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Santa Maria della Consolazione
Parrocchia Santa Maria della Consolazione I venerdi di 2007 Quaresima Atti degli Apostoli don Alfonso Capuano
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At 13-28 Samaria e Giudea Gerusalemme At 1-7 At 8-12 Ai confini del mondo
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Pietro Saulo Enea Cornelio Pietro Tabità Giudea e SION Samaria Stefano
Dispersi Pietro Saulo
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Pietro Gli eventi vengono rimessi in moto da un nuovo massiccio intervento divino che porta Pietro stesso, nonostante le sue ritrosie di pio ebreo, ad incontrarsi con l'incirconciso Cornelio e a concedergli il battesimo (9,32-11,18). I due capitoli degli Atti ci parlano della pentecoste pagana: la salvezza è per tutti. Pietro si sorprende dell’agire di Dio, a favore dei pagani. Lo Spirito Santo sorprende sempre, deve sorprenderci sempre, e ha diritto di sorprenderci.
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Pietro Difatti in questo episodio degli Atti tutto è orchestrato dallo Spirito Santo: la visione di Cornelio, la visione di Pietro, l’incontro di Pietro a casa di Cornelio, e il primo discorso di Pietro a Cesarea, dove avviene improvvisamente l’effusione dello Spirito, anche su dei pagani. Cosa che sconcerta tutti, compresa Gerusalemme, e Pietro deve giustificare a Gerusalemme quello che è avvenuto, cioè come Dio ha stracciato tutti i confini stabiliti dall’uomo.
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Giaffa Cesarea Li fece entrare Visione In casa di Pietro Spirito Santo
Ciò che Dio ha reso mondo, cessa di chiamarlo profano Li fece entrare In casa Giaffa Visione di Pietro Spirito Santo Manda degli uomini a Giaffa e fai venire un certo Simone, detto Pietro Cesarea Visione di Cornelio
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di persone, ma chi lo teme
Giaffa Spirito Santo Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga è a Lui accetto Alzati, anche io sono un uomo Cesarea
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Cesarea Forse che si può proibire che siano battezzati con l’acqua
questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi? Spirito Santo Cesarea
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Chi ero io da potermi opporre a Dio?
Spirito Santo SION
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Pietro La barriera che separava i giudei dai pagani, almeno in linea di principio, appare dunque superata (cf. 10,34 e 11,18). In pratica, però, è come se non fosse successo nulla: si ha l'impressione che per i cristiani di Gerusalemme, a stento tranquillizzati dal resoconto di Pietro, il caso di Cornelio si riduca ad un episodio isolato, un'eccezione espressamente voluta da Dio in ricompensa della grande devozione di questo pagano; essa non dà affatto l'avvio ad un'azione missionaria su larga scala fra i pagani. La marcia degli eventi appare di nuovo bloccata.
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Antiochia A questo punto, però, l'obiettivo si sposta di nuovo sui fuggiaschi del gruppo di Stefano, giunti frattanto ad Antiochia di Siria, la terza metropoli dell'impero. In questo ambiente urbano cosmopolita cominciano a verificarsi delle conversioni anche fra i pagani. Nasce così la prima comunità comprendente anche cristiani provenienti dal paganesimo (11,19-26). Luca si preoccupa subito di sottolinearne la piena comunione con Gerusalemme, attraverso la presenza di Barnaba (il quale vede aprirsi qui anche il campo di lavoro adatto per Paolo e lo chiama a collaborare) e attraverso l'invio di soccorsi a Gerusalemme per la carestia.
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Gerusalemme A Gerusalemme, intanto, Pietro, dopo la liberazione miracolosa dal carcere, nel quale era stato rinchiuso dal re Erode, lascia la guida della comunità locale a Giacomo e ad un collegio di anziani (11,27-12,25).
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Liberazione di S. Pietro - Raffaello
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Saulo Antiochia Enea Cornelio Pietro Tabità Giudea e SION Samaria
Stefano Giudea e Samaria SION Dispersi Saulo Antiochia 1° viaggio
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1° viaggio di Paolo La comunione, però, ben presto verrà minacciata; l'aumento dei pagani che entrano nella chiesa provocherà tensione. Attraverso Paolo e Barnaba, infatti, la comunità antiochena comincia a realizzare vere e proprie spedizioni missionarie; un primo viaggio li porta nell'isola di Cipro e sulle prospicienti coste dell'Asia Minore, con una breve puntata nell'interno (cc ). Ad ogni stazione, Luca segue sempre lo stesso schema, sottolineando soprattutto il rapporto con i giudei.
