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PubblicatoMarina Natale Modificato 9 anni fa
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Disturbi dell’umore Episodio depressivo Disturbo depressivo
Disturbi bipolari
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Cos’è un episodio depressivo?
Situazione psicologica, affettiva e emotiva caratterizzata da umore depresso per la maggior parte del giorno “mi sento triste” “vedo tutto in modo negativo” “non ce la faccio più”
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Che cos’e’ un disturbo depressivo?
La presenza ripetuta e continuata nel tempo di episodi depressivi Episodi che durano più di due settimane
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Il bambino triste i quadri depressivi
Indicatori di disagio Scolastici Cognitivi Comportamentali Emozionali Fisici
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Quadri depressivi: indicatori di disagio
Scolastici Inspiegabile abbassamento del rendimento scolastico Perdita di interesse nelle materie scolastiche Diminuzione nell’impegno I compiti appaiono disordinati o hanno un aspetto che suggerisce che il bambino non si preoccupa di come possano apparire
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Quadri depressivi: indicatori di disagio scolastici
Il b. rinuncia con facilita’ a portare a termine i propri compiti o altre attività, anche ludiche Il b. smette di eseguire regolarmente i compiti assegnati a casa Si lamenta di non avere abbastanza energia per fare quello che gli viene richiesto (tipicamente i compiti)
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Quadri depressivi: indicatori di disagio
Comportamentali Agitazione iperattività Aumentata dipendenza Regressione (giocare con i b. piu’ piccoli) Comportamento asociale (menttire, rubare) Rimostranze su ogni cosa Disturba in classe
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Quadri depressivi: indicatori di disagio comportamentali
Fobie Si addormenta durante la lezione Appare stanco e si muove stancamentte Si aliena la simpatia dei compagni Non e’ amato dagli altri bambini Rifugge il contatto sociale
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Quadri depressivi: indicatori di disagio
Cognitivi Indecisione Difficoltà di concentrazione Difficoltà a pensare Fatica a portare a termine un lavoro Espressione di intenti suicidari Aspettative ddi errori o fallimenti Pensieri di morte
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Quadri depressivi: indicatori di disagio
Emozionali Bassa autostima Irritabilità Lamentazioni eccessive Disforia Senso di colpa Autosvalutazione Anedonia (riduzione di interessi, voglia, desiderio o piacere per tutte le attività)
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Quadri depressivi: indicatori di disagio
Fisici Distubi del sonno Eccessiva perdita o aumento di peso Mutamenti di appetito Senso di pesantezza Problemi psicomotori Manifestazioni anche verbali di stanchezza
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Influenza dello sviluppo cognitivo sulla tipologia dei sintomi
Quadri depressivi Influenza dello sviluppo cognitivo sulla tipologia dei sintomi Infanzia Aspetto malinconico Disturbi fisici Agitazione psicomotoria Fobia scolastica
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Quadri depressivi - tipologia dei sintomi
Adolescenza Anedonia Senso di impotenza Ipersonnia Cambiamenti di peso Tentativi di suicidio
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Con un genitore assente il bambino
Quadri depressivi Con un genitore assente il bambino Essere disperato Rifiutare il rapporto (non fidarsi di nessuno) Senso di morte Il bambino si vive: Cattivo Solo Incapace Indegno d’amore Senso di colpa
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Quadri depressivi Il bambino depresso è un bambino che può essere
Francamente aggressivo Oppure Troppo adulto, apparentemente dolce e maturo in realtà sofferente Abulico, con la testa tra le nuvole, sempre da un’altra parte Troppo timido e ritirato Pieno di dubbi sulle proprie capacità
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Depressione e’.. Quadri depressivi Mancanza di piacere
Rimedio: Far scoprire di nuovo la gioia/il bello/il piacere delle cose Aggressività e rabbia Rimedio: Far emergere il senso di dolore nascosto
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Quadri depressivi Depressione e’.. Incapacità/impotenza
Rimedio: “Ce la si può fare e si può ricevere aiuto” Sentirsi indegni di amore Rimedio: “Ti voglio bene sempre e comunque”
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STUDI SUI QUADRI DI TIPO DEPRESSIVO
In passato sottostimata l’incidenza della depressione infantile Difficoltà della diagnosi differenziale (ci si può confondere con i disturbi del comportamento o d’ansia) Popolazione generale: 15-18% ha avuto almeno UN episodio depressivo Infanzia: 0,5%/3% Pre-pubertà: 10-15% B. ospedalizzti dal 20 al 40%
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Studi sui quadri di tipo depressivo
Attaccamento evitante è spesso presente: bambini con questo tipo di attaccamento hanno spesso sensazioni di scarsa autostima, isolamento e rifiuto rabbioso (Egeland, Sroufe, 1981; Waters, Noyes et al. , 1985) livelli di depressione più elevati (5 su 10) rispetto a bambini insicuri (1 su 16) (es. mostra di sentirsi non meritevole, pensa a sé come cattivo etc.). Nell’elaborazione concreta del bambino le tematiche tacite di carattere depressivo possono più spesso prendere la forma di disturbi della condotta, dell’apprendimento e problemi di motivazione e attenzione o di elaborazioni di tipo psicosomatico.
