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PubblicatoAlbino Bartolini Modificato 9 anni fa
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Analisi dei bisogni e risorse del beneficiario della mediazione
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Perché un essere umano lascia il proprio paese?
Per prima cosa il mediatore culturale deve sapere interpretare le esigenze ed i bisogni dell’immigrato relativamente allo specifico percorso e progetto migratorio.
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Le motivazioni che spingono le persone a lasciare la propria terra d’origine sono disparate e possono dipendere da fattori più o meno importanti, dunque non possono essere considerate dettagli da parte del mediatore.
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Ad esempio rifugiati ed immigrati non sono la stessa cosa
Ad esempio rifugiati ed immigrati non sono la stessa cosa. L’immigrato è una persona che lascia il proprio paese alla ricerca di una condizione di vita migliore, ma non è minacciato da alcun pericolo, il rifugiato è una persona che fugge da un pericolo di vita immediato, causato da catastrofi naturali e guerre o che scappa da un regime politico insopportabile, che minaccia i più elementari diritti umani.
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Differenza tra immigrati clandestini e immigrati irregolari
Sono clandestini gli stranieri entrati in Italia senza regolare visto di ingresso Sono irregolari gli stranieri che hanno perduto i requisiti necessari per la permanenza sul territorio nazionale (es: permesso di soggiorno scaduto e non rinnovato), di cui erano però in possesso all’ingresso in Italia.
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Questi esempi dimostrano come sia molto importante utilizzare termini appropriati per definire ogni singolo caso; la confusione è molta anche tra gli addetti ai lavori dunque è estremamente necessario fare dei distinguo ed analizzare caso per caso.
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Il mediatore culturale deve conoscere bene i fenomeni e le dinamiche storiche dei processi migratori, inoltre deve continuamente aggiornarsi sui cambiamenti degli equilibri socio- politici nelle aree interessate
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E’ importante che il mediatore riesca sempre ad identificare e distinguere eventuali disagi dovuti alla dimensione vissuta di migrante, alla scarsa padronanza linguistica, anche del proprio idioma-madre
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Anche per questo motivo il mediatore culturale deve tenere bene a mente gli elementi di geografia umana delle popolazioni.
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La geografia umana, chiamata anche geografia antropica o antropogeografia, è la scienza dedicata all'analisi della distribuzione, della localizzazione e dell'organizzazione spaziale dei fatti umani. Tale scienza è composta da un aspetto sincronico, ovvero l'analisi degli assetti organizzativi umani presenti nel mondo in un determinato periodo, e da un aspetto diacronico, ovvero l'analisi dei processi che nel corso del tempo hanno condotto alla formazione di tali assetti.
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Al mediatore spetta anche il non sempre facile ruolo di riconoscere le caratteristiche culturali, personali e professionali dell’immigrato, quali risorse da valorizzare nei diversi contesti di riferimento
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Un mediatore deve anche analizzare attentamente tutte le caratteristiche della presenza di immigrati nel territorio di riferimento, capire ad esempio il perché della presenza maggiore di una determinata etnia in un dato territorio.
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Esempi: l’immigrazione senegalese
In Senegal, così come in molti paesi africani, la migrazione appare essenzialmente come una necessità, se non addirittura una vera e propria strategia. Oggi tutti i gruppi etnici costituenti la società senegalese partecipano alla migrazione, cosa che non avveniva in passato. C’erano infatti gruppi etnici specializzati nella migrazione interna e altri specializzati nella migrazione internazionale. La partecipazione alla migrazione internazionale di gruppi etnici come quello wolof, che storicamente non emigrava sul piano internazionale, è legato essenzialmente alla crisi economica degli anni ’80. Questo cambiamento è da considerarsi un’evoluzione drammatica per il Senegal perché il paese, e Dakar in particolare, hanno avuto da sempre una storia di accoglienza dei migranti africani. Al contrario i senegalesi si spostavano raramente.
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In genere i senegalesi non si recano mai in luoghi dove non hanno alcun connazionale di propria conoscenza. E’ da sottolineare l’importanza data dalla cultura senegalese ai rapporti di cuginanza. Per quel che riguarda la migrazione senegalese si nota la tendenza progressiva dei migranti a ritornare in patria per vacanze prolungate, una forma di risposta, la loro, di fronte alla crisi economica, preferendo ritornare nel proprio paese, piuttosto che restare in Francia, in Italia, o in Spagna e spendere i propri risparmi.
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L’immigrazione ucraina
L’immigrazione ucraina in Italia risale agli anni ’90 del secolo scorso e diventa significativa in concomitanza con la caduta dell’Unione Sovietica. Se Russia, Portogallo e Spagna, paesi a più elevata richiesta di manodopera maschile, sono diventate per lo più meta dell’emigrazione maschile ucraina, Grecia e Italia lo sono diventate principalmente per quella femminile. Dal momento che in Italia le donne ucraine hanno trovato largo impiego nei servizi alle famiglie, come domestiche o assistenti per la cura delle persone anziane, si capisce bene il perché quella ucraina sia stata definita – con una locuzione poco felice – come l’emigrazione del “popolo delle badanti”.
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Secondo gli archivi del Ministero dell’Interno rivisti dall’Istat, al 1° gennaio 2013 gli ucraini titolari di un permesso di soggiorno sono, in Italia, , il 6,0% di tutti i non comunitari regolarmente presenti nel paese, di cui rappresentano così la quarta collettività più numerosa. Tra di essi le donne incidono per il 79,8%, una quota decisamente più alta della media che si rileva tra tutti gli stranieri soggiornanti (49,3%). È sicuramente questo il primo e principale tratto distintivo della collettività ucraina in Italia. Il secondo dato che caratterizza la migrazione ucraina rispetto all’immagine più standardizzata del migrante è l’età piuttosto matura delle donne che ne sono protagoniste. Tra gli ucraini soggiornanti in Italia, infatti, è estremamente bassa la percentuale di minorenni (9,2% a fronte del 24,1% tra tutti i non comunitari), come pure risulta inferiore alla media la fascia di età tra i 18 e i 39 anni, mentre è decisamente più alta la quota di persone dai 45 anni in su.
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Un altro compito essenziale del mediatore è quello di tradurre bisogni e risorse proprie dell’individuo nei vari programmi di intervento. Certamente sarà importante conoscere le tecniche di progettazione di un intervento;
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Elementi di storia delle religioni
Elementi culturali e sociali del paese di appartenenza della persona immigrata Elementi politici
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Straniero, se passando m'incontri e vorresti parlarmi, perché non dovresti parlarmi? E perché non dovrei io parlare a te? (Walt Whitman)
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