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1° viaggio di Paolo Paolo comincia sempre la sua predicazione nella sinagoga e cerca di restarvi fino a quando non ne viene cacciato; provoca sistematicamente la divisione dell'uditorio giudaico, con opposizioni e a volte persecuzioni. Risuona per la prima volta la minaccia di abbandonare a se stessi i giudei increduli e volgersi esclusivamente ai pagani (13,44-47), che per il momento, però, non viene messa in atto.
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Concilio di Gerusalemme
L'aumento degli etnico-cristiani provoca tensione nella chiesa. Una corrente dei giudeo-cristiani di Gerusalemme sostiene che va imposta anche ad essi la circoncisione e l'osservanza della legge mosaica. Ancora una volta tutto rischia di bloccarsi. Si rende necessario il concilio di Gerusalemme (15,1-35).
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? Saulo Antiochia Enea Cornelio Pietro Tabità Giudea e SION Samaria
Stefano Giudea e Samaria SION Dispersi ? Saulo Antiochia 1° viaggio
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Concilio di Gerusalemme
1Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi". 2Poiché Paolo e Bàrnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.
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Concilio di Gerusalemme
3Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samarìa raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. 4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro. 5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè.
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Concilio di Gerusalemme
6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. 7Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse: "Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. 8E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede.
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Concilio di Gerusalemme
10Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? 11Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro". 12Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
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13Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: 14"Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. 15Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: 16Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la rialzerò, 17perché anche gli altri uomini cerchino il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, 18dice il Signore che fa queste cose da lui conosciute dall'eternità.
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Concilio di Gerusalemme
19Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, 20ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. 21Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe". 22Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba:
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Concilio di Gerusalemme
Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. 23E consegnarono loro la seguente lettera: "Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! 24Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi.
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Concilio di Gerusalemme
25Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, 26uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. 27Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. 28Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie:
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29astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene". 30Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiòchia e riunita la comunità consegnarono la lettera. 31Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva. 32Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i fratelli e li fortificarono.
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Concilio di Gerusalemme
33Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li avevano inviati. 35Paolo invece e Bàrnaba rimasero ad Antiòchia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola del Signore. 36Dopo alcuni giorni Paolo disse a Bàrnaba: "Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno".
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Concilio di Gerusalemme
37Bàrnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco, 38ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera. 39Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro. 40Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore. 41E attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunità.
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Concilio di Gerusalemme
A questo punto l'apertura agli incìrconcisi può dirsi pienamente acquisita: non è più solo un'iniziativa portata avanti da alcune persone o da alcune comunità, ma è stata approvata anche al massimo livello giuridico-ecclesiale. L'obiettivo si riporta sull'area antiochena, dove l'azione missionaria può riprendere con rinnovato slancio (notare i "ritornelli" conclusivi in 15,35 e 16,5).
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2° viaggio Concilio di Gerusalemme Paolo
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2° viaggio di Paolo Si apre ora il secondo grande viaggio missionario di Paolo, destinato ad approdare in Europa. E’ curiosa la nota a riguardo del dissenso tra Paolo e Barnaba sulla scelta di riprendersi come compagno di missione Giovanni Marco, che li aveva abbandonati a Perge, in Panfilia (13,13). Forse alla base c’erano diverse strategie pastorali: Barnaba decide di staccarsi e di unirsi a Marco, recandosi a Cipro. Paolo sceglie allora Sila, uno dei delegati di Gerusalemme, e si avvia verso un’area già visitata nel suo primo viaggio missionario.
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2° viaggio di Paolo Infatti, si reca in Asia Minore, a Derbe e a Listra. Qui incontra colui che diverrà un suo stretto collaboratore, Timoteo, figlio di madre giudea e di padre pagano, che non era circonciso, pur essendo ebreo, dato che la linea di appartenenza al giudaismo è determinata dalla madre. Per evitare polemiche con i giudeo-cristiani, Paolo lo fa circoncidere, rivelando un sano realismo pastorale
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2° viaggio di Paolo L’itinerario di Paolo in questa missione lo porta da Antiochia di Siria nella Cilicia, a Derbe e a Listra, e da qui nella Frigia, Galazia (nord), Misia e Troade. Dopo una visione avuta nel sogno passa in Europa: a Neapoli, nella Macedonia, Filippi, Anfiboli, Apollonia, Tessalonica e Berea. Da qui prosegue verso l’Acaia: ad Atene e Corinto.
