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PubblicatoColombina Rota Modificato 9 anni fa
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Anno Paolino In occasione del bimillenario di San Paolo della nascita di San Paolo
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Escatologia biblica Concetti fondamentali
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Escatologia Il termine escatologia fu coniato dal teologo luterano Abraham Calov (+ 1686); è composto da due parole greche: œscata = le ultime cose o realtà, œscata = le ultime cose o realtà, lÒgoj = discorso o studio. lÒgoj = discorso o studio.
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Abraham Calovius (16 April 1612 – 25 February 1686) was a Lutheran theologian, and was one of the champions of Lutheran orthodoxy in the 17th century. He was born in Mohrungen in the Duchy of Prussia. After studying at Königsberg, in 1650 he was appointed professor of theology at Wittenberg, where he afterwards became general superintendent and primarius
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Escatologia Studio delle ultime realtà Studio sull'aldilà Compimento finale della storia Novissimi
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Escatologia Individuale studia le ultime realtà riguardanti la fine di ogni singola persona (morte, giudizio particolare, paradiso, inferno e purgatorio)
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Escatologia Comunitaria o Cosmica studia la fine di tutto il genere umano, comprendente la parusia o il ritorno di Cristo, la risurrezione della carne, il giudizio universale e la fine rinnovamento del mondo
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Escatologia biblica Antico Testamento 1.La concezione del tempo 2.Escatologia comunitaria 3.Escatologia messianica 4.Escatologia mondano-terrestre 5.Coscienza attivo-dinamica della storia
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Escatologia biblica La concezione del tempo II popolo ebraico si stacca dalla visione ciclica del tempo, propria delle altre religioni. Il tempo non ritorna annualmente al suo punto di partenza seguendo il ciclo naturale delle stagioni, ma si distende lungo una linea che è formata dagli eventi salvifici. Con ciò il tempo ebraico non coincide con la visione moderna d'una lunga linea, filosoficamente intesa, sulla quale si collocano gli avvenimenti, ma viene costituito da questi stessi avvenimenti e non è concepibile senza di loro
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umanità DivinitàDivinità
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Escatologia biblica Escatologia comunitaria Il tema più ampio, in cui si colloca anche l'escatologia individuale, è l'escatologia universale, in cui si risolve ad un tempo il destino di Israele, di tutti i popoli e di tutto l'universo. È il tema della nuova alleanza (Ger 31,31-34), alla quale parteciperanno tutti i popoli (Is 49,1-6; 66,18-24; Mic 4,1-5), quando ci sarà una nuova creazione (Is 65,17; 66,22).
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Escatologia biblica Escatologia messianica L'AT elabora un'escatologia storico- messianica universale che trova il suo compimento definitivo in un nuovo rapporto con Dio, in un incontro con Dio, in una nuova alleanza con Dio. Nessuna fantasticheria su una vita nell'aldilà troviamo nella Bibbia, perché il compimento escatologico è Dio stesso e Dio solo, la novità escatologica è data da Dio.
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Escatologia biblica Escatologia mondano-terrestre La Bibbia non conosce l'opposizione filosofica tra eternità e tempo e non ha una visione filosofica del tempo considerato in se stesso. Il tempo sono gli avvenimenti che concretamente avvengono. Per questo l'escatologia non sta al di là del tempo, ma è l'ultimo avvenimento che chiude la serie degli avvenimenti. Inoltre la Bibbia non ha una visione dualistica dell'uomo e della realtà, ma una concezione unitaria, per questo l'escatologia non è il passaggio ad un altro mondo superiore o spirituale, ma è in continuità con questa realtà. Si tratta sì di una nuova creazione operata da Dio, diversa dall'attuale creazione, ma non in opposizione a questa, come spirito a materia.
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Escatologia biblica Coscienza attivo-dinamica della storia Non ci sono per la Bibbia due storie, ma una sola storia: la liberazione dell'esodo e la creazione sono due azioni salvifiche che stanno sullo stesso piano. Da questa unità scaturiscono la possibilità e la necessità di una partecipazione attiva dell'uomo alla costruzione dell'unica storia di Dio. La promessa pertanto si realizza lungo il corso della storia, orientandola completamente verso il futuro, e interpella l'uomo per una dinamica politica. La storia umana non è allora che il compimento lento, rischioso e sorprendente della promessa.
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Escatologia biblica Nuovo Testamento 1.Sinottici 2.Corpus Paulinum 3.Giovanni
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Escatologia biblica Sinottici Gesù fa del problema escatologico il nucleo fondamentale del suo messaggio. Questo appare chiaramente dallo schema sinottico che riassume la prima predicazione di Gesù nel motto: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,15).
