conto dei movimenti dei pianeti
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Nel modello di Eudosso (IV secolo a. C
Nel modello di Eudosso (IV secolo a.C.) i corpi celesti stanno su sfere concentriche rispetto alla Terra, che è considerata immobile al centro dell’Universo. Le sfere sono tutte concentriche e ciascuna di esse all’interno del proprio gruppo ruota intorno a un asse differente. Il corpo celeste relativo ad un gruppo è fissato alla sfera più interna e partecipa alla rotazione di tutte le sfere del gruppo. Purtroppo il modello di Eudosso era alquanto complesso e artificioso.
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L’UNIVERSO DI ARISTOTELE
Aristotele ( a.C) è stato un filosofo e scienziato greco antico, noto come il "filosofo dell'immanenza". È considerato una delle menti filosofiche più innovative, prolifiche e influenti del mondo antico occidentale
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Per Aristotele l’universo era costituito da 55 sfere cristalline concentriche con la Terra.
Il modello aristotelico, costituito da sfere fisiche, i cui movimenti reali davano conto dei moti apparenti dei pianeti, fu per tutto il medioevo e fino al XVII secolo il punto di riferimento della concezione dell’universo. Come in tutti gli altri modelli geocentrici, al centro dell’universo aristotelico, si trovava la Terra immobile e unica.
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IL MODELLO TOLEMAICO Claudio Tolomeo ( a.C) è considerato uno dei padri della geografia, fu autore di importanti opere scientifiche, la principale delle quali è il trattato astronomico noto come Almagesto.
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Il modello Tolemaico rimase universalmente accettato fino alla rivoluzione copernicana.
Nel modello di Tolomeo si mantiene la successione delle sfere collegate a ciascun astro, ma ciascuna ruota indipendente dalle altre. I corpi celesti stanno su altre sfere che hanno il loro centro sulle prime. La composizione del moto delle due sfere, l’epiciclo (quella su cui sta il pianeta) e il deferente (quella concentrica con la terra), riproduce il fenomeno del moto retrogrado e rende conto del fatto che i pianeti sono più luminosi (più vicini alla Terra) durante il moto retrogrado.
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A cura di Francesco Ponzi
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