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PubblicatoRaffaele Giglio Modificato 9 anni fa
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Dalla storia alla letteratura Le fonti della leggenda 14-19
Artù Dalla storia alla letteratura Le fonti della leggenda 14-19
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14. Le fonti della leggenda
Con Robert de Boron, verso il 1215, il Graal è definitivamente correlato al calice che ha raccolto il sangue di Cristo ed è stato portato in Gran Bretagna da Giuseppe d'Arimatea.
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Estoire del Saint Graal (Histoire du Saint Graal) et Merlin
Robert de Boron (attivo tra il ) Estoire del Saint Graal (Histoire du Saint Graal) et Merlin Manoscritto copiato in Champagne (?) verso il BnF, Manuscrits, Français fol. 59v-60
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Processione del Santo Graal
Chrétien de Troyes ha lasciato incompiute le avventure del Conte du Graal. Tra il 1190 e il 1230, quattro Continuations, tentano di condurlo a termine. Cercando di spiegare i misteri irrisolti gli autori sviluppano il carattere cristiano e miracoloso del Graal, trasformando le avventure cavalleresche in ricerca mistica. E’ Robert de Boron che, verso il 1200, identifica per primo il Graal con il calice nel quale Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto il sangue di Cristo sulla croce. Tema che avrà grande successo. Robert de Boron scrive, verso il 1200, due romanzi in versi, l’Histoire du Graal e il Roman de Merlin, che presto mette in prosa e completa con un romanzo di Perceval. Questo manoscritto, databile a quando l’autore era ancora vivo, è l’unico esemplare conosciuto di questo romanzo.
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Angeli che trasportano il Graal, la Lancia e il telo in cielo
Le Conte du Graal Manessier (actif entre 1206 et 1244), Quatrième Continuation du Conte du Graal Romanzo composto verso il 1230; manoscritto copiato nella Francia del Nord tra il 1250 e il 1275 BnF, Manuscrits, Français fol. 261
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Le Conte du Graal Chierico che scrive per la contessa Jeanne de France, nipote di Filippo di Fiandra sotto la cui protezione Chretien aveva iniziato il Conte du Graal, Manessier dà un finale al romanzo rimasto incompiuto. L'opera, che conta circa versi ed è la continuazione di tre Continuations precedenti, conferma la dimensione cristiana del Graal. Dopo aver ucciso l'autore del Coup Douloureux con la spada risaldata, Perceval viene incoronato Re del Graal, poi si fa prete. Alla sua morte, il Graal viene portato in cielo dagli angeli. Il romanzo è intriso di simbolismo religioso: è Manessier che, per primo, identifica la Lancia con quella di Longino (che trafisse il costato di Cristo sulla croce).
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Galaad, Bohort e Perceval pregano davanti al Graal
La Quête du Saint Graal Romanzo dell’inizio del XIII sec. Manoscritto copiato nella Francia centrale verso il 1470 BnF, Manuscrits, Français 112 (3) fol. 179v "Comment Galaad et ses deux compagnons mirent à fin la Quête du Saint Graal et emportèrent avec eux la table d'argent où était le Saint Graal"
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Galaad estrae la spada dalla roccia; apparizione del Santo Graal
La Quête du Saint Graal Romanzo del XII sec. Manoscritto copiato a Parigi all’inizio del XV sec. BnF, Manuscrits, Français 120 fol. 524v
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15. Le fonti della leggenda
Il cristianesimo s’impadornisce delle leggende celtiche.
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Giuseppe d'Arimatea davanti all'arca del Santo Graal e agli strumenti della Passione
Cycle du Lancelot-Graal : I. L'Histoire du Saint Graal Manoscritto in 4 vol. realizzato per Jacques d'Armagnac, duca di Nemours. Scriptorium di Evrard d'Espinques. France centrale (Ahun), verso il 1475. BnF, Manuscrits, Français 113 fol. 18v
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Giuseppe d'Arimatea davanti all'arca del Santo Graal e agli strumenti della Passione
Vespasiano, figlio dell'imperatore romano Tito [nella realtà storica è il contrario], è guarito dal Volto Santo, il velo della Veronica in cui è stato impresso il volto di Cristo. Egli decide di scarcerare Giuseppe d'Arimatea, che miracolosamente non mostra traccia di quarantadue anni passati in cattività. Giuseppe e i suoi genitori sono quindi inviati da Dio ad evangelizzare la città di Sarras, governata dal re pagano Evalac. Mentre Giuseppe chiede la conversione di Evalac, la voce di Dio gli annuncia la consacrazione di suo figlio Iosefo, destinato a diventare sacerdote e custode della carne e del sangue di Cristo. Al mattino, il figlio Iosefo viene chiamato da una voce che gli ordina di aprire la porta dell'arca in cui è custodito il Graal: vede Gesù sulla croce e angeli che reggono gli strumenti della passione.
