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La parola scritta. Analisi chimica degli inchiostri nei testi antichi Dott. Maurizio Aceto Università del Piemonte Orientale Sede di Alessandria.

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1 La parola scritta. Analisi chimica degli inchiostri nei testi antichi Dott. Maurizio Aceto Università del Piemonte Orientale Sede di Alessandria

2 L’inchiostro L'inchiostro è un fluido colorato usato per la scrittura e per il disegno. Si utilizza da almeno tre millenni per la compilazione di testi e per alcune tecniche pittoriche Oltre alla necessità tecnica di disporre di un mezzo per la scrittura, l'invenzione dell'inchiostro risponde all'esigenza di supportare con un mezzo di semplice utilizzo l'arte della calligrafia o bella scrittura, dal greco kalòs, bello e graphein, scrivere. Mentre in antichità si usava incidere il testo su lapidi, tavolette di argilla o di cera, supporti decisamente scomodi, l’introduzione dell’inchiostro nel 2500 a.C. rappresenta senza dubbio un’evoluzione nella scrittura. Presso molte culture la calligrafia è diventata poi, ed è tuttora, un'arte importantissima

3 L’arte calligrafica nell'Islam Nell'Islam la calligrafia era arte sacra per eccellenza in quanto aveva lo scopo di comunicare la Parola di Allah e gode di riferimenti al Sacro Corano. Essendo proibita dal Corano la rappresentazione realistica di esseri animati, l'arte pittorica e scultoria furono scarsamente praticate. Perciò il calligrafo godeva di una posizione d'onore e di dignità al di sopra dal pittore. I libri arabi di storia e di letteratura ci hanno tramandato i nomi di diversi calligrafi mentre rimangono in silenzio nel caso di pittori o artigiani A destra è mostrato il nome Muhammed (Maometto)

4 L’arte calligrafica in Cina La calligrafia in Cina è stata favorita dalla scrittura ideografica, ricca di bellezza estetica, e dall'uso del pennello per scrivere, con cui si è sempre sottolineata l'affinità della scrittura all'arte pittorica. In Cina la calligrafia era uno dei criteri di scelta dei funzionari. Ancora oggi l’arte del bello scrivere è molto popolare: in Cina si dice che il pennello, l'inchiostro, la carta e il calamaio, che costituiscono gli strumenti della calligrafia, sono chiamati i quattro tesori della sala del letterato In antichità l’inchiostro cinese era venduto sotto forma di stick o tavolette solide. Prima dell’uso le forme erano macinate sul calamaio (o inkstone) e miscelato con l’acqua. I calamai erano in pietra o ceramica, spesso decorati con simboli elaborati o con frasi letterarie. Sia gli antichi calamai, sia gli sticks di inchiostro grezzo sono attualmente oggetti da collezionismo. Molti pezzi risalenti alle dinastie Sung, Yuan e Ming vengono battuti all’asta a prezzi elevatissimi Molti testi antichi cinesi descrivono le ricette per preparare l’inchiostro, l’uso dei calamai e le regole per la calligrafia

5 L’importanza dello scriba S. Giovanni scrive il Libro della Rivelazione mentre il Diavolo tenta di sottrarre all’Evangelista le sue penne ed il calamaio portatile così da impedirgli di terminare la stesura dell’ultimo libro della Bibbia. Rouen, Libro delle ore, ca. 1480

6 Il termine inchiostro Il termine deriva dal latino encaustum che significa bruciare dentro o sopra, dal momento che i composti tanninici presenti fra gli ingredienti hanno la proprietà di corrodere la superficie sulla quale si scrive La storia dell’inchiostro, a differenza di quella dei pigmenti, non è molto ricca di dati. Non ci sono stati molti sviluppi tecnici, benchè in antichità l'arte della calligrafia fosse già molto in voga. Non aiuta nemmeno il fatto che buona parte delle formule ideate dagli scribi e dagli stampatori venissero tenute segrete Mentre le illustrazioni erano composte con una tavolozza spesso molto varia, il testo era invece limitato a poche alternative (a parte le iniziali che hanno la stessa valenza artistica delle miniature): nero e rosso, più raramente verde, blu o altre tinte, compresi i metalli puri

7 Usi dell’inchiostro L’inchiostro è stato impiegato nei secoli sia per scrivere, sia per disegnare. Nei manoscritti antichi erano spesso inserite figure a scopo decorativo, realizzate con lo stesso inchiostro impiegato per la scrittura. Si trattava di abbellimenti o scenette fantasiose Nella figura è riportata una pagina dal Vercelli Book, manoscritto in lingua anglosassone risalente al X secolo, conservato presso il Museo del Duomo di Vercelli. Non si tratta di un manoscritto illuminato, in quanto non sono presenti miniature, ma tra le sue pagine sono presenti numerosi disegni eseguiti con inchiostro nero-marrone, generalmente con motivi floreali

8 L’invenzione dell’inchiostro In tutto il corso della storia, gli inchiostri sono composti da: una sostanza pigmentata (es. nero di carbone, cinabro) una sostanza pigmentata (es. nero di carbone, cinabro) un veicolo (acqua) un veicolo (acqua) un solvente (l’acqua stessa, olio) un solvente (l’acqua stessa, olio) additivi (colla, gomma arabica, zucchero) additivi (colla, gomma arabica, zucchero) Il primo inchiostro propriamente detto, cioè usato per la scrittura, è il nero. Si ritiene che i primi inchiostri neri siano stati sviluppati in maniera indipendente dalle culture egiziana e cinese verso il 2500 a.C.; la formulazione primitiva era costituita da residui carboniosi ottenuti bruciando oli. Il residuo veniva poi miscelato con resina ed acqua formando una soluzione colloidale. Si tratta va quindi di materiale poco omogeneo, a base di carbonio, idrocarburi incombusti ed eventuale cenere. Questo schema di base si è mantenuto per molti secoli, fino alla scoperta dell’inchiostro metallo-gallato

9 L’inchiostro cinese Attorno al 400 d.C. un cinese di nome Wei-Tang elaborò una formula composta da materie prime carboniose, analoghe quindi a quelle in uso fino a quel momento, ma ottenute con un sistema diverso: mentre in precedenza venivano usati direttamente i residui degli oli bruciati, Wei-Tang bruciava gli oli sotto ad un imbuto che convogliava il fumo verso una copertura, sulla quale il fumo stesso condensava. Dalla copertura veniva quindi spazzolata via la fuliggine che era poi miscelata con colla, preparata da corna o pelli animali (entrambi materiali proteici). La sostanza ottenuta veniva utilizzata per una sorta di stampa xilografica oppure impastata a formare bastoncini per scrivere, sorta di matite. Questo tipo di inchiostro, usato largamente in Oriente per oltre mille anni, veniva esportato in Occidente con il nome di inchiostro indiano o inchiostro di china. Secondo i trattati cinesi, il miglior nerofumo era quello prodotto dalla combustione di oli e resine vegetali, soprattutto da specie selezionate di pini. La colla di migliore qualità, per la sua purezza, era considerata quella ricavata dalle corna di cervo L’inchiostro ricavato dalla fuliggine era abbastanza caro in quanto di preparazione laboriosa. Nel X secolo fu introdotto un procedimento più semplice per sfruttare la fuliggine dalle lampade a olio, riducendo i costi e incrementando la disponibilità L’inchiostro cinese aveva una stabilità notevole alla luce e al tempo, molto superiore rispetto agli inchiostri in uso in Europa. Dipinti antichi e testi scritti mantengono ancora la loro elasticità dopo secoli

