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PubblicatoAngela Poggi Modificato 9 anni fa
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Quaderni di un altro millennio Testi: Carlo Congia Musica: Paolo Congia
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Per tutto il giorno ho trattenuto questa dolcezza, come uno splendido uccello stordito raccolto per strada raccolto per strada e rinchiuso dietro sbarre di vetro perché ristori le forze. Ora è notte e già vola alto verso l’abbraccio del cielo, accompagnato da uno spicchio di luna. L’uccello, fermo in aria, canta. Ma forse io solo quaggiù, a metà strada fra selciato ed empireo, posso sentirne il lamento. Notturno 13
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Illividito guardo l’infinito ripetersi delle partenze e degli arrivi: puri nomi si succedono l’un l’altro come grani di un rosario, ignari forse del destino che li stringe accanto. Forse mi sveglierò in tempo per scordare, forse partirò lontano, oppure arriverò, ma senza nessuno ad aspettarmi, da un lontano qualunque. Già il marciapiede si ricopre d’ombre e una pioggia tenue lo imbrillanta. Forse mi sveglierò in tempo per scordare d’aver dormito per interi secoli. Binario 5
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Striduli di gocce verranno i giorni le partenze rimandate, gli occhi che non riconoscerai più miei che non conoscerò più tuoi Appena mille anni da sprecare mille inverni bicchieri vuoti da cui bere entusiastici annunci di palingenesi future. E la ruota secca del girasole volta dove l’ultimo respiro di linfa lo ha lasciato in abbandono Striduli di gocce
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T’ho rivista ma non eri tu mi guardavi come si guarda un gatto dietro le ruote di una macchina il giocattolo di stoffa di un bambino un fiorellino secco premuto dentro un libro polveroso Ho sorriso Hai sorriso Ma non eri tu. T’ho rivista
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