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Continua…. Territorializzazione e partecipazione
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Indicazioni tratte dal caso Intermediazione (ruolo intermediario) Un terzo che interviene (nel caso in questione è sia pubblico che terzo settore), che aiuta a colmare i vuoti, a intercettare i problemi, a mettere in forse ciò che è dato per scontato, a contrastare meccanismi di autoriproduzione dei problemi...
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Indicazioni tratte dal caso Sperimentazione e individualizzazione Rischio di non portare niente a casa, esigenza di stabilizzazione Exploration ed exploitation Individualizzazione e contesti, people e place
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Indicazioni tratte dal caso Integrazione Come si fa a coinvolgere chi non ci sta? Il problema del coordinamento
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Indicazioni tratte dal caso Riconvertire risorse Partecipazione e cittadinanza (sociale) Istituzioni riflessive Direttore dell’ASS di Trieste: “(…) diamo una mano al cittadino ad essere tale nel suo rione: che ci sia almeno n'istituzione fra le altre che dice siamo qua, vogliamo fare delle cose insieme”
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Partecipazione e piani di zona Piani sociali di zona e governance Programmazione negoziata o partecipata Grado di incisività e di inclusività
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I quesiti della partecipazione Partecipazione: il coinvolgimento diretto dei cittadini nelle decisioni pubbliche Relazione fra le forme partecipate del policy making e il rafforzamento del processo democratico Perché la partecipazione? La partecipazione come mezzo o come fine? Partecipazione e deliberazione?
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I quesiti della partecipazione Quattro interrogativi per mettere a fuoco i processi di partecipazione: Chi partecipa: il grado di inclusività. I soggetti della partecipazione possono essere diversificati e non è detto che sia la partecipazione dei singoli cittadini a essere la più incoraggiata. Perciò, vi è il rischio che sia premiato chi ha più cospicue dotazioni di agency e di voice sia per accedere alle arene della partecipazione sia per pesarvi. A cosa si partecipa: quali sono i problemi in discussione, come sono configurati, se e in quale misura è possibile contribuire alla loro rielaborazione e soluzione. La questione è quella dell’agenda della partecipazione e del suo livello di accessibilità. Le posizioni dei cittadini nella partecipazione possono essere molto lontane fra loro. E’ inoltre differente se chi partecipa è chiamato a esprimersi sulla soluzione di un problema dato (problem solving) o a pronunciarsi sulla definizione stessa del problema (problem setting) (Borghi e van Berkel 2005b). Fonte: Bifulco L., Centemeri L. (2007), La partecipazione nei Piani sociali di zona: geometrie variabili di governance locale, in “Stato e Mercato”, vol. 80, n. 2.
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I quesiti della partecipazione Dove: quali sono gli spazi della partecipazione e di quale livello di formalizzazione, stabilità e riconoscibilità sono dotati. Come: le regole per l’accesso alla partecipazione, in particolare se la partecipazione dei cittadini è diretta o è mediata da organizzazioni. Fonte: Bifulco L., Centemeri L. (2007), La partecipazione nei Piani sociali di zona: geometrie variabili di governance locale, in “Stato e Mercato”, vol. 80, n. 2.
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Processi inclusivi (le tecniche…) non vanno intese come ricette da applicare alla lettera, ma non vanno neanche prese sotto gamba: molti aspetti che possono sembrare semplici dettagli sono invece importanti e non andrebbero trascurati, se non a ragion veduta. Nessuna tecnica è ovviamente risolutiva (può offrire, se mai, un aiuto). Nessuna tecnica è buona per tutti gli usi. A seconda delle circostanze, può essere meglio sceglierne una piuttosto che un’altra o combinarle tra di loro: una strategia appropriata nasce di solito dalla combinazione di tecniche diverse, che ne costituiscono pertanto gli ingredienti tecniche per l’ascolto, ossia metodi che aiutano a capire come i problemi sono percepiti dagli stakeholder e dai comuni cittadini. Possono essere impiegati soprattutto nella fase preliminare, quando si tratta di avviare un processo inclusivo, individuare i possibili interlocutori e capire quali sono i temi su cui lavorare (capitolo 5); tecniche per l’interazione costruttiva, ossia metodi che aiutano i partecipanti a interloquire tra di loro e a produrre conclusioni interessanti. Possono essere impiegati per organizzare e gestire il processo decisionale inclusivo (capitolo 6); tecniche per la risoluzione dei conflitti, ossia metodi che aiutano ad affrontare questioni controverse. Possono essere impiegati quando sorge un conflitto (capitolo 7). (tratto da Bobbio L,. a cura di, 2004, A più voci)
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Processi inclusivi 5. Come Approcci e tecniche per l’ascolto 6. Come Approcci e tecniche per l’interazione costruttiva 7. Come Approcci e tecniche per la gestione dei conflitti
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Ascolto La progettazione inclusiva non è un sondaggio di opinione. Coinvolgere in un processo decisionale non è “chiedere una risposta in quel momento a quella domanda”, ma costruire le condizioni affinché la domanda possa essere definita meglio insieme, cosa che induce le persone anche a modificare la risposta in corso d’opera. Detto in altri termini: il sondaggio è un metodo di ascolto passivo. Noi abbiamo soprattutto bisogno di un altro tipo di ascolto: l’ascolto attivo. (tratto da Bobbio L,. a cura di, 2004, A più voci)
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Ascolto L’ascolto attivo si basa su sette regole fondamentali. Prima regola: Se vuoi comprendere quello che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva. L’ascolto attivo implica il passaggio da un atteggiamento del tipo “giusto – sbagliato”, “io ho ragione – tu hai torto”, “amico – nemico”, a un altro che assume che l’interlocutore è intelligente e che dunque bisogna mettersi nelle condizioni di capire com’è che comportamenti che ci sembrano irragionevoli (per esempio le proteste del cittadino agli occhi dell’ingegnere), per lui sono totalmente ragionevoli e razionali. (Sclavi M., in Bobbio L,. a cura di, 2004, A più voci)
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Ascolto La seconda regola: Quello che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare il tuo punto di vista. (Sclavi M., in Bobbio L,. a cura di, 2004, A più voci)
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