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Giuseppe d'Arimatea davanti all'arca del Santo Graal e agli strumenti della Passione
Nel testo, Giuseppe vede, attraverso la porta dell'arca, che ha preso dimensioni straordinarie, un altare coperto da un panno rosso sul quale sono posti gli strumenti della passione e una coppa d'oro coperta da un panno bianco, mentre delle mani senza corpo reggono una croce e dei ceri. Degli angeli, che precedono Cristo, procedono in processione. Giuseppe è inginocchiato in preghiera al centro della scena. La disposizione degli oggetti è significativamente diversa nella miniatura. Il piatto d'oro non è posto al centro dell'altare, occupato da tre chiodi e dalla lancia che trafisse il costato di Cristo, ma, simmetricamente rispetto al Graal, si trova all'estrema destra, in primo piano. L'arrivo degli angeli, dei quali il primo regge un aspersorio e una croce, è visibile da un'apertura a sinistra dell'immagine.
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Giuseppe raccoglie il sangue di Cristo
Cycle du Lancelot-Graal : I. L'Histoire du Saint Graal Manoscritto in 4 vol. realizzato per Jacques d'Armagnac, duca di Nemours. Scriptorium di Evrard d'Espinques. France centrale (Ahun), verso il 1475. BnF, Manuscrits, Français 113 fol. 7
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Giuseppe raccoglie il sangue di Cristo
Comincia la storia di Giuseppe d'Arimatea: questi abitava a Gerusalemme con la moglie e suo figlio Iosefo. Egli credeva in Gesù Cristo, ma nascondeva la sua fede. Nonostante la crocifissione, Giuseppe sperava nella risurrezione di Cristo e decise di raccogliere tutti gli oggetti che Cristo aveva toccato nel corso della sua vita. Entrò così in possesso della coppa dell'Ultima Cena; chiese quindi a Pilato, come ricompensa del suo servizio, di poter disporre del corpo di Cristo. Allora depose Gesù dalla croce, ne raccolse il sangue e mise il suo corpo in una tomba scavata nella roccia, che chiuse con una grossa pietra. Nella miniatura, Cristo viene deposto nella tomba. Giuseppe d'Arimatea, in primo piano, a destra dell'immagine, pone i piedi di Cristo al di sopra del Graal, dove conserverà il suo sangue. Il suo costume elegante sembra indicare una certa ricchezza. Accanto a lui è probabilmente Nicodemo e, di fronte, mentre porta il busto di Cristo, forse Simone di Cirene, rappresentato come un uomo anziano, che i Romani hanno preso tra la folla per aiutare Gesù a portare la croce. Accanto a lui un gruppo di santi, che come Cristo hanno l'aureola: il giovane evangelista Giovanni, che sostiene la Vergine Maria, vestita di blu, nel gruppo delle pie donne (che comprende anche Maria Salomé, madre di Giovanni e Giacomo, cugini di Gesù) e Maria Maddalena, l'unica a non essere velata, che porta un vaso di unguenti per imbalsamare il corpo. La testa che si trova tra la Maddalena e Nicodemo sembra sovrapporsi sulla composizione, e potrebbe essere un ritratto dell'artista.