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Escatologia biblica Sinottici Come i profeti, egli si libera coraggiosamente dal peso teologico del passato per porre con estrema radicalità nell'attualità del presente il problema della salvezza. Non si tratta però di un presente chiuso in se stesso, ma di un presente costantemente tenuto aperto al futuro. In questo senso Gesù contemporaneamente parla del regno presente, del regno che viene e del regno che verrà.
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Escatologia biblica Sinottici Per quanto riguarda invece il discorso sulla fine dei tempi: 1.Nessuno può sapere quando (Mc 13,32) 2.Attesa 3.Banchetto
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Escatologia biblica Corpus Paulinum Per gli autori del NT colui che verrà alla fine dei tempi non è più un personaggio sconosciuto, ma è lo stesso Gesù che molti hanno conosciuto e visto. Corrispondentemente la coscienza che il regno di Dio è venuto in Gesù rompe il vecchio schema escatologico e dà luogo a una nuova serie di idee.
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Escatologia biblica Corpus Paulinum La teologia del NT si pone il problema del significato teologico del tempo che intercorre tra la risurrezione di Gesù e la sua venuta finale; è questo un tema fondamentale della riflessione lucana. È in questo orizzonte che bisogna inserire il pensiero di Paolo.
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Escatologia biblica Corpus Paulinum È comunemente accettata l'idea che Paolo abbia avuto sul tema dell'escatologia un'evoluzione, che può essere descritta in due fasi: in un primo tempo Paolo attende il ritorno di Cristo glorioso in un tempo relativamente prossimo; successivamente la preoccupazione di questa prossimità lascia il posto a una teologia della speranza che non fa questioni di tempo.
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Escatologia biblica Corpus Paulinum Il passaggio da una fase all'altra sarebbe segnato dall'esperienza dolorosa che costringe Paolo a rendersi conto dell'impossibilità di una conversione globale d'lsraele, il quale non si convertirà che dopo la conversione di tutti i pagani, e solo allora sarà la fine (Rm 11,15). Tutta l'escatologia di Paolo risente di questa evoluzione.
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Escatologia biblica Giovanni Attorno al tema del giudizio ruota il pensiero escatologico di Giovanni: il giudizio è compiuto dalla presenza del lÕgoj incarnato nella storia. Cristo-luce è per Giovanni la vera realtà escatologica, che costringe gli uomini a fare una scelta definitiva per Gesù o contro di lui. I miracoli sono chiamati segni e possiedono un valore escatologico discriminante, poiché manifestano la sua gloria e provocano il giudizio di fede o di miscredenza nei cuori degli uomini.
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Escatologia biblica œscaton - œscata Profezia – Apocalittica Fiducia – Paura Speranza - Prove
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1^ fase: Parousˆa - œscaton 1 Ts 4,13-18
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Corpus paulinum Nella prima fase l’escatologia paolina è più legata all'apocalittica giudaica, fa perno sul concetto di giudizio e sul tema della parusia, come ritorno glorioso di un signore regnante, attualmente assente. Quel giorno sarà il giorno della salvezza e della manifestazione (epifania) del Signore. Questa escatologia è contenuta in 1-2Ts e in 1-2Cor.
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Parousˆa 13 Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. 14 Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui.
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Parousˆa Paolo adopera un termine tecnico del linguaggio greco – romano e dice “ parousˆa ”. Non significa il ritorno di Cristo; è un termine comune della lingua greca. I greci chiamavano parusia la visita ufficiale dell’imperatore. Quando l’imperatore o qualche grande rappresentante dello stato veniva in visita ufficiale nella città si chiamava parusia.
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Parousˆa Paolo, usando il linguaggio corrente della gente greca annuncia una visita di stato: il Cristo risorto sta per venire qui; la Sua è una presenza imminente. La parusia va preparata: è una visita piacevole che deve essere vissuta con preparazione di accoglienza. Paolo parte da questa immagine; non annuncia la fine del mondo come immagine negativa e paurosa; annuncia qualcosa di bello e di entusiasmante.
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Parousˆa Quando ha cominciato questo tipo di predicazione con la comunità cristiana di Tessalonica, Paolo ha dovuto interromperla molto presto perché è stato perseguitato e allontanato e ha scritto la Prima Lettera ai Tessalonicesi proprio per completare la catechesi che non era riuscito a concludere. Si era reso conto che il rischio del fraintendimento c’era e i suoi collaboratori devono avergli riferito che avevano capito male.