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RICERCHE EPIDEMIOLOGICHE E CLINICHE (Rutter, 1991, 1992)
Vere e proprie manifestazioni cliniche depressive (disturbo affettivo “maggiore” o “specifico” con tutto il repertorio ideativo, emotivo, comportamentale e somatico) cominciano a configurarsi con maggior frequenza nel corso della preadolescenza e dell’adolescenza Un cambiamento qualitativo ed un incremento quantitativo dei disturbi depressivi si ha nel passaggio da fanciullezza ad adolescenza, soprattutto tra le ragazze; aumento dei suicidi e dei tentati suicidi.
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Studi sui quadri di tipo depressivo
Forte incidenza di precoci esperienze di perdita assoluta (lutti precoci, in particolare della madre) o relativa (grave e prolungata separazione e mancanza di cure) nella storia evolutiva di soggetti clinicamente depressi (Brown, Harris, 1978); Tennant, 1988) maggiore vulnerabilità alla depressione quando si trovano confrontati con eventi particolarmente critici della vita adulta.
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Studi sui quadri di tipo depressivo
In donne che avevano perso la madre nell’infanzia si sono riscontrate quote di depressione maggiori (1 su 3) rispetto al gruppo di controllo di donne che non avevano subito alcuna perdita (1 su 10) [Harris e Bifulco, 1986, 1987, 1991] La perdita precoce si connetteva ad una significativa mancanza di cure, in adolescenza con una elevata percentuale di gravidanze precedenti ilo matrimonio e ad una scelta del partner assolutamente sbagliata, poco supportiva o assente Lutto vissuto senza possibilità di aiuto, ribellione o protesta, senza possibilità di soffrire il lutto stesso e ricevere conforto.
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Alcune note… In contesti familiari connotati da forti e continue minacce d’abbandono - minacce usate come mezzo di controllo sul bambino - si determina nel piccolo l’insorgenza di angoscia acuta o cronica Da adulta la persona potrà rispondere ad un lutto con una depressione cronica in cui la credenza dominante è quella di essere stata deliberatamente abbandonata, come punizione, dalla persona morta.
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Alcune note… Non è tanto la perdita, assoluta o relativa, in sé a predisporre allo stato depressivo, quanto la qualità del legame che la precede, accompagna e segue, cioè il contesto relazionale in cui si inserisce Le possibilità di elaborare sentimenti di rabbia e disperazione connessi alla perdita, nel rapporto col genitore rimasto o con la figura sostitutiva supportante sono il fattore correttivo che aiuta un positivo sviluppo dell’individuo
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Alcune note… PROSPETTIVA PSICOPATOLOGICA IN OTTICA COGNITIVO-COSTRUTTIVISTA Non è una “psicopatologia da trauma”: qualunque evento traumatico assumerà o meno un rilievo realmente psicopatologico, in funzione dell’assetto relazionale che incontra. Sono le insidiose e plasmanti microinterazioni quotidiane che determinano la patologia più che gli eventi puntuali se pur profondamente dolorosi.
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NON E’ POSSIBILE RICONOSCERE, COMUNICARE E SCIOGLIERE LE NOSTRE EMOZIONI PIU’ DIROMPENTI AL DI FUORI DELLA RELAZIONE Abbiamo bisogno di un’altra mente e di un altro cuore che accolga, comprenda e condivida empaticamente con noi i sentimenti che stiamo provando, e ci aiuti a renderceli semanticamente intelligibili.