10 L’atramentum Mentre dalla Cina arrivava l’inchiostro omonimo, nell’area mediterranea era in uso un inchiostro di composizione simile ma di qualità inferiore. Con il termine atramentum, citato ad esempio da Plinio il Vecchio, i Romani indicavano ogni liquido scuro preparato artificialmente, per scopi vari atramentum librarium, usato come inchiostro per scrivere, a base di fuliggine da resine bruciate da pino o sostanze bituminose, usato, come dice Plinio, ad volumina scribendaatramentum librarium, usato come inchiostro per scrivere, a base di fuliggine da resine bruciate da pino o sostanze bituminose, usato, come dice Plinio, ad volumina scribenda atramentum sutorium o nero dei calzolai: solfato di rame pentaidrato (CuSO 4 ·5H 2 O) o di ferro, addizionato di estratto di galla, usato principalmennte dai calzolai per la tintura della pelle. Si tratta in pratica dello stesso preparato in uso come inchiostro nel Medioevo, ma Plinio non dice esplicitamente che fosse usato per la scritturaatramentum sutorium o nero dei calzolai: solfato di rame pentaidrato (CuSO 4 ·5H 2 O) o di ferro, addizionato di estratto di galla, usato principalmennte dai calzolai per la tintura della pelle. Si tratta in pratica dello stesso preparato in uso come inchiostro nel Medioevo, ma Plinio non dice esplicitamente che fosse usato per la scrittura atramentum tectorium o pictorium, usato dai pittori, sempre a base carboniosaatramentum tectorium o pictorium, usato dai pittori, sempre a base carboniosa Un altro inchiostro in uso a Roma e in Grecia era il seppia, di colore nero-marrone, ricavato dalle secrezioni della Sepia officinalis o altri cefalopodi. Chiamato inizialmente inchiostro indiano, poi il termine diventa sinonimo di inchiostro cinese. Il componente base è la melanina, una sostanza complessa di struttura indolica

11 Gli inchiostri antichi erano molto duraturi, spessi e unti, simili a quelli moderni per stampante. Un calamaio trovato ad Ercolano conteneva inchiostro ancora usabile Nell’antica Roma si usavano spesso calamai doppi (dx), con un comparto per l’inchiostro nero e uno per l’inchiostro rosso Nella figura sottostante è riportato un frammento dal Papiro di Ercolano

12 Riassumendo… Gli inchiostri a base di carbone sono descritti in tutte le ricette medievali fino al XII secolo. Possiamo riassumerli quindi così: inchiostri a base di residui dalla combustione di ossa, avorio, carboni naturali, resine, gas naturale, olio (carbon black): sono polveri fini nere con impurezze minerali e idrocarburi incombusti che impartiscono tinte bluastre, rossastre o marroni. Molto stabili alla luce, ad acidi e basi. Potere coprente ottimoinchiostri a base di residui dalla combustione di ossa, avorio, carboni naturali, resine, gas naturale, olio (carbon black): sono polveri fini nere con impurezze minerali e idrocarburi incombusti che impartiscono tinte bluastre, rossastre o marroni. Molto stabili alla luce, ad acidi e basi. Potere coprente ottimo inchiostri a base di residui di fumo (lampblack) da grassi bruciati, oli, resine, catrame: di colore nero-blu, molto stabili, inattaccati da luce, acidi e basiinchiostri a base di residui di fumo (lampblack) da grassi bruciati, oli, resine, catrame: di colore nero-blu, molto stabili, inattaccati da luce, acidi e basi

13 Inchiostro metallo-gallato L’inchiostro metallo-gallato è senza dubbio il più importante nella storia occidentale, usato tra gli altri da Leonardo da Vinci, Bach, Rembrandt e Van Gogh, indirettamente citato anche da Plinio il Vecchio (I secolo d.C.). Dal XV secolo il metallo-gallato diventa popolare anche nell’arte del disegno, favorito dall’uso che ne fanno Rembrandt, Guercino e Lorrain. Il suo uso è poi limitato, a partire dal XIX secolo, per via dell’introduzione di inchiostri sintetici a base di anilina, ma va notato che era ancora ufficialmente utilizzato dal Governo Tedesco sino al 1973 Questo inchiostro è in uso forse dal III secolo d.C. ma probabilmente conosciuto anche prima; una delle prime ricette per la sintesi è forse quella riportata da Marziano Capella, vissuto a Cartagine nel V secolo d.C.: nella sua opera Le nozze di Filologia e Mercurio egli descrive una gallarum gummeosque commixtio da usare come inchiostro per scrivere. La testimonianza più antica della sua presenza si ha nel Codex Vercellensis, un Vangelo del IV secolo d.C. conservato a Vercelli presso il Museo del Tesoro del Duomo. Dal XII secolo in avanti diventa l’unico inchiostro per i manoscritti medievali

14 To make hynke take galles and coporos or vitrial (quod idem est) and gumme, of everyche a quartryn oper helf quartryn, and a halfe quartryn of galles more; and breke ye galles a ij. oyer a iij. and put ham togedere everyche on in a pot and stere hyt ofte; and wythinne ij. wykys after ze mow wryte yerwyp. Yf ze have a quartryn of everyche, take a quarte of watyr; yf halfe a quartryn of everyche, yan take half a quarte of watyr Segreteria Reale Britannica, fine XV secolo

15 Per preparare l’inchiostro metallo-gallato si impiegavano le galle, formazioni tumorali rotonde che crescono sulle foglie e sui rametti di numerose piante, in risposta all’aggressione da parte di insetti: ciò provoca la formazione di strati contenenti tannini, composti organici a base fenolica, e in particolare acido gallotannico. Mescolando la noce di galla con acqua si libera acido gallico che, in presenza di solfato di ferro(II) o vetriolo, genera un precipitato marrone scuro. Addizionando poi gomma arabica come agente disperdente, il risultato finale è una sospensione utilizzabile per la scrittura: l’inchiostro metallo-gallato, appunto; il colore nero risulta dall'ossidazione del ferro Noci di galla (acido gallico) Vetriolo (FeSO 4 ·7H 2 O) …aria (O 2 ) Inchiostro metallo-gallato

16 Formazione dell’inchiostro La reazione chimica tra tannino e sali di ferro era nota sino dall'antichità. Plinio il Vecchio descrive un esperimento nel quale bagna con una soluzione di sali di ferro un papiro precedentemente impregnato di una soluzione di tannini, ottenendo l'immediato annerimento del papiro