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Cycle du Lancelot-Graal : I. L'Histoire du Saint Graal
Manoscritto in 4 vol. realizzato per Jacques d'Armagnac, duca di Nemours. Scriptorium di Evrard d'Espinques. France centrale (Ahun), verso il 1475. BnF, Manuscrits, Français 113 fol. 21
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La comunione Dopo l'incoronazione di Iosefo, figlio di Giuseppe, Dio spiega al giovane diventato vescovo gli attributi simbolici dei quali è rivestito. Iosefo si prenderà cura delle anime dei suoi compagni mentre Giuseppe si occuperà degli affari materiali. Iosefo celebra nell'arca, mentre la consacrazione del Corpo di Cristo attraverso un rituale in cui il pane eucaristico e il vino sono letteralmente trasformati in carne e sangue di un bambino piccolo. Tre angeli che reggono la patena, il calice e il piatto che dovranno quindi servire per la santa comunione, all’esterno dell'arca, di Giuseppe e dei suoi compagni. L'immagine mostra un angelo mentre serve la comunione a Giuseppe e ai suoi compagni in ginocchio davanti a lui, mentre altri angeli due tendono un panno bianco che porta la patena contenente le ostie. Il candore degli angeli e i paramenti della comunione mettono in evidenza il loro carattere puro e sacro suolo di fronte all'assemblea dei compagni di Giuseppe, che indossano abiti colorati. La scena si svolge fuori dell'arca, in un ambiente naturale, anche se si distingue un castello in lontananza. La miniatura semplifica gli elementi della scena eucaristica, poiché gli angeli non appaiono con il calice contenente il sangue di Cristo. La presenza degli angeli sottolinea il carattere meraviglioso dell’episodio che si concentra sulla comunione.
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16. Le fonti della leggenda
Allo stesso tempo, Merlino è il figlio del diavolo e il profeta che annuncia il Santo Graal. Ha il ruolo più importante nella ascesa al trono di Artù.
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Pace tra Artù e i baroni ribelli a Salesbières; battaglia di Garlot nella pianura di Salesbières
Histoire de Merlin Romanzo del XIII sec. Manoscritto copiato a Saint-Omer, verso il BnF, Manuscrit, Français 95 fol. 314v
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Pace tra Artù e i baroni ribelli a Salesbières; battaglia di Garlot nella pianura di Salesbières
Su consiglio di Merlino, i baroni ribelli accettano una tregua e si recano a Salisbury per formare con gli eserciti di Artù una coalizione in grado di resistere all'invasione sassone. Una volta lì, Merlino raccomanda loro non solo di fare la pace con Re Artù, ma anche di riconoscerlo come loro sovrano. Il re Lot, sconfitto in battaglia da suo figlio Gauvain che difende la causa reale, ha già fatto omaggio ad Artù, ma i suoi compagni si rifiutano. Nella piana di Salisbury, dove sono accampati i baroni ribelli, Merlino tenta invano di convincere i dodici re a rendere omaggio ad Artù. La coalizione dei re cristiani, tuttavia, ha tenuto e che devono affrontare i sassoni sotto il comando di Merlino.
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Consiglio dei diavoli; concepimento di Merlino
Histoire de Merlin Romanzo del XIII sec. Manoscritto copiato a Saint-Omer, verso il BnF, Manuscrit, Français 95 fol. 113v
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Consiglio dei diavoli; concepimento di Merlino
I demòni sono riuniti a concilio sull'opera redentrice di Cristo. Privati dalla venuta del Salvatore, decidono di vendicarsi a sua volta nel concepire un anticristo votato alla loro causa e in grado di usare i suoi poteri soprannaturali per dannare l'umanità. Prendendo esempio dall'incarnazione, mandano un demone che si unisca con la madre di Merlino, una giovane e pia donna, una notte in cui distratta dalla rabbia, ha dimenticato di farsi il segno della croce che protegge il diavolo. Ma il progetto infernale fallirà, perché il bambino concepito da questa unione, Merlino, deciderà di servire i piani di Dio. Nel registro superiore della miniatura, due gruppi di demoni discutono, rappresentati come esseri mostruosi, variopinti, che portano dei forconi, dotati di teste di animali, corna, zoccoli, coda e di teste multiple. Invocano il concepimento di un Merlino anticristo. Nel registro inferiore, un demone cornuto si unisce alla madre di Merlino, colta nel sonno. Le tende aperte dai due lati di un grande letto rappresentano l’intervento del male: il volto mostruoso del diavolo contrasta con il volto tranquillo della donna innocente che dorme.
