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Istituto Magistrale Statale di Rieti “Elena Principessa di Napoli” Liceo delle Scienze Sociali Liceo Sociopsicopedagogico Lezione a Classi aperte 5°

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Presentazione sul tema: "Istituto Magistrale Statale di Rieti “Elena Principessa di Napoli” Liceo delle Scienze Sociali Liceo Sociopsicopedagogico Lezione a Classi aperte 5°"— Transcript della presentazione:

1 Istituto Magistrale Statale di Rieti “Elena Principessa di Napoli” Liceo delle Scienze Sociali Liceo Sociopsicopedagogico Lezione a Classi aperte 5° A – B - F Disciplina: Filosofia Anno Scolastico

2 La nascita della bioetica.1
Si afferma nella seconda metà del XX secolo all’interno di un contesto culturale in cui è possibile rintracciare i seguenti fenomeni: tumultuoso progresso delle scienze biomediche; nuovi interrogativi etici sulla capacità dell’uomo di gestire un nuovo e più grande potere in campo medico; crescente consapevolezza dei diritti umani inalienabili che si fondano sulla dignità della persona umana; crollo del mito della neutralità della scienza; ripensare il rapporto uomo-pianeta.

3 La nascita della bioetica.2
Si lega all’intuizione del noto oncologo Van Resselaer Potter il quale osservando i progressi tecnici e tecnologici che l’uomo stava raggiungendo già negli anni ‘70, si rese conto che un tale potere avrebbe potuto un giorno mettere in serio pericolo la vita stessa dell’uomo e del pianeta. Nel suo libro “Bioetica. Un ponte per il futuro” del 1971 scrive: “l’uomo è diventato per la terra vivente come il cancro per l’uomo”. Le prime origini della bioetica sono quindi in chiave “ecologica”, come scienza della sopravvivenza, che confida nella biologia per individuare nuovi valori etici da perseguire, coniugando conoscenza biologica e valori umani.

4 La nascita della bioetica
La nascita della bioetica.4 Partiamo da alcune precisazioni linguistiche Etica: è la riflessione critica sulle dottrine morali e più in generale sui principi che ispirano l’agire libero e responsabile. Bioetica: bio per rappresentare la conoscenza biologica, e ethics per rappresentare la conoscenza del sistema dei valori umani. Morale: è un sistema codificato di norme del comportamento, accettate dalla cultura di una determinata epoca e di un determinato gruppo di appartenenza.

5 Altre importanti chiarificazioni concettuali prima di procedere:
Ontologia: lo studio di ciò che inerisce l’essere, le sue caratteristiche fondamentali e qualità. Trascendenza: riguarda una realtà che supera un’altra, in particolare quella fisica. Modello antropologico: l’idea di uomo a cui fare riferimento, che ne definisce le qualità intrinseche e guida ogni tentativo di ricerca e risposta alle domande esistenziali.

6 La nascita della bioetica.5
“ Lo studio sistematico della condotta umana nell’ambito delle scienze della vita e della cura della salute, quando tale condotta è esaminata alla luce di valori e principi morali” La definizione di BIOETICA secondo l’Enciclopedia di Bioetica di W. T. Reich (1978)

7 La nascita della bioetica.6
“ Lo studio sistematico delle dimensioni morali delle scienze della vita e della salute, con l’impiego di una varietà di metodologie etiche in un quadro interdisciplinare”. La definizione di BIOETICA secondo l’Enciclopedia di Bioetica di W. T. Reich (1995)

8 La nascita della bioetica.7
“La bioetica dovrà essere un’etica razionale che a partire dalla descrizione del dato scientifico, biologico e medico, razionalmente esamini la liceità dell’intervento dell’uomo sull’uomo,. Questa riflessione etica ha il suo polo immediato di riferimento nella persona umana e nel suo valore trascendente, e il suo riferimento ultimo in Dio, che è valore Assoluto. In questa linea è doveroso e spontaneo il confronto con la Rivelazione cristiana.” La definizione di BIOETICA secondo E. Sgreccia

9 La nascita della bioetica.8
Quando si tentano di individuare i principi base della bioetica, in letteratura si riscontrano fondamentalmente due punti di vista. Tutti e due nascono da un unico denominatore, una riflessione sulla vita. Sacralità della vita Qualità della vita

10 Esistono sostanzialmente due tipi di modelli antropologici
Modello antropologico SECOLARE/LAICALE Modello antropologico CRISTIANO/CATTOLICO.