17 Note tecnico-storiche Le ricette medievali per la preparazione dell’inchiostro metallo-gallato erano innumerevoli. Le varianti potevano riguardare uno qualunque dei quattro componenti di base: le galle: in natura esistono molte fonti di sostanze tanniniche, ma soltanto le galle hanno tannini idrolizzabili, che possono quindi combinarsi con gli ioni metallici. Le migliori galle erano considerate quelle cresciute sulla quercia; di particolare pregio erano le galle di Aleppo, in Siria le galle: in natura esistono molte fonti di sostanze tanniniche, ma soltanto le galle hanno tannini idrolizzabili, che possono quindi combinarsi con gli ioni metallici. Le migliori galle erano considerate quelle cresciute sulla quercia; di particolare pregio erano le galle di Aleppo, in Siria il vetriolo era a base di ferro, rame o zinco, eventualmente in miscela. Nelle ricette medievali è chiamato copperas, sal martis, vitriolum commune, vitriolum romanorum e vitriolum cyprinum (solfato di rame). Il vetriolo si otteneva da miniere diverse; una sorgente importante si trovava presso la città di Goslar, in Germania il vetriolo era a base di ferro, rame o zinco, eventualmente in miscela. Nelle ricette medievali è chiamato copperas, sal martis, vitriolum commune, vitriolum romanorum e vitriolum cyprinum (solfato di rame). Il vetriolo si otteneva da miniere diverse; una sorgente importante si trovava presso la città di Goslar, in Germania il mezzo disperdente poteva essere semplicemente acqua, oppure fluidi acquosi come vino, birra o aceto il mezzo disperdente poteva essere semplicemente acqua, oppure fluidi acquosi come vino, birra o aceto il legante è gomma arabica, addizionato per rallentare la precipitazione del complesso ferro-acido gallico; in alternativa si usano resine il legante è gomma arabica, addizionato per rallentare la precipitazione del complesso ferro-acido gallico; in alternativa si usano resine

18 Additivi Alcuni additivi per l’inchiostro metallo-gallato erano i seguenti: zucchero o miele per aumentare la brillantezza dell'inchiostro e rallentarne l'asciugaturazucchero o miele per aumentare la brillantezza dell'inchiostro e rallentarne l'asciugatura campeggio, colorante rosso per modificare il colore: introdotto dagli Spagnoli nel XVI secolo ma bandito dagli Inglesi nel XVII secolo perché fugace, poi reintrodotto perché con il mordente era più stabile. Il principiocampeggio, colorante rosso per modificare il colore: introdotto dagli Spagnoli nel XVI secolo ma bandito dagli Inglesi nel XVII secolo perché fugace, poi reintrodotto perché con il mordente era più stabile. Il principio colorante è l’ematossilina. Risulta di colore blu con mordente cromo o rame, violetto-blu con mordente alluminio o stagno, nero con mordente ferro altre sostanze aggiunte per modificare il colore potevano essere l’indaco e il nerofumo per scurirealtre sostanze aggiunte per modificare il colore potevano essere l’indaco e il nerofumo per scurire

19 Ricetta inglese Ricetta inglese del XIX secolo, Notare l’uso dello zucchero CompoundWeight Aleppo galls, in coarse powder 8 ounces Logwood chips 4 ounces Sulphate of iron 4 ounces Powdered gum-arabic 3 ounces Sulphate of copper 1 ounce Crystallized sugar 1 ounce

20 Utilizzo dell’inchiostro metallo-gallato Grazie alla sua solubilità nel mezzo, l’inchiostro metallo-gallato penetrava profondamente nella carta, diventando quasi indelebile. Una curiosa caratteristica delle preparazioni originali, appena fatte, è la loro particolare e chiarissima colorazione al momento dell'uso: appena applicato l'inchiostro è quasi illeggibile e comincia ad scurire dopo un paio di secondi, con l'esposizione all'ossigeno atmosferico (Fe 2+  Fe 3+ ). Questo costringeva a preparare l'inchiostro con un certo anticipo al fine di produrre in esso un parziale annerimento e permettere di leggere agevolmente quanto appena scritto. D'altra parte non era possibile aspettare troppo ad usarlo, perché l'ossidazione causava dei precipitati che riducevano la qualità dell'inchiostro Insomma era da preparare e usare con una certa destrezza. A volte, per ridurre i precipitati venivano aggiunti pigmenti colorati (rossi, blu, anilina, ecc.) ed acidi diversi (aceto, acido solforico, ecc.)

21 Gli scritti di Leonardo (nelle figure: Codice Atlantico) sono tra i più importati documenti prodotti con inchiostro metallo-gallato

22 Surrogati Un’alternativa alle noci di galla come fonte di tannini era il Punica granatum o melograno, frutto la cui scorza contiene circa il 10% di tannini. Si usano in particolare i frutti acerbi Teofilo nel De diversis artibus (libro I, capitolo XXXVIII) cita inoltre l’estratto di cespuglio di biancospino fatto macerare nel vino e addizionato di vetriolo

23 Problemi con l’inchiostro A differenza degli inchiostri a base carboniosa, l’inchiostro metallo- gallato esplica azione corrosiva nei confronti della carta e della pergamena. Molti disegni o scritti attualmente marroni erano originariamente neri, ed il mutamento di colore prelude al processo degenerativo. Il motivo è da collegarsi all’addizione di materie prime in eccesso, in mancanza di una ricetta ottimale Il meccanismo di corrosione inizia con l’imbrunimento del supporto, che in seguito diventa fragile, perdendo resistenza meccanica. Questi fenomeni sono dovuti a due fattori: la presenza di acido solforico libero, derivante dai vetrioli; esso ha azione disidratante e provoca idrolisi acida nella cellulosa la presenza di acido solforico libero, derivante dai vetrioli; esso ha azione disidratante e provoca idrolisi acida nella cellulosa ossidazione degradativa della cellulosa catalizzata dagli ioni Fe 2+ e Cu 2+ : gruppi C-OH sono ossidati a C=O ossidazione degradativa della cellulosa catalizzata dagli ioni Fe 2+ e Cu 2+ : gruppi C-OH sono ossidati a C=O

24 Inchiostro rosso il minio o rosso piombo (Pb 3 O 4 ), di valore commerciale inferiore il minio o rosso piombo (Pb 3 O 4 ), di valore commerciale inferiore il cinabro (HgS), di valore commerciale e simbolico superiore, ottenuto dal minerale omonimo oppure, dal secolo VIII, dalla sintesi con mercurio, zolfo e potassa il cinabro (HgS), di valore commerciale e simbolico superiore, ottenuto dal minerale omonimo oppure, dal secolo VIII, dalla sintesi con mercurio, zolfo e potassa l'ocra rossa, di scarso valore commerciale, ottenuto da depositi naturali l'ocra rossa, di scarso valore commerciale, ottenuto da depositi naturali inchiostri a base organica come il legno del Brasile o verzino, infuso in aceto e mischiata con gomma arabica, dall’estrazione con acqua bollente di piante Caesalpinia. La molecola responsabile del colore è la brasilina (sx) inchiostri a base organica come il legno del Brasile o verzino, infuso in aceto e mischiata con gomma arabica, dall’estrazione con acqua bollente di piante Caesalpinia. La molecola responsabile del colore è la brasilina (sx) L’inchiostro rosso era utilizzato per titoli, sottotitoli e rubriche nei manoscritti liturgici, e per i giorni marcati con lettere rosse nei Calendari. L’uso del colore rosso risale per lo meno al V secolo a.C. e fu praticato fino al XV secolo I composti utilizzati allo scopo potevano essere principalmente quattro:

