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PubblicatoAntonino Danieli Modificato 9 anni fa
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. USUS PAUPER
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Gerhoh di Reichesberg,
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. USO: lecito, e anzi più cristiano del POSSESSO e della PROPRIETA’ La ricchezza UTILE è «etica» La degenerazione dell’ «uso»: dall’uso all’usura Tra 1179 e 1215: «nella testualità ecclesiastica di questo periodo in accordo con la tradizione (anche dei capitolari) vediamo comparire una rinnovata associazione semantica tra infidelitas, come trasgressione complessivamente religiosa e politica, e usura: entrambe appaiono come forme della disobbedienza e dell’indisciplina». Già in GRAZIANO 1140: «l’usurarius è colui che usa malamente (male) ossia per fini perversi quanto in natura o in arte viene usato a buon fine da chi fa parte del regno dei fideles». Questa posizione presente nel DECRETUM assumerà una grande importanza quando nella riflessione bassomedievale verrà delineandosi l’idea di una economia cristiana «Fedele» e di una circolazione economica usuraria in quanto tipicamente eterodossa, INFIDELIS ed ebraica
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. L’usurarius nell’ambito della sua attività economica usurpa i criteri di definizione del valore che avrebbero dovuto spettare ai consacrati (i monaci nell’alto e nel pieno medioevo, i vescovi e il papa, i francescani a loro solidali) Ecclesia ideo vocatur civitas, quia in ea convenit fidelium civium unanimitas (Gerhoh di Reichesberg) La Chiesa come istituzione è come una città costituita e resa reale dall’accordo unanime dei cittadini ossia di coloro che possiedono la fides L’usuraio che esercita abitualmente e pubblicamente una pratica economica ripudiata dagli esperti (cioè dai sacerdoti) rinuncia a ciò che gli deriverebbe dalla cittadinanza cristiana, non è più un cittadino
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. Tra 1179 e 1215 (concilii lateranensi) si definisce l’ideologia del pontificato romano, e il sistema dei possessi ecclesiali comincia ad apparire un ‘tesoro’ unico e indivisibile, il cui «USO» da parte dei chierici va regolato Differenze fra l’uso del denaro e dei beni immobili fatto da laici, da ebrei e infedeli, e quello fatto dai legittimi amministratori dei beni delle chiese e dei monasteri (pagamenti periodici: decime oblationes redditus pedagia) Cessione legittima e vantaggiosa di una ricchezza ecclesiastica, o dilapidazione in cambio di beni irrisori?
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. Povertà francescana e usus pauper Rispetto all’idea di povertà «in spirito» che animava gli ecclesiastici del XII secolo, (atteggiamento mentale povero), il francescanesimo opta per Una ideologia della povertà come atteggiamento oltre che mentale «fisico» e quotidiano nei confronti dei beni economici Il perfetto vive in prima personala povertà, traduce la povertà mentale in una povertà esistenziale Assume nel quotidiano le condizioni dei poveri laici mimetizzandosi con loro
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, Imitare il Cristo significa imparare da lui il distacco dall’avere, imparare un modo di usare che fa dello spossessamento una forma del controllo di sé e di ciò che è fuori da sé Bernardo di Chiaravalle: indifferente alle ricchezze Francesco: distacco dai beni economici e loro controllo attraverso una conoscenza sempre più ravvicinata della loro utilità relativa
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. I francescani propongono alla società duecentesca dell’Occidente una modalità di perfezione cristiana fondata su un’idea povertà come rinuncia alla proprietà che però sottolinea nell’uso contingente dei beni e delle cose il
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, Nel contempo la povertà francescana è un momento ‘intensamente economico’ di fruizione pura dei beni materiali, Pane, vino, acqua, frutti: il rapporto cristianamente corretto è l’uso funzionale all’esistenza terrena come esistenza sociale La povertà è la concreta sperimentaizone delle modalità d’uso delle cose, la conoscenza delle loro utilità specifiche
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