11 Qualità o sacralità della vita?
BIOETICA LAICA BIOETICA CATTOLICA QUALITA’ DELLA VITA SACRALITA’ DELLA VITA

12 INDISPONIBILITÀ DELLA VITA
Tale differenza esiste e si basa su due distinte concezioni del mondo, incarnate rispettivamente dalle dottrine della sacralità e qualità della vita. DISPONIBILITÀ INDISPONIBILITÀ DELLA VITA

13 Modello antropologico secolare
Anche detto laico. Ad esso si riferiscono le seguenti tendenze: - Individualismo. - Riduzionismo. - Efficentismo.

14 Modello antropologico secolare
Individualismo. L’uomo è considerato una realtà in perenne cambiamento, tanto da non poter accettare nulla di assoluto, tanto meno dei valori universali. Si tratta di un ETICA senza VERITA’ che sfocia in un relativismo etico insuperabile nel quale la felicità risiede nella personale autorealizzazione intesa come soddisfazione di bisogni e desideri.

15 Modello antropologico secolare
Riduzionismo. La vita umana non ha un valore intrinseco maggiore di quello animale tanto meno è più sacra. L’uomo non è essenzialmente diverso dall’animale, per quanto riguarda gli stati psichici si parla di un semplice e graduale passaggio tra le forme di vita meno evolute e quella umana. Anche la cultura si risolve in natura, così come i valori spirituali. È un etica chiusa alla trascendenza perché riduce l’uomo al solo momento biologico.

16 Modello antropologico secolare
Efficientismo L’uomo ridotto al suo “fare” e “poter fare”, per cui anche la vita umana viene valutata in termini di prestazione sociale, economica e di efficienza. Il possedere e il dominare diventano valori culturali che sostituiscono il contemplare e l’ammirare. I valori spirituali diventano di secondo piano rispetto a quelli economici e produttivi. La cultura ricerca nella tecnologica la propria giustificazione d’essere piuttosto che nella dimensione umana e spirituale.

17 L’ottica della qualità della vita.
PRINCIPIO ESSENZIALE Nulla è più culturale dell’idea di natura, pertanto il cambiamento che l’uomo può esercitare sulla natura potrà essere ritenuto diversamente legittimo a seconda del concetto di natura che la società possiede.

18 L’ottica della qualità della vita.
Autonomia. Ogni individuo ha il diritto di scegliere in merito alle questioni che riguardano la sua vita, la sua salute e la sua morte, senza che alcuna autorità possa farlo per lui. Rispetto delle convinzioni religiose. Il rispetto del proprio credo è fondamentale, tuttavia dalla fede religiosa non derivano prescrizioni in materia di bioetica.

19 L’ottica della qualità della vita.
Il vero rispetto della vita implica considerare inscindibile la vita con la qualità della vita stessa. Qualità della vita. Garantire l’accesso alle cure mediche. Si tratta di permettere a tutti di godere degli standard medici migliori, disponibili nella cultura di appartenenza.

20 Modello antropologico cristiano.
PRESUPPOSTO ANTROPOLOGIA RIVELATA: L’uomo comprende chi è a partire e all’interno di un relazione in cui i due soggetti – persona sono Dio e l’uomo. È Dio che rivela all’uomo l’uomo stesso in quanto suo creatore.