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2° viaggio di Paolo Infine salpa dal porto di Cencre e per via mare si dirige verso Efeso, Cesarea Marittima, Gerusalemme e Antiochia. La missione dura approssimativamente dal 49 al 52 d.C. Stando al racconto di Luca la seconda missione avrebbe avuto inizio immediatamente dopo il “concilio” di Gerusalemme (Atti 15, 3-33).
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2° viaggio di Paolo L’attività missionaria di Paolo si svolge in Asia Minore, l’attuale Turchia. Il gruppo dei missionari lasciando la regione di Iconio, Derbe e Listra (città nella Galizia del sud) si dirige verso la Galizia del nord, e di là verso l’Asia Minore. Attraversano, quindi, la Frigia, la regione della Galazia (del nord) e la Misia, posta più a nord: qui Paolo ha un’esperienza misteriosa di rivelazione. In visione gli appare la figura di un uomo della Macedonia, terra greca, che lo supplica di andare ad annunziare il vangelo. E’ a questo punto, in 16,10, che hanno inizio quei brani dell’opera scritti alla prima persona plurale e detti dagli studiosi “sezione noi”. Si pensa a Luca come compagno dell’apostolo; è curioso che essi riportino soprattutto notizie di viaggi via mare.
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Paolo a Filippi Paolo con i suoi collaboratori giunge per nave a Filippi, importante città della Macedonia, e qui incontra una donna originaria della città di Tiatira in Lidia, nell’attuale Turchia. Benestante, commerciante di porpora, la donna, che porta il nome della sua terra, Lidia, costituisce con la sua famiglia il primo nucleo cristiano nel continente europeo, fondamento di quella comunità di Filippi che sarà particolarmente cara a Paolo. Ma in agguato c’è il pericolo. L’apostolo, infatti, con un esorcismo aveva scacciato “uno spirito di divinazione” da una schiava, che i padroni usavano come maga con grandi profitti.
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Paolo a Filippi I padroni di questa donna sobillarono la folla, risvegliando sentimenti antigiudaici e costringendo le autorità romane a intervenire. Le autorità romane sottopongono i missionari, Paolo e Sila, alle verghe e poi li gettano in carcere (Paolo, in 1Tess 2,2: e 2Cor 11,25 ricorderà questi maltrattamenti). Ma ecco ripetersi anche per Paolo e Sila la prodigiosa liberazione descritta prima per Pietro (Atti 12, 3-17). Anzi, colpito da questa specie di epifania divina segnata dal terremoto, il carceriere stesso si converte, riceve il battesimo con la sua famiglia, allargando così la comunità cristiana di Filippi.
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Paolo a Filippi I magistrati romani, l’indomani, sospendono la carcerazione, che tra l’altro era illegittima, perché la flagellazione doveva essere preceduta da un’indagine. Paolo approfitta per avanzare un reclamo formale in quanto cittadino romano, al quale non poteva per legge essere inflitta la battitura con verghe. Ricevute le scuse, salutati i nuovi fratelli e le nuove sorelle nella fede, i missionari continuano la loro opera itinerante seguendo il percorso dell’Egnazia, la via romana che collegava Roma all’Oriente. Passano per Anfiboli, a 60 km da Filippi, procedono per altri 40 km fino ad Apollonia e, dopo 50 km, arrivano a Tessalonica, capitale della Macedonia, per procedere poi fino a Berea.
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Paolo a Tessalonica A Tessalonica prima e a Berea dopo, c’è uno stesso stile pastorale di evangelizzazione: la visita alla sinagoga, l’annuncio di Cristo, la reazione della gente. A Tessalonica, quindi, i missionari hanno un primo contatto con la locale comunità giudaica. Qui si annunzia Cristo sulla base delle profezie messianiche, la reazione di molti è positiva, si segnalano conversioni di uomini e donne di rilievo (Giasone a Tessalonica). Si ha però anche un rigetto aggressivo da parte di altri Ebrei, che sobillano la folla e costringono le autorità romane a intervenire, accusando i predicatori cristiani di essere agitatori politici, perché “affermano che c’è un altro re, Gesù” (17,7).