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Artù e Merlin accolgono i re Ban e Bohort
Histoire de Merlin Romanzo dell’inizio del XIII sec. Manoscritto copiato a Parigi nel XIV sec. BnF, Manuscrit, Français 105 fol. 231 «Comment le roi Ban et le roi Bohort vinrent au roi Artù et comment le roi Artù les reçut avec grand plaisir en la cité de Logres»
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Battaglia di Carohaise: Merlino e Artù contro i Sassoni
Histoire de Merlin Romanzo del XIII sec. Manoscritto copiato a Saint-Omer, verso il BnF, Manuscrit, Français 95 fol. 190v Su consiglio di Merlino, re Artù si allea con il re Léodegan di Carmélide. Con i suoi compagni, lo aiuta a combattere contro i Sassoni nella battaglia di Carohaise. Merlino partecipa personalmente alla battaglia: portando il dragone magico come stendardo, guida la compagnia di Artù in soccorso di Léodegan attaccato dai giganti sassoni.
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17. Le fonti della leggenda
Il romanzo in prosa Dal 1215 è in prosa che si sviluppa la leggenda di re Artù attraverso il ciclo del Lancelot-Graal. La storia di Lancillotto e del suo amore per la regina Ginevra ne è parte importante. Suo figlio Galaad, il solo in grado di sedersi sul Siège périlleux della Tavola Rotonda, sarà iniziato ai misteri del Graal.
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Vita di Lancillotto Lancelot-Graal (Estoire, Merlin, Lancelot)
Parigi, inizio del XV sec. Provenienza: Giovanni senza Paura, duca di Borgogna; Philippe de Croy; Margherita d'Austria; marchese di Paulmy BnF, Arsenal, ms (p. 1)
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Vita di Lancillotto Questo manoscritto contiene le prime tre parti del Lancelot-Graal, le altre due si trovano in un secondo volume (ms. 3480). Si attribuisce l’illustrazione al Maître de la Cité des dames, al Maître des Clères femmes e ad un artista minore che François Avril identifica con il Maître del secondo Roman de la Rose del Duca di Berry. La prima pagina si apre con una miniatura a grandi riquadri, con quattro episodi della vita di Lancillotto, la sua nascita, la sua educazione ad opera di Viviane, la sua consacrazione a cavaliere, il sonno presso la Cappella del Santo Graal. Si tratta del manoscritto descritto nell'inventario redatto nel 1420 dopo la morte del duca di Borgogna, Giovanni senza paura. Grazie ad una lettera del duca del 21 febbraio 1407, sappiamo che è stato pagato 300 scudi d'oro a Jacques Raponda, il suo fornitore tradizionale. Acquistato da Margherita d'Austria nel 1511, venne riunito alla Biblioteca di Borgogna a Bruxelles nel 1559, alla morte di Maria d'Ungheria, che lo aveva ereditato.
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Lancillotto sulla carretta del disonore
Lancelot-Graal Provenienza: venduto a Jean, Duca di Berry, nel 1405; Jacques V d'Armagnac; nella Biblioteca del re, sotto Francesco I BnF, Manuscrits, français 119 [série français ] (f. 312 v°)
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Lancillotto sulla carretta del disonore
Questo manoscritto, terzo volume del ciclo completo del Lancelot-Graal, apparteneva al duca Jean de Berry. Il manoscritto, originariamente miniato dal Maître des Cleres femmes, fu fatto ridipingere in uno stile più moderno dal duca di Nemours, Jacques V d'Armagnac, quando lo ereditò. La miniatura che mostra Lancillotto sulla carretta dell’infamia appartiene al primo stile, contemporaneo di Jean de Berry. L'episodio proviene direttamente dal Lancillotto di Chrétien de Troyes, dal quale ha preso il titolo di «cavaliere della carretta». Il giorno dell'Ascensione, il crudele cavaliere Meleagant, figlio del re di Gorre, Bademagu, sfida Re Artù a Camelot: richiede la Regina Ginevra come ostaggio in cambio dei sudditi di Artù che sta tenendo prigionieri. In assenza di Lancillotto, che ha lasciato la corte in segreto, è il siniscalco Keu, che accetta la sfida, ma resta sconfitto. Lancillotto arriva in tempo per combattere a sua volta, ma il suo cavallo viene abbattuto dai rapitori, che fuggono con Ginevra. Cercando di inseguirli a piedi, Lancillotto incontra una carretta dell’infamia, guidata da un nano. Che offre a Lancillotto di salire e andare a prendere con lui la regina. Dopo aver esitato due passi, Lancilotto sale sulla carretta della vergogna. Gauvain (riconoscibile per le sue arme con testa d’aquila bicefala), che è arrivato nel frattempo con un cavallo di soccorso, lo supplica invano di scendere. Inizia, allora, un viaggio estenuante, sotto gli insulti e i lanci di fango. Lancillotto riuscirà a liberare Ginevra solo al termine delle sue lunghe avventure. In Chretien de Troyes, Ginevra rimprovera Lancillotto di aver esitato prima di salire sul carro. Nel Lancelot en prose, la gelosia della regina ha un altro motivo: Lancillotto ha lasciato la corte senza il suo permesso.