25 Nei Rotoli del Mar Morto il testo rosso è scritto con cinabro Altri inchiostri colorati erano in verde (per addizione di malachite) o in blu (per lapislazzuli o azzurrite) ma il loro impiego era raro se non per disegnare iniziali

26 Crisografia L’uso dell’inchiostro a oro per la crisografia o scrittura con oro, risale almeno alla civiltà Greca, ma non è facile stabilire una cronologia precisa. La testimonianza più antica dell’uso è un documento ebraico del III secolo a.C. in cui si dice che le Leggi Ebraiche erano scritte su pelle con lettere in oro, mentre la ricetta più antica per la preparazione è contenuta nel Papiro X di Leida (III-IV secolo d.C.). Nei testi medievali, invece, l’uso dell’inchiostro a base di oro o di altri metalli è più che documentato: ne parlano, tra gli altri, Teofilo, gli autori del Manoscritto di Lucca (che riprende le ricette del Papiro X), del Manoscritto Bolognese e del De Arte Illuminandi Numerose sono anche le ricette per la preparazione di succedanei, ovvero per ottenere inchiostri di aspetto dorato ma non contenenti oro

27 L’applicazione della crisografia era destinata a produzioni di lusso; generalmente si trattava di testi composti su pergamene colorate con tinte porpora. Svetonio menziona un poema di Nerone scritto in oro; l’imperatore Massimino (235-238 d.C.) era noto per possedere un testo di Omero scritto in oro su porpora Se il tingere di porpora la pergamena migliorava la leggibilità, la ragione principale per l’uso della crisografia su porpora ha a che fare con l’associazione di questi materiali preziosi con la figura reale o imperiale

28 Le tecniche per ottenere la polvere d’oro per la crisografia erano complesse. Facendo un piccolo passo indietro si può grossolanamente suddividere le tecniche che fanno uso di oro (o altri metalli) in tre gruppi: le tecniche rivolte alla decorazione di superfici che utilizzano una lamina sottilissima applicata al supporto, la cosiddetta foglia d'orole tecniche rivolte alla decorazione di superfici che utilizzano una lamina sottilissima applicata al supporto, la cosiddetta foglia d'oro le tecniche rivolte alla decorazione di superfici che utilizzano oro in polvere nella doratura a conchiglia o shell gold in inglesele tecniche rivolte alla decorazione di superfici che utilizzano oro in polvere nella doratura a conchiglia o shell gold in inglese le tecniche di crisografia che impiegano oro in polvere disperso in un mezzo legante e usato come inchiostrole tecniche di crisografia che impiegano oro in polvere disperso in un mezzo legante e usato come inchiostro

29 Mentre l’oro in lamina, impiegato per creare la foglia d’oro, era ottenuto per martellamento, l’oro in polvere era difficile da ottenere per via dell’incredibile malleabilità del metallo, che si comporta come cera quando è sottoposto a martellamento, quindi ha scarsissima tendenza a frantumarsi. Perciò gli artigiani erano soliti macinare la fonte di oro (es. una moneta) in presenza di additivi quali miele, sale o sabbia che agivano a sfavore della malleabilità, sia esercitando azione abrasiva, sia intrappolando le particelle d’oro formatesi. In alternativa si poteva addizionare mercurio, metallo che ha notevole affinità per l’oro e i metalli nobili in genere: esso forma una lega chiamata amalgama che risulta più semplice da polverizzare La macinazione si effettuava all'interno di una conchiglia, pratica da cui deriva il nome di shell gold per il pigmento così ottenuto. La polvere, purificata dagli additivi per dilavamento o riscaldamento, era poi mescolata con gomma arabica e applicata sulle superfici mediante una penna o un pennello

30 Due esempi di crisografia: l'Evangeliario di Vaast (sx), manoscritto in stile Franco-Insulare risalente al IX secolo, conservato presso la Bibliothèque Municipale di Arras (Francia settentrionale) e il Canterbury Codex Aureus (dx), manoscritto dell'VIII secolo conservato presso la Royal Library di Stoccolma

31 Oltre alle numerose ricette per la preparazione dell’inchiostro in oro puro, erano altrettanto diffuse le ricette per la preparazione di succedanei dell’oro. Nel Papiro X di Leida sono riportate alcune ricette per eseguire scritture dorate, nelle quali non figura affatto l'oro autentico. Alcuni esempi: Ricetta 40 - Scrittura in lettere d'oro: polverizza l'arsenico (n.b. in realtà orpimento, cioè solfuro di arsenico giallo) con la gomma, poi con acqua di pozzo, poi scrivi"Ricetta 40 - Scrittura in lettere d'oro: polverizza l'arsenico (n.b. in realtà orpimento, cioè solfuro di arsenico giallo) con la gomma, poi con acqua di pozzo, poi scrivi" Ricetta 72 – Scrittura in oro, senza oro: orpimento mescolato a celidonia, resina pura, gomma arabica, bile di tartaruga fluviale, albume e zafferano di CiliciaRicetta 72 – Scrittura in oro, senza oro: orpimento mescolato a celidonia, resina pura, gomma arabica, bile di tartaruga fluviale, albume e zafferano di Cilicia

32 Oltre all’oro, anche l’argento, lo stagno, il rame, il bronzo e l’ottone erano a volte impiegati, con modalità di preparazione e applicazione simili. L’argento, in particolare, era impiegato per l’argirografia, equivalente alla crisografia, oppure per imitare l’oro se mescolato con zafferano oppure ricoperto con una velatura gialla a base di aloe Esempi di argirografia si hanno nei codici porpora, tra cui i già citati Codex Argenteus (IV secolo d.C.) e Vienna Genesis (VI secolo d.C.). Nella figura è riportato un esempio di argirografia su porpora dalla Royal Bible, manoscritto del IX secolo conservato presso la British Library di Londra

33 Il rame e le sue leghe era impiegato similmente per riprodurre l’aspetto dell’oro, in particolare in manoscritti del IX-XII secolo: la lega rame/zinco assume aspetto dorato se lo zinco è presente tra il 10 e il 18%. Questo tipo di inchiostro è però facilmente degradabile in quanto il rame può virare al verde a causa della formazione di carbossilati per interazione del metallo con vapori di acido acetico, acido formico o acetaldeide, sprigionati dal legno A sx è mostrato un esempio del fenomeno, tratto dalle Omelie di San Gregorio Magno (Archivio Capitolare di Vercelli). Il testo è stato scritto con un inchiostro a base di ottone, in seguito virato dal giallo oro al verde a seguito di degradazione chimica