21 Modello antropologico cristiano.
PUNTI FERMI CIRCA LA CONCEZIONE CRISTIANA DELL’ UOMO La creaturalità dell’uomo.

22 Modello antropologico cristiano.
La creaturalità dell’uomo. L’uomo si riconosce creatura e quindi dà un senso e un valore alla propria esistenza solo in rapporto al Creatore, cioè all’interno di una relazione unica, esclusiva e soprattutto costitutiva. Il valore di un soggetto non è quindi dato da ciò che egli fa o esprime ma dal semplice suo esistere in relazione con Dio.

23 Modello antropologico cristiano.
La creaturalità dell’uomo. Il valore della vita umana non è dato dalla qualità delle sue prestazioni o dalla qualità della vita stessa. La vita ha un valore in sé, valore dato dalla relazione che ogni essere ha con Dio. La vita fisica NON ESAURISCE il valore della persona, ma ne rappresenta il fondamento dal quale si sviluppano tutti gli altri valori, né rappresenta il bene supremo dell’uomo, perché egli è chiamato all’eternità. Questi sono gli elementi caratterizzanti il modello della sacralità della vita in cui si riconosce la bioetica cattolica.

24 La risposta della bioetica cattolica.
L’ETICA DELLA SACRALITA’ DELLA VITA Presupposto: la vita è un bene indisponibile per l’uomo, è un bene sacro per cui è degna di essere vissuta al di là delle condizioni in cui essa di manifesta.

25 Tecniche di fecondazione e problematiche etiche.
Fecondazione artificiale intracorporea ed extracorporea. Fecondazione artificiale omologa e eterologa.

26 Fecondazione artificiale extracorporea.
Avviene in provetta Fecondazione artificiale intracorporea. Avviene nelle vie genitali della donna.

27 Fecondazione artificiale eterologa.
Avviene con la donazione di uno degli elementi utilizzati nella procreazione Fecondazione artificiale omologa Avviene con gameti della coppia richiedente

28 L’inseminazione artificiale
S’intende il trasferimento del seme maschile crioconservato o fresco nelle vie genitali della donna. La percentuale di successo in termini di bambini nati è valutata tra il 16 – 20% a seconda delle tecniche utilizzate.

29 LA FIVET e le sue problematiche etiche
Fecondazione in vitro con embryo – transfert. L’incontro con la cellula uovo e gli spermatozoi avviene in un terreno di cultura. Gli embrioni ottenuti vengono reinseriti, in un numero non superiore a tre, in utero. Il 95% degli embrioni in vitro vanno persi. Una parte è soppressa perché giudicati non trasferibili, una parte crioconservata per gravidanze differite e poi eliminata per decorrenza dei termini di congelamento, una parte utilizzata per sperimentazione di farmaci.

30 LA FIVET e le problematiche etiche
La depersonalizzazione della generazione umana nella fecondazione intra e extracorporea: si sostituisce all’atto generativo separando il momento procreativo con quello unitivo. Non sono i genitori che danno la vita, ma un tecnico che svolge un ruolo determinante. La presenza di un terzo estraneo alla coppia nella fecondazione eterologa: si lede la dignità e i diritti del nascituro e della coppia.

31 LA FIVET e le problematiche etiche
Ciò che si dona non sono “semplici” cellule ma quelle atte a dare la vita ad un individuo per il quale qualcuno ha già deciso che molto probabilmente non conoscerà almeno uno dei due genitori. Ancora più emblematico la questione di genitori single non per abbandono o per accidente, che per scelta priva il nascituro di una parte insostituibile della sua identità. Si crea una “presenza” all’interno della coppia che potenzialmente mina la sua armonia. Con l’iperproduzione di embrioni, questi vengono considerati “oggetti” da selezionare, da scartare, da utilizzare per la soddisfazione di uno specifico bisogno, perdono il valore soggettivo di cui sono portatori.

32 “I problemi concernenti la vita umana costituiscono uno dei capitoli più controversi e laceranti nell’attuale dibattito bioetico.” F. D’Agostino, Bioetica, Torino.

33 “I problemi concernenti la vita umana costituiscono uno dei capitoli più controversi e laceranti nell’attuale dibattito bioetico.” F. D’Agostino, Bioetica, Torino.