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18. Le fonti della leggenda
Il romanzo in prosa L'ultima storia del ciclo di Lancillotto in prosa, dedicato alla morte del re, racconta la fine del regno, precipitato per la scoperta dell'amore adultero tra Lancillotto e Ginevra, lo scontro tra i cavalieri: Artù viene ucciso da Mordred, suo figlio illegittimo e Gauvain muore in combattimento contro Lancillotto .
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Inizio della Mort Artu Lancelot-Graal con interpolazioni della Bibbia in francese, dei sermoni di Maurice de Sully, del Roman de Troie e dei Faits des Romains. Francia, verso il 1300 Provenienza: Antoney de Racygnano (XIV sec.); biblioteca di sir Thomas Phillipps; acquistato da Martin Bodmer nel 1946 Cologny, Fondation Martin Bodmer, ms. 147 (f. 344)
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Inizio della Mort Artu Questo manoscritto riproduce il ciclo Lancelot-Graal, ad eccezione del Lancillotto in prosa propriamente detto. Il primo copista ha esteso la sua materia interpolando estratti biblici e sermoni di Maurice de Sully in francese, mettendo in bocca a Merlino una versione isolata del Roman de Troie in prosa e i Faits des Romains. Queste aggiunte arrischiscono la lettura dei romanzi. Come il famoso manoscritto BnF fr introduce le opere di Chrétien de Troyes nel ciclo di Troia, Enea, Brut, inscrivendo così le avventure cavalleresche nella scia del mondo antico, così il manoscritto della collezione Bodmer invita a leggere la storia del Graal fino al combattimento finale tra Artù e suo figlio Mordred, alla luce della distruzione di Troia e della vita di Cesare. I libri dei Maccabei e Judith o i passaggi della Genesi e del Vangelo sono a loro volta legittimati dal soggetto dell’Estoire, che racconta come Giuseppe d'Arimatea raccolse il sangue di Cristo nella Coppa del Graal: la loro presenza rafforza il parallelismo tra i racconti arturiani e quelli biblici. La miniatura che apre la Mort Artu è accompagnata da un bordo decorato con uccelli, animali terrestri e ibridi.Una di queste figure impugna una spada e uno scudo, come per partecipare alla battaglia che si svolge nel registro inferiore della miniatura. La parte superiore mostra Bors, l'unico a sopravvivere dei tre eroi della ricerca del Santo Graal, tornando alla corte, dove il re Artù l’attende con i suoi baroni.
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19. Le fonti della leggenda
Il romanzo in prosa Materia esplosa, trasformata, ricostruita lungo un tempo molto lungo a seconda delle opere e degli autori, il mito arturiano incarna la nascita della letteratura in lingua francese, lingua romanza, in versi, in un primo momento, poi in prosa.
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Galaad sul Siège Périlleux
La Quête du Saint Graal Romanzo del XIII sec. Francia centrale, tra il 1466 e il 1470 BnF, Manuscrits, Français 112 (3) fol. 3v «Comment messire galaat vint le jour de pentecoste à camelot et s'assit au siege perilleux où nul ne s'estoit encore assis pour les grans dangiers qui y estoient que nul depuis que la table ronde fut levee nul ne s'i assit qu'il n'en fut mort ou durement navre de son corps comme il advint à mains chevaliers.»