34 Inchiostri da stampa I primi tentativi di stampare il testo anzichè scriverlo risalgono all’inizio dell’XI secolo. Nel 1023 un artigiano Cinese di nome Pi Sheng crea caratteri mobili di argilla fissati ad un supporto di cera fusa Nel 1397 caratteri mobili in bronzo sono sviluppati in Corea; subito dopo è prodotto il primo testo stampato Ma è attorno al 1450 che si fa risalire l’invenzione della stampa con caratteri mobili, da parte dell’artigiano di Magonza Johann Gutenberg, che con un set di 300 caratteri in metallo stampa la famosa Bibbia delle 42 linee L’invenzione di Gutenberg rese possibile la produzione di libri su larga scala. Nei 50 anni susseguenti, i libri stampati si diffusero lungo tutte le rotte commerciali dell’Europa Occidentale, cambiando nettamente l’accesso all’informazione

35 Le prime stampe furono probabilmente indulgenze: sembra plausibile che Gutenberg ne abbia stampate dal 1452 su richiesta del cardinale Tedesco Nicolaus Cusanus. Nessuna delle indulgenze è sopravvissuta

36 Le Bibbie di Gutenberg La stampa delle Bibbie fu un progetto durato tre anni (1452-1455); si stima che furono prodotte 180 copie, di cui 135 su carta (importata da Caselle) e 45 su vello. Di queste sono sopravvissute 48 copie o frammenti sostanziali

37 Gli inchiostri di Gutenberg L’inchiostro impiegato da Gutenberg costituisce uno sviluppo nella storia dell’inchiostro. Non si tratta in realtà di un vero inchiostro ma piuttosto di una vernice oleosa, in quanto a base di olio e non di acqua. Il classico inchiostro ad acqua scivolerebbe via sui caratteri tipografici di metallo, mentre la spessa e viscosa vernice a olio si appiccica ad essi e può così essere impressa sul supporto cartaceo o pergamenaceo Ingrandimento 50x di una particella di inchiostro nero, che mostra una elevata riflettanza

38 L’agente colorante dell’inchiostro è a base di carbone (probabilmente nerofumo) il cui aspetto brillante è dovuto all’elevato contenuto metallico, in particolare rame, piombo, nickel e titanio; contiene inoltre zolfo. Era preparato a mano in lotti, che possono essere distinti in base alla distribuzione delle impurezze elementari Ricerche effettuate presso l’Università della California - Davis nei primi anni ’80 con la tecnica PIXE (nella foto il Prof. Tom Cahill, direttore del progetto, esegue le analisi) hanno consentito di avere informazioni sui lotti impiegati nelle prime Bibbie a 42 linee

39 Le analisi mostrarono un contenuto di rame e piombo elevato e caratteristico, tale da distinguere gli inchiostri della prima stampa da quelli successivi, eseguiti da altri artigiani quando Gutenberg abbandonò il progetto per problemi economici. Il rapporto Cu/Pb risulta essere all'incirca 1:1, tale da far pensare all'impiego di ossido di rame e piombo come additivo al carbone. Si notava poi una variazione significativa dello stesso rapporto negli inchiostri di pagine diverse, in modo da configurare l’organizzazione della stampa in sei unità differenti, ipotesi già formulata sulla base dell’analisi della carta. Questa differenziazione può riflettere la divisione del lavoro tra sei diversi artigiani, ognuno col proprio lotto

40 Nella tabella è riportato un esempio di analisi eseguita sull'inchiostro. I valori di concentrazione, espressi in µg/cm 2, hanno ampie variazioni da punto a punto a causa delle notevoli differenze di spessore dell'inchiostro. Gli elementi metallici più significativi sono Cu, Ni e Pb È da notare che le copie su carta e su pergamena vennero impresse nello stesso periodo, in quanto gli inchiostri hanno composizione simile. Non è invece compatibile la composizione del recto e del verso delle pagine, cioè le pagine non furono presumibilmente stampate di seguito: ciò si deduce dal fatto che l'inchiostro delle pagine dispari (recto) è tre volte più concentrato di quello delle pagine pari (verso), pur essendo costanti i rapporti (Cu/Pb = 1.0, Ni/Pb = 7·10 -3 ) L’inchiostro blu usato per alcuni titoli era composto da azzurrite, mentre quello rosso era vermiglione KCaTiMnFeNiCuZnPb inchiostro e carta (recto) 1.811.90.370.882.840.1823.71.8623.4 inchiostro e carta (verso) 1.611.10.260.872.680.087.51.868.0 carta1.310.60.331.093.840.030.71.981.2

41 Le Bibbie decorate Le Bibbie di Gutenberg, prima di essere vendute ai committenti, erano decorate con tecniche analoghe a quelle impiegate per i manoscritti illuminati. La decorazione non era probabilmente coordinata dal laboratorio di stamperia, ma piuttosto effettuata in loco secondo le indicazioni dell’acquirente. Ciò risulta dall’analisi di alcune copie in siti diversi, che mostrano aspetti stilistici e tecnici differenti Alcune copie delle Bibbie di Gutenberg, conservate presso enti del Nordeuropa, sono state analizzate dal Prof. R. Clark dello University College London con la tecnica Raman per identificare i pigmenti utilizzati

42 Come si può notare, le tavolozze delle Bibbie analizzate da Clark sono abbastanza caratteristiche. L’inchiostro da stampa è sempre a base di carbone. Si segnalano in particolare le due copie tedesche, probabilmente commissionate da un acquirente facoltoso in quanto in esse è identificato il blu oltremare Sono anche identificati due pigmenti risalenti al XX secolo: rosso Hansa e verde ftalocianina, sicuramente dovuti a moderni interventi di restauro

43 Studi analitici sugli inchiostri Gli studi analitici eseguiti sui manoscritti e sui libri a stampa sono di grande interesse, in quanto possono fornire informazioni utili da più punti di vista, sia in ambito storico che in ambito artistico: Per quanto riguarda gli studi sul degrado, si possono sfruttare le determinazioni dei componenti principali dell’inchiostro (composti tanninici e loro prodotti di degradazione). Invece, per gli altri tipi di studio indicati sopra sono più utili le informazioni derivanti dalla distribuzione delle tracce metalliche presenti nell’inchiostro, provenienti dall’uso di sali inorganici nella preparazione, o dalla determinazione di pigmenti, se presenti, come per gli inchiostri rossi a base inorganica ricostruire la sequenza delle pagine in un libro o in un manoscrittoricostruire la sequenza delle pagine in un libro o in un manoscritto riconoscere stesure posteriori o la presenza di più mani nella composizionericonoscere stesure posteriori o la presenza di più mani nella composizione collocare storicamente il manufatto sulla base dei materiali identificaticollocare storicamente il manufatto sulla base dei materiali identificati fornire indicazioni per un corretto intervento restaurativo in caso di degrado del testo o del supportofornire indicazioni per un corretto intervento restaurativo in caso di degrado del testo o del supporto

