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PubblicatoCroccifixio Simonetti Modificato 9 anni fa
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La denuncia del vizio M.L.Sancassano Liceo Dettori Cagliari
Persio La denuncia del vizio M.L.Sancassano Liceo Dettori Cagliari
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Origine e formazione Aulo Persio Flacco, di origine etrusca, visse tra il 34 e il 62 d.C., ovvero tra la fine del principato di Tiberio e gli anni centrali dell’impero di Nerone. Dopo l’infanzia nella natale Volterra (cf. Vita Persi), studiò a Roma con il grammatico Remmio Palemone, il retore Virginio Flavo e il filosofo L. Anneo Cornuto, alla cui scuola fu compagno di Lucano. Fu grande ammiratore di Trasea Peto, autore di una biografia dell’Uticense ed esponente dell’opposizione senatoria, costretto al suicidio da Nerone nel 66.
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La denuncia e il rifugio nella filosofia
Persio è descritto come “uomo di costumi mitissimi, di verecondia virginale, di buona fama, pieno di affetto per la madre, la sorella e la zia paterna. Fu frugale e di casti costumi.” Nella sua poesia, di stampo satirico-realistico, egli denuncia la corruzione dell’epoca, trovando rifugio nella filosofia stoica. Persio fu apprezzato dai contemporanei, nonostante l’oscurità e l’asprezza dei suoi testi, e fu amato dagli autori cristiani e medievali per la sua intransigenza morale.
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Le opere di Persio Le Satire furono pubblicate dal poeta Cesio Basso, mentre le altre opere (una tragedia, un carme di viaggio e un elogio di Arria maggiore) non vennero mai pubblicate, dietro consiglio di Cornuto. Di Persio si hanno dunque 6 satire (650 esametri), precedute da un carme programmatico di 14 coliambi.
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Le satire (I – III) La I è rivolta contro i poeti del tempo, in cerca solo di facili consensi. La II tratta della preghiera e del sentimento religioso, che devono essere puri e non limitarsi alla richiesta di aiuto da parte della divinità. La III colpisce la cattiva educazione, che alleva giovani schiavi delle passioni come il “giovin signore”, modello del personaggio pariniano.
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Le satire (IV – VI) La IV illustra il precetto delfico del “Conosci te stesso”, mettendo in scena un dialogo tra Socrate e Alcibiade, nella cui figura si scorge Nerone. La V è dedicata al maestro Cornuto, che Persio ringrazia; in essa si tratta della libertà stoica. La VI, rivolta al futuro editore dell’opera Cesio Basso, verte sull’uso delle ricchezze, nelle quali bisogna orazianamente mantenere il giusto mezzo.
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La lingua e lo stile Sat. V 14-16: “Usi le parole comuni, esperto nei costrutti energici, nell’eleganza misurata, nello strigliare i vizi spettrali e trafiggere la colpa con libero gioco”. La lingua di Persio si presenta come impasto di parole comuni e costrutti energici. Provocatore nei concetti, aspro nello stile, Persio coglie e interpreta aspetti reali del disagio del suo tempo.
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Il proemio Contenuto: rifiuto della poesia prezzolata
Metro: coliambi= trimetro giambico. scazonte, indice di una volontà di rottura. Il verso zoppicante è infatti adatto a segnare contenuti aspri o sgradevoli (Cf. Cat. 8; Mart. Ep. 12,57). Stile difficile e oscuro nelle allusioni, tenta di aderire alla cruda realtà del tempo.
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Il testo del proemio “Non ricordo di avere bagnato le labbra nella fonte del cavallo né di aver sognato sul Parnaso dalla doppia cima, così da diventare all’improvviso poeta; le dee dell’Elicona e la pallida Pirene lascio a coloro le cui immagini lambiscono attorte edere; io, mezzo paesano, porto da me stesso i miei versi alla sagra dei vati. Chi suggerì al pappagallo quel suo “salve” e insegnò alle gazze le nostre parole? Maestro d’arte e largitore d’ingegno il ventre, un artista nell’imitare voci innaturali. Poiché se brilli speranza del denaro ingannatore, ti potrà capitare di credere che poeti corvi e poetesse gazze stiano cantando il nettare di Pegaso”.
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La satira III Diretta contro chi conduce una vita dedita ai piaceri, indifferente ai precetti della filosofia. Il testo si apre con l’immagine del giovane vizioso, che, dopo una notte di bagordi, trova scuse per non studiare, mentre un interlocutore fittizio (cf. Diatriba stoico-cinica) lo rimprovera ed esorta a coltivare la sapienza. Solo quest’ultima può infatti liberarlo dalla schiavitù del vizio, neppure la posizione sociale e il sostegno della famiglia potranno essergli di vero aiuto nella vita.
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Tono e stile della Satira III
Eco del rigorismo morale stoico, accentuato dal senso di rifiuto nei confronti di una realtà che, dietro lo scintillio superficiale, nasconde una forte povertà morale (vv.41-43). Linguaggio poetico complesso, aspro e franto, costruzione libera e sintatticamente disarticolata, che spesso dissimula i passaggi logici dando l’impressione di un procedere discontinuo . Metro: endecasillabi faleci
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La tradizione della satira latina
1) Satira di tipo enniano: varietà di argomenti e metri. 2) Satira menippea: introdotta da Varrone Reatino, che alla varietà dei metri aggiunse la presenza della prosa (prosimetro); derivò il nome dal filosofo cinico greco Menippo di Gadara (III a.C.), autore di composizioni satiriche miste di prosa e versi. 3) Satira luciliana-oraziana: in esametri, utilizza il tono tipico del sermo, ovvero della conversazione, aggressiva in Lucilio, pacata e ironica in Orazio. NON RAPPRESENTO’ MAI una forma di opposizione
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