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Apparizione del Graal ai cavalieri della Tavola rotonda
Compilation Artùienne di Micheau Gonnot Francia centrale, tra il 1466 e il 1470 Provenienza: Jacques d'Armagnac, duca di Nemours, le cui arme raschiate (f. 1) sono state sostituite da quelle della famiglia Montejehan BnF, Manuscrits, français 112 (vol. 3, f. 5)
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Apparizione del Graal ai cavalieri della Tavola rotonda
Dipinta nell’entourage di Évrard d'Espinques, questo volume della compilazione arturiana realizzato da Micheau Gonnot per Giacomo V d'Armagnac è riccamente illustrata. Si apre con la ricerca del Graal. L'inizio della storia, rievocando l'arrivo di Galaad alla corte di Artù, è sintetizzato dai quattro riquadri del frontespizio e da tre miniature. Si continua nel foglio 5 con una grande composizione dedicata all’evento soprannaturale che si verifica a Camelot, la notte della festa di Pentecoste, e sarà il punto di partenza della Quête. Dopo il vespro, durante la cena, il re e i suoi cavalieri mentre si trovano a tavola, sono sorpresi dal suono di un tuono e da una luce celeste che invade la stanza nello stesso momento in cui appare il Santo Graal, rappresentato qui nella forma di un calice portato da due angeli. La leggenda spiega che il vaso prezioso, simbolo dell'Eucaristia, passa davanti a ogni ospite per servire un cibo sostanzioso e abbondante. L'artista ha designato i convitati con iscrizioni in caratteri d'oro. Confondendo Galaad con suo padre, Lancillotto, egli ha erroneamente scritto il nome di quest'ultimo sul Siège périlleux sormontato da un baldacchino, dove solo un cavaliere perfetto destinato «a portare a termine le avventure del Graal» potrebbe sedere tranquillamente: quella mattina, l'eremita Nascieno vi aveva posto Galaad, designandolo così come l'eroe della Quête (f. 3v).
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Apparizione del Graal ai cavalieri della Tavola rotonda
La Quête du Saint Graal Romanzo del XIII sec. Manoscritto copiato ad Ahun, nello scriptorium di Evrard d'Espingues, verso il 1470 BnF, Manuscrits, français 116 fol. 610v
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Apparizione del Graal ai cavalieri della Tavola rotonda
Dopo il combattimento organizzato da Artù per mettere alla prova il valore di Galaad, i cavalieri si riuniscono nella sala e prendono posto presso la Tavola Rotonda. Assistono, allora, al meraviglioso servizio del Graal: «I compagni della cavalleria andarono a sedersi ciascuno al posto che avevano occupato la mattina. Quando si furono tutti seduti in silenzio, si udì un tuono così grande e meraviglioso che essi credettero che il palazzo fosse sul punto di crollare. Improvvisamente entrò nella sala un raggio di sole, che produsse una luce cento volte maggiore di prima. E tutti coloro che si trovavano lì, furono illuminati dalla grazia dello Spirito Santo e, gli uni con gli altri, cominciarono a guardarsi in viso, perché non sapevano da dove provenisse questo chiarore. E nessuno poteva dire una sola parola: giovani e anziani erano ammutoliti. E dopo essere rimasti così, per molto tempo, senza poter pronunciare una parola, a guardarsi come bestie mute, ecco che entrò nella stanza il Santo Graal, coperto da un samito bianco, ma nessuno poteva vedere chi lo portasse: entrò attraverso la porta principale del palazzo. Appena entrato, la stanza si riempì di meravigliosi aromi, come se tutte le spezie del mondo vi fossero penetrate e vi si fossero diffuse. Il Graal attraversò la stanza, da una parte all’altra, e quando passò davanti ai tavoli, quelli si riempirono immediatamente, davanti a ogni seggio, del nutrimento che ciascuno desiderava. Tutti vennero serviti e il Santo Graal scomparve così in fretta che essi non seppero che cosa ne fosse stato. I cavalieri che prima non riuscivano a profferire parola, riuscirono poi a parlare e benedissero il Signore di aver loro concesso un tale privilegio e un tale onore, nell’averli colmati della grazia del Santo Graal. Ma il re Artù era il più allegro e più felice di tutti, perché Dio gli aveva concesso più grazia che ad ogni altro prima di lui.»
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Apparizione del Graal ai cavalieri della Tavola rotonda 2
Il Graal, circondato da un arcobaleno e sorretto da due angeli dello stesso colore oro, diffonde la sua luce al centro della Tavola Rotonda. Essa comprende sedici cavalieri, presieduta da Galaad, che prega, in piedi, circondato da Perceval, Artù, Hélias, Tristan, Keu, Baudemagu, Ydier, Caradoc, Rion, Etor, Lionel, Gauvain, Bohort e Lancillotto, i cui nomi sono scritti in lettere d'oro sul retro del loro sedile o sopra le loro teste.
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