44 Il Papiro di Artemidoro è un documento contenente la prima trascrizione nota di parte del testo geografico di Artemidoro di Efeso, storico del primo secolo a.C. Acquistato nel 2004 dalla Fondazione per l'Arte della Compagnia di San Paolo e destinato al Museo Egizio di Torino, il documento è stato oggetto di discussione relativamente alla sua autenticità. L’analisi 14 C effettuata presso il LABEC di Firenze ha consentito di datare il papiro al periodo 40-130 d.C. (il testo è quindi una trascrizione successiva all’autore) e di identificare l’inchiostro come un materiale a base carboniosa, cosa che in realtà non dimostra l’autenticità del manoscritto

45 I Rotoli del Mar Morto, scoperti nel 1947 in una caverna presso Qumran, sono tra i più famosi documenti dell'antichità. Essi sono stati scritti con un inchiostro a base di carbone: ciò risulta dall'analisi dell'inchiostro sul testo e da resti di materiale rinvenuto all'interno di alcuni calamai (sx)

46 Il Vangelo di Giuda L'inchiostro a base tanninica ricavato dal melograno è stato tentativamente identificato in un manoscritto noto come Vangelo di Giuda. Si tratta di un documento in lingua copta scritto attorno al II-III secolo d.C. da gnostici e riportante una versione degli ultimi giorni di Cristo che getta una luce differente sulla figura di Giuda. Il papiro fu scoperto in Egitto negli anni '70 ed in seguito acquistato dalla Fondazione per le arti antiche Maecenas di Basilea e dal National Geographic che lo hanno ricostruito, autenticato e tradotto. L'esistenza di un Vangelo di Giuda fu attestata dal vescovo di Lione, Sant'Ireneo, che già nel II secolo lo denunciò come testo eretico. Secondo questo rivoluzionario manoscritto, infatti, Giuda risulterebbe essere stato il discepolo più vicino a Cristo, l'unico a comprendere veramente i suoi insegnamenti, e perciò colui ad essere scelto da Gesù stesso per tradirlo

47 Tra il 2004 e il 2006 una serie di test scientifici, tra cui datazione al 14 C, analisi multispettrale e analisi dell'inchiostro, fu eseguita sul documento per verificarne l'autenticità e confermare le valutazioni dei paleografi che lo ritenevano autentico La caratterizzazione chimica dell'inchiostro fu effettuata con le tecniche PLM, XRD, SEM-EDS, TEM, IR e Raman prelevando un frammento di inchiostro. Tutte le tecniche confermarono la presenza di ferro, carbone amorfo e una gomma come legante La conclusione a cui sono arrivati i ricercatori è che la composizione dell'inchiostro potrebbe derivare dal melograno, costituendo una sorta di transizione tra la base carbone e la base metallo-gallato

48 Mozart - Il Flauto Magico La celebre opera composta da W.A. Mozart nel 1791 è stata analizzata con la tecnica XRF portatile, per verificare se la partitura è stata scritta in più periodi Sulla base della distribuzione degli elementi metallici nell’inchiostro si possono individuare almeno tre partite diverse di inchiostro I fogli 217 e 224 sono sicuramente diversi dal resto della partitura Si può confermare la cronologia indicata dalla filigrana delle carte

49 Goethe – Faust Il Faust di J.W. Goethe è stato composto nel corso di diverse decadi. Una prima versione, chiamata Urfaust fu pubblicata nel 1790. In seguito, sotto l’influenza di Faust I e Faust II risultano scritti con inchiostri diversi, come è lecito aspettarsi, ma nel periodo in cui Goethe scriveva il Faust II egli fece alcune modifiche all’originale Faust I F. Schiller, Goethe riprese il manoscritto nel 1797 per dividere il dramma in due parti, Faust I, finito nel 1805, e Faust II, redatto nel periodo 1825-1831

50 Gli scritti di Galileo Uno studio molto interessante riguarda gli scritti di Galileo Galilei conservati nella Biblioteca Nazionale di Firenze e noti come Manoscritti Galileiani (Ms. Gal.). Essi sono databili globalmente a cavallo del XVII secolo, ma ricostruirne l’esatta sequenza temporale è importante per gli studiosi di Galileo che vogliano capire lo sviluppo del suo pensiero scientifico. Molti fogli non sono datati, tra questi ha particolare importanza il trattato sul moto naturale (Ms. Gal. 72, sx); altri invece hanno chiari riferimenti temporali come l’agenda personale (Ms. Gal. 26, dx). Sfruttando questi riferimenti, anche sulla base di evidenze stilistiche, è possibile ricostruire la sequenza correlando la composizione dell’inchiostro di un documento incognito con quella di altri documenti datati

51 Cronologia degli scritti In particolare, è possibile determinare due cronologie: cronologia assoluta dal confronto degli inchiostri dei fogli con quelli di documenti datati (lettere, agenda personale)cronologia assoluta dal confronto degli inchiostri dei fogli con quelli di documenti datati (lettere, agenda personale) In collaborazione con storici italiani e stranieri, l’analisi è stata effettuata da ricercatori dell’Università di Firenze, i quali hanno utilizzato la tecnica PIXE per determinare la distribuzione elementare degli inchiostri. Grazie all’elevata sensibilità e capacità di risoluzione, la PIXE è particolarmente idonea a studi di questo tipo dove è necessario poter distinguere punti distanti tra loro frazioni di mm. Gli inchiostri usati da Galileo sono ovviamente del tipo metallo-gallato, a base tanninica con sali di ferro o zinco e tracce di elementi metallici che possono essere rivelate dalla PIXE cronologia relativa dal confronto degli inchiostri in fogli diversi o in parti diverse all’interno dello stesso fogliocronologia relativa dal confronto degli inchiostri in fogli diversi o in parti diverse all’interno dello stesso foglio

52 Esempio di analisi I requisiti necessari per il lavoro di riordino temporale sono due: 1.si possa dimostrare l’esistenza di periodi durante i quali sia stata utilizzata una sola sorgente di inchiostro 2.i profili elementari determinati con la PIXE siano sufficientemente consistenti L’analisi dei manoscritti datati ha confermato che questi requisiti sono soddisfatti. Un esempio è rappresentato dal Ms. Gal. 14 che è costituito da diciassette lettere datate tra il 1600 e il 1636: sottoposto ad analisi PIXE esso ha mostrato l’esistenza di segmenti temporali omogenei, in cui la distribuzione degli elementi K, Fe, Cu, Zn, Pb e Ni è costante e differente da uno all’altro all’interno di un periodo ma diversi da periodo a periodo: l’inchiostro ai tempi di Galileo era sicuramente fatto in casa e quindi è ragionevole aspettarsi che almeno i rapporti quantitativi fra gli ingredienti variassero da una partita a un’altra

53 Codex Vercellensis In questo studio, effettuato dalle Università del Piemonte Orientale e di Torino in collaborazione con il Museo del Duomo di Vercelli, sono stati analizzati gli inchiostri utilizzati nella stesura del manoscritto noto come Evangelario Eusebiano o Codex Vercellensis o Codice A. Si tratta della più antica copia in Latino dei quattro Vangeli esistente al mondo. Esso sarebbe appartenuto a San Eusebio da Vercelli, morto nel 371 d.C., ed è perciò attribuito al IV secolo; alcune pagine, tuttavia, sembrerebbero postume e databili al IX secolo sulla base di considerazioni stilistiche Il testo dell’Evangelario è scritto su pergamena con inchiostri nero e rosso; ci sono inoltre alcune note scritte con inchiostro nero, di età evidentemente posteriore L'inchiostro nero dovrebbe essere del tipo metallo-gallato: si tratterebbe perciò del più antico documento scritto con questo materiale di cui si abbia conoscenza