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Dunque… I bambini sono meno soggetti a depressione perché mancano di competenze cognitive su cui si fondano gli atteggiamenti tipici dello stato depressivo: autocommiserazione, percezione negativa di sé e disperazione. Bambino evitante: vive tacitamente la sua condizione di solitudine e non amabilità come condizione scontata, come esperienza diretta. Adolescente: necessità di riordinare a livello astratto ed esplicito tutta l’impalcatura di fondo, in una immagine esplicita di sé percepita come stabile e con senso di progettualità attiva. Capacità di guardarsi da fuori e da più punti di vista diversi, crescente consapevolezza di sé, nuova dimensione temporale del pensiero ipotetico-deduttivo che porta a declinare e proiettare nel futuro sentimenti di incapacità e fallimento, avvertendo così un senso di disperazione.
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DISTURBI PSICOSOMATICI
Contesti diadici coercitivi: il sintomo somatico viene costruiti, amplificato e utilizzato dal bambino con la precisa finalità di stabilizzare il legame con la madre percepita come discontinua, che però egli scopre particolarmente sensibile e reattiva al disagio fisico e alla malattia. Si ritrovano: coliche addominali ricorrenti, vomito, alcune forme di cefalea, sindromi dolorose di varia natura e lamentele somatiche non chiaramente definite. Analisi funzionale del sintomo: valenza di ancoraggio dei sintomi nei confronti delle figure d’attaccamento, la loro funzione di controllo della relazione è immediata e diretta.
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DISTURBI PSICOSOMATICI NELL’ITINERARIO EVITANTE O DIFESO
Spesso gravi, persistenti nel tempo e scarsamente ancorati al comportamento contingente dei genitori, in un contesto relazionale di scarsa emotività espressa. Disturbi psicosomatici come esito di un precoce e pervasivo meccanismo di inibizione degli stati affettivi e dell’azione: il mantenimento della relazione col caregiver è subordinato all’inibizione massiccia delle componenti sia comportamentali che emotive del sistema motivazionale dell’attaccamento. Disregolazione diadica: disregolazione fisiologica. Malattia somatica: spiegazione semantica (spazio attributivo non colpevolizzante) delle reciproche difficoltà nella costruzione di un’adeguata intimità interpersonale.
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DISTURBI DELLA SFERA ALIMENTARE
DISTURBI ALIMENTARI PSICOGENI: si sviluppano da un atteggiamento genitoriale caratterizzato da un certo grado di intrusività, con una costante anticipazione o ridefinizione dei sentimenti, emozioni, comportamenti, percezioni del bambino. il bambino costruisce un senso di Sé vago e indefinito che abbisogna costantemente di un riferimento esterno per delineare i propri contorni e riconoscersi
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RELAZIONE ALIMENTARE Vengono veicolati tramite essa significati profondi relativi alla qualità dei legami affettivi. A fronte di delusivi sbilanciamenti affettivi con l’altro confermante, in tale indefinitezza il corpo rimane unico elemento di riconoscimento e definizione di Sé in relazione con l’altro significativo. cibo e immagine fisica: priorità emotive su cui il bambino tende a sintonizzarsi.
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STILE ANORESSICO Può variamente esprimersi alle diverse età: vomito e difficoltà di crescita (NOFTT: non organic failure to thrive); situazioni alimentari stressanti (stressfull feedings) caratterizzate da interazioni altamente conflittuali e insoddisfacenti madre-bambino centrate sul cibo; rifiuto ostinato e persistente del cibo (tra 3 e 6 mesi d’età: anoressia nervosa infantile); sindromi anoressiche a esordio preadolescenziale e adolescenziale.
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CORPO COME CAMPO DI LOTTA E COME STRUMENTO ATTIVO DI GESTIONE E CONTROLLO DELLA RELAZIONE
Pattern ansioso resistente attivo: evidenti aspetti minaccianti e/o punitivi Pattern più passivo: alcuni NOFTT in cui la scarsa crescita non si associa a situazioni alimentari stressanti ma, ad un quadro di scarsa espressività emozionale e di distanza interpersonale, fino alla trascuratezza; alcune forme di obesità infantile. la costante attività consumatoria sembra assumere valenza distraente dall’emozione, e il corpo usato come “alibi” per non confrontarsi coi sentimenti di solitudine e non amabilità; emerge rassegnazione al proprio destino di solitudine, minimo tentativo di renderselo consistente “spiegandoselo” con attribuzioni esterne centrate esclusivamente sul piano corporeo.
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