34 Le decisioni mediche influiscono sulle modalità della morte?
Le decisioni della Persona-Paziente influiscono sulle modalità della morte?

35 In quale misura il Medico (Curante) rispetta le autonomia individuali e la volontà dei Pazienti?
In quale misura la Persona-Paziente è in grado di chiedere al Medico un “supporto medico” correttamente indirizzato in senso anti-sofferenza, senza sconfinare nell’invocazione di “aiuto a morire?”

36 CLASSIFICAZIONE EUTANASIA VOLONTARIA NON-VOLONTARIA INVOLONTARIA esplicitamente richiesta dal paziente contestualmente o precedentemente all’insorgere della sofferenza. quando la volontà del paziente non può essere espressa quando viene ucciso, senza il suo consenso

37 ATTIVA PASSIVA CLASSIFICAZIONE
L’AZIONE, COMPIUTA DAL MEDICO O DA ALTRI, CHE PONE ATTIVAMENTE LA CAUSA CHE PROCURA LA MORTE. L’OMISSIONE DI UN INTERVENTO CHE IMPEDISCE LA MORTE E LASCIA CHE IL PROCESSO PATOLOGICO SEGUA IL SUO CORSO. ATTIVA PASSIVA

38 Legislazione Straniera:
Stati uniti d’america Olanda Belgio Inghilterra Francia Germania Danimarca Svizzera

39 Olanda La nuova normativa, approvata dal senato il 10 Aprile 2001 con la legge n° 137 con 46 voti a favore e 28 contrari, riconosce l’Eutanasia come “atto legale”seppure a certe condizioni , fin dall’età di 12 anni. Da sempre è lo Stato più tollerante in materia di Eutanasia e suicidio assistito.

40 Belgio Altrettanto recente è la legge belga del 26 maggio 2002 che sulla scia della precedente olandese, ha parimenti disciplinato tale fattispecie, ma con due importanti differenze.

41 Il paziente affetto da patologia incurabile, non deve necessariamente versare in condizioni estreme per potere inoltrare la propria richiesta ma deve essere maggiorenne o minore emancipato restringendo dunque la fascia di età che in Olanda comprende anche il dodicenne.

42 Francia Un comitato nazionale consultivo per l’etica ha bocciato la possibilità della legalizzazione dell’eutanasia attiva, ma ha espresso parere favorevole a quella passiva (stop alle cure).

43 Germania È prevista una depenalizzazione per l’eutanasia solo per persone in coma irreversibile che hanno lasciato un testamento biologico.

44 Danimarca Dal 1992 è in vigore il testamento biologico nel quale i malati possono chiedere la fine delle cure.

45 Svizzera È consentito il suicidio assistito. Alcune associazioni favoriscono ai malati terminali i farmaci per morire.

46 Accanimento terapeutico
Un prolungamento della vita fisica non dignitoso della dignità della persona Comitato Nazionale di Bioetica

47 LE CURE PALLIATIVE Le cure palliative si intraprendono nella fase in cui non è più la quantità di vita ad essere in discussione ma principalmente la qualità di vita residua del malato.

48 Cure Palliative: Affermano la vita e considerano il morire come un evento naturale. Non accelerano né ritardano la morte. Provvedono al sollievo dal dolore e dagli altri disturbi. Integrano gli aspetti psicologici e spirituali dell’assistenza. Aiutano i pazienti a vivere in maniera attiva fino alla morte. Sostengono la famiglia durante la malattia e durante il lutto. Definizione del National Council for Hospice and palliative Care Services WHO-OMS 1990 modificata dalla Commissione Ministeriale per le cure palliative 1999.

49 Inoltre si Caratterizzano Per:
La globalità dell’intervento terapeutico. La valorizzazione delle risorse. La molteplicità delle figure professionali e non. Rispetto dell’autonomia e dei valori del malato. L’integrazione e inserimento nella rete dei servizi sanitari e sociali. L’intensità delle cure. La continuità delle cure. La qualità delle prestazione erogate.


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