54 Struttura del manoscritto Il Codice A è costituito di 634 pagine di pergamena finissima e chiara; ogni pagina è scritta su due colonne di 24 righe in splendida onciale, con abbreviazioni molto rare e uso di inchiostro rosso solo all’inizio e alla fine di ogni Vangelo e per la segnatura dei fascicoli, per lo più quaternioni L’ordine dei vangeli è quello detto occidentale, che premette i testi dei due apostoli (Matteo, Giovanni) a quelli dei due discepoli (Luca, Marco)

55 Ipotesi: pagine postume? Il primo e l’ultimo foglio, rispettivamente l’inizio del Vangelo di Matteo e la fine del Vangelo di Marco, sono anomali: ad un’osservazione superficiale si nota, nello stile, la differenza rispetto alle altre pagine (l’aspetto della pergamena è influenzato invece da trattamenti conservativi) Il primo e l’ultimo foglio, rispettivamente l’inizio del Vangelo di Matteo e la fine del Vangelo di Marco, sono anomali: ad un’osservazione superficiale si nota, nello stile, la differenza rispetto alle altre pagine (l’aspetto della pergamena è influenzato invece da trattamenti conservativi) L’ipotesi degli studiosi è che queste pagine siano state aggiunte in tempi posteriori per sostituire le precedenti, probabilmente rovinate particolare pag. 195 particolare pag. 1

56 Possibili contributi L’ipotesi formulata dai paleografi può essere confermata da un’analisi chimica del manoscritto nelle sue diverse parti, ovvero pergamena e inchiostri l’analisi della pergamena, effettuabile con tecniche spettroscopiche non distruttive (FT-IR e Raman), potrebbe fornire alcune informazioni ma difficilmente sarebbe risolutiva, soprattutto nel caso di una sovrascrittura sulle pagine originali (il cosiddetto palinsesto); inoltre l’usura del tempo e l’insieme degli interventi restaurativi potrebbero sovrapporsi ad un’eventuale differenza nella composizione dei fogli l’analisi della pergamena, effettuabile con tecniche spettroscopiche non distruttive (FT-IR e Raman), potrebbe fornire alcune informazioni ma difficilmente sarebbe risolutiva, soprattutto nel caso di una sovrascrittura sulle pagine originali (il cosiddetto palinsesto); inoltre l’usura del tempo e l’insieme degli interventi restaurativi potrebbero sovrapporsi ad un’eventuale differenza nella composizione dei fogli l’analisi degli inchiostri, pur non potendo essere definitiva in termini di datazione, può però fornire dati utili alla verifica dell’ipotesi storico-paleografica, ed è la strada che abbiamo scelto nel cercare di risolvere il problema l’analisi degli inchiostri, pur non potendo essere definitiva in termini di datazione, può però fornire dati utili alla verifica dell’ipotesi storico-paleografica, ed è la strada che abbiamo scelto nel cercare di risolvere il problema

57 Datazione: impossibile La composizione dell’inchiostro non è di per sè sufficiente a datare un documento e non è possibile ottenere un’informazione certa sulla datazione assoluta delle pagine del manoscritto. Questo per più motivi: Tuttavia, una differenza significativa nella composizione dell’inchiostro in pagine diverse del manoscritto costituirebbe una prova quasi definitiva nel confermare l’ipotesi storica, basata su parametri stilistici le sostanze utilizzate per gli inchiostri erano poche: è piuttosto difficile, quindi, riuscire a identificare composizioni caratteristiche di un certo scrittorio o di una certa epoca le sostanze utilizzate per gli inchiostri erano poche: è piuttosto difficile, quindi, riuscire a identificare composizioni caratteristiche di un certo scrittorio o di una certa epoca la base di dati disponibile in letteratura sull’analisi degli inchiostri non è così ricca da fornire punti di riferimento la base di dati disponibile in letteratura sull’analisi degli inchiostri non è così ricca da fornire punti di riferimento la produzione di inchiostro in epoca antica e medievale non era certamente di tipo industriale e quindi di qualità e composizione riproducibili la produzione di inchiostro in epoca antica e medievale non era certamente di tipo industriale e quindi di qualità e composizione riproducibili

58 Inchiostri nel Codice A Nel Codice A sono presenti tre tipi di inchiostro, distinguibili per motivi cromatici e funzionali: inchiostro scuro nel testo inchiostro scuro nel testo inchiostro nero nelle note (a latere o nel testo) inchiostro nero nelle note (a latere o nel testo) inchiostro rosso nei titoli inchiostro rosso nei titoli

59 Note nel testo Le note marginali sono scritte in inchiostro nero con un carattere corsivo, diffuso nell’Italia del Nord tra il VII e l’VIII secolo, chiaramente distinguibile dal testo Le note testimoniano l’uso liturgico del codice; probabilmente esso era usato come lezionario (libro delle letture)

60 L’analisi chimica degli inchiostri è stata effettuata con la spettroscopia Raman (dx) per la determinazione dei composti e con la spettroscopia XRF (sx) per la determinazione delle impurezze metalliche

61 Analisi del nero: Raman L’inchiostro nero del testo fornisce spettri Raman differenti nelle varie parti. Nella parte originale e in alcune note si ottiene lo spettro a), assegnabile all’acido gallico, mentre nella parte postuma e in altre note si ottiene lo spettro b), identificabile come carbone Interessante è il fatto che le note sono composte da inchiostri diversi, indicando la possibilità di più mani o periodi differenti nella loro stesura

62 L’identificazione dell’inchiostro originale come metallo-gallato è confermata dal confronto con dati di letteratura. In un recente lavoro di ricercatori Australiani sull’inchiostro di documenti del XIX-XX secolo e su inchiostri commerciali sono stati registrati spettri del tutto analoghi A Codex black ink Lee et al. iron-gall ink Blot iron-gall ink Thompson iron-gall ink

63 L’identificazione dell’inchiostro metallo-gallato nel Codice A è molto importante, in quanto si tratta del documento più antico nel quale questo tipo di inchiostro sia mai stato individuato con certezza. L’inizio del suo impiego è argomento di discussione: gli storici sono propensi ad indicare il periodo III-V secolo d.C. ma questa analisi pone un punto di riferimento preciso

64 testo originale Analisi del nero: XRF Fe, tracce Cu Cu > Fe, Pb, tracce Mn Fe >> Cu, Pb, tracce Mn testo postumo note in calce