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Parousˆa Nel frattempo, da quando se n’era andato Paolo, qualche cristiano di Tessalonica, era morto. Erano le prime esperienze, non avevano mai visto morire un battezzato. Avevano capito male. Se Paolo proponeva l’immersione nella morte di Cristo, si moriva sacramentalmente e si risorgeva con Lui per la vita eterna; significava che il battezzato non moriva più. Era morto simbolicamente nel battesimo e aveva cominciato una vita nuova che sarebbe stata la vita eterna.
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Parousˆa Nel momento in cui qualcuno della comunità cristiana muore, crea il problema. Ma allora che vita eterna ha promesso il Cristo se i cristiani muoiono? Se è morto, è perso perché quando il Cristo viene non lo trova più. Il mondo greco non dava nessuna speranza oltre la morte e quindi non riuscivano a pensare ad una vita eterna oltre la morte; al massimo era una vita duratura su questa terra. Paolo interviene e offre una catechesi molto importante.
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Parousˆa 15 Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. 16 Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo.
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Parousˆa Nella prima fase della predicazione paolina questo annuncio della speranza di vita equivaleva anche all’annuncio di un imminente venuta gloriosa del Cristo, proprio come il garante della vita. Ma l’attesa della venuta imminente non è un elemento dottrinale dell’insegnamento paolino ma, probabilmente, una sua opinione, un suo desiderio.
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Parousˆa E prima risorgeranno i morti in Cristo; 17 quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. 18 Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.
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Parousˆa “Paolo descrive la parusia di Cristo con accenti quanto mai vivi e con immagini simboliche, che trasmettono però un messaggio semplice e profondo: alla fine saremo sempre con il Signore. E’ questo, al di là delle immagini, il messaggio essenziale: il nostro futuro è “essere con il Signore”; in quanto credenti, nella nostra vita noi siamo già con il Signore; il nostro futuro, la vita eterna, è già cominciata”. Benedetto XVI, Udienza generale, 12/11/08
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1^ fase: Parousˆa - œscata 2 Ts 2,1-10; 3,10-13
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Parousˆa 1 Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, 2 di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. 3 Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, 4 colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio.
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Parousˆa “Nella seconda Lettera ai Tessalonicesi Paolo cambia la prospettiva; parla di eventi negativi, che dovranno precedere quello finale e conclusivo. Non bisogna lasciarsi ingannare – dice – come se il giorno del Signore fosse davvero imminente, secondo un calcolo cronologico”. Benedetto XVI, Udienza generale, 12/11/08
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Parousˆa 5 Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? 6 E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. 7 Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. 8 Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, 9 la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, 10 e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi.
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Parousˆa “Il prosieguo di questo testo annuncia che prima dell’arrivo del Signore vi sarà l'apostasia e dovrà essere rivelato un non meglio identificato ‘uomo iniquo’, il ‘figlio della perdizione’, che la tradizione chiamerà poi l’Anticristo”. Benedetto XVI, Udienza generale, 12/11/08
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Parousˆa 10 E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi. 11 Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. 12 A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace. 13 Voi, fratelli, non lasciatevi scoraggiare nel fare il bene.
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Parousˆa “Ma l’intenzione di questa Lettera di san Paolo è innanzitutto pratica … In altre parole, l’attesa della parusia di Gesù non dispensa dall’impegno in questo mondo, ma al contrario crea responsabilità davanti al Giudice divino circa il nostro agire in questo mondo. Proprio così cresce la nostra responsabilità di lavorare in e per questo mondo... Quindi l’attesa del ritorno implica responsabilità per questo mondo”. Benedetto XVI, Udienza generale, 12/11/08
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2^ fase: Tra il già e il non ancora Fil 1,21-26
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Tra il già e il non ancora Nella seconda fase i contenuti dell'escatologia vengono anticipati e fatti coincidere con l'evento della morte- risurrezione di Gesù Cristo. Così la vittoria sulle potenze e principati è già avvenuta (Ef 1,22; Col 2,14); la salvezza è già presente e i cristiani sono già stati salvati (Rm 13,11; Ef 2,5.8).
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Tra il già e il non ancora Cristo è visto come presente, in modo misterioso, in questo tempo, e la sua manifestazione non è più la venuta di un assente, ma il manifestarsi eterno e glorioso di una presenza nascosta. All'idea del giudizio apocalittico subentra l'idea di una riconciliazione misericordiosa, dove Cristo stesso è avvocato e intercessore (Rm 5,9; 8,1.34).
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Tra il già e il non ancora Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti tra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. Persuaso di questo, so che rimarrò e continuerò a rimanere in mezzo a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede, affinché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo Gesù, con il mio ritorno tra voi”.