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Paolo ad Atene Paolo è costretto a staccarsi da Sila e Timoteo, che restano a Berea, e a puntare sulla grande capitale greca, Atene. Ad Atene Paolo giunse per la prima volta verso l’estate del 50, a vent’anni dalla morte di Gesù. Egli proveniva dalla Macedonia e aveva già soggiornato in varie città (Filippi, Tessalonica, Berea), suscitandovi piccole comunità cristiane, frutto del suo viaggio missionario in Europa. Ma una città come Atene, con il suo glorioso passato politico e culturale, doveva costituire qualcosa di nuovo e affascinante. Qui Paolo stabilì due punti di attività missionaria: la sinagoga e l’agorà (la “pubblica piazza”). L’Aereòpago era fuori delle sue intenzioni, e l’intervento lì fu occasionale.
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Paolo ad Atene Nella sinagoga, che offriva un uditorio più ristretto, l’apostolo poteva rivolgersi in modo mirato agli Ebrei e ai “pagani credenti in Dio”, cioè a coloro che erano idealmente vicini al giudaismo (vedi Atti 17,17). Paolo, quindi, dopo avere preso, come al solito, contatto con la comunità giudaica locale, tenta di agganciare direttamente la cultura ellenistica in un incontro divenuto giustamente famoso per il dialogo tra cristianesimo e mondo pagano.
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Paolo ad Atene Paolo pertanto scende nella pubblica piazza di Atene, ove discute con i rappresentanti delle varie correnti filosofiche, soprattutto gli epicurei, che davano valore alla atarassia come guida dell’agire, e gli stoici, che avevano una visione panteistica del cosmo ed esaltavano il dominio di se stessi a livello morale. Paolo è invitato a esporre le sue teorie in una conferenza pubblica all’Areòpago.
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S. Paolo predica in Atene - Raffaello
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Paolo ad Atene "Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. 23Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. 24Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo 25né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra.
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Paolo ad Atene Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, 27perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo. 29Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana.
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Paolo ad Atene 30Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti". 32Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: "Ti sentiremo su questo un'altra volta". 33Così Paolo uscì da quella riunione. 34Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionìgi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
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Paolo a Corinto Dopo l’insuccesso ad Atene, Paolo si sposta a Corinto (51 d.C.), la capitale della provincia romana della Grecia (detta l’Acaia), dotata di due porti: Cencre sull’Egeo, e Lechaion sull’Adriatico, sede di traffici internazionali, ma anche di grande corruzione. Qui l’apostolo incontra una coppia di Ebrei di Roma, Aquila e Priscilla, espulsi dalla capitale in seguito a un editto antigiudaico dell’imperatore Claudio, emesso nel 49: forse costoro s’erano già convertiti al cristianesimo a Roma. Paolo condivide casa e lavoro con questa coppia, adattandosi a confezionare tende di pelli, memore dell’educazione giudaica che insegnava anche un’attività manuale.
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Paolo a Corinto Il sabato, invece, nella sinagoga Paolo svolgeva la sua attività missionaria creando reazioni ostili e consensi. Tra questi ultimi viene segnalata la conversione di Crispo, capo della sinagoga. Un evento trascendente (una visione) conferma l’apostolo nel suo impegno missionario a Corinto, che si prolunga per un anno e mezzo. Ma i Giudei non sopportano questa presenza concorrente di Paolo e inoltrano una causa presso il proconsole romano Lucio Giunio Gallione (fratello del filosofo Seneca), che governò la città di Corinto dal 1° luglio 51 al 30 giugno 52 (è un elemento cronologico importante per la vita di Paolo).
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Paolo a Corinto L’accusa di illegalità viene considerata infondata ed è rigettata da Gallione. I Giudei, allora, si sfogano con il capo della sinagoga, Sostene, accusato forse di non avere formulato con vigore l’accusa. La soluzione positiva della vicenda giudiziaria permette all’apostolo di dilazionare il suo soggiorno a Corinto. Il ritorno ad Antiochia segna il termine del secondo viaggio missionario di Paolo. Sulla strada del rientro visita le comunità già fondate in precedenza (At 18,22).
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