65 Pagina 1 (postuma?) Pagina 181 Cinabro Minio Analisi del rosso: Raman

66 Pagina 1 (postuma?) Pagina 181 Piombo Mercurio + Piombo Analisi del rosso: XRF

67 Conclusione Sulla base dei risultati descritti è evidente che le pagine considerate postume e le note sono state scritte con inchiostri diversi da quelli utilizzati nelle pagine originali. In questo caso l’analisi chimica ha contribuito a confermare un’ipotesi basata su parametri stilistici Non è ovviamente possibile attribuire una data alle parti postume (compito adatto ad una tecnica di datazione), ma l’indicazione che si ha dall’analisi chimica è la conferma che i fogli sono stati vergati in due periodi diversi o, quantomeno, da due mani diverse

68 Vinland Map La pergamena nota come Vinland Map è una mappa del mondo eurocentrico, conservata presso la biblioteca della Yale University (Connecticut, USA)

69 La pergamenta ha dimensioni di 28x40 cm. Fu rinvenuta nel 1957 all’interno di un libro chiamato The Tartar Relation, riportante il resoconto della spedizione in Mongolia di un frate di nome John de Plano Carpini. L’età della mappa, su considerazioni cartografiche, paleografiche e filologiche, sarebbe collocabile attorno al 1440 La sua importanza è legata al fatto che essa include nel disegno, oltre a Europa, Asia e Africa, la rappresentazione dell’Islanda, della Groenlandia Storia della Vinland Map e soprattutto, più a ovest, di un’isola chiamata Vinilanda Insula, insieme ad un’iscrizione che parla della sua scoperta da parte di esploratori Vichinghi. L’isola potrebbe coincidere con la zona costiera dell’America Settentrionale, in particolare Labrador e Terranova. Ciò anticiperebbe di almeno 50 anni la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo

70 Effettivamente è ben noto che i Vichinghi del norvegese Leif Ericson arrivarono alcuni secoli prima di Colombo sulle coste dell’Atlantico occidentale, nell’isola di Nantucket al largo della punta orientale del Massachusetts su cui crescevano spontaneamente piante di vite e per questo denominata Vinland (Terra del Vino); resti Vichinghi sono stati trovati in un insediamento a L’Anse-aux-Meadows, sull’isola di Terranova Nondimeno la mappa, se autentica, avrebbe valore immenso in quanto sarebbe stata la più antica rappresentazione conosciuta del Nuovo Mondo. Essa avrebbe rivelato che gli Europei erano consci della scoperta dei Vichinghi e non la consideravano alla stregua di un mito nordico

71 Tentativi di determinazione della provenienza della pergamena con analisi chimiche non portarono a risultati definitivi o di unanime accettazione. Sulla pergamena sono presenti linee nere e gialle sovrapposte. Nel 1974 e nel 1991, analisi effettuate mediante spettroscopia XRD e SEM dal microscopista Walter C. McCrone del McCrone Research Institute di Chicago, rilevarono sulle linee gialle la presenza di anatasio, un minerale avente composizione TiO 2. Questa sostanza è nota in campo pittorico in quanto sfruttata per il pigmento bianco titanio, ma il suo utilizzo è documentato a partire dal 1920. La conclusione di McCrone fu quindi che era stato impiegato inchiostro nero per tracciare le linee scure e un inchiostro chiaro contenente anatasio per creare un effetto di ingiallimento, atto a rendere l’apparenza di antichità Altri studiosi sostennero comunque che questa sostanza poteva essere un prodotto di degradazione naturale dell’inchiostro utilizzato, e successivi esami con tecniche di analisi elementare evidenziarono la presenza di titanio ma in concentrazioni molto basse, tali da poter essere considerate come contaminazioni naturali degli inchiostri; inoltre, in tutta la mappa le linee gialle e nere distano tra di loro meno di 100 µm e sembra altamente improbabile che qualcuno possa aver tracciato circa 30 metri di linee con una tale precisione. Queste successive analisi segnarono quindi un punto a favore dell’autenticità della pergamena Studi sulla Vinland Map

72 Gli studiosi continuarono a dibattere sull'autenticità della mappa; fu fatto notare che la Groenlandia era disegnata in modo troppo preciso per risalire al XV secolo Nel 2001 la pergamena fu analizzata da R. Clark e K. Brown, ricercatori dei già citati Christopher Ingold Laboratories dello University College di Londra, mediante la spettrometria Raman Analisi al Raman

73 Le analisi vennero effettuate in più punti, utilizzando uno strumento Raman portatile con laser rosso ( = 632.8 nm) Due inchiostri sono presenti sulla pergamena: le righe gialle e tratti di righe nere sovrapposte alle gialle, ma in gran parte svanite Punti di campionamento

74 L’analisi delle righe nere fornì esclusivamente lo spettro riportato qui di fianco, indice di un inchiostro a base di carbone. L’analisi delle righe gialle mostrò un’elevata fluorescenza di fondo, dovuta probabilmente alla presenza di leganti organici come gelatina, ma non impedì la determinazione dell’anatasio (TiO 2 ), cioè lo stesso composto evidenziato nelle analisi degli anni ’70. Va notato che l’anatasio fu identificato solo nelle righe gialle e non altrove sulla pergamena, a riprova che la sua presenza è intenzionale e non dovuta a contaminazioni ambientali Per quanto riguarda il libro The Tartar Relation, in esso le linee nere appaiono ugualmente deboli e scolorite con toni bruni, tuttavia non mostrano lo stesso segnale Raman registrato per quelle nere della Vinland Map; probabilmente furono tracciate con un inchiostro a base di gallotannato di ferro, prodotto comune in epoca tardomedioevale. Ciò sembrerebbe indicare che i due documenti non sono opera della stessa mano nello stesso intervallo temporale

75 Una particolarità dell’inchiostro a base di gallotannato di ferro è che, nel tempo, lo ione ferro tende a diffondere nella carta o pergamena, creando una colorazione marrone-gialla attorno alla traccia nera. Anche la Vinland Map mostra una colorazione gialla sotto le linee nere, ma gli spettri Raman non sono compatibili con l’attribuzione fatta per la Tartar Relation. L’ipotesi conclusiva fatta dal gruppo di Clark rinforza quella di McCrone, cioè che un esperto falsificatore abbia voluto ricreare l’effetto di deterioramento del gallotannato sulla pergamena, utilizzando Datazione della pergamena l’anatasio per ingiallire i tratti scuri. La mappa è quindi ritenuta essere stata decorata nel XX secolo La datazione al radiocarbonio della pergamena, effettuata solo nel 2002, ha stabilito che essa risale al 1434 d.C.  11 anni ma questa data non è in alcun modo riferibile anche ai tratti colorati

76 Nel 2002 il periodico The Sunday Times ha pubblicato l'opinione di un'esperta internazionale in fatto di esplorazioni del Nord Atlantico, secondo la quale fu un gesuita austriaco, padre Joseph Fischer, il falsario che disegnò la Vinland Map 70 anni fa su un foglio di pergamena ottenuto da un volume di manoscritti del 1440. L'esperta ritiene che la calligrafia sulla Vinland Map corrisponda a quella di padre Fischer e che costui, all'epoca considerato uno dei massimi esperti di carte del XV e XVI secolo, abbia realizzato il falso in preda ad una profonda depressione dopo che le sue credenziali accademiche erano state pesantemente messe in discussione da uno dei suoi rivali nel 1934 Considerazioni finali


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