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Tra il già e il non ancora “La stessa cosa e lo stesso nesso tra parusia – ritorno del Giudice/Salvatore – e impegno nostro nella nostra vita appare in un altro contesto e con nuovi aspetti nella Lettera ai Filippesi. Paolo è in carcere e aspetta la sentenza che può essere di condanna a morte. In questa situazione pensa al suo futuro essere con il Signore, ma pensa anche alla comunità di Filippi che ha bisogno del proprio padre, di Paolo”. Benedetto XVI, Udienza generale, 12/11/08
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Tra il già e il non ancora “Paolo non ha paura della morte, al contrario: essa indica infatti il completo essere con Cristo. Ma Paolo partecipa anche dei sentimenti di Cristo, il quale non ha vissuto per se, ma per noi. Vivere per gli altri diventa il programma della sua vita e perciò dimostra la sua perfetta disponibilità alla volontà di Dio, a quel che Dio deciderà”. Benedetto XVI, Udienza generale, 12/11/08
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Tra il già e il non ancora “È disponibile soprattutto, anche in futuro, a vivere su questa terra per gli altri, a vivere per Cristo, a vivere per la sua viva presenza e così per il rinnovamento del mondo. Vediamo che questo suo essere con Cristo crea una grande libertà interiore: libertà davanti alla minaccia della morte, ma libertà anche davanti a tutti gli impegni e le sofferenze della vita. È semplicemente disponibile per Dio e realmente libero”. Benedetto XVI, Udienza generale, 12/11/08
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Tra il già e il non ancora All'interno di quest'impostazione nasce il grande tema della speranza, che si sviluppa attorno ai tre filoni di attesa, fiducia e costanza. All'interno di questo tema Paolo risolve il problema del rapporto reciproco tra futuro, presente e passato. Il punto essenziale rimane l'aggancio del futuro con il presente, l'attestazione che il futuro è già accessibile ora. La descrizione più importante delle oggettivazioni escatologiche è la risurrezione dei morti.
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Tra il già e il non ancora “… quali sono gli atteggiamenti fondamentali del cristiano riguardo alla cose ultime: la morte, la fine del mondo? Il primo atteggiamento è la certezza che Gesù è risorto, è col Padre, e proprio così è con noi, per sempre. E nessuno è più forte di Cristo, perché Egli è col Padre, è con noi. Siamo perciò sicuri, liberati dalla paura. Questo era un effetto essenziale della predicazione cristiana.
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Tra il già e il non ancora La paura degli spiriti, delle divinità era diffusa in tutto il mondo antico. E anche oggi i missionari, insieme con tanti elementi buoni delle religioni naturali, trovano la paura degli spiriti, dei poteri nefasti che ci minacciano. Cristo vive, ha vinto la morte e ha vinto tutti questi poteri. In questa certezza, in questa libertà, in questa gioia viviamo. Questo è il primo aspetto del nostro vivere riguardo al futuro.
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Tra il già e il non ancora In secondo luogo, la certezza che Cristo è con me. E come in Cristo il mondo futuro è già cominciato, questo dà anche certezza della speranza. Il futuro non è un buio nel quale nessuno si orienta. Non è così. Senza Cristo, anche oggi per il mondo il futuro è buio, c'è tanta paura del futuro. Il cristiano sa che la luce di Cristo è più forte e perciò vive in una speranza non vaga, in una speranza che dà certezza e dà coraggio per affrontare il futuro.
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Tra il già e il non ancora Infine, il terzo atteggiamento. Il Giudice che ritorna — è giudice e salvatore insieme — ci ha lasciato l’impegno di vivere in questo mondo secondo il suo modo di vivere. Ci ha consegnato i suoi talenti. Perciò il nostro terzo atteggiamento è: responsabilità per il mondo, per i fratelli davanti a Cristo, e nello stesso tempo anche certezza della sua misericordia. Ambedue le cose sono importanti. Non viviamo come se il bene e il male fossero uguali, perché Dio può essere solo misericordioso.
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Tra il già e il non ancora Questo sarebbe un inganno. In realtà, viviamo in una grande responsabilità. Abbiamo i talenti, siamo incaricati di lavorare perché questo mondo si apra a Cristo, sia rinnovato. Ma pur lavorando e sapendo nella nostra responsabilità che Dio è giudice vero, siamo anche sicuri che questo giudice è buono, conosciamo il suo volto, il volto del Cristo risorto, del Cristo crocifisso per noi. Perciò possiamo essere sicuri della sua bontà e andare avanti con grande coraggio”. Benedetto XVI, Udienza generale, 12/11/08
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